"U mani, TA tra dita" = "Umanità tradita" Alcinoo |
Quel peschereccio non si è materializzato improvvisamente a poche centinaia di metri dalla costa.
Era stato già avvistato e segnalato da Frontex la sera prima.
Si dice che a causa del mare forza 7 non fosse possibile raggiungerlo al largo per soccorrere centinaia di esseri umani.
Lo si è lasciato in balia delle onde al suo destino e solo dopo che si era già infranto e fracassato sulla costa sono giunti i primi soccorsi.
Non è stata salvata nessuna vita dalle acque. I naufraghi superstiti erano già sulla spiaggia, l'avevano raggiunta con le loro braccia.
Ci si è limitati a prestare soccorso ai superstiti ed a recuperare i morti che il mare aveva già scaricato sulla spiaggia e a recuperare i corpi senza vita ancora in acqua.
Perché?
Perché non è stato predisposto un meccanismo di pronto intervento già dalla notte?
Anche se non si poteva intervenire al largo si poteva seguire onda dopo onda, metro dopo metro la deriva del peschereccio verso la costa per trovarsi sul posto immediatamente anche solo per riuscire a salvare qualche vita!
Tragedia di Crotone
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GIO
www.caricaturegio.altervista.it
#persone #profughi #migranti #naufraghi #SteccatoDiCutro #Crotone #Italia #Europa #strage #governo
No, non sono uguali a noi.
Mauro Biani
Insegnare l'#indifferenza
Mauro Biani
Vincenzo Luciano è un pescatore di Cutro, uno dei primissimi arrivare in spiaggia dopo il naufragio.
Qui, in questa foto straziante di Roberto Salomone, sta cercando di strappare alla corrente i corpi dei migranti morti a mani nude, aiutato solo da una fune e dai suoi colleghi pescatori.
Ma, più ancora delle immagini, colpiscono le sue parole cariche di dolore e dignità, rilasciate alla Reuters.
“Uno mi teneva la luce, io prendevo i morti perché sennò la risacca se li prendeva di nuovo. Poi abbiamo fatto l’opposto, ma non si capiva niente, le mamme che urlavano, gridavano. Io non ero pronto a questa cosa, ero andato un po’ in panico. Più si faceva giorno, più vedevamo morti. Sono tre giorni che non mangio, non dormo.
A un certo punto, ho visto un bambino, aveva 2-3 anni, mi sono infilato in acqua vestito perché pensavo che era vivo. Quando l’ho tirato fuori aveva ancora gli occhi aperti. Ho detto ‘Io questo lo salvo’, ma quando sono uscito fuori ho visto che aveva la schiuma che gli usciva dalla bocca, e allora gli ho chiuso gli occhi. È quella la rabbia mia, che non sono riuscito a salvarne neanche uno. Quando io chiudo gli occhi ancora, mi torna in mente sempre quel bambino. Magari se arrivavo un minuto prima, venti secondi prima, non so quanto, ma potevo salvarlo. Ho un senso di colpa”.
Lui si sente in colpa. LUI.
Vorrei che le parole di quest’uomo le sentissero il ministro Piantedosi, la Presidente del Consiglio Meloni, un membro qualunque di questo governo e di una maggioranza costruita sui voti di chi ha chiesto di respingere e affondare queste persone.
Vorrei che le ascoltassero tutte, a lungo, che non dessero loro tregua. Non dovete avere tregua di fronte a queste immagini, a queste parole, a questa dignità enorme, a questa umanità, a questo dolore.
Lorenzo Tosa