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sabato 22 febbraio 2014
Giochi olimpici invernali di politici locali
Giochi invernali
PORTOS / Franco Portinari
Sletta
PORTOS / Franco Portinari
E' gelo tra Letta e Renzi
PORTOS / Franco Portinari
Calcio storico fiorentino
PORTOS / Franco Portinari
Fondista azzurro (Gasparri)
PORTOS / Franco Portinari
Gara di fondo: salita al colle
Gianfranco Uber
Italia - ORO : SALTO SUL CARRO
Angelino Alfano «non arriva ad escludere l’ipotesi del cambio della guardia» (leggi). Traduzione: pare sia pronto a mollare anche Letta per Renzi. «Chiunque sarà il presidente del Consiglio, – chiede il leader di Ncd – vogliamo concordare con precisione contenuti e programma»
Giovanni Angeli
Letta torna e sistema tutto
Natangelo
Giannelli - Corriere della sera
XXII Giochi olimpici invernali
A Sochi si innaugurano le Olimpiadi invernali in un clima piuttosto freddino.
Molti Paesi invieranno infatti delegazioni di basso profilo per protestare verso la politica repressiva di Putin ma anche grande la delusione nel non poter assistere alla gara in parallelo di due famosi slalomisti.
Gianfranco Uber
venerdì 29 novembre 2013
L'Angelo e il Pennuto (6)
L'Angelo e il Pennuto
-Primarie 2013, D'Alema dice che Renzi non ha contenuti
-Accusarlo di aver copiato la linea di Bersani mi sembra troppo!
Etichette: D'alema, L'Angelo e il Pennuto, primarie PD, Renzi
-Primarie 2013, D'Alema dice che Renzi non ha contenuti
-Accusarlo di aver copiato la linea di Bersani mi sembra troppo!
Etichette: D'alema, L'Angelo e il Pennuto, primarie PD, Renzi
martedì 8 ottobre 2013
Angelino Alfano diversamente berlusconiano.
"La mia lealta' al presidente Berlusconi e' longeva e a prova di bomba. La lealta' non e' malattia dalla quale si guarisce oggi lealta' mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo".
"Se prevarranno quegli intendimenti il sogno di una nuova Forza Italia non si avverera'". "So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi Berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io saro' diversamente berlusconiano".
Angelino Alfano
DIVERSAMENTE BERLUSCONIANO
Primi timidi tentativi di Alfano di emancipazione dal padre.
Gianfranco Uber
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Vadelfio
sabato 20 luglio 2013
Affare kazako: Alfano non lo sapeva ...
... e se non lo sapeva è ancora peggio
19 luglio
Senato si vota la sfiducia al ministro degli Interni Angelino Alfano per l'estradizione della signora Alma Shalabayeva e di sua figlia
Letta ha difeso il suo vice: "I fatti descritti ci lasciano attoniti e non sono tollerabili nell'Italia 2013. Specie nei confronti di una donna e di una bambina", ma è "inoppugnabile l'estraneità di Alfano".
Voti:
226 no, 55 sì, 13 astenuti.
Etichette: Alfano, Kazakistan, postcards, Shalabayeva
Etichette: Angelino Alfano, berlusconi, E' una storia vera, Enrico Letta, Governo Letta
Informing Alfano
Natangelo
Test
Una farfalla, evidente.
Mauro Biani
18/07/2013
Il ministro ombra
massimo gramellini
È possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa ammissione è attualmente disabitata. Alfano ha un vero talento nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche per conto terzi. Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto: pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia alle sue dipendenze.
Rimane la speranza che certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una speranza.
Non esiste
Napolitano: “Se cade il governo contraccolpi irrecuperabili per Paese”. Senato, Pd voterà no alla sfiducia.
E via, avanti avanti.
Mauro Biani
Claudio Cadei
Sfiducia
Paolo Lombardi
Vukic
SERGIO STAINO
SERGIO STAINO
I tagli della politica
Romaniello
Paride Puglia
20 luglio
Spunta il cablo kazakistano
Cablo da Astana: "Deportate la Shalabayeva"
L'ordine dal Kazakhstan che inchioda Alfano
Il blitz avviato da un messaggio del 28 maggio: "Anche lei è un obiettivo". E così si rivela che l'operazione aveva come scopo finale il trasferimento fuori dall'Italia dell'intera famiglia Ablyazov. E la nostra polizia è stata messa a disposizione di un governo straniero
di CARLO BONINI e FABIO TONACCI
CI HANNO raccontato per cinquanta giorni - dal ministro Angelino Alfano, al suo capo di gabinetto, all'intero Dipartimento di Pubblica Sicurezza - che la notte del 28 maggio la nostra Polizia, teleguidata dalla diplomazia kazaka accampata al Viminale, cercava solo Mukhtar Ablyazov, "un pericoloso latitante". E che quando la caccia si rivelò infruttuosa la storia fini lì. Che di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua di 6 anni nessuno sapeva, né poté sapere, se non a cose fatte. Che la loro espulsione fu un "danno collaterale".
Per "un blocco cognitivo". Per un cortocircuito dei "flussi informativi ascendenti e discendenti". Ebbene, è un falso. Ora documentabile.
Negli atti allegati alla relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa e depositati all’attenzione dei senatori che ieri hanno rinnovato la fiducia al ministro, una nota Interpol proveniente da Astana la mattina del 28 maggio chiede alla nostra Polizia, alla vigilia del blitz, di identificare, fermare e “deportare” la donna che i kazaki ritengono viva con Ablyazov e che con lui dovrebbe trovarsi all’interno della villa di via di Casal Palocco 3. Alma Shalabayeva, nata il 15 agosto 1966. Anche questo, un “dettaglio” cruciale espunto dalla sintesi della relazione finale del Capo della Polizia letta in Senato venerdì scorso da Alfano. Per ragioni evidenti. Dissimulare una verità che giorno dopo giorno si conferma tuttavia incoercibile. Che, sin dall’incipit, l’operazione orchestrata tra Astana e Roma aveva un unicoobiettivo. L’intera famiglia Ablyazov. E che a quell’operazione tout-court il ministro dell’Interno Alfano diede impulso mettendo a disposizione dei kazaki la nostra Polizia.
Vediamo.
IL PRIMO CABLO DA ASTANA
La mattina del 28 maggio, alle 10,15, sui terminali di “Arianna”, il sistema informatico della nostra Direzione Centrale della Polizia Criminale, lampeggia l’alert che indica l’arrivo di una nota Interpol. Il cablo è in lingua inglese, porta il numero 22/3-1614 e proviene dall’ufficio collegato di Astana, Kazakistan. È la nota — ne abbiamo dato conto nei giorni scorsi — che di fatto resuscita un polveroso inserimento di un ordine di cattura internazionale nei confronti del cittadino kazako Mukhtar Ablyazov inserito nel sistema Interpol nel marzo del 2009, ma da allora rimasto in sonno.
Sappiamo già che, nel sapiente canovaccio predisposto dai kazaki, la nota è cruciale. Deve cioè attivare l’ufficio Interpol italiano obbligandolo ad aggiornare la banca dati delle nostre polizie. Un passaggio cruciale necessario a eccitare, di lì a poche ore, il capo della squadra Mobile di Ro-ma e a convincerlo che le richieste che si sentirà fare dall’ambasciatore Yelemessov (la visita in Questura è delle 15.30) hanno una patente di legittimità.
Alle 12.26, il cablo kazako comincia dunque ad essere lavorato e tradotto dai nostri uffici Interpol i quali, sulla base delle informazioni che hanno ricevuto, attestano che “Ablyazov Mukhtar” è un ricercato, utilizza false identità, e — si legge testualmente — «vive a Roma, in una villa in affitto in via di Casal Palocco 3 di proprietà di una cittadina tedesca, utilizza una macchina modello Volvo XC90 targata EP241FJ e unLancia Voyager con targa olandese».Ancora: «È spesso accompagnato da un maschio asiatico che guida una Nissan Qashqai targata EM089MZ e potrebbe essere scortato da bodyguard armate in grado di reagire al suo arresto». Nello stesso cablo, i kazaki chiedono alla nostra Polizia di verificare queste informazioni e procedere all’arresto del lati-tante, «verificando l’identità di altri eventuali uomini presenti nella villa». Quindi, una chiosa. Già in qualche misura cruciale. «Non è escluso — si legge — che, nella stessa villa in affitto, viva con Ablyazov sua moglie, una cittadina kazaka di nome Alma Shalabayeva Boranbaevna, nata il 15 agosto 1966».
LA PRIMA MENZOGNA
Tradotto in italiano, il cablo 22/3-1614 — come documentano gli atti dell’inchiesta interna del Capo della Polizia — viene trasmesso alla Questura di Roma alle 16.57. E dunque, è possibile sostenere, senza ombra di dubbio, che, il pomeriggio del 28, la nostra Polizia, il capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Alfano stesso,appunto.abbiano le informazioni necessarie per sapere che, nell’operazione di “cattura del pericoloso latitante”, balli anche il nome della moglie che con lui vive. La Shalabayeva, Chi ha sostenuto il contrario, non dice il vero. E chi “non ricorda” di aver «mai sentito parlare di una donna» — e sono in molti, diciamo pure tutti i protagonisti dell’af-faire all’interno del Viminale — o ricorda molto male o tace la verità.
Ma c’è di più.
“DEPORTATELA”
Sempre quel 28 maggio, qualche ora dopo il primo cablo e mentre a Roma l’ambasciatore kazako fa flanella nell’ufficio di Procaccini in attesa di verificare con i propri occhi che all’operazione venga dato semaforo verde dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza (il blitz scatterà alla mezzanotte), Astana decide di inviare una nuova nota Interpol a Roma. È il cablo 22/3-1625.
Leggiamo: «In aggiunta al nostro precedente messaggio concernente l’arresto del ricercato Ablyazov Mukhtar vi informiamo che con lui potrebbe vivere sua moglie Alma Shalabayeva. Vi confermiamo che è una cittadina kazaka, che ha un passaporto kazako NO816235 rilasciato il 3 agosto 2012 e un secondo passaporto N5347890 rilasciato il 23 aprile 2007. La Shalabayeva potrebbe inoltre utilizzare un falso passaporto di un altro Paese, presumibilmente della Repubblica Centro Africana, con numero 06FB04081, rilasciato a nome Ayan Alma l’1 Aprile 2010. A tal riguardo, vi chiediamo dunque di identificare tutte le donne che vivono nella villa di Casal Palocco (…) e, qualora fosse provato che Alma Shalabyeva è in Italia illegalmente (con uso di documenti falsi), chiediamo alle rispettabili autorità italiane di “deportarla” in Kazakistan. Vi preghiamo di fornirci le informazioni sui soggetti in questione e di informarci anche in caso di esito negativo delle ricerche».
LA PROVA REGINA
Eccola, dunque, la prova regina del macroscopico insabbiamento della verità che in questi 50 giorni ha negato prima la logica, quindi l’evidenza dei fatti, aggiustando versioni di comodo in corsa. Eccola l’«inoppugnabilità» dei documenti, per parafrasare il premier Enrico Letta nella sua accorata difesa di Alfano. Che però, come si vede, non assolve il ministro, ma lo affossa con l’intero apparato. Non ci fu “un prima” e un “dopo” nell’Operazione Ablyazov. Alla vigilia del blitz, i kazaki avvertirono l’autorità politica e gli apparati della sicurezza italiani che nella caccia grossa a Casal Palocco le prede erano due. Mukhtar Ablyazov e Alma Shalabayeva, di cui veniva segnalato in anticipo persino il falso passaporto centro africano che avrebbe poi effettivamente mostrato al momento del fermo. Con una differenza. Per Mukhtar, esisteva un titolo almeno formale che ne giustificava la cattura. Alma aveva la sola colpa di essere la sua compagna, madre di una bimba di 6 anni. «Vi chiediamo di deportarla». 28 maggio 2013. Tutti sapevano. Nessuno ha detto la verità. Che, per giunta, ieri in Senato, era sotto gli occhi di tutti. Soltanto a volerla vedere.
(La Repubblica)
Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it
Altan
QUESTIONE DI VOCABOLARIO
Non sappiamo neanche come si chiamino di preciso,
ma ubbidiamo a loro come schiavi.
Come se non bastassero le dittature interne
e quelle storiche degli "alleati",
ora anche il Kazakistan ci impartisce ordini.
E noi
- poveri idioti -
calpestiamo i diritti civili in loro vece.
Un gran bel governo, non c'è che dire !!
Roberto Mangosi
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19 luglio
Senato si vota la sfiducia al ministro degli Interni Angelino Alfano per l'estradizione della signora Alma Shalabayeva e di sua figlia
Letta ha difeso il suo vice: "I fatti descritti ci lasciano attoniti e non sono tollerabili nell'Italia 2013. Specie nei confronti di una donna e di una bambina", ma è "inoppugnabile l'estraneità di Alfano".
Voti:
226 no, 55 sì, 13 astenuti.
Etichette: Alfano, Kazakistan, postcards, Shalabayeva
Etichette: Angelino Alfano, berlusconi, E' una storia vera, Enrico Letta, Governo Letta
Informing Alfano
Natangelo
Test
Una farfalla, evidente.
Mauro Biani
18/07/2013
Il ministro ombra
massimo gramellini
È possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa ammissione è attualmente disabitata. Alfano ha un vero talento nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche per conto terzi. Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto: pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia alle sue dipendenze.
Rimane la speranza che certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una speranza.
Non esiste
Napolitano: “Se cade il governo contraccolpi irrecuperabili per Paese”. Senato, Pd voterà no alla sfiducia.
E via, avanti avanti.
Mauro Biani
Claudio Cadei
Sfiducia
Paolo Lombardi
Vukic
SERGIO STAINO
SERGIO STAINO
L’AMACA del 20 luglio 2013 (Michele Serra)
20 luglio 2013
Non credo che il Pd abbia salvato Alfano (e il governo Letta) “per le poltrone”, come si sente dire in rete. C’è una malattia forse peggiore del potere, dentro la sinistra italiana, ed è la paura. Quella forma specifica di paura che è la paura di non essere all’altezza, di essere inadeguati, di sbagliare la mossa, di rischiare a viso aperto. Mai una volta che si provi a fare o a dire la cosa giusta senza chiedersi, trepidanti, quali saranno le conseguenze, chi ti sgriderà (per esempio il Colle, che nella nostra democrazia ha il ruolo del Padre), chi sarà scontento di te e te lo farà osservare, mettendoti in crisi. È tipica del non-adulto, questa esitazione imbronciata, come se le spalle non fossero mai abbastanza larghe da sopportare il peso delle conseguenze. Ma le conseguenze ci sono poi lo stesso. Anche le conseguenze del non fare, del non dire, del non scegliere. Si perde piano piano fiducia, si perde sicurezza, stima di sé.
Nella scena finale dell’Attimo fuggente di Peter Weir gli alunni di una classe si trovano costretti a scegliere, in pochi decisivi istanti, se salire in piedi sul banco, e ribellandosi diventare grandi, o rimanere seduti a capo chino, come bambini impauriti. È solo un film. Ma è un bellissimo film.
(La Repubblica)
20 luglio 2013
Non credo che il Pd abbia salvato Alfano (e il governo Letta) “per le poltrone”, come si sente dire in rete. C’è una malattia forse peggiore del potere, dentro la sinistra italiana, ed è la paura. Quella forma specifica di paura che è la paura di non essere all’altezza, di essere inadeguati, di sbagliare la mossa, di rischiare a viso aperto. Mai una volta che si provi a fare o a dire la cosa giusta senza chiedersi, trepidanti, quali saranno le conseguenze, chi ti sgriderà (per esempio il Colle, che nella nostra democrazia ha il ruolo del Padre), chi sarà scontento di te e te lo farà osservare, mettendoti in crisi. È tipica del non-adulto, questa esitazione imbronciata, come se le spalle non fossero mai abbastanza larghe da sopportare il peso delle conseguenze. Ma le conseguenze ci sono poi lo stesso. Anche le conseguenze del non fare, del non dire, del non scegliere. Si perde piano piano fiducia, si perde sicurezza, stima di sé.
Nella scena finale dell’Attimo fuggente di Peter Weir gli alunni di una classe si trovano costretti a scegliere, in pochi decisivi istanti, se salire in piedi sul banco, e ribellandosi diventare grandi, o rimanere seduti a capo chino, come bambini impauriti. È solo un film. Ma è un bellissimo film.
(La Repubblica)
I tagli della politica
Romaniello
Paride Puglia
20 luglio
Spunta il cablo kazakistano
Cablo da Astana: "Deportate la Shalabayeva"
L'ordine dal Kazakhstan che inchioda Alfano
Il blitz avviato da un messaggio del 28 maggio: "Anche lei è un obiettivo". E così si rivela che l'operazione aveva come scopo finale il trasferimento fuori dall'Italia dell'intera famiglia Ablyazov. E la nostra polizia è stata messa a disposizione di un governo straniero
di CARLO BONINI e FABIO TONACCI
CI HANNO raccontato per cinquanta giorni - dal ministro Angelino Alfano, al suo capo di gabinetto, all'intero Dipartimento di Pubblica Sicurezza - che la notte del 28 maggio la nostra Polizia, teleguidata dalla diplomazia kazaka accampata al Viminale, cercava solo Mukhtar Ablyazov, "un pericoloso latitante". E che quando la caccia si rivelò infruttuosa la storia fini lì. Che di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua di 6 anni nessuno sapeva, né poté sapere, se non a cose fatte. Che la loro espulsione fu un "danno collaterale".
Per "un blocco cognitivo". Per un cortocircuito dei "flussi informativi ascendenti e discendenti". Ebbene, è un falso. Ora documentabile.
Negli atti allegati alla relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa e depositati all’attenzione dei senatori che ieri hanno rinnovato la fiducia al ministro, una nota Interpol proveniente da Astana la mattina del 28 maggio chiede alla nostra Polizia, alla vigilia del blitz, di identificare, fermare e “deportare” la donna che i kazaki ritengono viva con Ablyazov e che con lui dovrebbe trovarsi all’interno della villa di via di Casal Palocco 3. Alma Shalabayeva, nata il 15 agosto 1966. Anche questo, un “dettaglio” cruciale espunto dalla sintesi della relazione finale del Capo della Polizia letta in Senato venerdì scorso da Alfano. Per ragioni evidenti. Dissimulare una verità che giorno dopo giorno si conferma tuttavia incoercibile. Che, sin dall’incipit, l’operazione orchestrata tra Astana e Roma aveva un unicoobiettivo. L’intera famiglia Ablyazov. E che a quell’operazione tout-court il ministro dell’Interno Alfano diede impulso mettendo a disposizione dei kazaki la nostra Polizia.
Vediamo.
IL PRIMO CABLO DA ASTANA
La mattina del 28 maggio, alle 10,15, sui terminali di “Arianna”, il sistema informatico della nostra Direzione Centrale della Polizia Criminale, lampeggia l’alert che indica l’arrivo di una nota Interpol. Il cablo è in lingua inglese, porta il numero 22/3-1614 e proviene dall’ufficio collegato di Astana, Kazakistan. È la nota — ne abbiamo dato conto nei giorni scorsi — che di fatto resuscita un polveroso inserimento di un ordine di cattura internazionale nei confronti del cittadino kazako Mukhtar Ablyazov inserito nel sistema Interpol nel marzo del 2009, ma da allora rimasto in sonno.
Sappiamo già che, nel sapiente canovaccio predisposto dai kazaki, la nota è cruciale. Deve cioè attivare l’ufficio Interpol italiano obbligandolo ad aggiornare la banca dati delle nostre polizie. Un passaggio cruciale necessario a eccitare, di lì a poche ore, il capo della squadra Mobile di Ro-ma e a convincerlo che le richieste che si sentirà fare dall’ambasciatore Yelemessov (la visita in Questura è delle 15.30) hanno una patente di legittimità.
Alle 12.26, il cablo kazako comincia dunque ad essere lavorato e tradotto dai nostri uffici Interpol i quali, sulla base delle informazioni che hanno ricevuto, attestano che “Ablyazov Mukhtar” è un ricercato, utilizza false identità, e — si legge testualmente — «vive a Roma, in una villa in affitto in via di Casal Palocco 3 di proprietà di una cittadina tedesca, utilizza una macchina modello Volvo XC90 targata EP241FJ e unLancia Voyager con targa olandese».Ancora: «È spesso accompagnato da un maschio asiatico che guida una Nissan Qashqai targata EM089MZ e potrebbe essere scortato da bodyguard armate in grado di reagire al suo arresto». Nello stesso cablo, i kazaki chiedono alla nostra Polizia di verificare queste informazioni e procedere all’arresto del lati-tante, «verificando l’identità di altri eventuali uomini presenti nella villa». Quindi, una chiosa. Già in qualche misura cruciale. «Non è escluso — si legge — che, nella stessa villa in affitto, viva con Ablyazov sua moglie, una cittadina kazaka di nome Alma Shalabayeva Boranbaevna, nata il 15 agosto 1966».
LA PRIMA MENZOGNA
Tradotto in italiano, il cablo 22/3-1614 — come documentano gli atti dell’inchiesta interna del Capo della Polizia — viene trasmesso alla Questura di Roma alle 16.57. E dunque, è possibile sostenere, senza ombra di dubbio, che, il pomeriggio del 28, la nostra Polizia, il capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Alfano stesso,appunto.abbiano le informazioni necessarie per sapere che, nell’operazione di “cattura del pericoloso latitante”, balli anche il nome della moglie che con lui vive. La Shalabayeva, Chi ha sostenuto il contrario, non dice il vero. E chi “non ricorda” di aver «mai sentito parlare di una donna» — e sono in molti, diciamo pure tutti i protagonisti dell’af-faire all’interno del Viminale — o ricorda molto male o tace la verità.
Ma c’è di più.
“DEPORTATELA”
Sempre quel 28 maggio, qualche ora dopo il primo cablo e mentre a Roma l’ambasciatore kazako fa flanella nell’ufficio di Procaccini in attesa di verificare con i propri occhi che all’operazione venga dato semaforo verde dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza (il blitz scatterà alla mezzanotte), Astana decide di inviare una nuova nota Interpol a Roma. È il cablo 22/3-1625.
Leggiamo: «In aggiunta al nostro precedente messaggio concernente l’arresto del ricercato Ablyazov Mukhtar vi informiamo che con lui potrebbe vivere sua moglie Alma Shalabayeva. Vi confermiamo che è una cittadina kazaka, che ha un passaporto kazako NO816235 rilasciato il 3 agosto 2012 e un secondo passaporto N5347890 rilasciato il 23 aprile 2007. La Shalabayeva potrebbe inoltre utilizzare un falso passaporto di un altro Paese, presumibilmente della Repubblica Centro Africana, con numero 06FB04081, rilasciato a nome Ayan Alma l’1 Aprile 2010. A tal riguardo, vi chiediamo dunque di identificare tutte le donne che vivono nella villa di Casal Palocco (…) e, qualora fosse provato che Alma Shalabyeva è in Italia illegalmente (con uso di documenti falsi), chiediamo alle rispettabili autorità italiane di “deportarla” in Kazakistan. Vi preghiamo di fornirci le informazioni sui soggetti in questione e di informarci anche in caso di esito negativo delle ricerche».
LA PROVA REGINA
Eccola, dunque, la prova regina del macroscopico insabbiamento della verità che in questi 50 giorni ha negato prima la logica, quindi l’evidenza dei fatti, aggiustando versioni di comodo in corsa. Eccola l’«inoppugnabilità» dei documenti, per parafrasare il premier Enrico Letta nella sua accorata difesa di Alfano. Che però, come si vede, non assolve il ministro, ma lo affossa con l’intero apparato. Non ci fu “un prima” e un “dopo” nell’Operazione Ablyazov. Alla vigilia del blitz, i kazaki avvertirono l’autorità politica e gli apparati della sicurezza italiani che nella caccia grossa a Casal Palocco le prede erano due. Mukhtar Ablyazov e Alma Shalabayeva, di cui veniva segnalato in anticipo persino il falso passaporto centro africano che avrebbe poi effettivamente mostrato al momento del fermo. Con una differenza. Per Mukhtar, esisteva un titolo almeno formale che ne giustificava la cattura. Alma aveva la sola colpa di essere la sua compagna, madre di una bimba di 6 anni. «Vi chiediamo di deportarla». 28 maggio 2013. Tutti sapevano. Nessuno ha detto la verità. Che, per giunta, ieri in Senato, era sotto gli occhi di tutti. Soltanto a volerla vedere.
(La Repubblica)
Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it
Altan
QUESTIONE DI VOCABOLARIO
Non sappiamo neanche come si chiamino di preciso,
ma ubbidiamo a loro come schiavi.
Come se non bastassero le dittature interne
e quelle storiche degli "alleati",
ora anche il Kazakistan ci impartisce ordini.
E noi
- poveri idioti -
calpestiamo i diritti civili in loro vece.
Un gran bel governo, non c'è che dire !!
Roberto Mangosi
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- Caso Shalabayeva, si dimette Procaccini.
- Alfano dia risposte precise
- Espulsione ingiusta e fretta immotivata
- http://www.repubblica.it/politica/2013/07/20/new/quel_cablo_da_astana_deportate_la_shalabayeva_
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Vukic
sabato 15 dicembre 2012
Il Re Sole italiano, il Monarcore del PdL
E' realmente accaduto Berlusconi ha tolto il sostegno a Monti e torna in politica.
Mario Monti ne ha preso atto: "Dimissioni dopo la legge di stabilità".
E alla prima della Scala ha regalato ai taccuini una dichiarazione sibillina:
“Il Re Sole si è un po’ allontanato da me”.
REcidivo
Il Monarcore di Arcore
PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Angelino Alfano, Arcore, berlusconi, Daniela Santanchè, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, PDL, postcards, Sandro Bondi
PORTOS / Franco Portinari
Tiziano Riverso |
Paride Puglia
PORTOS / Franco Portinari
DOMENICALE
Berlusconi annuncia : "Scendo in campo per vincere". Nessuno lo dubitava
Gianfranco Uber
N'UOVO CHE AVANZA
fabiomagnasciutti
che gran pezzo di teatro
fabiomagnasciutti
Marco Careddu
Ritorna... con il suo bagaglio di idee e facce nuove... (Il Ruvido, 8/12/2012)
Marilena Nardi
Moise |
Tiziano Riverso |
Immacolato
Monti: “dimissioni dopo la legge di stabilità“.
Mauro Biani
Conseguenze :
Addio Legge elettorale .... e quindi al voto col Porcellum.
Addio alle riforme delle provincie.
Addio al Decreto Ilva.
Addio al Decreto Sviluppo.
PORTOS / Franco Portinari |
PORCELLUM PASQUALE
Quanto ci sarà costato tutto il lavoro parlamentare teso a cambiare la Legge Elettorale? Ebbene aveva ragione chi sospettava che, in realtà, l'entusiasmo di cambiare tutto nascondesse la volontà di non cambiare niente. Troppo utili le liste bloccate per garantire il potere e, di conseguenza, il Porcellum si mangerà anche la Colomba.
Gianfranco Uber
Polpo di Stato
di Nadia RedogliaHa la capacità di cambiare colore molto velocemente usando particolari nel dettaglio come solo abilissimi truccatori sanno fare. Gli serve per mimetizzarsi e per comunicare con i suoi simili. Possiede più tentacoli, ma si badi, unico nel suo genere, dotati ciascuno di doppia fila di ventose che gli permettono di arrampicarsi ovunque, specchi compresi, e di catturare con maggiore facilità le prede. E’ commestibile, ma è necessario saperlo cuocere. Infatti, troppo spesso, si pensa che sia cotto, bollito a puntino: e invece no. L’errore sta nell’aggiungere acqua nel pentolone.
Il polpo si cuoce solo nell’acqua sua stessa!
Ora che la cucina Italia è dotata finalmente di chef sufficientemente capaci (non è il caso d’essere 5 stelle in tal senso) e di scaffali discretamente ordinati a sinistra e a destra, contenenti sufficienti ingredienti utili a ben cucinare il polpo, limitiamoci a sbatterlo nella pentola a pressione e lasciamolo cuocere nella sua acqua…
10 dicembre 2012
Marilena Nardi |
Buongiorno
07/12/2012
Quelli che non si sottraggono
massimo gramellini
Un anno dopo, l’unica cosa nuova è l’Imu. Sta per saltare anche Monti, un apostrofo grigio fra le parole Silv’Io. Il resto è già tornato come prima: alla Camera, ieri sera, Bossi invitava D’Alema a tastargli il bicipite. E D’Alema, scrive l’agenzia Ansa, «non si sottraeva, compiacendosi con Bossi per la sua forma fisica». Si piacciono, si compiacciono e soprattutto non si sottraggono. Mai. Era prevedibile che la vittoria del buon Bersani alle primarie rosé venisse equivocata dalla Casta. I dinosauri della Seconda Repubblica hanno pensato che la tempesta fosse passata e oggi si affollano a frotte sotto il suo ombrello, per la gioia di Grillo che nelle prossime settimane vedrà di nuovo lievitare i consensi di rabbia. E’ ricomparso pure Berlusconi, l’unico Napoleone per cui dopo Waterloo non arriva mai Sant’Elena. La bolsa rockstar si trascinerà sul palco, steccherà e scenderà rovinosamente fra i fischi, regalando ulteriore zavorra a questo Paese che non riesce a liberarsi del Novecento e a volare leggero verso un altro secolo, cominciato ovunque tranne che qui.
Mi rivolgo ai lettori diversamente giovani, di qualunque orientamento politico. Noi che siamo maggioranza e decideremo il risultato di tutte le prossime elezioni, facciamo un gesto lungimirante, dando fiducia a una generazione nuova. Non è detto che sia meglio della vecchia, ma in certi momenti della storia umana la carta d’identità diventa discriminante. Per affrontare il domani servono persone che lo sentano come un’occasione e non come una minaccia. Facciamolo per il futuro dei nostri figli. E, dato che a quanto pare vivremo fino a cent’anni, anche per il nostro.
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la notizia
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a breve
"Berlusconi is bach" raccolta internazionale
venerdì 18 maggio 2012
Note di Portos 6 - 13 maggio 2012
Note di Portos - 6 - 13 maggio 2012
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by PORTOS Comic strip
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