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Il segreto della felicità di Bruno Bozzetto: "Mia moglie, papà e una pecora"
di LUCA RAFFAELLI
L'intervista. Il padre dell'animazione italiana e del Signor Rossi si racconta in un documentario che sarà presentato alla mostra di Venezia. "Sì, ho ancora tanti progetti. Ma anche se non li realizzo, l'importante è divertirsi"
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"Ma lei l'ha visto? Io non ne ho il coraggio!". È Bruno Bozzetto a parlare, e la sua mancanza di coraggio riguarda il documentario che è stato realizzato su di lui da Marco Bonfanti. Si intitola Bozzetto non troppo, è prodotto da Zagora e Istituto Luce Cinecittà con Sky Arte HD, e verrà presentato al festival di Venezia nella sezione Classici - Documentari sul cinema. È un ampio ritratto del grande artista dell'animazione italiana, autore di tre lungometraggi (West and Soda, Vip, mio fratello superuomo e Allegro non troppo), di cortometraggi premiati in tutto il mondo (da ricordare l'Orso d'oro a Berlino per Mister Tao nel 1990 e la nomination all'Oscar per Cavallette l'anno successivo) e creatore di un personaggio icona dell'italiano medio: il Signor Rossi.
Ritornando al documentario: Bozzetto, ma qual è il problema?
"Credo di essere l'unico a parlare in tutto il film. Me lo conferma?".
Sì, è così.
"Ecco. Non sono mai stato dall'altra parte della macchina da presa, ho il terrore di rivedermi. Lo farò se davvero viene a trovarmi il regista con la versione definitiva".
Voglio tranquillizzarla. Lei fa un'ottima figura. E nel documentario viene fuori tutta la poesia del suo cinema e anche il suo raffinato senso dell'umorismo.
"Beh, mi fa piacere. Sa che c'è? Che uno dice "documentario" e pensa di vedere un film che mostra la realtà. Marco mi diceva "non ti preoccupare, andiamo a ruota libera", ma poi quando il primo ciak è venuto male, perché magari ti sei impappinato, ecco che ripeti la scena tre, quattro volte e quella comunque diventa una finzione. Io l'attore proprio non lo so fare. E quello cui mi ha sottoposto il regista non era un dialogo. Mi faceva delle domande e poi stavo solo davanti alla telecamera".
Eppure una delle curiosità che viene rivelata nel film è in alcune sue prove d'attore quand'era giovanissimo.
"Ma guarda cosa è andato a pescare! Sono spezzoni che evidentemente gli hanno dato le mie figlie. Da quelli si capisce bene perché ho rinunciato. L'unica cosa che mi rincuora è che con il montaggio si può lavorare tanto da far credere l'impossibile. Mi dice come comincia il film?".
Con il suo ingresso alla mostra che le è stata organizzata qualche mese fa al Walt Disney Family Museum di San Francisco. Poi la prima parte è tutto sulla sua casa di Bergamo, i suoi cani, i suoi gatti e la sua pecora (che peraltro è diventata una diva del web). C'è una sequenza molto divertente in cui lei le dà da mangiare.
"Immagino. Lei sì che è brava e spontanea. Io invece ero in difficoltà, anche se Marco faceva di tutto per mettermi a mio agio. Però mi ha detto che c'è un dietro le quinte in cui a un certo punto mando tutti a quel paese dicendo "basta, non ne posso più, questa ripresa va bene così"".
Nel film lei parla molto della sua famiglia.
"Sono stato molto contento di poter dire qualcosa su mio nonno, Girolamo Poloni, un grande artista che passava un mese in una chiesa sdraiato a dipingere come faceva Michelangelo".
E credo si commuova quando parla di suo padre.
"È stato molto più che un padre. È stato un fratello, un amico, un collaboratore, un socio. Anche se non capiva nulla di quello che facevo, non aveva idea di cosa fossero i cartoni animati, è stato sempre al mio fianco. Fu lui a costruire il mio primo banco da ripresa adattando un'asse per il ferro da stiro. Non vorrei azzardare troppo con il paragone, ma se Walt Disney ha avuto l'aiuto del fratello, io ho avuto quello di mio padre. Se non ci fosse stato lui la mia vita sarebbe stata tutta un'altra storia. Ma anche se non ci fosse stata mia moglie Wally".
In "Bozzetto non troppo" lei dice che andate d'accordo su tutto tranne che sul ballo. Ma vi si vede fare due passi di foxtrot.
"Già, è vero. E nonostante sia lei quella brava mica è stato facile convincerla! Ma se non ci fosse stata lei a tenere unita e organizzata una famiglia non semplice da gestire, con quattro bambini e non so quanti cani, non avrei certo potuto avere il tempo e la tranquillità di potermi dedicare al lavoro".
Dal documentario la sua vita oggi sembra tranquilla: gli animali, la famiglia, gli amici, e poi la casa al lago.
"C'è anche lo Studio Bozzetto a Milano che lavora sempre ed io sono spesso lì. Comunque sono sempre occupato. E purtroppo ora il web con i social, le mail a cui rispondere, porta via un sacco di tempo. Se fossi all'inizio della mia attività butterei via il computer. E anche il cellulare. Si perde troppo tempo. Per fortuna alla mia età me lo posso permettere. A 78 anni devo pensare alla salute, avere i miei familiari vicino e a godermi la vita".
Però nel documentario la si vede parlare del progetto di un lungometraggio, "The Light Catcher".
"È un progetto che sto sviluppando da troppo tempo. All'inizio l'entusiasmo è tanto, ma poi passano gli anni, non trovi chi lo voglia finanziare e allora quell'energia positiva la perdi. Infatti ora ho un altro film ancora tutto da costruire e sviluppare, speriamo che abbia più fortuna. Altrimenti fa niente: le idee servono anche per potersi divertire"
Grazie alla mia grande amica Silvia Pompei, in diretta dagli Stati Uniti, eccovi la prima versione inglese di Beeelen che ovviamente ė intelligentissima e parla perfettamente 36 lingue)
Bruno Bozzetto
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PS:
«Bozzetto non troppo», l’annuncio: il film di Bonfanti alla Mostra del Cinema di Venezia 2016
È il documentario che racconta l’ascesa del cartoonist bergamasco. Il titolo riprende il suo «Allegro non troppo», pellicola in parte dal vero, in parte d’animazione, uscita quarant’anni fa in risposta a «Fantasia». Le riprese si sono svolte nelle abitazioni del disegnatore, sulle colline sopra Città Alta e sul lago a Riva di Solto, tra familiari e animali, oltre che nello studio milanese.
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PS:
«Bozzetto non troppo», l’annuncio: il film di Bonfanti alla Mostra del Cinema di Venezia 2016
È il documentario che racconta l’ascesa del cartoonist bergamasco. Il titolo riprende il suo «Allegro non troppo», pellicola in parte dal vero, in parte d’animazione, uscita quarant’anni fa in risposta a «Fantasia». Le riprese si sono svolte nelle abitazioni del disegnatore, sulle colline sopra Città Alta e sul lago a Riva di Solto, tra familiari e animali, oltre che nello studio milanese.