Lasciamo perdere frasi retoriche e di circostanza e rileggiamo una sua “Bustina” ironica sulla morte di quasi venti anni fa che piaceva tanto anche a lui (l’ha poi ristampata in ben due libri successivi).
Disegni del grande Tullio Pericoli*
Umberto Eco, 1999
Umberto Eco: 'Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo' Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell'essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la morte e tuttavia pensano che la vita della morte sia in se stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi possibile.
Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.
Allo stupore di Critone ho chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.
Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?"
Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent’anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un’arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l’anellino all’orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.
Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sé, gli apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie, le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai pronto all’incontro con la morte.
Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.
Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."
*= la 'bustina ironica' era accompagnata dalla caricatura di Eco con la matita in bocca di Tullio Pericoli.
Nei giorni scorsi l'amico Berto mi diceva: 'Eco aveva l'aria da bonaccione, da Babbo Natale, con il volto tondo coronato dalla barba' E proprio così Pericoli lo ha ritratto, più volte, qui ho riportato solo alcune delle sue opere.
FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE DI CAMOGLI 2014
Apertura del Festival della Comunicazione di Camogli da parte di un Umberto Eco un tantino preoccupato sul tipo di comunicazione indotto dall'avvento delle tecnologie digitali, di Facebook, di Twitter ecc.con la loro esasperata produzione di notizie vere e false a scapito di una corretta informazione.
Per chi è curiosoqui l'intervento in streaming.
#FestivalCom14 Gianfranco Uber
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità
Il fenomeno dei social network è anche positivo, non solo perché permette alle persone di rimanere in contatto tra loro. Pensiamo solo a quanto accaduto in Cina o in Turchia dove il grande movimento di protesta contro Erdogan è nato proprio in rete, grazie al tam-tam. E qualcuno ha anche detto che, se ci fosse stato Internet ai tempi di Hitler, i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché le informazioni si sarebbero diffuse viralmente.
Per Eco il web sarebbe un vero e proprio “dramma” perché promuoverebbe “lo scemo del villaggio a detentore della verità”. La struttura di internet, secondo Eco, favorirebbe infatti il proliferare di bufale. E in proposito ha affermato anche che il ruolo dei giornali in tal senso è importante perché dovrebbero “filtrare con équipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". Per fare questo “i giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi”, ha detto Eco riferendosi al fenomeno della copiatura dal web.
(ANSA) - TORINO, 10 GIUGNO 2015-"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E' l'invasione degli imbecilli". Attacca internet Umberto Eco nel breve incontro con i giornalisti nell'Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino. Ha appena ricevuto dal rettore Gianmaria Ajani la laurea honoris causa in 'Comunicazione e Cultura dei media' perché "ha arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia, dell'analisi della società contemporanea e della letteratura, ha rinnovato profondamente lo studio della comunicazione e della semiotica". E' lo stesso ateneo in cui nel 1954 si era laureato in Filosofia: "la seconda volta nella stessa università, pare sia legittimo, anche se avrei preferito una laurea in fisica nucleare o in matematica", scherza Eco. La sua lectio magistralis, dopo la laudatio di Ugo Volli, è dedicata alla sindrome del complotto, uno dei temi a lui più cari, presente anche nel suo ultimo libro 'Numero zero'. In platea il sindaco di Torino, Piero Fassino e il rettore dell'Università di Bologna, Ivano Dionigi. Quando finisce di parlare scrosciano gli applausi. Eco sorride: "non c'è più religione, neanche una standing ovation". La risposta è immediata: tutti in piedi studenti, professori, autorità. "La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità", osserva Eco che invita i giornali "a filtrare con équipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". "I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno". Eco vede un futuro per la carta stampata. "C'è un ritorno al cartaceo. Aziende degli Usa che hanno vissuto e trionfato su internet hanno comprato giornali. Questo mi dice che c'è un avvenire, il giornale non scomparirà almeno per gli anni che mi è consentito di vivere. A maggior ragione nell'era di internet in cui imperversa la sindrome del complotto e proliferano bufale".
Umberto Eco: "Così ho dato il nome alla rosa"
Ripubblichiamo l’intervista in cui il semiologo recentemente venuto a mancare spiegava il segreto del romanzo che conquistò il mondo: “Un libro difficile e popolare”
di ANTONIO GNOLI
ritratto di Riccardo Mannelli
MILANO - VENTICINQUE ANNI FA IN POCHI AVREBBERO immaginato che un romanzo carico di ironia e di dottrina, sorprendente per ampiezza ed erudizione, a metà strada tra il teologico e il poliziesco, sarebbe diventato quello che ogni scrittore spera che accada, ma non confiderebbe neppure alla propria mamma, cioè un sogno da quindici milioni di copie. Il nome della rosa è stato questo.
E venticinque anni dopo resta il mistero dell'uomo che seppe dare il nome giusto alla rosa. Per questo vado a trovare Umberto Eco nella sua casa milanese, per capire la parte meno visibile di un successo, il lavoro che ci è voluto, le tracce che ha lasciato. A sorpresa apre una stanza chiusa a chiave.
"come non cadere in ginocchio davanti all'altare della certezza"
(Umberto Eco) .....alla mia maniera.. Perazzolli Italia
"I deboli sono carne da macello da usare quando servono a mettere in crisi il potere avverso e da sacrificare quando non servono più." Umberto Eco Paolo Lombardi Italia
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
(Umberto Eco) Riverso Italia
[ Il presente manoscritto ci è stato consegnato dal guardiano capo delle carceri di un paesino del Piemonte. Le notizie incerte che l’uomo ci diede sul misterioso prigioniero che lo abbandonò in una cella, la nebbia di cui è avvolta la sorte dello scrittore, una certa complessiva, inspiegabile reticenza di coloro che conobbero l’individuo che vergò queste pagine, ci inducono ad accontentarci di ciò che sappiamo come ci appaghiamo di quel che del manoscritto rimane – il resto roso dai topi – e in base al quale pensiamo che il lettore possa farsi un’idea della straordinaria vicenda di questo Umberto Umberto (ma non fu forse, il misterioso prigioniero, Vladimiro Nabokov paradossalmente profugo per le Langhe, e non mostra forse questo manoscritto l’antivolto del proteico immoralista?) e possa infine trarre da queste pagine quella che ne è la lezione nascosta – sotto la spoglia del libertinaggio una lezione di superiore moralità.]
Nonita. Fiore della mia adolescenza, angoscia delle mie notti. Potrò mai rivederti. Nonita. Nonita. Nonita. Tre sillabe, come una negazione fatta di dolcezza: No. Ni. Ta. Nonita che io possa ricordarti sinché la tua immagine non sarà tenebra e il tuo luogo sepolcro.
Mi chiamo Umberto Umberto. Quando accadde il fatto soccombevo arditamente al trionfo dell’adolescenza. A detta di chi mi conobbe, non di chi mi vede ora, lettore, smagrito in questa cella, coi primi segni di una barba profetica che mi indurisce le gote, a detta di chi mi conobbe allora ero un efebo valente, con quell’ombra di malinconia che penso di dovere ai cromosomi meridionali di un ascendente calabro. Le giovinette mi concupivano con tutta la violenza del loro utero in fiore, facendo di me la tellurica angoscia delle loro notti. Delle fanciulle che conobbi poco ricordo, perché ero preda atroce di ben altra passione e i miei occhi sfioravano appena le loro gote dorate in controluce di una serica e trasparente peluria.
Amavo, amico lettore, e con la follia dei miei anni solerti, amavo coloro che tu chiameresti con svagato torpore “le vecchie”. Desideravo dal più profondo intrico delle mie imberbi fibre quelle creature già segnate dai rigori di una età implacabile, piegate dal ritmo fatale degli ottant’anni, mimate atrocemente dal fantasma desiderabile della senescenza. Per designare costoro, sconosciute ai più, dimenticate dalla indifferenza lubrica degli abituali usagers di friulane sode e venticinquenni, adoprerò, lettore, oppresso anche in questo dai rigurgiti di un’impetuosa sapienza che mi atterrisce ogni gesto di innocenza che mai tenti – un termine che non dispero esatto: parchette.
Che dire, voi mi giudicate (toi, hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère!) della mattutina cacciagione che si offre nel padule di questo nostro mondo sotterraneo al callidissimo amatore di parchette! Voi che correte per i giardini pomeridiani alla caccia banale di giovinette appena tumescenti, cosa sapete della caccia sommessa, umbratile, ghignante che l’amatore di parchette può condurre sulle panchine di vecchi giardini, nell’ombra odorosa delle basiliche, pei sentieri ghiaiosi dei cimiteri suburbani, nell’ora domenicale all’angolo degli ospizi, sulle porte degli asili notturni, nei filari salmodianti delle processioni patronali, alle pesche di beneficenza, in un amoroso ferratissimo ahimè inesorabilmente casto agguato per spiare dappresso quei volti scavati da vulcaniche rughe, quelle occhiaie acquose di cataratta, il vibratile moto delle labbra riarse, depresse nell’avvallamento squisito di una bocca sdentata, solcate talvolta da un rivolo lucente d’estasi salivare, quelle mani trionfanti di noduli, nervose nel tremolio lubrico e provocante dello sgranare una lentissima corona.
Potrò mai parteciparti, amico lettore, il languore disperato di quelle fuggevoli prede degli occhi, il fremito spasmodico di certi contatti labilissimi, un colpo di gomito nella ressa del tram (“Scusi signora, vuole sedersi?” Oh, satanico amico, come osavi raccogliere l’umido sguardo di riconoscenza e il “Grazie, buon giovine”, tu che avresti voluto inscenare lì stesso la tua bacchica commedia del possesso?), lo sfiorare un ginocchio venerando strisciando, col tuo polpaccio, tra due file di sedie nella solitudine pomeridiana di un cinema rionale, lo stringere della tenerezza trattenuta – sporadico momento del più estremo contatto! – il braccio ossuto di una vegliarda che aiutavo ad attraversare il semaforo con aria contrita di giovane esploratore!
Le vicende della mia beffarda età mi inducevano ad altri incontri. Lo dissi, apparivo piuttosto affascinante, con le mie gote brune e un volto tenero di fanciulla oppressa da una morbida virilità. Non ignorai l’amore di adolescenti, ma lo subii, come un pedaggio alle ragioni dell’età. Ricordo che una sera di maggio, poco prima del tramonto, quando nel giardino di una villa gentilizia – era nel varesotto, non lontano dal lago rosso del sole che calava – giacqui nell’ombra di un cespuglio con una sedicenne implume tutta efelidi, presa in un impeto di amorosi sensi veramente sconfortante. E fu in quell’istante, mentre le concedevo svogliatamente l’ambito caduceo della mia pubere taumaturgia, che vidi, lettore, quasi indovinai da una finestra del primo piano, la sagoma di una decrepita nutrice piegata curvamene in due mentre si dipanava lungo la gamba l’ammasso informe di una nera calza di cotone. La vista folgorante di quell’arto ingrossato, segnato di varici, accarezzato dal moto inabile delle vecchie mani intese a srotolare il groppo dell’indumento mi apparve (occhi miei concupiscenti!) come un atroce e invidiabile simbolo fallico blandito da un gesto virginale: e fu in quell’attimo che, preso da un’estasi irrobustita dalla distanza, esplosi rantolando in un’effusione di biologici consensi che la fanciulla (improvvida ranocchietta, quanto ti odiai!) raccolse gemebonda come un tributo ai propri fascini acerbi.
Hai mai dunque compreso, stolido mio strumento di differita passione, che tu fruisti del cibo di un’ altrui mensa, oppure l’ottusa vanità dei tuoi anni incompiuti mi ti si presentò come un focoso indimenticabile peccaminoso complice? Partita con la tua famiglia il giorno appresso mi inviasti dopo una settimana una cartolina firmata “la tua vecchia amica”. Intuisti la verità rivelandomi la tua perspicacia nell’uso accurato di quell’aggettivo, o fu la tua l’argotica bravata di una liceale in guerra con le filologiche creanze epistolari?
Come da allora fissai tremando ogni finestra nella speranza di vederne apparire la silhouette sfasciata di una ottuagenaria al bagno! Quante sere, seminascosto da un albero, consumai le mie solitarie deboscie, lo sguardo volto all’ombra profilata su di una tendina di un’ava soavissimamente intenta a un pasto biascicante! E l’orrida delusione, subitanea e folgoratrice ( tiens, donc, le salaud! ) della figura che si sottrae alla menzogna dell’ombre cinesi e si rivela al davanzale per quel che è, un’ignuda ballerina dai seni turgidi e dalle anche ambrate di cavalla andalusa!
Così per mesi ed anni corsi insaziato alla caccia illusa di adorabili parchette, teso ad una ricerca che, lo so, traeva l’indistruttibile sua origine dal momento ch’io nacqui, ed una vecchia sdentata ostetrica – infruttuosa ricerca del padre mio che a quell’ora di notte non fu capace di trovare altro che costei, un piede sull’orlo della fossa! – mi sottrasse alla prigionia vischiosa del grembo materno e mi mostrò alla luce della vita il suo volto immortale di jeune parque.
Non cerco giustificazioni per voi che mi leggete (à la guerre comme à la guerre), ma voglio almeno spiegarvi quanto fatale fosse stato il concorrere di eventi che mi portò a quella vittoria.
La festa cui ero stato invitato era uno squallido petting party di giovani indossatrici e impuberi universitari. La flessuosa lussuria di quelle giovinette invogliate, il negligente offrirsi dei loro seni da una blusa sbottonata nell’impeto di una figura di danza, mi disgustava. Già penavo di lasciare di corsa quel luogo di banale commercio di inguini ancora intatti, quando un suono acutissimo, quasi stridulo (e potrò mai esprimere la frequenza vertiginosa, il roco digradare delle corde vocali già spossate, l’allure supréme de ce cri centenarie?) un lamento tremulo di femmina vecchissima piombò nel silenzio l’accolta. E nel riquadro della porta vidi lei, il viso della lontana parca dello choc prenatale, segnato dall’entusiasmo spiovente della chioma canutamente lasciva, il corpo rattrappito che segnava di angoli acuti la stoffa dell’abituccio nero e liso, le gambe ormai esili piegate inesorabilmente ad arco, la linea fragile del femore suo vulnerabile profilata sotto il pudore antico della gonna veneranda.
La scipita giovinetta che ci ospitava ostentò un gesto di sopportata cortesia. Alzò gli occhi al cielo e disse: “E’ mia nonna” …
[ A questo punto termina la parte intatta del manoscritto. Da quel che è dato di inferire dalle linee sparse che se ne possono ancora leggere, la vicenda dovrebbe procedere come segue. Umberto Umberto rapisce dopo pochi giorni la nonna della sua ospite e fugge con lei, portandola sulla canna della bicicletta, verso il Piemonte. Dapprima la conduce in un ospizio di poveri ricchi, ove la notte la possiede, apprendendo fra l’altro che la vecchia non è alla sua prima esperienza. Sul far del giorno, mentre sta fumando una sigaretta nella semi-oscurità del giardino, viene avvicinato da un giovinetto dall’aria ambigua che gli chiede se la vecchia sia effettivamente sua nonna. Preoccupato lascia l’ospizio con Nonita ed inizia una vertiginosa peregrinazione per le strade del Piemonte. Visita la fiera dei vini di Canelli, la Festa del Tartufo di Alba, prende parte alla sfilata di Gianduia a Caglianetto, al mercato del bestiame di Nizza Monferrato, all’elezione della Bella Mugnaia di Ivrea, alla corsa nei sacchi per la festa patronale di Condove. Al termine di questo folle peregrinare per l’immensità del paese che lo ospita, si accorge che da tempo la sua bicicletta è sornionamente seguita da un giovane esploratore in lambretta, che elude ogni appostamento. Il giorno in cui, ad Incisa Scapaccino, porta Nonita da un callista e si allontana un istante a comperare le sigarette, quando torna si trova abbandonato dalla vecchia, fuggita col rapitore. Passa alcuni mesi in una profonda disperazione, e finalmente ritrova la vegliarda, reduce da un istituto di bellezza dove è stata condotta dal seduttore. Il suo viso è privo di rughe, i capelli tinti di un biondo rame, la bocca rifiorita. Umberto Umberto è colto da un senso di abissale pietà e queta disperazione alla vista di tanto sfacelo. Senza dir motto acquista una doppietta e va alla ricerca dello sciagurato. Lo trova ad un campeggio mentre sta soffregando due legnetti per accendere il fuoco. Gli spara una, due, tre volte, sempre mancandolo, sinché non viene afferrato da due sacerdoti in basco nero e giacca di cuoio. Prontamente arrestato viene condannato a sei mesi per porto d’armi abusivo e caccia fuori stagione.]
Umberto Eco, Diario minimo, Mondatori, Milano 1975.
video del commento di Eco con Paolo Poli dell'elogio di Franchi
- Il diario minimo di Umberto Eco “[…] il ridente – o il sogghignante – altro non è che il maieuta di una diversa società possibile.” – Elogio di Franti
Raccolta di articoli pubblicata da Eco per la prima volta nel 1963, poi ampliata e, in parte modificata, nel 1975. Etichettati all’inizio come letteratura disimpegnata e come “figli di un Eco minore” gli articoli rappresentano una serie di esercizi di stile, attraverso l’esplorazione di vari generi, con il grande sotteso della scelta parodistica e umoristica. Scendendo nel concreto, ad esempio c’è l’articolo di apertura: Nonita. Nella finzione, trascrizione di un diario, in parte corrotto, abbandonato da un carcerato nella sua cella. Ricostruzione di Lolita, sostituisce alla passione per una giovinetta quella per un’attempata signora di settant’anni, mantenendo la serietà dei sentimenti e delle descrizioni dell’innamorato, fino all’esito tragicomico che lo condurrà in carcere.
Tra gli articoli contenuti anche il celebre saggio sulla “Fenomenologia di Mike Bongiorno“, che ahinoi è oramai diventata, a distanza di soli cinquant’anni, la fenomenologia dell’italiano abbrutito dalla televisione e dal modo di fare del Bongiorno originale e di tutti gli emulatori più o meno inconsapevoli.
Tra i miei articoli preferiti i due sulle avventure antropologiche dei melanesiani. Infine l’inverno nucleare è giunto, i missili americani, lanciati dalle coste dell’adriatico, e quelli russi hanno cancellato ogni forma di vita al di sotto delle calotte polari. Solo i melanesiani, gli eschimesi e pochi altri abitanti delle terre vicine ai poli si sono salvate. A distanza di un migliaio di anni si interrogano sugli usi e i costumi dei loro predecessori cercando tracce delle loro civiltà. Le ricostruzioni assurde prodotte dalla scarsità di documenti, dalla proiezione della cultura sul passato, producono letture che in realtà finiscono per dirci qualcosa su noi stessi e sui nostri tempi. Anche se noi non siamo più negli anni sessanta abbiamo che oggi è solo più probabile che per un evento del genere, mentre tutti gli altri stati europei hanno prodotto delle criptobiblioteche con il loro sapere, noi ce ne siamo dimenticati o ne siamo stati impossibilitati per mancanza di fondi alla nostra biblioteca nazionale, due ipotesi al dibattito degli studiosi post-apocalittici, insieme a quella della nostra non esistenza nonostante le altre fonti ci citino, ovviamente non quelle francesi, ça va sans dire.
La lettura di questi articoli, con una nota di particolare attenzione per l’Elogio di Franti, è veramente divertente e apre, attraverso il riso, all’osservazione di un’epoca dalla quale, accettate le contraddizioni a tal punto da trovarne il lato umoristico, si può finalmente andare oltre. (fonte)
Intelletuali moderni
Gianluca Foglia- Fogliazza Italia
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Harper Lee, Author of ‘To Kill a Mockingbird,’ Dies at 89
Harper Lee
Apicella Harper Lee era nata a Mornoeville, in Alabama, nel 1926, ed era considerata tra le più importanti scrittrici statunitensi. Il suo primo romanzo – Il buio oltre la siepe – fu pubblicato nel 1960: l’anno dopo vinse il premio Pulitzer per la letteratura e nel 1962 ne venne tratto l’omonimo film diretto da Robert Mulligan, con Gregory Peck – che vinse l’Oscar come Miglior attore per la sua interpretazione di Atticus Finch – e Mary Badham nel ruolo della figlia Scout. Nel tempo Il buio oltre la siepe diventò uno dei grandi classici americani, vendendo oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo. Nonostante sia stato a lungo l’unico libro pubblicato da Lee, le è valso la Medaglia presidenziale per la libertà, il più importante riconoscimento civile degli Stati Uniti.
Dopo il successo del suo primo e a lungo unico romanzo, Lee aveva condotto una vita molto ritirata insieme alla sorella Alice, morta a 103 anni nel novembre 2014; Alice Lee era stata l’avvocato di Harper Lee fino al 2011, quando ha dovuto cedere l’incarico alla collega Tonja Carter per problemi di salute. Nel novembre del 2015 è uscito Và, metti una sentinella (in inglese Go, set a watchman), il suo nuovo e molto atteso secondo romanzo. La storia del secondo romanzo è ambientata a Maycomb, in Alabama, nella metà degli anni Cinquanta, vent’anni dopo i fatti narrati ne Il buio oltre la siepe: è una sorta di sequel del romanzo in cui ricompaiono molti di quei personaggi. Scout (la bambina protagonista di Il buio oltre la siepe) è diventata adulta e ritorna da New York a Maycomb per far visita al padre Atticus Finch, finendo per confrontarsi con lui sulla segregazione razziale allora comune negli Stati del Sud.
Uno dei motivi per cui si è parlato di più del libro dopo la sua pubblicazione negli Stati Uniti è proprio il modo in cui viene ritratto Atticus: descritto come un modello di tolleranza e giustizia nel Buio oltre la siepe, qui si rivela invece un suprematista bianco, contrario ad abolire la segregazione e certo dell’inferiorità dei neri. Più in generale, chi conosceva Lee ha raccontato che era ormai quasi cieca e quasi sorda: che aveva giurato di non voler più pubblicare nulla ma allo stesso tempo che avrebbe firmato qualsiasi cosa gli fosse stata proposta da qualcuno di caro. Dopo i vari sospetti circolati per la pubblicazione del libro seguita alla morte di sua sorella Alice, lo stato dell’Alabama ha aperto un’indagine per circonvenzione di incapace: l’indagine è stata chiusa, i sospetti non sono stati considerati fondati. (fonte)
Kap 03/11/2015 La Vanguardia
Refugees crise in Europe
Depuis 2009, le Press Cartoon Europe (PCE) récompense les meilleurs dessins de presse européens. La liste des dessins retenus pour l’édition 2016 de la compétition a été livrée ce lundi 8 février. Les caricaturistes de toute l’Europe avaient jusqu’au 1er janvier pour soumettre 1 à 3 dessins publiés sous format papier ou numérique dans des organes de presse.
Lors des sept éditions précédentes, le premier prix a été remporté par des dessinateurs originaires de la Suède (Riber, 2009), de l'Allemagne (Burkhard Mohr, 2010), de la Belgique (Karl, 2011), des Pays-Bas (Jos Collignon 2012), de la France (Michel Cambon, 2013), du Portugal (Rodrigo de Matos, 2014) et des Etats-Unis (Kevin Kallaugher, 2015).
Cette année, 38 dessins figurent dans la sélection finale. Les attentats de Paris en janvier 2015, ceux du 13 novembre et la crise des réfugiés sont les trois thèmes les plus récurrents. Le caricaturiste Yace, qui œuvre depuis décembre 2011 sur Saphirnews, a été nommé grâce à son dessin fait le 27 janvier 2015 portant sur les deux milliards de pauvres dans le monde. Les trois lauréats du PCE 2016 se verront remettre leurs prix - dont 8 000 € pour le lauréat - lors du traditionnel Festival international du Cartoon de Knokke-Heist en Belgique l’été prochain.
Dear fellow cartoonists, Please find enclosed the call for entries to this year's contest.Thank you in advance for your submission.Guy BadeauxTwitter: @CDN_WPF
Here are the rules and regulations:
1. The theme for the 16th International Editorial Cartoon Competition is: The “right” to be forgotten
In a 2014 decision by the Court of Justice of the European Union, a Spanish lawyer was granted the right to have a previous brush with justice deleted from Google search on his name.
While protection of one’s privacy is an essential right, erasing public records could have untold consequences.
Could this decision jeopardize the reliability of the Internet and make research by journalists and historians impossible?
Could this precedent lead to the breakdown of the Internet and the creation of national networks vulnerable to state censorship?
2. Prizes: three prizes will be given: a first prize of $1000 plus a Certificate from Canadian UNESCO, second and third prizes of $500. All sums are in Canadian dollars. Ten additional cartoons will receive an ‘Award of Excellence,’ Regrettably no financial remuneration accompanies the Awards of Excellence.
3. Only one cartoon will be accepted from each cartoonist. It may be either in color or black and white and must not have won an award.
4. The size of the cartoon should not exceed A4; 21 by 29.2 cm; or 8.50 by 11 inches.
5. The name, address, telephone number and a short biography of the cartoonist must be included in the submission.
6. The Canadian Committee for World Press Freedom shall have the rights to use any of the cartoons entered in the Competition for promotion of our Editorial Cartoon Competition and World Press Freedom Day.
7. The winners of the Cartoon Competition will be announced at the World Press Freedom Day Luncheon held at the Chateau Laurier in Ottawa, Canada on Tuesday May 3, 2016 as well as being advised by e-mail. The winner’s names and their cartoons will be posted on the CCWFP web site.
8. The winning cartoons will be exhibited at the luncheon.
The deadline for receipt of cartoons is 5 p.m. GMT, Friday, April 1, 2016.
Send submissions by e-mail to : info@ccwpf-cclpm.ca
Cartoons should be in jpeg format at 300 dpi
Ecco le regole e regolamenti:
1. Il tema del 16 ° Concorso Internazionale Editoriale del fumetto è: Il "diritto" di essere dimenticati
Nel 2014, grazie ad una decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea, a un avvocato spagnolo è stato concesso il diritto di avere un precedente screzio con la legge cancellato dai risultati di una ricerca di Google sul suo nome.
Mentre la tutela della privacy è un diritto essenziale, cancellare documenti pubblici potrebbe avere conseguenze difficili da prevedere.
Questa decisione potrebbe compromettere l'affidabilità di Internet e rendere impossibili le ricerche di giornalisti e storici?
Potrebbe questo precedente portare alla frammentazione di Internet e alla creazione di reti nazionali suscettibili di censura?
2. I premi: saranno assegnati tre premi: un primo premio di 1.00 dollari, più di un certificato da parte della Commissione canadese per l'UNESCO, un secondo e un terzo premio di $ 500. Tutti gli importi sono in dollari canadesi. Dieci disegni inoltre riceveranno un 'Award of Excellence.' Purtroppo nessun compenso accompagna gli Awards of Excellence.
3. Ogni autore potrà mandare un solo cartoon. Esso può essere sia a colori o in bianco e nero e non deve aver vinto nessun premio.
4. La dimensione del cartone non deve superare A4; 21 da 29.2 cm; o 8.50 da 11 pollici.
5. Il nome, indirizzo, numero di telefono e una breve biografia del fumettista devono essere inclusi nella presentazione.
6. Il Comitato canadese per la World Press Freedom ha il diritto di utilizzare una qualsiasi delle vignette in concorso per la promozione del nostro concorso di cartoon editoriale e del World Press Freedom Day.
7. I vincitori del Concorso del fumetto saranno annunciati al World Press Freedom Day Luncheon terrà presso il Chateau Laurier in Ottawa, Canada il Martedì 3 maggio 2016 oltre ad essere avvisato via e-mail. I nomi dei vincitori e dei loro cartoni animati saranno pubblicati sul sito web CCWFP.
8. Le vignette vincitori saranno esposti al pranzo.
Il termine ultimo per il ricevimento delle vignette è 05:00 GMT, Venerdì 1 Aprile 2016.
Invia osservazioni via e-mail a: info@ccwpf-cclpm.ca
I cartoons devono essere in formato jpeg a 300 dpi
titolo Il calcio versione 2.0
sottotitoloQuello che avreste sempre voluto sapere e che nessuno vi ha mai spiegato
autori Marco Fusi, Alfio Leotta, Biagio Panzani
editoreFestina Lente Edizioni
Collana: Piccola Biblioteca del Sorriso
Finalmente scherzosamente chiariti, dopo anni di ricerche, tutti i punti oscuri del calcio. Modi di dire, regolamenti segreti, magnifici sporchi trucchi per segnare, la storia di illustri sconosciuti e, dulcis in fundo, le comic strip della serie Ultras, per conoscere tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul calcio ma che nessuno vi ha mai spiegato. Un libro dedicato a tutti quelli che:
- amano il calcio perché fa bene alle ossa,
- non gridano arbitro cornuto perché si immedesimano,
- in 10 si gioca meglio ma si divorano le unghie per 90 minuti,
- pensano che la Rabona sia una escort argentina,
- se perdono salutano tutti col gesto del’ombrello,
- se vincono salutano come sopra perché sono gli stessi,
- buttano in campo le banane convinti di essere nella giungla,
- non amano il risultato ad occhiali perché pensano sia una montatura,
- vanno allo stadio coi fumogeni perché hanno nostalgia della nebbia,
- leggendo questo libro riusciranno a sorridere anche quando la loro squadra non vince.
Modalità di lettura consigliata: orizzontale a pagina singola.
Le leggi segrete del calcio svelate con una risata nel nuovo libro di Marco Fusi, Alfio Leotta e Biagio Panzani
“Il calcio in Italia è sempre stato e tuttora resta una cosa seria”, scrive Alberto Brandi nella prefazione al libro, forse troppo seria, per questo, prosegue, “non si può non salutare con piacere l’uscita di un libro che sa ridere e far ridere sul calcio, italiano e non solo”.
Non c’è dubbio, il calcio esprime un mondo a sé in cui ogni cosa ha senso nell’ambito di un comune sentire e di un insieme di precetti, taluni scritti e altri no, ma comunque conosciuti e condivisi, che determinano la logica dell’intero sistema. Così, ad esempio, accade sovente che il linguaggio dei commentatori sportivi, degli allenatori, degli atleti e dei semplici tifosi alluda un vero e proprio sistema di valori e di consuetudini, tacitamente conosciute e riconosciute nell’ambiente calcistico, da apparire talmente tecnico o astruso che non è facile, per chi non è un appassionato o un addetto ai lavori, afferrare pienamente l’esatto significato che le parole vogliono esprimere.
Scardinando goliardicamente ogni punto fermo Marco Fusi (testi e strip), Alfio Leotta (vignette) e Biagio Panzani (illustrazioni), inventano con disinvoltura un nuovo glossario calcistico, raccontano di campioni veri e presunti, creano proverbi e stemmi di squadre quantomeno improbabili, si lanciano nella rivelazione delle leggi segrete del calcio, filosofeggiano – si fa per dire – sui grandi dubbi del football, celebrano i grandi dimenticati (“Era un tecnico che fumava così tanto in panchina che un giorno l’arbitro sospese la partita perché non c’era abbastanza visibilità in campo”), raccontano i magnifici sporchi trucchi per segnare ai rigori. Chiude il libro un’esilarante serie di comic strip sulla vita da ultras.
Insomma un libro da leggere tutto d’un fiato, per scoprire allegramente “tutto quello che avreste sempre voluto sapere e che nessuno vi ha mai spiegato”, ma soprattutto per ricordarci che il calcio, nonostante gli scandali e gli acquisti milionari, è e rimane soprattutto un gioco.
GLI AUTORI: Marco Fusi si dedica attivamente all’umorismo dal 1986 realizzando vignette di costume, sport
e satira politica. Collabora con vari quotidiani e periodici. Ha partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali, ricevendo vari premi, nel 2010 ha vinto il Bugiardino d’oro. Alfio Leotta (Fleo), oltre che apprezzato disegnatore dall’inconfondibile tratto e dall’altrettanto riconoscibile disincantata vena satirica, è stato, fino a un passato relativamente recente, anche un bancario. Non ci si stupisca dunque se una delle sue ultime pubblicazioni umoristiche si chiama appunto Una vita da bancario. Biagio Panzani, nonostante la giovane età ha già al suo attivo un curriculum di tutto rispetto.
Per Festina Lente Edizioni ha illustrato i libri Un condominio di gente dabbene e Venti buone regioni… per sorridere ancora, e ora si imbarcato nell’avventura di trasporre a fumetti un classico della letteratura umoristica.
Sabato tutti alla libreria Gulliver di Cinisello Balsamo, dove ci sarà Marco Fusi, autore de Il calcio versione 2.0, che omaggerà i presenti con le sue vignette.
Ha avuto un epilogo tragico la scomparsa di Giulio Regeni, lo studente friulano di 28 anni di cui si erano perse le tracce il 25 gennaio al Cairo. Il suo corpo è stato trovato in un fosso, in una zona periferica della capitale, sulla strada che porta ad Alessandria.
Uno strano incidente stradale il suo, il corpo presentava segni di violenze e torture, tipiche dei regimi di dittatura.
Chiediamo giustizia e verità per Giulio.
“Coloro che se le vanno a cercare” sono semplicemente persone che non accettano di vivere dentro un recinto, circondati dai muri dell’indifferenza, del razzismo, dell’odio.
“Nostro figlio aveva una visione del mondo molto bella, la condivisione per esempio, o l’idea di libertà.
Ci credeva davvero, era convinto che tutti si accolgono e che gli scontri per opinioni differenti non abbiamo alcun senso, e i suoi studi economici e sociali erano orientati in questa direzione.
Credeva in un mondo libero, così lo vogliamo ricordare ed onorare”.
GUARDA LA PUNTATA http://bit.ly/1Ph0pYh
http://www.gazebo.rai.it - Il punto a fumetti di Marco Dambrosio Makkox su Giulio Regeni, lo studente italiano ucciso al Cairo. L'Egitto che studiavamo a scuola da piccoli, è lo stesso Egitto che ci troviamo di fronte oggi? Forse solo Giulio sarebbe stato in grado di darci una risposta...
sabato 6 febbraio 2016
PREVISIONE DEL TEMPO
Mi auguro di sbagliare ma temo che difficilmente si arriverà ad una verità incontrovertibile sulle ragioni dell'uccisione di Giulio Regeni. Uber
La radio cresce, aumentano sempre più le ore di trasmissione Buon lavoro amici!! Complimenti!!
The Flying Radio - La radio interattiva che vola su internet. Con il cuore e la mente rivolti al passato, ed un orecchio al presente, quando ne vale la pena.
Come dice il nostro slogan, sicuramente affondiamo le nostre radici nella musica (rock, per usare un termine omnicomprensivo) degli anni ’60, ’70 ed ’80, ma veniamo anche molto più in qua!
La radio è attiva 24x7, tutto il giorno, tutti i giorni (come dice uno dei nostri spot), con la musica di cui sopra.
Ci sono poi molti programmi, ognuno affidato ad un collaboratore, che spesso sono caratterizzati da generi musicali molto diversi da quello “di base” della radio.
Abbiamo Lillo DJ, che ogni settimana si sbizzarrisce percorrendo gli anni con delle strane Hit Parade, in cui estrae il meglio, e spesso il peggio, di quanto offerto in campo musicale, commentandolo tra il serio (poco) ed il faceto (o folle).
Poi ci sono i World’s Out, che gestiscono molti spazi, tra cui un programma settimanale di musica (generalmente molto… moderna), e soprattutto, il lunedì sera, uno spazio IN DIRETTA!
Mr. Rotsec, misterioso ed imprevedibile, spazia davvero a 360° negli orizzonti musicali, proponendo selezioni diversissime tra loro, e spesso lontane dalla “linea editoriale” della radio (ammesso che la radio ne abbia una).
Giampis, con il suo The Nightflying, mixa canzoni e suoni per scorrere sopra la vita, emozionando sempre con i suoi programmi, mai facili e mai banali.
Infine c’è Mancio, con la The Fool on the Hill della prima ora, che farnetica (spesso troppo) tra una canzone e l’altra, proponendo temi ed argomenti diversi di volta in volta.
Ah, e poi ci sono tante altre sorprese, come le playlist esterne (ogni ascoltatore può inviare la sua playlist, totalmente libera e senza vincoli, che viene trasmessa da noi molto volentieri), l’ascolto integrale delle novità discografiche più interessanti, una grande attenzione verso le esibizioni live.
Ora abbiamo raggiunto le 100 ore di ascolto medio giornaliero, un traguardo molto importante, che non tutti raggiungono e che ci rende molto orgogliosi.
Ma presto dovremo superarci, perché per… “sopravvivere” dovremo assicurare a chi ci ospita 130 ore di ascolto al giorno… quindi proseguiremo con novità e miglioramenti quotidiani!
Vogliamo provare a vincere questa sfida, e ci serve proprio il vostro aiuto!
Collegatevi con The Flying Radio… vedrete che lo farete spesso perché… ne sentirete delle belle!