Adams by Thelegraph
Unless you've been living in a remote cave somewhere in the Himalayas for the past few months, you must be aware that today is the day on which the Americans will elect a new president (or re-elect the old one). This cartoon by Paresh Nath, chief cartoonist for India's National Herald, compares the election process to an obstacle race. Obama and Romney are neck and neck as they approach the finishing line. But who will be the winner?
Paresh Nath by Cagle Cartoons
Morten Morland by The Times
Duell
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 11/3/2012
Raedy to start
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 11/5/2012
David Rowe
Jan-Erik Ander
testa a testa
ERl
Change
Eric Allie
Election Pay
cecigian
Tiziano Riverso
KHAMARD
Paride Puglia
Obama ci riprova
Pierfrancesco Uva
Ganfalco
Buongiorno
06/11/2012
Usa, il voto della testa e quello del cuore
Massimo Gramellini
Obama, come no? Ma certo non è più la stessa cosa. Quattro anni dopo, la crisi ci ha resi meno retorici o forse soltanto più adulti. Meno disposti a rinfocolare quel sogno assurdo che tutti per un attimo abbiamo sognato: la delega della soluzione dei problemi del mondo a un unico uomo. Come in amore, quando l’oggetto della passione diventa il ricettacolo inconsapevole di ogni nostro desiderio sopito. Poi l’amore finisce, all’illusione subentra la delusione, e ci si trova davanti a un bivio: o ci si lascia o ci si ama, cioè ci si accetta per come si è davvero.
Vista da lontano, la sensazione è che a Obama verrà risparmiato il divorzio. Gli americani non amano interrompere a metà il lavoro di un Presidente. Nel dopoguerra lo hanno fatto soltanto due volte, con Carter e Bush senior, ma le alternative si chiamavano Ronald Reagan e Bill Clinton, mica Mitt Romney. Uno che, come il John Kerry strapazzato nel 2004 da Bush junior, su quella fronte spaziosa da ricco qualsiasi reca impresso il marchio «loser», perdente.
Ma se, nonostante se stesso, il “loser” dovesse vincere, avremmo la prova che il voto di quattro anni fa fu un’emozione violenta e passeggera, incapace di stratificarsi in sentimento.Allora - eravamo appena entrati in questa crisi epocale - i democratici americani scartarono la pragmatica e competente Hillary per tagliare un traguardo ancora più nobile della prima donna alla Casa Bianca: il primo nero. Giovane, atletico, intellettuale. Un contenitore che ciascuno di loro, e di noi, ha riempito dei propri sogni e delle proprie speranze. A immedesimarci in Obama contribuivano la sua biografia (Vendola direbbe “la sua narrazione”) e quello slogan semplice, furbo, aperto: Yes, we can. Sì, noi possiamo. Ma possiamo cosa? Tutto. Perché se un nero riesce a entrare alla Casa Bianca, quale altro sogno può essere precluso al genere umano? Noi possiamo fermare la guerra, la crisi, l’inquinamento, la finanza molesta. Possiamo costruire un mondo più verde, più umano, più giusto.
Era uno slogan sessantottino fuori tempo massimo. Eppure alzi la mano chi, almeno la notte della vittoria, non fece finta di crederci. Obama ha la colpa di avere alimentato quell’illusione collettiva, spropositata alla sua statura di statista, rivelatasi poi non così piccola ma certo inferiore alle dimensioni gigantesche dei problemi che ha dovuto affrontare.
A ben pensarci, però, ha anche il merito di non averne approfittato. Pur avendo ottenuto la più massiccia investitura popolare della storia - mezzo mondo votò idealmente per lui e gli diedero subito, senza alcun merito, il Nobel per la pace - in questi anni Obama non si è affacciato ad alcun balcone, non si è mai dato arie da unto del Signore, non ha cercato di sedurre le masse come un caudillo del Sud America o del Sud Europa. Ha fatto, al meglio delle sue capacità, un mestiere molto meno romantico del populista: il politico. Cercando di conciliare il cielo stellato degli ideali con la palude dei compromessi. Ha chiuso una guerra, ha raffazzonato una riforma sanitaria quasi umana (che infatti i suoi critici chiamano “europea”), ha tenuto il punto sui diritti civili. Ha imparato a fare il Presidente, nella speranza che oggi gli americani gli diano l’opportunità di diventarlo davvero.
Paradossalmente i ruoli si sono invertiti. Il venditore di illusioni adesso è lo sfidante, quel Romney che promette di tagliare le tasse senza tagliare la spesa pubblica. Obama invece è tornato sulla Terra. Dai suoi discorsi pieni di numeri sono scomparsi i sogni. Non pensa più che la nuova America possa cambiare il mondo. Si accontenterebbe che il mondo non cambiasse senza di lei. E senza di noi.
Se fossi americano, oggi gli assicurerei il mio voto. Ma sarebbe un voto dato con la testa, non più con il cuore. Quello, come tutti gli amanti che nella vita ci hanno illuso e quindi inevitabilmente deluso, lo dovrà riconquistare daccapo.
Visualizzazione post con etichetta Romney. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Romney. Mostra tutti i post
mercoledì 7 novembre 2012
giovedì 25 ottobre 2012
22 Oct 2012 - terzo ed ultimo dibattito televisivo presidenziale USA
Marilena Nardi
Cavalli e baionette. È la battuta con cui l'algido Barack Obama gela Romney che nell'ultimo dibattito gli rimprovera i tagli alla Difesa. Due parole con cui il presidente dice allo sfidante: il mondo è cambiato, nel 1916 gli Stati Uniti avevano più navi ma avevano anche più cavalli e baionette, ora siamo nel 2012, continuiamo a fare la superpotenza militare con altri mezzi. Quelli con una robusta preparazione pop non avranno pensato a Ulysses Grant, il generale, ma a Hugh Grant, giornalista di Cavalli e segugi nel film Notting Hill: la trovata di Obama sembra avere lo stesso successo mediatico, quindi popolare. Su Tumblr girano vignette di Romney equipaggiato con obsoleta armatura militare. fonte
Horses and Bayonets
By Milt Priggee, www.miltpriggee.com - 10/23/2012
Debate
By Bill Day, Cagle Cartoons - 10/23/2012
presidential debate 2012
By Olle Johansson, Sweden - 10/23/2012
Intercambio de Golpes
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 10/22/2012
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria
The debates
By Eric Allie, Caglecartoons.com - 10/23/2012
The Last Presidential Debate
By Bob Englehart, The Hartford Courant - 10/23/2012
Adams Telegraph
*
Assorted Romney
By Adam Zyglis, The Buffalo News - 10/23/2012
http://www.washingtonpost.com/opinions/romney-and-obama-mirror-images-on-drones/2012/10/23/07807ec0-1d6f-11e2-ba31-3083ca97c314_video.html
Wed Oct 24 2012
The candidates agree on an issue where we need debate.
Ann Telnaes/ The Washington Post
martedì 23 ottobre 2012
16 Oct 2012 - Secondo round televisivo tra Obama e Romney
David Rowe
Riber Hansson
Dave Brown -The Indipendent -18 OTT 12
Obama/Romney 2 The Empty Chair strikes back
By J.D. Crowe, Mobile Register - 10/17/2012
Candy Debate
By Rick McKee, The Augusta Chronicle - 10/18/2012
Paride Puglia
Nota:
Secondo i sondaggi Obama si è aggiudicato il secondo duello tv, in vista delle presidenziali. Questa volta il presidente ha convinto, cancellando la brutta prova del dibattito di Denver. Uno scontro durissimo: il governatore del Massachussets promette che con lui si cambierà strada, Barack replica che nel programma dell'avversario c'è solo l'aiuto ai ricchi. Gaffe per Romney, quando lo accusa di non aver detto subito che l'attentato di Bengasi era un atto terroristico.
Davanti al pubblico della Universita' di Hofstra, a Long Island, New York, Obama ritrova la necessaria grinta per affrontare il rush finale verso l'Election Day con maggiore tranquillità. Mentre il candidato repubblicano alla Casa Bianca dilapida in parte il terreno recuperato dopo la prima sfida tv.
Le scintille arrivano quando ai due candidati viene fatta la domanda sull'attacco al consolato Usa di Bengasi, in cui lo scorso 11 settembre sono morti quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens. Qui si consuma il vero passo falso di Romney, che sui temi economici era comunque sembrato tenere botta. “Vedo che solo ora Barack Obama ha ammesso che si trattava di un atto di terrore, cosa che non aveva detto il giorno dopo parlando dal giardino delle Rose” della Casa Bianca, ha attaccato. Secca la replica del presidente: “Basta leggere i verbali per sapere cosa ho detto da subito”. La moderatrice Candy Crowley, a questo punto, con uno strappo alla regola ha dato ragione a Obama: “Lo ha detto”. E il presidente, provocando l'ilarita' del pubblico: “Può ripeterlo a voce alta per favore?”.
Al di là delle battute, le parole del presidente americano sono state durissime: “Il solo pensiero che qualcuno del mio team non abbia detto tutto, abbia mentito, o abbia utilizzato la tragedia di Bengasi per fini politici è offensivo. Non sono critiche degne di un governatore o di un Comandante in Capo”, ha attaccato, accusando Romney di aver voluto strumentalizzare politicamente una questione attinente alla sicurezza nazionale. E ricordando il comunicato che l'ex governatore del Massachusetts tirò fuori per criticare il governo mentre stava gestendo una situazione delicatissima.
Da quel momento Romney è sembrato sempre più sulla difensiva. Prevedendo l'affondo di Obama sulla gaffe del 47% - i cittadini di cui il candidato repubblicano in un video 'rubato' disse di non volersi occupare - ha assicurato di avere a cuore “il 100% degli americani”: “Mi dipingono come non sono”. Ma il presidente americano ha chiuso la sua performance proprio su questo: “Quando Romney dice il 47% degli americani, a chi si riferisce? Il 47% sono i veterani, gli studenti, è la classe media”.
Al termine della sfida i due si danno la mano velocemente, quasi senza guardarsi in viso. I segni della lotta consumatasi sul palco dell'Università di Hofstra sono visibili. Obama sa di aver fatto la prova che doveva fare: “Lotterò duro fino alla fine”, scrive con entusiasmo in una mail ai suoi fan.
fonte
mercoledì 17 ottobre 2012
03 Oct 2012 - Primo dibattito televisivo tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il candidato repubblicano Mitt Romney
ROMNEY VS OBAMA
Gianfranco Uber
In the first presidential debate, which took place in Colorado, Mitt Romney seems to have convinced more than a strangely subdued and switched off Obama. 04 Oct 2012
Obama
E L E N A . ospina
Elections in USA 05 Oct 2012Cartoon Movement
Romney prend de l'avanceChappate - Harald Tribune
The race...
Jan-Erik Ander
Riber
The Numbers Game
Tjeerd Royaards
The US presidential race is all about numbers: 47 (the percentage of state-dependent Americans, according to Romney) and 8.1 (the current unemployment rate). After the first debate, it seems 8.1 is the more important number this election. 05 Oct 2012
Cartoon Movement
Middle Class First
Mike Flugennock
http://sinkers.org/stage/?p=1179
I'm seeing a lot of Obama rallies on TV lately with lots of raving fans waving signs reading "Middle Class First". On the surface, this sounds nice and progressive populist and all, until you stop and think of how Obama bailed out the banks and Wall Street and left the foreclosed and unemployed hanging out to dry, and how the Presidential candidates of both wings of the Party pander to the middle class while totally ignoring the working class and the poor. 06 Oct 2012
Cartoon Movement
US Presidential Election
Saad Murtadha
US Presidential Election 08 Oct 2012
Romney Debate Knockout
Bennett by Political Humor
The Debate Game http://t.co/ztzCjbG0
Nate Beeler
Debate Trouncing
Rick McKee
10/05/2012
Michael Ramirez Cartoon
Tags: Barack Obama, Mitt Romney, Government, Politics, Media, Culture, Election 2012
Michael P. Ramirez
http://www.investors.com/editorial-cartoons/michael-ramirez/628554
Elezioni USA
Lele Corvi
Elezioni USA
Lele Corvi
Nota:
Lezione di economia e politica interna pura numero uno. Il primo dibattito televisivo tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il candidato repubblicano Mitt Romney si è svolto a Denver, in Colorado il 3 ottobre scorso. Ed è stata un’esposizione concentrata delle ricette economiche democratiche e repubblicane, una full immersione nei problemi dell’America in crisi. Romney, nei panni dell’attaccante, ha trovato un Obama dalla difesa particolarmente solida.
Media e sondaggi sono tutti d’accordo. Il primo confronto televisivo tra Barack Obama e Mitt Romney va al candidato repubblicano. Nei novanta minuti spesi davanti a 40 milioni di spettatori, l’avversario del presidente in carica è sembrato più aggressivo e sicuro di sé, soprattutto se paragonato a Obama, apparso invece troppo rinunciatario, quasi smarrito.
Iscriviti a:
Post (Atom)