giovedì 17 dicembre 2020

“Femme battue” il calendario 2021 per i diritti delle donne

 

 

Illustratrici e illustratori di tutto il mondo 
per il calendario 2021 di G.I.R.A.F.F.A. onlus 
realizzato con il Centro LIBREXPRESSION

Si chiama “Femme battue” il calendario 2021 voluto dall’associazione GIRAFFA Onlus (Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile) formata da donne che si occupano di altre donne vittime di violenza, insieme con il centro antiviolenza dedicato a “Paola Labriola”, a una casa rifugio denominata “Casa dei diritti delle donne” e alla casa in semiautonomia V.i.t.A. (Vola in piena autonomia).

Un calendario straordinario realizzato con la collaborazione del Centro LIBREXPRESSION/LIBEX della Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921), il Centro Euro-Mediterraneo della Fondazione Di Vagno (1881-1920) per la promozione della libertà di espressione e della satira politica. 
Dodici tra illustratrici e illustratori di tutto il mondo hanno raccontato le diverse declinazioni della violenza (domestica, sessuale, mgf, stalking, economica, ecc.) e hanno donato le loro tavole per sostenere il futuro delle donne presenti nella casa in cohousing e per offrire loro la possibilità di riannodare i fili della propria vita e volare in alto verso una riappropriata dignità. Il ricavato della vendita servirà, infatti, ad attivare una borsa lavoro o a pagare un corso di formazione per entrare nel mondo del lavoro.

<<Sento dire che il calendario è passato di moda o che è inflazionato perché ognuno ha il suo – ha sostenuto la presidente di GIRAFFA, Maria Pia Vigilante - Personalmente sono convinta che il calendario rappresenti uno strumento di comunicazione e sensibilizzazione importante. Il nostro calendario, così come realizzato, ci racconta e ricorda che ogni giorno una donna viene picchiata, molestata, mutilata, violentata, diventa vittima di tratta, in ogni latitudine e longitudine. Da qui "Femme battue", cioè, donna maltrattata. Le bellissime tavole che le illustratrici e gli illustratori, indicatici dal Centro LIBEX, ci hanno messo a disposizione, e che ringraziamo per questa loro sensibilità ed attenzione, ci offrono la possibilità immediata di vedere cosa può succedere sul corpo di una donna per le violenze agite da un uomo. Con le tavole del calendario – ha aggiunto l’avvocata Vigilante - intendiamo fare una mostra subito dopo l’emergenza Coronavirus così come abbiamo fatto con le foto "Le crepe nell'anima" di Olga Diasparro, foto che componevano il calendario 2020>>.

Le illustrazioni sono di Anne Derenne in arte ADENE, francese residente a Madrid, dell’illustratrice francese Bénédicte, di Doaa EL ADL vignettista egiziana nota per i suoi cartoni satirici con forti temi politici, sociali o religiosi, della marocchina Zainab Fasiki fumettista e attivista per i diritti delle donne e per la democrazia di genere, del vignettista turco Oğuz Gürel anche membro dell’Unione europea dei Cartoonists (FECO), di Kianoush Ramezani in arte Kianoush artista iraniano in esilio a Parigi come rifugiato politico, di Michel Kichka uno dei maggiori rappresentanti del fumetto israeliano, del giornalista e vignettista libanese Patrick Pinter, dell’olandese Tjeerd Royaards direttore di Cartoon movement, e degli italiani Maurizio Boscarol psicologo, informatico e fumettista, Virginia Cabras archeologa e vignettista satirica con lo pseudonimo di Alagoon e Marilena Nardi illustratrice che collabora con periodici nazionali e internazionali, vincitrice di diversi premi per la sua attività grafica ed editoriale.
 
<<Molto spesso la lotta contro la violenza sulle donne è vista come una battaglia specifica delle donne. Non è così. – ha affermato Thierry Vissol, direttore del Centro Librexpression-Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921) - La volontà di alcuni uomini, società o religioni, di considerarle inferiori, di avvilirle, di tenerle in schiavitù, di negare loro gli stessi diritti dei quali godono gli uomini, è una violenza simile a quella agita per ragioni di colore, di religione, di origine o di orientamento sessuale in alcune società o regimi. I diritti all’uguaglianza e alla dignità devono essere universali, non si possono declinare in livelli differenti o essere dimenticati secondo criteri fissati da norme sociali o dogmi religiosi. Una persona è una persona qualsiasi sia il suo sesso o la sua sessualità, il colore della sua pelle o il suo credo. Spetta a tutti coloro che credono nell’universalità dei diritti della persona, combattere queste violenze. Senza il rispetto delle persone e dei loro diritti non ci può essere libertà d’espressione. E non può esserci nemmeno in una società che considera metà della popolazione inferiore tanto da credere che non meriti la stessa libertà, la stessa considerazione e la stessa dignità degli uomini. Per tutti questi motivi – ha concluso Vissol - il Centro Librexpression-Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921) e i suoi membri (vignettisti e vignettiste, illustratori e illustratrici, fotografi e fotografe), sono pronti a mettere il loro talento, le loro matite o macchine fotografiche, al servizio del pieno rispetto di questi diritti umani inalienabili>>.

Il calendario “Femme Battue” (il cui costo ammonta ad € 8,50) può essere prenotato inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica info@giraffaonlus.it
Il versamento potrà essere fatto sul c/c Banca Etica intestato a “Giraffa onlus” (Iban: IT53F0501804000000010001147 ) con la causale Calendario Giraffa 2021.
Per informazioni: 080 574 1461.

G.I.R.A.F.F.A. – O.N.L.U.S • via Napoli, 308 • 70123 BARI (Italia)

tel. +390805741461 •  tel/fax +390805741461 - E-mail: info@giraffaonlus.it. Sito web:www.giraffaonlus.it

Cod. Fisc. 93193630725


Una piccola anticipazione del bellissimo calendario:

Maggio illustrato da Kianoush Ramezani


Agosto illustrato da Doaa Eladl

Novembre illustrato da Marilena Nardi



Per quanto riguarda il matrimonio di Pinter

© Zainab Fasiki



© Alagon



lunedì 14 dicembre 2020

IN MEMORIA DI GIULIO REGENI, RESTITUISCO LA LEGION D'ONORE di Corrado Augias

Beau Geste
Bravo Augias, complimenti.

Gianfranco Uber


Corrado Augias ha annunciato che restituirà alla Francia la Legion d’onore in segno di protesta, dopo che il Presidente Macron ha insignito con lo stesso riconoscimento il presidente egiziano Al Sisi, a capo di un regime sanguinario che ha sulla coscienza le torture e la morte di Giulio Regeni.

Durando

#CorradoAugias #legionedonore #GiulioRegeni



IN MEMORIA DI GIULIO REGENI, RESTITUISCO LA LEGION D'ONORE

di Corrado Augias 

Caro direttore*, 

domani lunedì 14 dicembre, andrò all'Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d'onore a suo tempo conferitemi. Un gesto nello stesso tempo grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale. Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d'origine della mia famiglia.

La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d'onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali. Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l'importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione. Quando il primo console Napoleone Bonaparte la istituì, non voleva ridare vita ad un ordine cavalleresco ma certificare il riconoscimento di un merito, militare o sociale. Questa distinzione è importante in relazione al caso di cui si discute. Dove e quali sono i meriti del presidente Al-Sisi?

I riconoscimenti e le onorificenze degli Stati sono soggetti al mutevole andamento della storia, può accadere che un'insegna elargita in un dato momento si trasformi in un gesto imbarazzante per il comportamento successivo della persona insignita. In questo caso però le cose sono già chiare oggi. 

Il comportamento delle autorità egiziane, a partire dal suo presidente Abdel Fattah al-Sisi, è stato delittuoso, ha violato i canoni della giustizia, prima ancora quelli dell'umanità. Ora l'Italia si trova di fronte un'autentica alternativa del diavolo. Rischia di sbagliare qualunque decisione prenda. Se manterrà normali relazioni diplomatiche con l'Egitto sembrerà tradire la memoria di un bravo ricercatore universitario torturato e ucciso per il lavoro accademico che stava svolgendo. Se li interromperà sarà sostituita, tempo pochi giorni, da altri Paesi in molti fruttuosi rapporti commerciali e industriali. In un caso e nell'altro una perdita secca, anche se di diversa natura.

I rapporti tra Stati (come ogni rapporto politico) sono regolati dal calcolo, certo non dalla generosità né dall'amicizia, nemmeno dai legami secolari che pure esistono tra Italia e Francia. Però c'è un limite che non dovrebbe essere superato, ci sono occasioni in cui anche i capi di Stato dovrebbero attenersi a quella che gli americani chiamano the right thing, la cosa giusta. Credo che il presidente Emmanuel Macron in questo caso abbia fatto una cosa ingiusta.

* La lettera di Augias è indirizzata al direttore del quotidiano la Repubblica.




Emad Hajjaj

8 December 2020

Macron meets Sisi





 Maarten Wolterink

8 December 2020

Two face daddy

Macron has put the topic of human rights aside to have a talk with Sisi from Egypt about the delivery of more weapons. A nice example of profit before people.




Libertà per Patrick Zaki

Verità per Giulio Regeni

Vauro


Ecco il testo della lettera consegnata all'ambasciatore:

«Gentile ambasciatore, le rimetto qui accluse le insegne della Legion d'onore. Quando mi venne concessa, il gesto mi commosse profondamente. Dava una specie di consacrazione al mio amore per la Francia, per la sua cultura. Ho sempre considerato il suo paese una sorella maggiore dell'Italia e una mia seconda patria, vi ho risieduto a lungo, conto di continuare a farlo. Nel giugno 1940, mio padre soffrì fino alle lacrime per l'aggressione dell'Italia fascista ad una Francia già quasi vinta. Le rimetto le insegne con dolore, ero orgoglioso di mostrare il nastrino rosso all'occhiello della giacca. Però non mi sento di condividere questo onore con un capo di Stato che si è fatto oggettivamente complice di criminali. L'assassinio di Giulio Regeni rappresenta per noi italiani una sanguinosa ferita e un insulto, mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell'Europa che - insieme - stiamo così faticosamente cercando di costruire. Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia. Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia - però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio: Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum. Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata.

Con profondo rincrescimento».



Nella foto, il conferimento della Legion d'onore a Corrado Augias.


Una prima verità per Giulio.
Gianlo
https://gianloingrami.blogspot.com/2020/12/verita.html
#giulioregeni #egitto #alsisi #giustiziaitaliana




La Notizia:
Durante un incontro che doveva servire per parlare anche della delicata questione del rispetto dei diritti umani in Egitto, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ricevuto dall’omologo francese, Emmanuel Macron, la Grande Croce della Legion d’Onore della Repubblica francese, la più alta onorificenza del Paese. A differenza dei canali ufficiali dell’Eliseo, che hanno diffuso le immagini della sola conferenza stampa congiunta, la presidenza della Repubblica d’Egitto ha pubblicato un video che riassume l’incontro, compreso il passaggio della cerimonia per la consegna della Grande Croce. Onori militari, con tanto di serata di gala, che l’Eliseo serata di gala, ma tutto rigorosamente tenuto segreto dall’entourage dell’Eliseo che non ha voluto rendere pubblico il riconoscimento.

domenica 13 dicembre 2020

27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival, Colombia

 

1° Premio Hicabi Demirci - Turchia


2° Premio Aristides Hernandez Ares - CUBA

3° Premio - Muzaffar  Yulchiboev - UZBEQUISTÁN

4° Premio - Darío Castillejos - Messico


Italia al 27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival, Colombia

Di Francisco Punal Suárez

 

Il coronavirus, che ha causato tanti danni alle attività culturali nel mondo, non ha impedito la

celebrazione, con severe misure di sicurezza sanitaria, del 27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival,

a Rionegro, Antioquia, Colombia, che aveva come tema:

“ Imparare dalla pandemia Covid 19 ”.

 

Il tema del concorso era: “Oggi la pandemia di Covid 19 ha scosso il mondo, vediamo la paura e

la sofferenza che ha prodotto, mentre abbiamo vissuto uno stato di quarantena globale. La pandemia

ha evidenziato l'entità delle disuguaglianze sociali e ci insegna che dobbiamo cambiare molte cose

per migliorare il mondo, dal rispetto dell'ambiente naturale, al ripensamento della cultura educativa

e dei valori integrali dell'essere ”.

 

E questo evento, che ha il sostegno dell'Amministrazione Comunale di Rionegro, e con la

realizzazione del fumettista colombiano Fernando Pica e del suo team di lavoro, ha finalmente

lanciato diverse domande per ispirare i fumettisti: “Ogni crisi porta un'opportunità, il coronavirus

ha portato il suo ... Quale sarà il tuo? La tua gente? Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? "


Ancora una volta ha brillato il talento dei comici grafici italiani, con Marco D'Agostino che ha

vinto una Menzione d'Onore e le opere di Lamberto Tomassini (Tomas) e Andrea Pecchia che sono

state finaliste e scelte per la mostra del concorso.

Questo Festival ha ricevuto 1.120 opere di 481 artisti provenienti da 73 paesi, da 5 continenti.

La Giuria, composta da Walex Alexandrov, dalla Bulgaria, Abbas Naaseri, dall'Iran,

Nani Mosquera, Juan Manuel Guiral e Fernando Pica, tutti e tre dalla Colombia,

ha assegnato i seguenti riconoscimenti:

1 ° Premio HICABI DEMIRCI - Turchia: 1.000 DOLLARI

2 ° Premio ARISTIDES HERNANDEZ ARES - Cuba: 500 DOLLARI

3 ° Premio MUZAFFAR YULCHIBOEV - Uzbekistan: 300 DOLLARI

4 ° Premio DARÍO CASTILLEJOS - Messico: 200 DOLLARI

 Le Menzioni d'Onore, con Diploma, sono andate a: Constantin Sunnerberg, Belgio; Luis Demetrio Calvo Mecho, Costa Rica; Marco D'Agostino, Italia; Mihai Gabriel Boboc, Romania; Omar Figueroa Turcios, Spagna: Raúl Fernando Zuleta, Colombia, e Saman Ahmadi, Iran.

Nani Mosquera, membro della Giuria, ha dichiarato: “La libertà di ridere, anche se è dentro…

è forse una delle poche che possiamo recuperare facendo un umorismo grafico, ecco perché

questa raccolta di artisti da tutto il mondo è così importante. passando attraverso lo stesso.

Che bel regalo poterlo mettere su carta, con colori e disegni e che raggiungano così tante

persone in così tanti posti! Che grande privilegio poter capire e condividere, parlare di solidarietà,

libertà, amore, cura, famiglia, uguaglianza, onore, dedizione, sacrificio e la cosa più difficile:

ridere di noi stessi! "

E ha espresso alcune idee che spera si realizzano: “Il coronavirus metterà fine

all'individualismo, al machismo, all'inquinamento, alla sporcizia, all'incuria e alla mancanza di

solidarietà. E vogliamo registrare questo auspicio di grande cambiamento dell'umanità in questo Festival ”.

Questo concorso, il più importante in Colombia, per la sua traiettoria e continuità, conferma il

valore dell'umorismo grafico e come nessun soggetto sia estraneo ai cartoonist, che

contribuiscono, con il linguaggio universale dei loro disegni, al miglioramento umano

e allo sviluppo di una società più giusta e solidale.

Il concorso prende il nome da Ricardo Rendón (1894 - 1931), “il più importante disegnatore

colombiano nato a Rionegro, Antioquia, detto“ L'Imperatore ”del cartoon,

uno dei più perspicaci e raffinati umoristi latinoamericani del XX secolo.

Nel suo lavoro l'umorismo era satira, ed era caratterizzato soprattutto da caricature politiche,

come vere e proprie radiografie di eventi e individui ”, secondo il sito web dell'evento.


*

Mención - Marco D'Agostino - ITALIA

Mención Constantin Sunnerberg - BÉLGICA


Mención Luis Demetrio Calvo MECHO - COSTA RICA

Mención Mihai Gabriel Boboc-  RUMANIA

Mención Raúl Fernando Zuleta - COLOMBIA

Mención Omar Figueroa Turcios - Spagna

Mención Saman Ahmadi - IRAN

Finalista - Andrea Pecchia, Italia

Finalista - Lamberto Tomassini (Tomas) - ITALIA 

Finalista - Lamberto Tomassini (Tomas) - ITALIA 


Italia en el 27º Festival Internacional de Caricatura Ricardo Rendón, Colombia

Por Francisco Punal Suárez

El  coronavirus, que ha hecho tanto daño a las actividades culturales en el mundo, no impidió la

celebración, con estrictas medidas de seguridad sanitaria,  del 27º Festival Internacional de Caricatura

Ricardo Rendón, de Rionegro, Antioquia, Colombia, que tuvo como tema: “Aprendizajes de la

pandemia del Covid 19”.

Su convocatoria expresaba: “Hoy la pandemia del Covid 19 ha sacudido al mundo, vemos el temos y

sufrimiento que ha producido, al tanto que hemos vivido un estado de cuarentena global. La pandemia

pone de manifiesto el alcance de las desigualdades sociales y nos enseña que debemos cambiar muchas

cosas para mejorar el mundo, desde el respeto al medio natural, repensar en la educación-cultura y en los

valores integrales del ser”.

Y este evento, que cuenta con el apoyo de las Administración  Municipal de Rionegro, y con la

realización del caricaturista colombiano Fernando Pica y su equipo de trabajo,   finalmente lanzaba

varias preguntas para inspirar a los caricaturistas: “Toda crisis trae una oportunidad, el coronavirus trajo

la suya...¿Cuál será la tuya? ¿La de tu gente? ¿Qué hemos aprendido de la pandemia?”

Una vez más ha brillado el talento de los humoristas gráficos italianos,  al conquistar Marco D·Agostino

una Mención de Honor, y las obras de Lamberto Tomassini (Tomas) y Andrea Pecchia ser finalistas

y participar en la muestra del certamen.

Este Festival recibió 1120 obras de 481 artistas de 73 países,  de los 5 continentes.

El Jurado,  integrado por Walex Alexandrov, de Bulgaria, Abbas Naaseri, de Irán, Nani Mosquera,

Juan Manuel Guiral y Fernando Pica, los tres de Colombia, otorgó los siguientes reconocimientos:

1° Premio HICABI DEMIRCI - Turquía: 1.000 DÓLARES

2° Premio ARISTIDES HERNANDEZ ARES – Cuba: 500 DÓLARES

3° Premio MUZAFFAR  YULCHIBOEV – Uzbequistán: 300 DÓLARES

 

4° Premio DARÍO CASTILLEJOS – México: 200 DÓLARES

 

Las Menciones de Honor, con Diploma fueron para: Constantin Sunnerberg, Bélgica; Luis Demetrio Calvo Mecho, Costa Rica; Marco D·Agostino, Italia; Mihai Gabriel Boboc, Rumanía; Omar Figueroa Turcios, España: Raúl Fernando Zuleta, Colombia, y Saman Ahmadi, Irán.

Nani Mosquera, miembro del Jurado, expresó: “La libertad de reír, aunque sea para adentro… 
es tal vez una de las pocas que podemos recuperar haciendo humor gráfico, por eso es tan importante 
este recopilatorio de artistas de todo el mundo, que están pasando por lo mismo. ¡Qué gran regalo poder plasmarlo en el papel, con colores y diseños y que lleguen a su vez a tanta gente en tantos sitios! ¡Qué gran privilegio, poder entender y compartir, hablar de solidaridad, de libertad, de amor, de cuidado, de familia, de igualdad, de honor, de entrega, de sacrificio y lo más difícil: reírnos de nosotros mismos!”

Y manifestaba unas ideas que ojalá se cumplieran: “El coronavirus va a acabar con el individualismo,
 el machismo, la contaminación, la suciedad, la dejadez y la insolidaridad. Y nosotros queremos dejar constancia de ese gran cambio de la humanidad en este Festival”.

Este certamen, el más importante en Colombia, por su trayectoria y continuidad, ratifica el valor del humor gráfico y cómo ningún tema le es ajeno a los caricaturistas, quienes contribuyen, con el lenguaje universal de sus dibujos, al mejoramiento humano y al desarrollo de una sociedad más justa y solidaria.

El concurso lleva el nombre de Ricardo Rendón (1894 – 1931), “el caricaturista colombiano más importante nacido en Rionegro, Antioquia, llamado “El Emperador” de la caricatura, uno de los humoristas latinoamericanos más perspicaces y refinados del siglo XX. En su obra el humor era sátira, se caracterizaba sobre todo por la caricatura política, como radiografías reales de hechos e individuos”, según el sitio web del evento.


JURADO 27° CartoonRendon 2020



martedì 8 dicembre 2020

Ciao Lidia

 

Ciao Lidia

GIO


“Balzare fuori con il petto offerto al piombo nemico” viene consigliato da chi sta seduto bene al caldo, ma sei tu che offri il petto: tu sei in trincea e loro restano a scrivere a casa. Noi volevamo “resistere”»

 Lidia Menapace 💓


Addio Lidia Menapace, la staffetta partigiana che fu pacifista in guerra.

È morta stanotte nella sua Bolzano: solo il Covid l’ha piegata, in gioventù è sfuggita più volte ai nazisti e ai fascisti. Ex senatrice, è stata comunista, giornalista, femminista.




Ciao #Lidia 🌹

Vauro


Lidia Menapace, la staffetta partigiana strenua combattente sempre in difesa d’un ideale, questa volta non ce l’ha fatta. La sua presenza ci mancherà, ma non il suo spirito! Così Carlodicamillo Cadica, in arte Cadica. Ca DiCa #lidiamenapace #staffettapartigiana #anpi #partigianasempre #rip #satira #vignette


Lidia Menapace ci ha lasciato, ma non senza passaggio della guardia... Così Nicoletta Santagostino, in arte Nicocomix Nicoletta Santagostino #lidiamenapace #anpi #staffettapartigiana #antifascismo #resistenza



* *




Quando nel 2015, fu deciso di pubblicare il libro "Festa d'Aprile" da parte di Chiara Tempesta Cazzato per rendere omaggio al 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo; fu un momento di grande partecipazione e di grandi ed emozionanti esperienze di molta parte degli autori, girando l'Italia per presentare il libro di piccole storie partigiane scritte e disegnate. In quell'anno, spesso abbiamo avuto l'occasione di incontrare chi aveva realmente partecipato in prima persona a fare "la grande Storia"; in questo caso ci fu l'incontro con la piccolagrande staffetta partigiana Lidia Menapace, di cui conserveremo il ricordo commovente della sua indomita presenza e fermezza .Oggi più che mai, "Ora e sempre W la Resistenza!"
Luana Valle Alice Merlo Tiziano Riverso Sergio Negri Vittorio Forelli



PARTIGIANI E NO, LIDIA MENAPACE  
Non appena ho saputo che Lidia Menapace, colpita dal Covid, è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale di Bolzano, ho scartabellato nel mio archivio. Ho ritrovato un articolo pubblicato in seconda pagina il 7 luglio 1968 dall’Unità, quotidiano del Partito comunista italiano, all’epoca diretto da Maurizio Ferrara ed Elio Quercioli. L'articolo, firmato Gianfranco Fata, dà notizia dell'addio della dirigente Dc Lidia Menapace al suo partito e illustra brevemente le motivazioni dello strappo. Un gesto di coraggio che sarebbe costato a Menapace il posto di docente alla Cattolica di Milano e le cariche nella Democrazia cristiana. Una scelta morale dettata dalle sue convinzioni e maturata nell'anno in cui non ci si poteva permettere il lusso di tentennare. 
Sullo stesso giornale, poco più di un mese dopo, l'alto dirigente del Pci Giorgio Napolitano, si piegherà contorcendosi alla ragion di Stato mettendosi la coda tra le gambe. Dello Stato sovietico, non italiano. Balbettando impercettibili obiezioni, approverà infatti l'invasione di Praga da parte dei carri armati del Patto di Varsavia. Il futuro presidente della Repubblica italiana non aveva ancora imparato a manifestare l'alto e protervo magistero in cui si sarebbe in seguito specializzato e di cui è oggi maestro indiscusso. Dando ampia prova di incapacità e paura a pensare con la propria testa. 
Menapace (96 anni) e Napolitano (95 anni), sono pressocché coetanei, ma più diversi non potrebbero essere. Le loro storie sono quelle della donna coraggiosa che prese le armi contro il fascismo e del posapiano che aspettò la fine della guerra e del fascismo prima di iscriversi al Pci e la cui più nota e ingegnosa qualità è stata quella di adeguarsi a non importa quale tipo di establishment, in cieca obbedienza al motto latino Quieta non movere et mota quietare. 
E ora l'articolo dell’Unità.  
Un'altra significativa manifestazione del dissenso cattolico 
Perché si è dimessa dalla Dc la professoressa Lidia Menapace   
Bolzano, 6 luglio 
La professoressa Menapace, con una lettera indirizzata all'on. Mariano Rumor, (esponente dc, allora ministro dell'Interno, ndr) si e dimessa dalla DC. Questa la notizia che, diffusasi ieri, viene giustamente definita dalla stampa locale come un clamoroso episodio politico e giudicata non inattesa.
La professoressa Menapace è senz'altro la più autorevole esponente della DC altoatesina. È assistente presso l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano ed e stata militante attiva della Dc, dove ha ricoperto cariche assai importanti, sia in campo provinciale che nazionale. Con l'ultimo congresso della DC era entrata a far parte del Consiglio nazionale del partito quale rappresentante della corrente di sinistra. Consigliera regionale e provinciale, era vice capo- gruppo consiliare alla regione e aveva ricoperto la carica di assessore alla Sanità nella giunta provinciale di Bolzano. 
La presenza politica della signora Menapace in Alto Adige è stata contrassegnata dal più intransigente antinazionalismo e antifascismo (partecipò alla Resistenza nel Novarese come partigiana combattente) e questo non e un rilievo di poco conto, se si pensa che nella stessa DC altoatesina si annida una forte corrente nazionalista, che non esita a porsi in posizione concorrenziale nei confronti degli stessi fascisti del MSI. 
Temperamento aperto dialogo e al nuovo. la professoressa Menapace era stata nel passato colpita da provvedimenti disciplinari per avere partecipato ad alcune manifestazioni unitarie per la pace nel Vietnam, per la Grecia, per aver sottoscritto una petizione per la rimozione dei monumenti e degli emblemi fascisti. In occasione delle manifestazioni studentesche degli ultimi tempi ella aveva solidarizzato con gli studenti, sia presso l'Università dove insegna, sia a Bolzano, quando, in occasione della protesta degli studenti contro il ministro Gui, non aveva esitato a partecipare al sit-in e alla discussione improvvisati dagli studenti in polemica col ministro. 
E infine la decisione definitiva, la rottura con la DC, motivata in un lungo e circostanziato documento di una ventina di cartelle. Risultato di una scelta a lungo meditata, espressione di un fermento che non investe solo un singolo ma e sintomo di un profondo disagio che investe larghi strati del movimento cattolico. Le argomentazioni addotte nel documento che motiva le dimissioni della professoressa Menapace sono di ordine politico e religioso, ma ci sembra che il nocciolo della scelta stia in queste righe: «L'insofferenza che viene espressa dura da molto tempo, ma ho sempre cercato di dominarla, per non prendere decisioni di carattere emotivo o reattivo per le quali si potevano avvertire spinte consistenti e oggettivamente importanti, dagli scandali impuniti all'utilizzo della religione, dal rovesciamento del significato del centrosinistra alla cattura di giovani con i miti tecnocratici, con i miti di una falsa modernità. Ma proprio il timore di continuare ad appartenere a uno schieramento che falsamente dichiarandosi religioso e moderno continua a catturare dei giovani, eventualmente servendosi dei propri impotenti gruppi di sinistra (allude alla sinistra interna alla Dc, ndr),  è uno dei motivi profondi di disagio, è una delle cause di questo strappo».
Ivano Sartori 2/12/2020


#Zaki #LidiaMenapace e la #nonviolenza.
Andiamo.
Mauro Biani


Addio a Lidia Menapace, dalla Resistenza al pacifismo 
Lidia è stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante, infaticabile e sempre  originale, della storia de il manifesto. Fin dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.
Luciana Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda – tra gli altri- divennero le compagne e i compagni di una lunga parte della sua vita.
Era stata la prima donna a diventare assessora ai servizi sociali nella provincia di Bolzano nel 1964, ma si trasferì presto a Milano dove assunse un incarico presso l’università cattolica, che non le fu rinnovato per motivi politici.
Il movimento del ’68 la coinvolse, infatti, profondamente. Partecipò alle diverse iniziative della contestazione cattolica, nonché ai moti studenteschi e operai.
Fu naturale per lei, dunque, ritrovarsi con gli omologhi eretici di un’altra chiesa. E proprio quelle peculiarità contribuirono a fare de il manifesto (il quotidiano e il partito che si chiamò poi Pdup per il comunismo) un’esperienza profonda e complessa. Si realizzò la congiunzione della critica organica del sistema capitalistico con le parzialità dei movimenti o dei comunisti che non sapevano di esserlo, come diceva Lidia.
Fu consigliera comunale di Roma, venne eletta alla regione Lazio, divenne responsabile dell’unione donne italiane, entrò nel 2006 in senato, dove rimase in una legislatura tesa e conflittuale.
Doveva essere, portandovi le istanze pacifiste, presidente della commissione difesa. Ma le venne preferito il De Gregorio diventato noto per vicende giudiziarie. Nel frattempo, dopo non aver seguito la confluenza del Pdup nel Pci a fine del 1984, si era avvicinata a Rifondazione comunista, nelle cui fila è rimasta fino ala fine.
Difficile fare la sintesi di una vita così intensa. Ci si dovrà tornare con maggiore accuratezza.
Tuttavia, è importante ricordare subito almeno due dei fili conduttori di un’esperienza teorica e pratica grandissima: l’impegno nell’universo femminista, di cui costituì un fondamentale riferimento; l’impegno nell’associazione nazionale partigiani, al cui comitato nazionale partecipò fin dal 2011.
Giovanissima era stata un’attivissima staffetta partigiana. E, non a caso, forse il suo ultimo intervento pubblico si tenne proprio nella riuscita manifestazione virtuale dello scorso 25 aprile.
Ci stringiamo ai suoi cari, alle compagne e ai compagni che l’hanno seguita fino all’ultimo, alle tantissime persone che l’hanno ritenuta la riterranno sempre un figura straordinaria. Un esempio. Espressione di una politica bella e probabilmente irripetibile, che Lidia ha contribuito a rendere ancora più bella.
(il collettivo del quotidiano il manifesto, 7 dicembre 2020)