venerdì 30 aprile 2021

Michael Collins


WELCOME COLLINS
Michael Collins ha lasciato questa Terra.
L'astronauta che attese in orbita i colleghi che per primi misero un piede umano sulla Luna è morto ieri alla bella età di 90 anni dopo una vita senza alcun rimpianto. Una bella persona.
Gianfranco Uber

RIP Michael Collins by Dave Whamond, Canada, PoliticalCartoons.com



È morto Michael Collins, l’astronauta americano nato a Roma

 Aveva fatto parte dell’equipaggio dell’Apollo 11, la missione del primo uomo sulla Luna, con il ruolo di pilota del modulo di comando. Lui rimase a bordo di Columbia, in orbita intorno alla Luna, mentre Neil Armstrong, comandante della missione, ed Edwin Aldrin, pilota del modulo lunare, scesero sulla superficie della Luna a bordo del modulo lunare Eagle.
 Nato il 31 ottobre 1930 a Roma, dato che in quel periodo il padre, generale dell’esercito, aveva un incarico all’ambasciata americana in Italia, Collins venne selezionato come astronauta nel 1963. 
Dopo essere stato membro dell’equipaggio di riserva della missione Gemini VII, ebbe occasione di volare nello spazio due volte. La prima con la Gemini 10 e successivamente con l’Apollo 11, accumulando un totale di 266 ore nello spazio. 
Collins è stato una delle 24 persone che hanno volato intorno alla Luna. 
Prima di diventare un astronauta, frequentò la Saint Albans School di Washington e successivamente, nel 1952, conseguì una laurea in scienze presso l’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, New York. Dopo la laurea a West Point, Collins scelse la carriera nell’Aeronautica fino a diventare pilota sperimentatore presso la Edwards Air Force Base in California e, in tale veste, ha partecipato ai collaudi e alle valutazioni delle prestazioni e delle caratteristiche di stabilità e controllo dei caccia a reazione allora in uso all’USAF, raggiungendo il traguardo delle 5000 ore di volo.
 Nel 1970 si dimise dalla NASA per assumere il ruolo di Direttore del National Air & Space Museum, Smithsonian Institution, a Washington. Scrisse un libro, Carrying the Fire, sulla sua esperienza come astronauta.
 Il suo nome appare anche nella Hollywood Walk of Fame.
A lui i Jethro Tull hanno dedicato la canzone For Michael Collins, Jeffrey and Me

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L’uomo che non andò sulla Luna
di  
Era l’antieroe per eccellenza. Quello che si danna per essere invitato alla festa del secolo e poi rimane tutto il tempo davanti al guardaroba a presidiare i cappotti. Si chiamava Michael Collins, come il patriota irlandese, e a fregarlo fu la bravura. Dei tre astronauti della missione Apollo 11 destinata alla Luna, pare che Collins fosse di gran lunga il pilota più capace. Per questo gli venne affidato il timone del modulo di comando che rimase in orbita intorno al satellite, mentre Armstrong e Aldrin scendevano sulla superficie a coprirsi di gloria. Un uomo più cattivo di lui non li avrebbe più fatti risalire a bordo. E un uomo più narciso di lui sarebbe impazzito. Prepararsi tutta la vita per realizzare il sogno dei sogni, superare chissà quante selezioni, ritrovarsi nel tris degli eletti e a quel punto accettare il passo indietro per il bene comune, consegnandosi a un ruolo gregario. Parcheggiato in un cono d’ombra come il bassista di un concerto rock, quando tutti i riflettori e gli urletti dei fan sono per il cantante e l'assolo del chitarrista, ma lui continua a suonare con la tranquilla consapevolezza che senza il suo basso non ci sarebbe la musica.

Collins era nato a Roma, novant’anni fa, in via Tevere 16, dove una targa ancora lo ricorda con una bugia: «Primo uomo sulla Luna». Ma forse non è una bugia: gli altri due sono scesi a toccarla, però lui le ha girato intorno. Si è spinto più in là di tutti ed è l’unico ad avere visto che cosa ci sia dietro.


   
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Michael Collins era nato a Roma in via Tevere 16, nei pressi di Villa Borghese. 
Dalla Caput Mundi alla Luna... 
Buon viaggio astronauta e grazie di tutto!

martedì 27 aprile 2021

Radiotorrigliasound: Acidus scorie 23 "Zêna "

 




VI SIETE PERSI LA DIRETTA DI ACIDUS SCORIE 23???

NESSUN PROBLEMA... ECCO IL PODCAST!!!!!!!!!!!!😎😎😎👇👇👇

https://www.radiotorrigliasound.it/acidus-scorie...

Riprende il Giro d'Italia di Acidus Scorie, ma sempre rigorosamente da seduti, che il massimo dello sforzo nostro è indossar la cuffia e sparar belinate! La tappa che percorreremo in questa puntata ci porta sotto l'ombra della Lanterna, in quella città regale addossata ad una collina alpestre

superba per uomini e per mura: Belin! Stiamo parlando, ovviamente, di Genova, patria di navigatori, cantanti e soprattutto di vignettisti e umoristi, alla faccia del detto: "Son zeneize, riso ræo, strenzo i denti e parlo ciæo!".

Ospiti della serata: il vignettista, illustratore e pittore Gianfranco Uber, la scrittrice Luana Valle e la giovane attivista per i diritti delle donne Alice Merlo.

Dunque, siccome che o tenpo persu o no s'agoanta ciù, non perdete tempo e ascoltate la ventitreesima puntata di Acidus Scorie, 

E chi non ci ascolta... u l'ha ciù còrne de 'n cavagnin de lumasse!!!

COPERTINA-NICOCOMIX



domenica 25 aprile 2021

25 aprile 2021


 Dedicato alle partigiane

Antonio Gallo




25 aprile.

Omaggio a Delacroix (variazione sul tema)

Milo Manara




25 aprile 2021

Gianfranco Uber



Milko


25 aprile.
Anche quest’anno, nonostante tutto, ci teniamo a ringraziare le baby staffette e tutti quelli che ci hanno dato la Liberazione e l’esempio.
La Bambina Filosofica


Mannelli Riccardo





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Mauro Biani
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Bicio Fabbri


25 aprile
Durando



La libertà è stata ed è una conquista. Mai scontata. Mai abbassare la guardia.
Per il manifesto
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#liberazione #25aprile
#festadellaliberazione #vignetta #lelecorvi #ilmanifesto
Lele Corvi



W l'Italia liberata, w il25 aprile! Colori di libertà, by Chenzo www.chenzoart.it 25 Aprile #25aprile2021 #25aprilefestadellaliberazione #festadellaliberazione #chenzo
— presso Lorenzo Bolzani - Chenzo.

25 Aprile (2021)
Così come la Salute, la Vita... sono talmente sacre, anche la Libertà è un baluardo da non far sopraffare, violare, ingannare... in nessun modo, per nessun motivo..
Giorno dopo giorno: minuto dopo minuto. In ogni momento.
Anche ( e soprattutto! ) quando sembra ( o può sembrare... ) che i pericoli, le trappole, i soprusi non siano presenti, non esistano...
Questa Attenzione, questo amore, questa 'difesa' verso la Libertà, la dobbiamo in primis, oltre che per la nostra, propria Dignità, anche, e soprattutto, verso Coloro che in suo nome hanno pagato con la Vita.
Si vive in un Tempo nel quale, molte volte, la parola > "Benessere" non corrisponde di certo con la parola 'Dignità'.
E' che siamo Tutti/e ( un pò... ) 'distratti/e...' , illusi/e... , presi/e da chissà quale obiettivo... perdendo così di vista, ciò che è VERAMENTE importante nella Vita.
Proviamo a rifletterci... guardando a un Futuro (sano) senza dimenticar un Passato (sofferto)
Grazie a Tutti/e per la Vs. Attenzione.
Mike Comics




sabato 24 aprile 2021

Milva, Bella Ciao

 

L'avevo invitata qualche anno fa a partecipare alla manifestazione sindacale "sapere per contare" sul diritto allo studio permanente.

Insieme all'amico Vittorio Forelli, alla facoltà di scienze politiche.

Aveva accettato con entusiasmo e si era unita a noi nella giornata, con una semplicità disarmante. Ho un bel ricordo di lei.

Tiziano Riverso




A Milva

canti ed è un dono, un dono di te, come dev’essere

ti spogli di tutto, per arrivare al cuore, offerto a fior di labbra

non il corpo, non il sangue, in questa eucaristia: il cuore

nudo, cerca il tuo a occhi chiusi, per un piccolo bacio

un piccolo, indelebile, segno rosso

Fabio Magnasciutti

Alla mia maniera, ricordando una grande interprete....

#Milva

Pierpaolo Perazzolli


Il 17 luglio 1939 (età 81 anni) è nata a Goro in provincia di Ferrara , Milva, pseudonimo di Maria Ilva Biolcati, cantante e attrice teatrale italiana. Popolare in Italia e all'estero, ha trionfato sui palcoscenici di gran parte del globo, ottenendo particolari consensi, oltre che in Italia, soprattutto in Germania.
Carrera Arcangelo



La falce nera è calata ieri su Milva, indimenticabile voce di tante ballate… Così la ricorda Carlodicamillo Cadica, in arte Cadica. Ca DiCa #milva #bellaciao #brecht #ballatadimackiemesser #satira #vignette

Interpretare è amare.
Milva
Umberto Rigotti

Certi disegni li devi fare arrabbiati.
Milva 🖤
Marianna Balducci



Ilaria Guidantoni:

Addio Milva 

“Oggi ci ha lasciato Milva, uno strappo doloroso per il Piccolo Teatro di Milano e per la sua memoria. La sua voce indimenticabile, inconfondibile, luminosa e incisiva come il soprannome che indossava con eleganza, ha tracciato un capitolo importante della storia della musica e del teatro italiano, colorandolo del rosso della sua chioma e della sua incandescente personalità”.

Claudio Longhi

Il nome di Milva, per il Piccolo, è strettamente intrecciato a quello di altri due giganti: Giorgio Strehler e Bertolt Brecht. Milva, tra gli anni Sessanta e Settanta, è in scena accanto a Strehler tre volte, nelle successive edizioni di Io, Bertolt Brecht (1966/67; 1974/75; 1979/80).

Ma è soprattutto nella seconda, straordinaria edizione de L’opera da tre soldi del 1973 che fa apprezzare a pieno il suo talento di cantante e attrice, accanto a Domenico Modugno, Giulia Lazzarini, Giancarlo Dettori, Adriana Innocenti, Gianni Agus.

I songs brechtiani si dimostrano particolarmente adatti al suo timbro vocale e alla sua forte personalità di donna e di artista: sempre sotto la guida di Strehler, in Italia e all’estero, per tutti gli anni Ottanta, sono numerose le occasioni in cui ha modo di dare prova del proprio talento, fino ad essere unanimemente riconosciuta l’interprete italiana per eccellenza di questo autore. 

Nella stagione 1995/96, in occasione del Festival Brecht del Piccolo Teatro, Strehler crea insieme a Milva un nuovo recital brechtiano, Milva canta un nuovo Brecht: non sempre splende la luna, privilegiando le poesie e le canzoni più delicate, intimiste, sofferte e riflessive dell’autore: entrambi le reputano più consone al periodo storico che si trovano a vivere e alla propria mutata dimensione interiore.

Milva prosegue la propria relazione con il Piccolo condividendo con il Teatro due sue altre grandi passioni, tanto diverse, quanto esemplificative della sua umanità, della sua cultura e della sua curiosità verso il mondo: Astor Piazzolla, di cui, sotto la guida di Filippo Crivelli, porta in scena un memorabile recital nel 1996/97, ripreso con successo anche successivamente, e Alda Merini, alla quale dedica Milva canta Merini nella stagione 2004/05, diretta da Stefano de Luca e accompagnata al pianoforte da Giovanni Nuti. Nella stagione 2005/06 torna a interpretare Brecht, questa volta con Cristina Pezzoli a dirigerla nel nuovo appuntamento con l’autore di riferimento.

La camera ardente sarà allestita nel foyer del Piccolo Teatro Strehler, martedì 27 aprile, dalle ore 9.30 alle ore 13.30.

I funerali seguiranno in forma strettamente privata.

Milano, 24 aprile 2021

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Radiotorrigliasound: Acidus scorie 22 "Cecilia Crisafulli"

 


AVETE PERSO LA PUNTATA 22 ??? ECCO IL PODCAST!!! 😎👇👇👇👇👇

https://www.radiotorrigliasound.it/acidus-scorie...


Dicono che la musica sia la panacea ad ogni male, che stimoli la consapevolezza interiore e che migliori il nostro umore. È una sorta di droga benefica e noi viziosi e sociopatici di Acidus Scorie come possiamo rigettare una cosa che influisce sul battito cardiaco, la pressione sanguigna, la respirazione e il livello delle endorfine?

Quindi in questa ventiduesima puntata, abbiamo deciso di farci un endovena di Cecilia Crisafulli unica donna e violinista della "Palast Orchester" di Berlino! Lasciatevi trasportare dalle sue note e dalla sua simpatia... in attesa di poter tornare tutti insieme ad affollare quei luoghi magici propri dell'Arte, siano essi Teatri, Musei o Sale Cinematografiche.


E chi non ci ascolta è in combutta con le Big Pharma che ci iniettano 5G per renderci schiavi di Netflix!

🔥Copertina- KUTOSHI KIMIMO-🔥


giovedì 22 aprile 2021

Earth Day 2021


 Earth Day by Joe Heller, PoliticalCartoons.com

https://politicalcartoons.com/sku/250773


22 aprile. Giornata mondiale della Terra. Auguri !
Tomas

Nicoletta Santagostino (Nicocomix)
21 April 2021
Ophelia
Earth Day on April 22nd.
https://cartoonmovement.com/cartoon/ophelia



It feels like a hundred years
Magnasciutti



Shahid Atiqullah
22 April 2021
Save the Planet !
World , Peace, Peace and Love, terrorism, Stop war,
https://cartoonmovement.com/cartoon/save-planet-0


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Save the Earth! by Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland
https://politicalcartoons.com/sku/250237



Giornata della TERRA.............più educazione e senso civico umano!!!!!!
Alfio Leotta



Mario Bochicchio


Silver





Il 22 aprile è la Giornata della Terra, Earth Day, in cui.......... "Abbiamo la Terra nel cuore!" By Chenzo, www.chenzoart.it Earth Day Italia #giornatamondialedellaterra #EarthDay2021 #Terra #chenzo
— presso Lorenzo Bolzani - Chenzo.






 Up the stream, too many paddles. My most recent from The Economist.

Kal

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mercoledì 21 aprile 2021

Grillo, babbo maschilista: "arrestate me!"

 

COPIA DAL VERO

Portos / Franco Portinari


Grillo Parlante

Gio / Mariagrazia Quaranta




Marilena Nardi : "Ringrazio Carolina Capria per questa lucida riflessione sulla cultura dello stupro":

La cosa secondo me più utile che possiamo fare non è parlare di Grillo ma piuttosto del perché quello che ha fatto Grillo è normale. E quindi di cultura dello stupro. 

Cultura dello stupro è l’insieme di quei comportamenti che vengono messi in atto all’interno della società per normalizzare lo stupro. 

Cosa significa “normalizzare lo stupro”? 

Non significa celebrare chi lo compie, anzi, ma ritenete che lo stupro sia una cosa che può capitare, una cosa che può rientrare nella vita di una donna, una fatalità con cui una donna è chiamata a fare i conti. E infatti sarà LEI a dover mettere in atto una serie di comportamenti finalizzati a evitarle la violenza. Non ci preoccupiamo di educare gli uomini al rispetto, all’affettività, a riconoscere le dinamiche di potere e sopraffazione, ma chiediamo alle donne di non ubriacarsi, non viaggiar, non andare in giro di notte, accelerare il passo se sono sole e si sentono osservate. 

Come si normalizza lo stupro? 

Tanto per cominciare analizzando sempre la condotta della vittima e mai quella dello stupratore - cosa che i media sono bravissimi a fare. È lei che mente, è lei che poteva comportarsi diversamente, è lei che non si è sottratta e ha lasciato che lui le sfilasse i jeans (celebre sentenza del 1998). È lei che doveva urlare, è lei che doveva correre alla polizia, sempre lei che doveva fare questo e fare quello per dimostrare di essere vittima. E poco ci importa che le vittime ci raccontino le difficoltà nel comprendere l’accaduto e reagire; noi sappiamo bene come quale debba essere la condotta della vittima perfetta. 

Poi derubricando la condotta dello stupratore a “ragazzata”, “stronzata”, “gioco sfuggito di mano”, sottintendendo così che tutto sommato agli uomini può capitare di perdere un po’ il controllo, sono pur sempre cacciatori. 

Dati questi presupposti, quello che ha fatto Grillo non rappresenta nulla di particolarmente significativo, è rimasto nei ranghi del sistema che le donne vittime di stupro e le persone che si occupano di violenza, denunciano ormai da decenni.



Riccardo Mannelli



Zoologia
Fulvio Fontana





CONTE DICE QUALCOSA SUL VIDEO DI GRILLO. FINALMENTE
Ci ha messo un po’ prima di dire ufficialmente qualcosa sull’incredibile video di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro; ma alla fine anche Giuseppe Conte, leader in pectore del M5S, ha emesso un comunicato. Eccolo qui sotto tra virgolette. Poteva esporsi con parole più severe e meno diplomatiche? Forse. Ma intanto, a differenza di tanti alti papaveri del Movimento che l’hanno buttata solo sulla “comprensione umana”, l’ex presidente del Consiglio ha citato la ragazza italo-svedese svillaneggiata da Grillo. "Comprendo le preoccupazioni e l’angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la presunta vittima, la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che stanno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza".
(La fotovignetta di Osho è presa dalla prima pagina del quotidiano "Il Tempo". "Le du' cose" sono ovviamente donne e magistratura).
Michele Anselmi
https://www.facebook.com/photo/?fbid=1398252473871711&set=a.110979979265640


E' consenziente
Soria


Non mi resta che piangere!
Soria


Boscarol

domenica 18 aprile 2021

A Sepulveda

 CARMEN YÁÑEZ

ERAVAMO COSÌ FELICI E NON LO SAPEVAMO

Ignoranti della luce che circondava l’innocenza

eravamo così felici amore mio,

con il calore delle nostre mani unite

attraversando tutte le strade

e ridendo degli ostacoli di pietra o grandine

che volevano fermare quella nostra corsa irresponsabile di felicità.

Eravamo così felici

e non ci accorgevamo della dimensione della vita.

Dell’invisibile minaccia, dell’ombra lunga

della paura,

noi non sapevamo nulla, insolenti.

Amandoci con previsioni di futuro.

Ora non arrivo a pensare oltre il domani quando aspetto

la prova della tua vita per bocca d’altri.

La poesia è tratta dall’ultima raccolta della Yáñez, Senza ritorno, pubblicata dalla Guanda lo scorso anno. In questa poesia d’amore, struggente, commovente, c’è perdita, nostalgia, rimpianto, sgomento ed è naturalmente dedicata al compagno della sua vita Luis Sepúlveda, che questo male terribile che ha colpito le nostre vite, ha portato via al suo amore e a tutti noi. In fondo alla pagina potete leggere la poesia originale. La traduzione è di Roberta Bovaia

Gio / Mariagrazia Quaranta


Uno scrittore per bambini e rivoluzionari

Il 16 aprile del 2020, dopo cinquantuno giorni di resistenza al male, moriva di Covid il grande scrittore cileno Luis Sepulveda, militante pro Allende, sopravvissuto al carcere e alle torture del regime di Pinochet. Facendo un giro su Internet alla ricerca dei suoi libri si trovano quelli, pur bellissimi, dedicati all’infanzia a base di gabbianelle e gatti, balene e lumache. Per trovare i libri «per grandi» che hanno dentro gli ideali e i drammi del Novecento, le peripezie e i ricordi della rivoluzione, come «La fine della storia», bisogna scavare, scavare parecchio. Così va il mondo. Soprattutto on line, dove si vendono più libri che in libreria. Ahimè. 

Ivano Sartori


Il 16 aprile 2020 il virus ci portava via Luis Sepúlveda
Paolo Lombardi


Giocava coi generi: le favole per i sentimenti universali (oltre alla storia della Gabbianella, quella del gatto e del topo che diventò suo amico, della lumaca che scoprì la lentezza e del cane che insegnò a un bambino la fedeltà); la novela negra per denunciare l'arroganza dei potenti, la solitudine degli sconfitti o, come in Diario di un killer sentimentale, l'orgoglio di un uomo tradito; i racconti per mettere a nudo dopo un lento processo di maturazione le sue idee e passioni. Si legga ad esempio Incontro d'amore in un paese in guerra.



"È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.”

LUIS SEPÚLVEDA

Roby Il Pettirosso

 vignetta, ispirata e dedicata a Luis Sepulveda
Gianlo
http://gianloingrami.blogspot.com/

Gianlo


“La letteratura che vale è quella che riesce a dar voce a chi non ha voce”

LUIS SEPULVEDA



"Luis Sepulveda" - Omaggio al grande scrittore Cileno morto in Spagna il 16 aprile per coronavirus...ci uniamo al dolore della Gabbianella
Marco D'Agostino



Vasco Gargalo
24 April 2020
Luis Sepúlveda
Luis Sepúlveda (1949-2020) was a Chilean writer and journalist. A communist militant and fervent opponent of Augusto Pinochet's regime, he was imprisoned and tortured by the military dictatorship during the 1970s


I suoi sogni erano grandi, immensi, nati sull’onda dell’entusiasmo giovanile quando il Cile sembrava il paese dell’utopia e la poesia era un modo per sentirsi vivi: leggeva Neruda, Machado, Garcia Lorca, voleva rendere il mondo un posto migliore. La morte di Che Guevara cambiò tutto: partì come volontario in Bolivia, dove resisteva ancora un piccolo gruppo di guerriglieri. Erano in trenta, tornarono in sei. Nel frattempo Allende vinceva le elezioni e apriva la strada al sogno. Sepúlveda entrò a far parte della guardia personale del presidente e continuò per tutta la vita a raccontare il valore e la realtà di quel gruppo di compagni. Incontrò Carmen Yáñez, la donna che sposò due volte, suo grande amore, compagna di vita e di lotta.
Come andò a finire è storia: il golpe di Pinochet, la clandestinità e infine il carcere, le torture, l’esilio. Sepulveda aveva 24 anni quando iniziò a fuggire: Argentina, Uruguay, Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Nicaragua. Da una spedizione nella selva amazzonica dove incontra gli indios Shuar nascerà il suo romanzo più famoso, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Pezzi di vita che diventano letteratura come accadrà anche dopo, con Il mondo alla fine del mondo, romanzo ispirato alla sua esperienza su una nave di Greenpeace, il primo che testimonia il suo impegno per l’ambiente.

Ce ne doveva essere un altro, lo stava scrivendo nella sua grande casa di Gjion, ma non ne ha avuto il tempo: alla fine di febbraio, di ritorno da un festival letterario in Portogallo, i brividi e la febbre. Contagiato dal Covid, primo caso nelle Asturie, ha lottato contro il virus per 51 giorni. All’inizio tutti pensavano che ce l’avrebbe fatta: la sua capacità di resistere alle avversità era tale che sarebbe uscito anche da quell’incubo. Non è accaduto: il suo fisico ha ceduto e quel romanzo, a lungo pensato, è rimasto incompiuto.


CARMEN YÁÑEZ
ÉRAMOS TAN FELICES Y NO LO SABÍAMOS
 

Ignorantes de la luz que circundaba la inocencia
éramos tan felices amor mío,
con el calor de nuestras manos juntas
cruzando todos lo caminos
y riéndonos de los obstáculos de piedra o granizo
que nos intentaban parar esa carrera irresponsable de la felicidad.
Éramos tan felices
y no nos enterábamos de la dimensión de la vida.
De la invisible amenaza, de la larga sombra
del miedo,
no lo sabíamos nosotros, irreverentes.
Amándonos con proyecciones de futuro.
Hoy ya no pienso más allá de mañana cuando espero
tu prueba de vida dicha por otros.

Paolo Hendel: Luis Sepùlveda



Sepulveda 

Ritratto di Riccardo Mannelli per l'intervista di Repubblica qui sotto

https://www.repubblica.it/cultura/2017/08/20/news/luis_sepu_lveda_sono_morto_tante_volte_-173435132/

Luis Sepúlveda: "Sono morto tante volte"

Antonio Gnoli

Lo scrittore: "La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato, la seconda quando mi arrestarono, la terza quando imprigionarono mia moglie"

Nell'uomo comune la sofferenza è un peso; nell'artista prende la forma di un orizzonte. Qualcosa che va molto al di là dell'esperienza e diventa visione del mondo. Incontrando Luis Sepúlveda penso che la sua forza risieda in una certa dose e forma del dolore. Niente di prettamente sudamericano, anche se è nato in Cile. Niente che faccia davvero pensare alla tristezza delle vaste praterie. È un dolore verticale che si misura semmai con le altezze delle Ande e con la freddezza dei suoi ghiacciai. Luis è un uomo concreto. Solido. Senza questo carattere difficilmente sarebbe sopravvissuto, non già alla sua scrittura che è bella, penetrante e a volte indignata, ma alla galera e alle torture che seppe infliggergli il regime di Pinochet. Di solito non amo i racconti politici, ma qui in gioco c'era la vita di un uomo che ha creduto e continua a credere. Un uomo famoso che vende milioni di copie dei suoi libri e che uscirà in settembre con il nuovo libro Storie ribelli.

Sei mai stato un uomo davvero felice?

"Mi chiedi troppo, però se ci penso una felicità speciale l'ho provata quando ho riavuto il mio passaporto cileno. Non molto tempo fa, del resto. Mi sono sempre sentito un uomo libero; ma quello straccio di documento, dopo 31 anni di esilio, dopo che avevo passato la vita a sentirmi un uomo cancellato, mi ha fatto uno strano effetto. Come un battesimo che non ti aspetti e quindi una rinascita".

Per rinascere bisogna morire.

"Sono morto tante volte, se è per questo. La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato; la seconda quando mi arrestarono; la terza quando imprigionarono Carmen mia moglie; la quarta quando mi tolsero il passaporto. Potrei continuare". Dov'eri quando ci fu il golpe? " Non fu un semplice golpe, fu un assedio. Facevo parte della guardia personale di Allende. Quel giorno mi trovavo a una trentina di chilometri da Santiago. Ero addetto alla sicurezza delle acque pubbliche; dovevamo difendere le fonti di approvvigionamento. Per ben quattro volte la milizia di Pinochet aveva tentato di avvelenarle".

Come reagisti alla notizia dell'assedio?

"Cercammo di organizzarci, avanzando verso il centro di Santiago. Si combatteva lungo le strade. Poi sentimmo il rumore degli aerei e le esplosioni. Bombardarono il palazzo della Moneda. Provammo a resistere, soprattutto a Sud dove pensavamo che una controffensiva fosse ancora possibile. Ma il popolo non aveva armi".

Cosa accadde a quel punto?

"Venni arrestato. Era il 4 ottobre del 1973. Giorno del mio compleanno. Insieme ad altri venimmo circondati dai soldati e dalla polizia. L'accusa che mossero fu alto tradimento della patria e banda armata. Fui torturato, processato e condannato alla pena capitale. Il mio difensore era un tenente dell'esercito. Lui poteva parlare con me, io no. Alla fine mi disse che era riuscito a trasformare la condanna a morte in 28 anni di carcere".

Tu eri sposato?

"Anche mia moglie fu arrestata. C'eravamo conosciuti da adolescenti. Quando fu catturata non stavamo più assieme. Soprattutto per divergenze politiche. Carmen era di estrema sinistra io socialista. Lei fu portata nell'inferno di Villa Grimaldi. Venne torturata insieme ad altre tre donne. Alla fine pensando che fosse morta gettarono il corpo in una discarica. Un passante si accorse che era ancora in vita e fu così che si salvò".

Come hai fatto a lasciare la prigione e poi il Cile?

"Potrei dirti che a volte la scrittura salva la vita. Il mio insegnante di liceo mandò una mia raccolta di racconti a un premio cubano. Non pensavo assolutamente di diventare scrittore. Ma accadde che due di quei racconti furono pubblicati e poi tradotti in tedesco. Anni dopo, una ragazza di Amnesty vide il mio nome su una lista di cileni condannati e l'associò all'autore di quei due racconti che aveva letto. E fu così che in Germania e in parte del resto d'Europa ci fu una mobilitazione nei miei riguardi che si concluse con la mia scarcerazione e l'espulsione dal Cile nel 1977".

Lasciasti lì la tua famiglia?

"Quello che restava. Con Carmen ci saremmo rimessi insieme molti anni dopo. Lasciai Carlitos il maggiore dei miei figli. Aveva 5 anni quando lasciai il Cile, lo avrei rivisto solo anni dopo, in Svezia".

Chi erano i tuoi?

"Mio padre era cuoco e mia madre infermiera. Li ho molto amati per non avermi mai fatto pesare il ruolo di genitori. Ma la persona con cui mi sono sentito più in sintonia è mio nonno. Un anarchico che agli inizi del ' 900, a soli 16 anni, partecipò a una rivolta nella Spagna andalusa. Ci scappò un morto tra gli ufficiali e lui insieme ad altri compagni venne arrestato".

In seguito?

"Riuscì a fuggire e inseguendo gli ideali libertari finì prima nelle Filippine e poi in Equador. Impiantò anche una fabbrica di produzione di olio, con i profitti finanziò i movimenti anarchici e alla fine arrivò a Iquique, una città di minatori a nord del Cile che produceva fertilizzanti dal salnitro. Arrivò un mese dopo che l'esercito cileno aveva represso una rivolta con migliaia di morti. Fu qui che conobbe mia nonna, una dama di compagnia. Non so cosa vide in mio nonno. Erano due personalità diversissime. Forse per questo riuscirono ad amarsi profondamente".

Tu seguisti gli ideali del nonno?

"Da bambino mi leggeva Tolstoj e cercò di trasmettermi gli ideali anarchici. Si arrabbiò moltissimo quando gli confessai che ero entrato nella gioventù comunista. Mi disse: Luis, tu e i tuoi compagni lotterete per immaginare di essere liberi; io lotto per non dimenticare di esserlo stato".

Che cos'è la libertà per uno scrittore?

"Non è facile definirla. A volte penso alla responsabilità di scegliere le parole giuste; a volte immagino la libertà come un'attesa che può essere frustrata. Ti ricordi quel verso di Kavafis? Sta facendo buio e i barbari non vengono. Non sai mai quando il nuovo irromperà nella tua vita, nella tua scrittura".

Non sai come e quando ti cambierà.

"I libri sono bestie strane e imprevedibili come le storie che hanno dentro".

Le tue storie hanno spesso la forma della favola.

"È un genere che mi consente di creare dei personaggi soprattutto animali in grado di trasmettere valori come la giustizia, la fratellanza, la solidarietà".

A questo proposito la gabbianella è stata la tua favola di  esordio e di grande successo. Come è nata?

"Volevo scrivere qualcosa per i miei figli piccoli e per quelli dei miei amici".

Forse scrivi anche per te.

" Scrivo perché amo la mia lingua e in lei riconosco la mia unica patria. E poi si scrive per gli altri. Si scrive, come diceva il mio amico Osvaldo Soriano, per abitare nel cuore della gente migliore".

Lo hai conosciuto bene?

" Se l'ho conosciuto? Mi chiedi. Come si conosce un fratello che ami e rispetti. Le nostre passeggiate, i discorsi e i pensieri, e poi la tristezza, la grande tristezza di certi bar che frequentavamo a Buenos Aires. Le mattine per Osvaldo cominciavano alle cinque del pomeriggio".

Di cosa parlavate?

" Di tutto, degli amici che non c'erano più, dei fantasmi che a volte abitano nella testa di noi scrittori, parlavamo di quei personaggi condannati a essere dei perdenti. E quando eravamo stanchi come di istinto ci rifugiavamo in qualche caffè. Di solito sedevamo a un tavolo vicino alla finestra, seguendo un rituale mai dichiarato, lui ordinava due whiskey e un bicchier d'acqua minerale. Cominciava a bere il mio e io: posso bere il tuo Osvaldo? Meglio di no, ti fa male. La verità è che il medico gli aveva ordinato di non bere e di non fumare. Era piuttosto malconcio di salute".

L'unica volta che lo vidi, un sigaro enorme trionfava tra le labbra.

"Amava gli Avana, poteva tenerlo in bocca per ore torturandolo e sfilacciandolo. Poi quando lo strozzava fra le dita cominciava i suoi racconti fantastici. Le sue parole risvegliavano lo stupore e l'intelligenza. Mi manca Osvaldo. Mi manca la sua onestà. L'ultima volta che lo vidi sembrava molto stanco. Ci lasciammo, in una strada di Buenos Aires, con un lungo abbraccio. Convinti che non ci saremmo mai più rivisti. Lo guardai allontanarsi lentamente e piegarsi come per raccogliere qualcosa da terra. Capii che si era chinato per accarezzare un gatto randagio".

Uno che in qualche modo somigliava a Soriano fu Bolaño. Che ricordo hai di lui?

"Il ricordo si tinge di una pena infinita per la sua fine arrivata troppo presto, forse nel suo momento più creativo. Non l'ho mai conosciuto. Parlai due sole volte con lui, per telefono. Ero direttore di un Festival culturale e lo invitai. Accettò di partecipare. Ma una settimana prima mi chiamò per dirmi che stava male e che sarebbe iniziato un periodo duro per la sua vita. È stato un bravo scrittore, ma non era tra i miei favoriti. Il suo miglior libro per me resta Stella distante".

Chi sono gli scrittori del tuo continente che consideri imprescindibili?

"In testa metterei Francisco Coloane. L'ho amato moltissimo. Devo a lui se sono diventato scrittore. Un uomo del Sud, un avventuriero che sapeva spingersi in profondità nei territori più impervi. Arrivò alla letteratura con un linguaggio nuovo, a un tempo duro e tenero".

E Márquez?

" Come fai a metterlo in discussione? È l'immagine stessa dell'America Latina. Forse questo è il suo limite. Gli preferisco Juan Rulfo, che finalmente anche voi in Italia avete scoperto. E poi Julio Cortázar. Anche nelle frasi più sofisticate sapeva essere diretto. E poi mi piace Pablo Simonetti, un giovane che ha scritto tre romanzi bellissimi. Ma il mio preferito è Ramón Díaz Eterovic, uno di Punta Arenas, scrive in maniera magistrale".

Punta Arenas è la parte estrema del Sud America, qualcuno diceva dove le storie vanno a morire. Tu sei stato da quelle parti e scritto sulla Patagonia.

"Ci sono stato e anche a lungo. Partii per il Sud del mondo per vedere cosa vi avrei trovato. E furono giorni estenuanti che sapevano di zaino e di vento. Stava terminando la breve estate australe. Il vento gelido cominciò a spazzare le strade di Punta Arenas. Era solo metà marzo, ma sembrava di essere piombati in pieno inverno. Ero con il mio amico Daniel Mordzinski, il fotografo che mi aveva accompagnato in tante avventure. Ci guardammo: e ora che facciamo? Vedemmo nel cielo migrare stormi di ottarde. Loro si allontanavano". 

E voi?

"Ci venne in soccorso una storia dei primi del Novecento. Due signori, un croato e un tedesco, si fecero venire in mente la straordinaria idea di aprire un cinema proprio lì, sui bordi della fine del mondo, a Porvenir, che poi vuol dire " avvenire". José Bohr e Antonio Radonic girarono anche dei film. Nacque con loro il primo film cileno. E noi andammo a trovare un nipote di Antonio che ci raccontò questa storia magnifica. La Patagonia è sempre stata una terra di saccheggi e di sogni".

Chi l'ha resa un luogo di culto è stato Bruce Chatwin.

"Quella che lui ha raccontato è stata la "sua" Patagonia. Era un buon scrittore. Ci conoscemmo a Barcellona. Mi regalò uno dei suoi leggendari taccuini neri, un Moleskine su cui aveva annotato le sue impressioni. Scoprii che il primo ad usarli fu l'esploratore Amundsen. Ci vedemmo varie volte al Cafè Zurich. Era un conversatore affascinante. Ricordo che gli parlai della spiaggia di Gijòn, nelle Asturie, dove di solito vivo e dove i surfisti si allenano e fanno gare. Era curioso, brillante, seduttivo. Mi parlò dell'intenzione di raggiungere il Circolo Polare Artico. Non so se fece in tempo".

Forse no.

"È morto troppo presto e troppo giovane. Ma anche il Cafè Zurich credo non esista più".

Hai paura della morte tu che sei "morto" così tante volte?

"C'ho fatto l'abitudine. E poi la vera saggezza è sapere quando le cose finiscono. Soprattutto uno scrittore deve sapere quando dire basta. Non ripetersi. Perché scrivere deve essere un gesto libero e non una condanna".

Ti ha mai sfiorato questo dubbio?

"Sì, certo. So che un giorno anche per me verrà il momento di dire basta".

A quel punto?

"In quel preciso istante Sepúlveda non smetterà di vivere, perché c'è sempre un pezzo di esistenza oltre il racconto, oltre le storie, oltre la letteratura. Sarà come abbandonare qualcosa che mi appartiene. Mi è accaduto con il Cile e l'ho ritrovato, trent'anni dopo. Potrebbe accadere anche con il romanzo, il giorno in cui me ne dovessi allontanare. Tutto finisce, ma niente è davvero definitivo".