Il giornalismo perde un grande professionista, un uomo onesto e libero.
Mancherà la tua passione, la tua determinazione per l'inchiesta sempre alla ricerca dei fatti e della verità per far luce sui numerosi misteri italiani.
Fany perde un follower ed un amico della nona arte.
Ciao Andrea Purgatori e grazie!!
Caro Andrea.
Mauro Biani
#AndreaPurgatori
Se ne è andato all’improvviso Andrea Purgatori (1953-2023), uno dei più bravi giornalisti investigativi del nostro tempo. Si batté come nessun altro per scoprire la verità sulla strage di Ustica, sfidando segreti e viltà del potere, ricevendone intimidazioni e minacce, facendone una malattia. Professionale.
Ivano Sartori
E' scomparso Andrea Purgatori, un grande giornalista d'inchiesta che ha attraversato con i suoi reportage gli episodi più oscuri del nostro Paese e gli avvenimenti internazionali più importanti, tra terrorismo, rapimenti, mafia, stragi, guerre. Le sue indagini sulla strage di Ustica costituiscono una delle sue medaglie più importanti.
Questa vignetta, che apprezzò molto, del 1989 (Il Popolo) sulla strage di Ustica è legata proprio a una delle sue inchieste.
Marco De Angelis
Già me la immagino la conversazione, anzi, l'intervista di Andrea Purgatori con Lui. L'inizio potrebbe essere "quindi lei asserisce di esistere...quanto è coinvolta la chiesa con il caso Orlandi...e di Ustica cosa ci dice ?"
#Nicocomix #AndreaPurgatori #Ustica #purgatori #EmanuelaOrlandi #giornalista
VELTRONI SU PURGATORI: UN LIMPIDO RABDOMANTE DELLA VERITÀ
PERCHÉ GLI DOBBIAMO TUTTI QUALCOSA. NON SOLO PER USTICA
■ di Walter Veltroni per il “Corriere della Sera"
Faccio fatica a scrivere di Andrea al passato. La sua malattia è stata terribile, fulminante, spietata. Lui l’ha combattuta ma non ce l’ha fatta. Ci siamo scritti finché ha potuto, con quel pudore che caratterizza le relazioni tra affetti quando qualcuno è colpito da una malattia. Avevamo recentemente progettato insieme una serie sulla strage di Ustica per una piattaforma internazionale. Avevamo scritto a quattro mani le puntate, avevamo definito contenuti e linguaggi. Volevamo che fosse lui il protagonista, perché se lo meritava.
È lui il cronista coraggioso in interpretato da Corso Salani, altra morte prematura, nel bellissimo film di Marco Risi “Il muro di gomma”. Andrea, la sera dell’abbattimento dell’aereo, ricevette una telefonata da una persona che conosceva. Questa voce gli diceva che le cose non erano andate come veniva già detto. Andrea si è gettato su questa storia con il coraggio che ha sempre animato il suo modo di intendere la sua professione.
Voglio dirlo in modo chiaro, inequivoco: Andrea Purgatori è stato il giornalista esemplare. È stato la testimonianza che si può intendere il raccontare la realtà come una sfida costante con la propria coscienza, come un dovere che ha profili etici nei confronti delle cose, degli altri, di sé stessi. Non è mai stato un complottista, un dietrologo, non ha mai usato ideologie per raccontare la realtà. Aveva le sue solide convinzioni politiche e ideali ma non le ha mai usate per distorcere la realtà, per usare l’informazione a fini di parte. La sua parte, l’unica parte alla quale ha consacrato la sua vita professionale e personale, era la realtà. Non dico la verità, categoria di labile definizione. Ma la realtà, le cose come sono accadute.
Su questo giornale Andrea ha scritto di Ustica per anni, per contestare le bugie pelose di chi sosteneva le teorie più strampalate: il «cedimento strutturale» o la «bomba a bordo» o tutte le altre follie che servivano a camuffare la realtà che Andrea aveva scoperto fin dal primo momento. Andrea Purgatori ha detto agli italiani che sul cielo di Ustica si era combattuta la più grande battaglia militare in Europa dalla fine della guerra. Una verità che faceva tremare molti ambienti, in Italia e all’estero. Una verità che gli costò minacce alla sua stessa vita.
Andrea non ha smesso mai di cercare, magnifico rabdomante della realtà. E lo faceva con una febbre che univa la sua coscienza professionale e quella civile. Lo sanno gli spettatori di “Atlantide” su La7 e tutti coloro che hanno letto i suoi articoli o i suoi libri.
Gli italiani, lo dico senza enfasi, sono debitori nei suoi confronti. Senza di lui, e senza la battaglia di Daria Bonfietti e dell’associazione dei familiari, Ustica sarebbe stata sepolta sotto le bugie.
Che si occupasse del caso Orlandi, dell’omicidio di Pecorelli o dei rapporti tra mafia e politica, sempre Andrea trasmetteva il senso di una limpidezza, di una incorruttibilità che ha onorato la sua professione e guidato e illuminato la sua vita.
Era un uomo simpatico, spiritoso, pieno di passioni e di gentilezza, con un senso dell’umorismo che lo rendeva una presenza straordinariamente piacevole. Con lui potevi parlare di cultura, di storia, di politica, di televisione. E di calcio, come abbiamo fatto tante volte, insieme, vedendo partite e divertendoci insieme.
Andrea era una di quelle persone che, se entrano in una stanza, vorresti non uscissero. Invece stavolta è uscito, per sempre. E, sinceramente, ora la morte di un amico come Andrea, di una persona come Andrea, di un giornalista come Andrea mi sembra troppo ingiusta e spietata per essere accettabile.
L’ultima volta ci siamo scritti qualcosa che tra amici, specie uomini, è difficile dirsi ma che varrà sempre: che ci volevamo bene.