GIORGIA, L’ALIENA
Possiamo attaccare La Meloni per le scelte politiche reazionarie che non si risparmierà. Dobbiamo farlo. Possiamo tenerla d’occhio per le evidenti tendenze sovraniste e nazionaliste denunciate persino dal suo linguaggio istituzionale. Anzi, dobbiamo. Così come dobbiamo preoccuparci per la tenuta delle sue garanzie pre-elettorali circa i diritti delle minoranze e dei ceti più fragili. Insomma, dobbiamo vigilare sulla prima presidente del consiglio aliena.
Però dobbiamo, con altrettanta onestà, ammirare la volontà con cui questa donna si è fatta da sé, pur essendo gravata da enormi handicap sociali e familiari. E c’è riuscita da sola e contro tutti, pur appartenendo alla periferia della società politica, quella maledetta e giustamente sospettata per i suoi infami trascorsi storici.
Ce l’ha fatta a scapito di tutto e a dispetto di molti, se non di tutti. E questo le va riconosciuto. Sull’ascesa dal nulla al massimo scanno governativo, la sinistra, a cominciare dai rimasugli comunisti che si vergognano del proprio passato, dovrebbe riflettere. Quando comunisti e socialisti stavano con i proletari, con gli operai, con i sottoproletari, con chi partiva svantaggiato, quelli come la Meloni stavano con loro. Da quando la sinistra schifiltosa taccia di populismo il disagio sociale che si trasforma in rabbia, si barrica nei quartieri alti, emigra nelle isole dei Parioli per evitare il contatto. Ed è allora che le Meloni e i Meloni, che sono tantissimi, cercano e trovano altri tutori, altri cavalli, altre bandiere. E le trovano. Morale della favola: chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Ivano Sartori
#sovereignty #Meloni
Marco De Angelis
Cerimonia della campanella
Portos
Meloni risponde a Serracchiani: «Mi guardi, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?»
Portos
Durando