E i poveri restino poveriL’ultima fantastica mossa del governo Berlusconi è mandare al lavoro i quindicenni: così siamo bei sicuri che i figli dei ceti meno abbienti – quelli in cui i salari dei genitori non bastano – non tentino l’emancipazione sociale, non sia mai.
Il contrario delle pari opportunità, il contrario di una società fatta di possibilità per tutti, indipendentemente dalla famiglia d’origine.
I poveri restino poveri, che per loro c’è la charity di Stato, la social card e il buono vacanze da 20 euro.
Fortuna che mio nonno socialista è morto da vent’anni.
Piovono rane di Alessandro Gilioli
SENZA PAROLE PS: ho preferito inserire i commenti di NadiaRedoglia e Alessandro Gilioli.Articolo 21 - Press a pocoContrordine compagni (di scuola)Il Belpaese intende ridurre l’obbligo scolastico. E’ uno schiaffo al senso dell’istruzione che va ben oltre al mero scopo d’immagazzinare conoscenze tecniche. Questo è il motivo che da anni spinge l’Unione Europea a invitare ad aumentare la permanenza a scuola degli adolescenti. Il recente emendamento al ddl della commissione lavoro, collegato alla Finanziaria, stabilisce che 15 anni d’età sono già sufficienti per lavorare, in quanto un anno d’apprendistato può ben sostituire l’impegno d’ulteriore anno sui banchi di scuola. Un po’ come dire che, siccome a 13 anni si possono già fare figli, che senso avrebbe aspettare d’essere più maturi? Fortuna che ancora non c’è l’obbligo di figliare. Ci sia però concesso un (altro) dubbio. Stante la performance del nostro premier ai bambini della scuola elementare aquilana, sarà appena il caso d’aspettarci che, a breve, potremmo anche arrivare a far partire l’apprendistato già a 11 anni? Una volta che li abbiamo istruiti sul fatto che dieci mani hanno cento dita, in effetti, non abbiamo mica bisogno d’aspettarci qualcosa di più.
Nadia Redoglia