modificato 09-10 -10
Cattelan e e l' arte della provocazione.
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Milano, piazza Affari - La scultura del dito medio di Maurizio Cattelan. La mano in marmo di Carrara è alta 4 metri e 60 ed è posizionata sopra una colonna che porta l'altezza della scultura a quasi 11 metri complessivi.(foto©Alberto Cane) |
Un mese fa nella mia posta classificata spam avevo trovato l'invito alla mostra della galleria Peruzzi
che fa da contorno alla grande retrospettiva comunale dedicata a Maurizio Cattelan.
Per fortuna che controllo sempre!
MAURIZIO CATTELAN grafica e multipli
Sabato 18 e Domenica 19 Settembre 2010 alla Collezione Peruzzi - corso Lodi 78 - Milano orario 11-19
Per festeggiare il proprio trentennale, oltre alle importanti acquisizioni effettuate, visibili nel sito della Collezione www.collezioneperuzzi.it , la Collezione Peruzzi il 18 e 19 Settembre 2010 sarà aperta al pubblico con una mostra delle opere seriali, grafica e multipli, di Maurizio Cattelan.
La mostra si svolge in concomitanza con la grande retrospettiva che la città di Milano dedica a Settembre a Cattelan, completando il panorama delle opere di questo Artista con la sua
produzione di grafica e multipli. Saranno visibili tutte le 9 opere di Cattelan appartenenti alla Collezione, punto di riferimento in Italia, per la sua dimensione, organicità e rigore delle scelte, del collezionismo di opere seriali di arte contemporanea.
La grande retrospettiva, ecco il punto proprio grande non direi...dovevano essere una decina di opere ma si sono ridotte a 4 e oggi in tv parlavano addirittura di tre . Ma senz'altro clamorosa, prima per la difficile scelta delle opere e poi per il manifesto.
Era stato preparato con la raffigurazione dell'Hitler pentito genuflesso in preghiera.
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Si sono levati maree di proteste... il logo del comune raffigurato accanto ad Hitler e poi quelle dei rappresentanti ebraici.
I manifesti non verranno affissi per le vie di Milano per rispetto agli ebrei e per rispetto al simbolo del comune. ("Quell'opera è stata comprata da 3 ebrei)
Cattelan si chiedeva in un'intervista:
«È una cosa strana: a chiamarmi è stato proprio il Comune dove conoscono bene il tipo di lavoro che faccio. Cosa si aspettavano? Non potevano certo pensare che non mi sarei misurato con il lavoro interrotto in piazza XXIV Maggio sei anni fa. Del resto il progetto della mano era noto anche al sindaco fin da marzo. Probabilmente è intervenuto un atteggiamento di prudenza dettato da ragioni politiche. Forse in questo momento l' amministrazione sta giocando in difesa facendo, a mio avviso, un errore tattico perché in queste situazioni bisognerebbe piuttosto attaccare. Sono convinto che se ci fosse stato Bossi come sindaco non solo avrebbe accettato la statua della mano, ma l' avrebbe voluta in permanenza perché è una statua che, collocata proprio di fronte al palazzo della Borsa, alla fine parla della rabbia dei cittadini verso quello che Bossi chiamerebbe il teatrino della finanza»
Sta parlando di
Omnia Munda Mundis, l'enorme mano mozzata di marmo da cui spunta un dito medio, che verrà installata in Piazza Affari.(Non è la mano di Bossi a pugno col dito medio alzato ma una mano con tutte le dita mozzate tranne il medio. Il dito medio è ciò che è rimasto, c'è rimasta solo la possibilità di fare un gestaccio... tutto il resto, ce lo devono aver tolto mentre eravamo distratti...)
Le altre tre dovrebbero essere La Nona Ora, Donna Crocifissa, e Drummer Boy col punto interrogativo.
Il dito in Piazza Affari resterà esposto solo dieci giorni e Palazzo Reale avrà, solo per la sua mostra, un orario ridotto a quattro ore al giorno; i manifesti pubblicitari non sono ancora comparsi in città. La sensazione è che il Comune le abbia riservato un basso profilo. Perché non ha mandato tutto all'aria?
«È un'amministrazione di roditori: hanno rosicchiato su tutto quello che potevano. In vent'anni non mi è mai successa una cosa così: vengo a sapere dai giornali cosa stanno decidendo in Comune! Sono andato avanti perché credo molto nel progetto della statua davanti alla Borsa: mi interessa la forza della piazza. E poi perché molti dei miei lavori migliori sono frutto o di errori o di situazioni come questa dove sei costretto a trasformare in positivo gli imprevisti. Alla fine le tre opere che esporrò a Palazzo Reale sono un trittico perfetto, la mia famiglia autobiografica: il padre, la madre e il figlio. Se mi fossi seduto a tavolino non mi sarebbe venuta in mente una mostra così».
Ha messo in mostra la sua famiglia?
«È una famiglia disfunzionale, come è stata la mia: il padre fa il Papa; la madre sostituisce il figlio in croce e il figlio non riesce a comunicare se non battendo il tamburo».
Questa interpretazione del Papa colpito dal meteorite come suo padre non l'avevamo mai sentita.
«La statua di papa Wojtyla è un lavoro del 1999 che era nato in piedi, ma non mi convinceva. A una settimana dalla mostra cominciai a pensare a come distruggerlo. Alla fine mi venne l'idea del meteorite e fu come un'illuminazione: capii che avevo abbattuto la figura del padre. Questo è quello che sanno fare i lavori importanti: se io ho avuto un'epifania, allora può averla anche qualcun altro».
Chissà come sarà contento suo padre a leggere questa rivelazione.
«A diciassette anni tentai di strangolarlo; fu allora che andai via di casa. Di giorno lavoravo otto ore, alla sera andavo a scuola: niente divertimento. Ma avevo bisogno di silenzio intorno a me: la casa era piccola e noi eravamo in troppi. È stato il cruccio di mia madre che era orfana e ha rivissuto l'abbandono».
Il bambino tamburino allora è lei?
«Decisamente: non posso togliermi dalla partita. Penso di essere un caratteriale, forse da piccolo molto più di adesso. Mia mamma, presa dalla disperazione, venne a chiedermi cosa non andava. Mi ricordo mezz'ora di silenzio dove nella mia testa c'erano migliaia di inizi di possibili dialoghi che non hanno mai preso forma verbale. Non era solo l'incapacità di esprimere le mie necessità, era un blocco emotivo. Io non avevo un tamburo, ma usavo il silenzio. Come ho montato il bambino nella sala delle Cariatidi è perfetto: è in alto sul cornicione, solo e distante; c'è e non c'è. Non è a livello delle altre figure ma è sospeso nel punto di vista esterno dello spettatore, quello che ho sempre usato nella vita».
Dunque la donna crocifissa è sua madre, quella che non l'ha mai baciato?
«Nell'arte la donna è la Madonna e la rappresentazione della bellezza, ma nella mia famiglia la donna era sofferenza. Quest'opera per me non è mai nata come una crocifissione invertita, ma in questo trittico mi sento di giustificarla come la mia visione domestica femminile».(
continua)
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La nona ora -Cattelan |
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Drummer Boy-Cattelan |
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Cattelan -Donna crocifissa sul muro di una chiesa 1 06 08 |
La donna crocefissa era stata esposta in Germania nella città di Pulheim, vicino a Colonia L'installazione si inseriva all'interno del progetto Synagogue Stommeln, una rassegna artistica organizzata dal 1991 in una ex sinagoga ora diventata chiesa cattolica.
Ma chi è Cattalan?
È stato definito da Jonathan P. Binstock, curatore d'arte contemporanea come "uno dei più grandi artisti post dadaisti e post-duchampiani ed un 'furbacchione', anche".
Maurizio Cattelan, il più quotato sul mercato tra gli artisti italiani viventi, nasce a Padova nel 1960 e inizia a lavorare a Milano, realizzando oggetti non-funzionanti, in sintonia con le tendenze del concettuale. Il debutto espositivo è nel 1991, alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, dove presenta
«Stadium 1991», lunghissimo tavolo da calcetto, con undici giocatori senegalesi e altrettanti scelti tra le riserve del Cesena. Già nel 1986 aveva lanciato una provocazione, con
«Untitled», del 1986, una tela squarciata in tre pezzi alla maniera di Lucio Fontana, creando però la «Z» di Zorro, che sarà il suo «marchio» negli anni successivi. L'artista si guadagna un forte riscontro dal pubblico e dal mercato dell'arte. In una performance a Milano, Cattelan attacca al muro con lo scotch il suo gallerista Massimo De Carlo.
METEORITI SUL VATICANO - L'opera più nota più nota di Cattelan «La Nona Ora», scultura realizzata nel 1999 che raffigura Giovanni Paolo II abbattuto a terra sotto il peso di un enorme meteorite e circondato da vetri infranti. Al centro di molte polemiche, il lavoro è stato esposto alla Royal Academy di Londra e a Varsavia e battuto da Christiès nel 2001 per la cifra record di 886 mila dollari, all'epoca equivalenti a due miliardi di lire.
LA BIENNALE AI CARAIBI - Cattelan vive a New York, ma le sue provocazioni si trovano in mezzo mondo. Ai Caraibi l'artista ha organizzato la «sesta Biennale»: peccato che non ce ne fossero mai state prima e non ne siano seguite altre. L'«installazione» consisteva in due settimane di villeggiatura gratis per gli artisti invitati e nessuna opera esposta, lasciando a bocca aperta le delegazioni di critici accorsi inutilmente.
Venezia-Persino con la Biennale vera, quella di Venezia, Cattelan non ha scherzato. Nel '93 ha sconvolto la laguna mettendo in scena
«Lavorare è un brutto mestiere», il cui obiettivo era quello di vendere a un'agenzia di pubblicità il suo spazio espositivo.
L'ASINO E I DOTTORI - A New York, sulla 20esima strada, Cattelan ha aperto una vetrina minimale, la «Wrong Gallery», dove di volta in volta viene esposto un artista. È sempre un evento e i newyorkesi ne vanno matti. Le quotazioni «stellari» delle sue opere generano spesso critiche e malumori, nel mondo dell'arte e non solo. Cattelan non si è risparmiato le sue uscite spiazzanti neanche nel giorno della laurea honoris causa conferitagli dalla facoltà di Sociologia dell'università di Trento. Identificandosi con un asino, ne ha regalato uno imbalsamato all'ateneo. Titolo dell'installazione «Un asino tra i dottori».
http://mauriziocattelan.altervista.org/
http://mauriziocattelan81.blogspot.com/
Nota di Gad Lerner
Dissento da Roberto Jarach, presidente della Comunità ebraica di Milano, che ha definito “inopportuno” il manifesto di Hitler genuflesso, opera di Maurizio Cattelan, con cui l’artista intendeva pubblicizzare la sua prossima esposizione in città.
Agli assessori comunali che lo consultavano, Jarach avrebbe dovuto rispondere che il presidente della Comunità ebraica non fa di mestiere il censore, nè ha titolo per occuparsi di arte contemporanea. A noi ebrei milanesi, poi, deve spiegare come mai la sua presidenziale sensibilità si manifesti a corrente alternata. Non mi risulta infatti che abbia sentito il bisogno di esprimersi quando, domenica scorsa, è stato il primo ministro del nostro paese a esibirsi in una barzelletta corriva su Hitler. E mi scuso con Maurizio Cattelan per il paragone, di certo offensivo per la sua opera. Già che ci siamo, auspicherei che alla vigilia del Kippur la Comunità ebraica tornasse a prendere una posizione chiara di denuncia della vera e propria caccia alle streghe messa in atto contro i Rom, di nuovo con la partecipazione cinica e strumentale di nostre autorità istituzionali.
Gad Lerner
Altri articoli:
**= l primo ottobrere la giunta milanese ha deciso che la statua, che avrebbe dovuta essere rimossa lunedì, rimarrà in piazza Affari fino al 24 ottobre, data di chiusura della mostra di Cattelan a Palazzo Reale. E nel frattempo si è aperta anche la possibilità che l'opera rimanga in via permanente a Milano. Il sindaco Moratti, infatti, ha chiesto all'assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory di presentarle una proposta in merito di cui si discuterà la prossima settimana. Non verrà invece prolungato il calendario della personale a Palazzo Reale ma solo per un problema di carattere tecnico. Infatti la sala delle Cariatidi, che ospita due delle tre opere in mostra, è in fase di ristrutturazione e non può essere utilizzata oltre la data stabilita.
Aggiornamento 9 ottobre
Maurizio Cattelan dopo che si è ventilato l'ipotesi di esporre l'opera in via permanente a Milano ha scritto una lettera formale all'assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory.
"Sono felice che il Comune stia valutando la possibilità di accettare la donazione della scultura e sono più che contento di valutare qualsiasi proposta che rispetti però lo spirito originale del lavoro. Il progetto è stato realizzato per piazza Affari e lì deve rimanere, questa è la mia condizione. Se non in pianta stabile almeno per un numero di anni, una ventina per esempio. Perché tra vent'anni quella piazza sarà un'altra cosa e l'opera sarà stata metabolizzata."
Adesso si attende la decisione della Moratti che non dovrebbe tardare perché se la statua non dovesse restare a Milano bisognerà cominciare a organizzare il suo trasporto altrove entro il 24 ottobre, data di chiusura della mostra a Palazzo Reale.