una mia vigna per il Fatto di venerdì 24 maggio, a corredo di un testo di Spinelli.
Marilena Nardi
Oggi sul Fatto il bel disegno di Marilena Nardi sui rapporti stato mafia su cui si sta discutendo a Palermo, oggi il giorno dopo la commemorazione dei 21 anni della morte di Giovanni Falcone.
I
eri l’Italia intera ha ricordato il sacrificio nella strage di Capaci del 23 maggio 1992 che, con lui e sua moglie, vide morire tre uomini di scorta.
Roberto Scarpinato, Procuratore Generale di Palermo tre giorni fa ha fatto un lucido ed importante discorso al riguardo, ne ho estrapolato una piccola parte per il mio blog :
Sono parole sofferte quelle che Paolo Borsellino, pronunciò il 23 giugno 1992 in un discorso tenuto alla Biblioteca comunale di Palermo, commemorando Giovanni Falcone a distanza di un mese dalla strage di Capaci.
Mi pare significativo che colui il quale fu il migliore amico di Giovanni e che ne condivise la sorte nella vita e nella morte, nel rievocare la strage di Capaci non focalizzi in quella occasione la sua attenzione, come sarebbe logico attendersi, sugli esecutori ed i mandanti della strage, ma piuttosto sui tanti che egli individua come responsabili dell’ostracismo che aveva condannato Falcone all’isolamento, indebolendolo progressivamente e costringendolo a lasciare il palazzo di Giustizia di Palermo.
Ecco un estratto delle parole di Paolo:
“Ho letto giorni fa, o ho ascoltato alla televisione - in questo momento i miei ricordi non sono precisi - un'affermazione di Antonino Caponnetto secondo cui Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Io condivido questa affermazione di Caponnetto [……]ripercorrendo queste vicende della sua vita professionale, ci accorgiamo come in effetti il paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di chiunque altro, cominciò a farlo morire il primo gennaio del 1988 […]
Borsellino ricorda quindi le responsabilità di coloro che agli inizi del 1988 si erano attivamente impegnati per impedire che Giovanni Falcone venisse nominato capo dell’Ufficio istruzione di Palermo, succedendo a Caponnetto, e come lui avesse rischiato di essere sottoposto a procedimento disciplinare solo per avere denunciato alla pubblica opinione che il pool antimafia di Palermo era stato smobilitato e Falcone ridotto all’impotenza.
.. per aver denunciato questa verità io rischiai conseguenze personali gravissime, ma quel che è peggio, il Csm immediatamente scoprì qual era il suo vero obiettivo: proprio approfittando del problema che io avevo sollevato, Falcone poteva essere eliminato al più presto. E forse questo io l'avevo pure messo nel conto, perché ero convinto che l'avrebbero eliminato comunque; almeno, dissi, se deve essere eliminato l'opinione pubblica lo deve sapere, il pool antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio. "
da
Il testo della commemorazione di Roberto Scarpinato in memoria di Giovanni Falcone e i sepolcri imbiancati dietro la strage
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Note:
Autonomia
In occasione dell'anniversario della strage di Capaci il procuratore Grasso rivela che non solo la Mafia aveva interesse nel bloccare l'attività della Magistratura.
24 maggio 2010
Gianfranco Uber
Le recenti affermazioni del procuratore antimafia Grasso sulle stragi mafiose del '93 fanno ricordare il famoso "io so..." di Pasolini sul Corriere del 1974.
Con i dovuti aggiornamenti.
30 maggio 2010
Gianfranco Uber
PS:
PALERMO - Il gip di Palermo, Riccardo Ricciardi, ha distrutto il 22 aprile 2013, le intercettazioni delle conversazioni telefoniche tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e l'ex ministro Nicola Mancino, registrate nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. (
fonte)
ROMA - I pm di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno citato come teste al processo, che si aprirà il 27 maggio in Corte d'assise, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I testi citati dai pm sono in tutto 180. Nella lista figurano anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, l'ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, e l'ex pg della Cassazione, Vitaliano Esposito. La citazione di Napolitano, peraltro preannunciata nei giorni scorsi, come quella degli altri testimoni indicati dalla Procura, deve essere valutata dalla corte d'assise che celebra il processo e che deciderà se ammettere le citazioni. Oggi sono state depositate anche le liste testi del legale degli ufficiali dell'Arma Mario Mori, Giuseppe Dedonno e Antonio Subranni e dell'ex ministro Nicola Mancino.(17 maggio 2013)
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