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[disegno a matita, Raffaella Spinazzi/fany]
È morto a Udine il giorno di Natale lo scrittore Carlo Sgorlon. (1930 – 2009)
"Come potremmo vivere in una dimensione totalmente razionale, quando siamo circondati di mistero da tutte le parti? Si dirà: ma la scienza mette in fuga il mistero... Falso. La scienza non fa che spostare il mistero sempre più in là, alza la soglia...
(Carlo Sgorlon)
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DA Il trono di legno
Incipit
Da ragazzo vissi sempre con la testa piena di vento. Vidi una volta un bambino che correva nel cortile con uno straccio sugli occhi e un'estrema sicurezza che fu distrutta bruscamente quando andò a sbattere contro la palizzata dell'orto. Per molto tempo io andai avanti alla maniera di quel bimbo. Non mi chiedevo il perché delle cose, mi limitavo a starci dentro con fervore avventuroso, con la faccia rossa e piena di stupore, come uno che abbia fatto una lunga corsa.
Citazioni
- «Ognuno di noi crede di essere libero di scegliere la propria esistenza, ma non fa altro che seguire orbite prestabilite»
- «Noi riteniamo di vivere la vita come individui separati da tutto il resto. Ma non siamo che attimi insignificanti della sua eternità».
Sgorlon magia della parola
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Parte del discorso della laurea honoris causa(14/0907):
«Per salvare la Terra bisognerebbe tornare a forme di vita simili a quelle della civiltà contadina, con il vantaggio però di possedere la miracolosa tecnologia dei nostri tempi». Lo ha detto oggi Carlo Sgorlon nella lectio doctoralis pronunciata in occasione del conferimento al settantasettenne scrittore friulano della laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria da parte dell’Università di Udine. La cerimonia si è svolta al cinema Visionario di Udine nell’ambito delle celebrazioni per il decennale della facoltà di Scienze della formazione. «O smettiamo di alimentare l’effetto serra e gli infiniti inquinamenti del nostro pianeta – ha affermato Sgorlon –, o su di esso la vita diventerà presto impossibile. Bisognerebbe radicalmente cambiare cultura, tornare a forme di vita parsimoniosa e sacrale». Ma per fare questo, ha spiegato l’autore di libri straordinari come Il trono di legno, La conchiglia di Anataj, Il vento nel vigneto-Prime di sere, per citarne solo alcuni, «bisogna che l’Essere, la Natura, la Vita, che ci hanno in qualche modo creati, siano sentiti in modi religiosi anche da coloro che non riescono ad attingere col pensiero a un Dio personale».
All’interno di quest’ottica, «la mia opera di narratore – ha aggiunto Sgorlon – non pare più quella di un conservatore chiuso alla modernità, ma quella di uno scrittore che indica una nuova, rivoluzionaria, concezione del progresso». Un po’ tutti i suoi romanzi, siano storici, o favole moderne imperniate su bizzarri personaggi caratterizzati dallo spirito dell’accoglienza e della donazione, sono d’impianto epico. «I miei libri – ha sottolineato il neo dottore – non si limitano a rappresentare i mali e le deformazioni del mondo, ma cercano di offrire modelli umani e di comportamento positivi, simili, almeno in alcuni versanti, a quelli della civiltà contadina, caratterizzata dalla parsimonia e da una religiosità istintiva e totalizzante». La sua narrativa va controcorrente: «Rifiuta – ha spiegato Sgorlon – ogni sofisticazione e segue le poetiche fondate sulla convinzione che la poesia sia soprattutto il risultato di una condizione di naturalezza, di semplicità, di capacità di vedere il mondo con occhi pieni di meraviglia». Gli uomini di oggi, denuncia lo scrittore, «perlopiù sono ubriachi di un eccessivo senso dell’ego e pensano solo a realizzare se stessi».
Per il rettore Furio Honsell, «Sgorlon ha fatto diventare il Friuli un modello universale. Ho quasi un sentimento di soggezione nei confronti di una mente così lucida, ma al tempo stesso così delicata. È riuscito, con una leggerezza anche di scrittura, a rendere tutto ciò che sembrava noto, che sembrava conosciuto, molto più profondo, molto più universale. Non si può concludere la lettura di un libro, di un passo di Carlo Sgorlon senza sentire di conoscere meglio se stessi e il Friuli».
Secondo il preside della facoltà di Scienze della formazione, Franco Fabbro, «ciò che più colpisce di Sgorlon è la sua autenticità, l’impressione che il suo messaggio sia fuori dal tempo, il coraggio di essere una voce fuori dal coro, dalla media, dalla moda e dalla mediocrità». I suoi romanzi Prime di sere e Il dolfin costituiscono, per Fabbro, «una delle strade maestre per far vivere, in maniera poetica ed eroica, la cultura e la lingua friulana».
Sgorlon ha ricevuto la laurea honoris causa, come spiega la motivazione, «per la consistente produzione letteraria che gli ha valso riconoscimenti nazionali e internazionali; per aver ricoperto nel corso della sua vita l’incarico di docente nelle scuole superiori, distinguendosi per l’impegno didattico e affiancando così la sua attività, volta all’educazione dei giovani, a quella dello scrittore; per aver esportato le tradizioni culturali al di fuori della nostra regione, veicolando l’immagine di una terra depositaria di sentimenti e di valori culturali, civili e umani».
Tipo | Titolo | Dimensione |
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Lectio, prof. Carlo Sgorlon | 65.4 kB | |
Laudatio, dott.ssa Fabiana di Brazzà | 168.6 kB | |
Intervento del preside, prof. Franco Fabbro | 100.0 kB |