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sabato 29 luglio 2017

4 anni senza Padre Paolo Dall'Oglio


 Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano fondatore della comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa, è stato sequestrato il 29 luglio del 2013 a Raqqa da un gruppo di estremisti islamici senza che da allora si sia saputo più nulla.


Disegnava Mauro Biani nel 2014:

Siria chi?
Siria, padre Dall’Oglio. E’ tutto. Dimenticato.
Mauro Biani









Quattro anni fa “spariva” Padre Paolo Dall’Oglio, uomo di pace e riconciliazione
di Giuseppe Giulietti
Il 29 luglio del 2013 “Spariva” Padre Paolo Dall’Oglio, uomo di pace e di dialogo, tenace costruttore di ponti in una Siria travolta dal dispotismo di Assad, dalla repressione dei fermenti democratici e socialisti, dalla presenza del terrorismo fondamentalista, dagli errori di un Occidente diviso e incapace, anche su questo fronte, di elaborare una strategia comune e condivisa, capace di mettere al centro la difesa dei più elementari diritti politici, civili, sociali.
Padre Paolo era ed é, perché non vogliamo rassegnarci, una presenza scomoda, urticante, invisa ai signori della guerra e del terrore, di qualsiasi natura, colore politico e fede religiosa.

Ricercare, sempre e comunque, i fili del dialogo, dell’unità di azione possibile, persino di una comune preghiera per la pace, comporta anche l’ostilità dei fondamentalisti e degli integralisti, l’avversione di chi ha bisogno di alimentare i pozzi dell’odio per incrementare il proprio conto bancario.
Paolo non ha mai rinunciato al suo impegno per abbattere i muri e realizzare i ponti, persino quando attorno vi erano e restano solo macerie, morte, profughi che scappano, torture e brutalità di ogni genere.
Articolo 21, la sua redazione, il direttore Stefano Corradino, hanno seguito la sua storia attraverso  i racconti di Riccardo Cristiano e della associazione “Amici di Padre Paolo”che, insieme ai familiari, è impegnata non solo a tener desta la memoria, ma anche a dare forza ad un pensiero che appare sempre più attuale.

Questo impegno ha ora trovato espressione anche nel libro “Paolo Dall’Oglio, una profezia messa a tacere”, pubblicato dalla San Paolo, e che ricostruisce l’itinerario, la vocazione, l’impegno sacerdotale e politico, le speranze e le amarezze che hanno segnato la sua vita.
Il volume  è arricchito dalle testimonianza di scrittori, teologi, amici e compagni delle diverse stagioni della vita, capaci di restituirci non un “Santino”, ma un combattente per la causa della pace e per le ragioni di un dialogo necessario e profondo con il mondo musulmano, colto nella sua essenza profonda, distante anni luce dai predicatori dell’odio reciproco e delle guerre di religione.
La lettura di queste pagine ci farà scoprire le profonde analogie tra il “Gesuita” Dall’Oglio e Francesco, il Papa gesuita.
Un grazie, infine, a quanti hanno deciso di ricordare Padre Paolo dando spazio al suo pensiero, alle sue azioni, a coloro che, anche in Siria, hanno continuato il viaggio.

Il Sindacato dei giornalisti della Rai e il segretario Vittorio Di Trapani, hanno chiesto e ottenuto che il quarto anno dalla sua scomparsa, diventasse anche una giornata di trasmissioni dedicate ai costruttori di ponti.
“I cristiani di Siria possono vivere nel loro paese che é tale da più di duemila anni,in pace con i musulmani, loro fratelli e loro vicini..”
Parole di Paolo che, ne siamo sicuri, ovunque si trovi ora, sta continuando nel suo impegno per la pace e la riconciliazione.



Gli articoli scritti nel luglio 2013 di Padre Dall'Oglio:

Un libro per capire la Siria

La morale cristiana e l'arma chimica siriana

Chi sta con Bashar?

Appello per imporre alla Siria e in Siria un immediato cessate il fuoco

I nostri figli nel cuore dell'Occidente pagheranno la nostra indifferenza sulla Siria


domenica 4 giugno 2017

Siria è morta Ayse Deniz Karacagil.

Ayse Deniz Karacagil
dal libro Kobane Kalling di Zerocalcare


(E' sempre antipatico puntare i riflettori su una persona specifica, in una guerra dove la gente muore ogni giorno e non se la incula nessuno. Però siccome siamo fatti che se incontriamo qualcuno poi per forza di cose ce lo ricordiamo e quel lutto sembra toccarci più da vicino, a morire sul fronte di Raqqa contro i miliziani di Daesh è stata Ayse Deniz Karacagil, la ragazza soprannominata Cappuccio Rosso. Turca, condannata a 100 anni di carcere dallo stato turco per le proteste legate a Gezi Park, aveva scelto di andare in montagna unirsi al movimento di liberazione curdo invece di trascorrere il resto della sua vita in galera o in fuga. Da lì poi è andata a combattere contro Daesh in Siria e questa settimana è caduta in combattimento.
Lo posto qua perché chi s'è letto Kobane Calling magari si ricorda la sua storia.)
Zerocalcare

il post originale su Facebook:






E’ con queste parole che Zerocalcare, all’anagrafe Michele Rech, autore del fumetto a metà fra diario di viaggio e graphic journalism Kobane Calling, ha voluto ricordare Ayşe Deniz Karacagil, giovane turca condannata a 100 anni di carcere per le proteste a Gezi Park nel 2014, uccisa in combattimento al confine tra la Turchia e la Siria, di cui aveva parlato nel libro.

Nata ad Antalya nel 1993, Ayse Deniz Karacagil aveva partecipato alle proteste di Gezi Park nel 2013 per poi essere arrestata con l’accusa di militanza in organizzazione terroristica tra i separatisti del PKK, tra le prove la sciarpa rossa che indossava sempre, considerato simbolo di socialismo; veniva infatti soprannominata “Cappuccio rosso”. Condannata a 100 anni di carcere, era stata messa in libertà vigilata dal giudice, per poi unirsi alla divisione femminile delle milizie curde, la YPJ, impegnata nella liberazione di Raqqa dagli uomini dei Califfo al Baghdadi e nella difesa della regione autonoma del Rojava.


L'omaggio di Paolo Lombardi ( http://www.repubblica.it/esteri/2017/06/01/news/siria_morta_ayse_deniz_karacagil_combattente_curda_raccontata_da_zerocalcare-166951053/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P6-S1.4-T2 )

venerdì 7 aprile 2017

Sorry! (Scusate!)




Sorry! (Scusate!) 6 march 2017
Gio/Mariagrazia Quaranta

PS: ieri Gio mi aveva spedito questo disegno , ed oggi aggiunge:
"Giuro che Trump non mi ha detto niente prima di attaccare ...
A volte mi capita che le mie vignette siano preveggenti.
D'altronde credo che debba essere un po' il compito dei vignettisti, precorrere i tempi."


07/04/2017
Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver ordinato
un attacco militare alla base di Al Shayrat in risposta a quello chimico avvenuto sulla provincia nordoccidentale di Idlib, attribuito al regime di Bashar al-Assad.
L’annuncio dell’avvenuto bombardamento statunitense è stato dato dal presidente Donald Trump, che ha parlato dalla residenza in Florida in cui si tiene il vertice con il suo omologo cinese Xi Jin Ping.
“E’ nell’interesse vitale della sicurezza degli Stati Uniti prevenire e limitare la diffusione dell’impiego di armi chimiche letali. Non ci può essere discussione sul fatto che la Siria abbia usato armi chimiche proibite, violato i suoi obblighi nel quadro della Convenzione sulle armi chimiche, e ignorato le intimazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

“Faccio appello a tutte le nazioni civili affinché si uniscano a noi per cercare di fermare il bagno di sangue in Siria e di finirla con i terrorismi di ogni genere e sorta”.


That is exactly what we need... More blood in Syria...
For more images go to:
www.ramsesdrawing.com


venerdì 7 aprile 2017
BASTA POCO, CHE CE VO' ?
La voglia matta di non perdere questo ennesimo tentativo di esportare (non dico più la democrazia) il nostro (e sottolineo il nostro) mondo Occidentale, la necessità di non perdere il prestigio e la faccia come nella Baia dei Porci, la necessità di onorare la promessa dell'America Great Again,
il pericolo di dover riconoscere a Putin parte dei meriti di una eventuale tregua, hanno avuto il sopravvento sulla prudenza consigliata dagli ultimi sciagurati ricorsi alla forza.
L'attacco a sorpresa della base aerea siriana ordinato da Trump fa trattenere il fiato a tutto il mondo.
EASY, WHAT IS THE PROBLEM ?  
Gianfranco Uber



"In their hands"
#NoMoreWars
Rodriguez Garcia



Trump Orders Missile Attack in Retaliation for Syrian Chemical Strikes.. China, Russia, iran are angry and USA, Turkey, Israel, UK are pleased by the attack..
Firuz Kutal



SIRIAX RELOADED    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Reloaded cartoon, reloaded bombing, reloaded tragedy.
07 Apr 2017


Tomahawak
Valerio Marini


Valerio Lombardi



Bachar el-Assad ciblé par des missiles Tomahawk.
Bado




Ben Jennings




David Rowe

domenica 25 dicembre 2016

Natale ad Aleppo


The Spirit of Christmas Gianfranco Uber
In spite of all the violence going on, let's remember the spirit of Christmas.
FINCHE' C'E' NATALE C'E' SPERANZA
Uber


"Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che, rispettando il diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese."
Papa Francesco nel MESSAGGIO URBI ET ORBI 2016




Christmas Time    Marco De Angelis
Tis' the season to be jolly...



Merry Christmas, Aleppo
Marilena Nardi


Ugo Sajini




Christmas in Alep
BY PATRICK CHAPPATTE, NZZ AM SONNTAG  -  12/21/2016




Syrian Christmas    Paolo Lombardi
.
24 Dec 2016


Riverso


Natale ad Aleppo
Gio


Pietro Vanessi


Santa in Aleppo
BY ARCADIO ESQUIVEL, COSTA RICA, CAGLECARTOONS.COM  -  12/20/2016



Christmas in Aleppo
BY RAYMA SUPRANI, CAGLECARTOONS.COM  -  12/16/2016



aleppo    Leopold Maurer
aleppo syria war peace
21 Dec 2016


Babbo Natale sopra ad Aleppo
Bicio - Fabrizio Fabbri

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Jes suis l'Autre di Stefano Lancini








Sound of peace from #Aleppochristmas #noel
l'église latine d'Alep, le courage et l’espoir ,un concert de noël à... http://fb.me/6WR6Y8sGh

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How Can I Help People In Aleppo? 10 Charities Working To Provide Food, Shelter, Medicine And Education To Syrians

martedì 20 dicembre 2016

Ad Aleppo è in corso un genocidio


Assad and Putin in Aleppo ruins
BY RIBER HANSSON, SYDSVENSKAN, SWEDEN  -  12/16/2016



Christmas Time   Marco De Angelis
Tis' the season to be jolly...
19 Dec 2016

La tragedia di Aleppo è una vergogna per il mondo. Qualcosa di simile a quello che è successo nella ex Jugoslavia.
Bombardamenti indiscriminati del governo siriano e russo, ma non dimenticate che i ribelli erano armati da parte della Turchia, degli Stati Uniti, dell'Arabia Saudita, illegalmente.
L'uccisione dell'ambasciatore russo in Turchia si propone di affrontare la Russia con la Turchia, e aggiungere benzina sul fuoco.
Ed ora l'attacco del camionista  a Berlino, molto simile a quello di Nizza, in Francia, scatena la psicosi del terrorismo in Germania, contro i rifugiati.
Si tratta di un momento critico per il mondo ...
Un fuerte abrazo
Francisco Punal Suarez




Building Peace in Aleppo...    Hassan Bleibel
Syrian government troops take control of eastern Aleppo.
14 Dec 2016



SYRIA MIRROR HOUSE  
Difficile individuare una logica  e un solo responsabile nel  massacro che si sta svolgendo in Siria e che non sembra voler finire. Non proprio una casa di vetro, direi più una casa degli specchi.
Gianfranco Uber



Aleppo   Vasco Gargalo
Vasco Gargalo's persective on the civil war in Syria, based on the most powerful anti-war painting in history, Guernica by Picasso. If you want to see more, visit our collections about Syria or cartoons based on famous art.
15 Aug 2016


Aleppo Siege    Paolo Lombardi
Lords of war. If you want to see more cartoons about Syria, visit our collection.



Aleppo
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  12/19/2016



Aleppothe World 
BY EMAD HAJJAJ, JORDAN - 12/13/2016


The fall of Aleppo

BY PATRICK CHAPPATTE, THE INTERNATIONAL NEW YORK TIMES  -  12/3/2016

Aleppo come Sarajevo, morta come l'umanità che l'ha ignorata
Antonella Napoli
Aleppo sta morendo, anzi è morta come l'umanità che è rimasta a guardare mentre si consumava il dramma degli uomini, delle donne, dei bambini di questa città sacrificata sull'altare del "realismo", dell'impossibilità a porre un freno agli orrori compiuti dal governo di Bashar al Assad, prima, e dai russi, poi, accorsi a dare man forte all'alleato che rischiava di soccombere nel conflitto con l'opposizione armata.

Unicef, oggi come ieri, come mesi fa, lancia un appello affinché si illumini con un #AleppoDay il disastro umanitario in Siria e si faccia pressione affinché i civili rimasti bloccati nei quartieri controllati dai ribelli non subiscano ritorsioni e ulteriori violenze dopo la loro resa.

Come avvenuto già lo scorso 2 settembre, da giornalista, oltre che da attivista, rilancio l'azione di chi chiede di non lasciare in un cono d'ombra quanto stia avvenendo in questa realtà, che sta vivendo in solitudine una terribile agonia.

Il 21 dicembre, alle 16,30, nella sede della Federazione nazionale della stampa, con il presidente e il segretario del sindacato dei giornalisti Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso, Articolo 21, Usigrai e Associazione Amici di Padre Dall'Oglio, dedicheremo un momento di confronto e di solidarietà ai colleghi siriani intrappolati ad Aleppo, come centinaia di persone, senza alcuna protezione.

Siamo a fine dicembre, in clima pre-natalizio e distratti dalle questioni politiche e dall'acceso dibattito sulle vicende romane e milanesi che ha catalizzato l'attenzione mediatica, lasciando al minimo la copertura sulla guerra in Siria. L'unica volta in cui si è accesa una flebile luce sul conflitto, prima di oggi, è stato grazie all'immagine di un bimbo, Omran, 5 anni, sopravvissuto a un bombardamento ad Alepp Est, il cui smarrimento, il dramma inconsapevole vissuto, sono stati "fissati" in uno scatto divenuto virale.





Aleppo now FadiToOn
Syrian Blood in Aleppo

Il mondo si è indignato, ha pianto, guardando quei fotogrammi che hanno plasticamente dato corpo alle conseguenze dei bombardamenti in Siria, visto attraverso gli occhi di un bambino scampato alla

Il mondo si è indignato, ha pianto, guardando quei fotogrammi che hanno plasticamente dato corpo alle conseguenze dei bombardamenti in Siria, visto attraverso gli occhi di un bambino scampato alla morte che non aveva, Invece, risparmiato il fratellino, Alì, poco più grande di lui. In cinque anni in Siria sono morte decine di migliaia di bambini.

È un massacro inarrestabile che nessuna mobilitazione può fermare. Ma se ne può parlare, si può rilanciare gli appelli di chi chiede il rispetto dei corridoi umanitari, la fruizione degli aiuti e l'assistenza sanitaria, ad Aleppo come nel resto del Paese, per limitare la catastrofe che si è già profilata e in parte insinuata nel cuore della città. Metà della popolazione siriana non ha più una casa, 470mila persone hanno perso la vita, 1,9 milioni sono rimaste ferite o mutilate, l'aspettativa di vita è passata dai 70 ai 55 anni.

Numeri agghiaccianti che misurano la portata della tragedia alimentata dalla campagna di bombardamenti, che ha visto una crescita esponenziale di piccole vittime. L'inviato speciale delle Nazioni unite in Siria, Staffan De Mistura, ha chiesto più volte, inutilmente, una tregua duratura per permettere ai civili di usufruire delle vie di fuga in sicurezza.

Come hanno dimostrato i precedenti conflitti in Yugoslavia, Iraq, Afganistan, Libia, le "guerre umanitarie" altro non sono che massacri perpetrati per interessi economici e geopolitici. E non c'è azione diplomatica sotto egida Onu che possa impedirli.

Aleppo è la nuova Sarajevo. Oggi come allora il fallimento della Comunità Internazionale è sotto gli occhi di noi tutti, solo che oggi siamo ancor più distratti e colpevoli di ieri.


ALEPPO: OUR INDIFFERENCE    SWAHA

Indifferenza
CeciGian

Bilancio
CeciGian



Il video con il terribile j'accuse della giornalista Lucy Aharish sull'assedio di Aleppo est sta facendo il giro del mondo attraverso i social network. "Proprio adesso, in Aleppo, Siria, appena 8 ore d’auto da Tel Aviv, è in corso un genocidio", dice la conduttrice del telegiornale mentre è in onda sul secondo canale della televisione di stato israeliana.
"Ma fatemi esser più precisa: è un Olocausto. Magari non vogliamo sentirlo dire, non vogliamo occuparcene, ma sta accadendo", continua la giovane 34enne arabo-israeliana. "Ad Aleppo è in corso un Olocausto e il mondo se ne sta a guardare senza fare nulla".
"Nel ventunesimo secolo, in un mondo dove l’informazione può stare nel palmo della vostra mano, in un mondo in cui potete sentire le vittime e le loro storie dell’orrore in tempo reale, in questo mondo noi ce ne stiamo immobili, mentre i bambini vengono massacrati in ogni singola ora". (fonte)



Una foto pubblicata da fabio magnasciutti (@fabio_magnasciutti) in data:




Costantini


Atmosfera
Aleppo. E un condivisibile articolo di Fulvio Scaglione
Mauro Biani

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venerdì 9 dicembre 2016

Morte di un clown ad Aleppo




Morte di un clown ad Aleppo
Gio


Quando?
CeciGian



contagious    Luca Garonzi
Anas al-Basha, the clown for kids trapped in Aleppo, killed in a missile strike
02 Dec 2016






"From Aleppo Without Love"    Antonio Rodríguez
Wordless...
03 Dec 2016



Anas al Basha: The murdered smile    Pedripol
We end up with everythin...
03 Dec 2016



ALEPPO: A HUGE STEP..    SWAHA
.
08 Dec 2016




Truce in Aleppo    Paolo Lombardi
Paolo Lombardi
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La Notizia

Siria Morto ad Aleppo attivista-clown degli orfani: Anas al-Basha ucciso dalle bombe a 24 anni 
Aiutava bambini traumatizzati
2/12/2016
Altre decine di civili sono rimasti uccisi nelle ultime 24 ore in Siria. Morti destinati normalmente a rimanere anonimi per il resto del mondo. Ma così non sarà per una delle vittime di mercoledì scorso ad Aleppo, Anas al-Basha, un operatore sociale di 24 anni che per mesi ha cercato di far ridere i bambini orfani e traumatizzati dal conflitto, travestendosi per loro da clown. Anas aveva scelto di rimanere nella parte est assediata della città. Anche quando i suoi genitori si erano trasferiti in campagna, l'estate scorsa, lui aveva continuato a lavorare nello 'Spazio per la Speranza", una delle tante, piccole e sconosciute organizzazioni impegnate nel campo umanitario che cercano di assistere i più deboli nella tempesta della guerra. Ed è stata la sua diretta superiore, Samar Hijazi, a dare la notizia della sua morte, avvenuta sotto un bombardamento nel quartiere di Mashhad, apparentemente compiuto da forze governative o russe. I raid e i bombardamenti con razzi su Aleppo orientale si sono intensificati negli ultimi giorni, in coincidenza con l'offensiva delle forze lealiste per riprendere il controllo dell'enclave in mano agli insorti e a gruppi jihadisti, dove rimangono intrappolati 200.000 civili. Altri 30.000 sono fuggiti raggiungendo i quartieri occidentali sotto il controllo governativo, hanno fatto sapere oggi le Nazioni Unite, mentre 400 feriti gravi hanno bisogno di una "evacuazione immediata" per poter essere curati. 'Spazio per la Speranza' gestisce 12 scuole e quattro centri di sostegno psico-sociale per 365 bambini rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori. Molti dei 34 membri che compongono lo staff hanno imparato il lavoro sul campo, durante gli oltre cinque anni della guerra civile, trasformatasi ormai in un conflitto internazionale. "Spesso - ricorda Samar Hijazi - Anas improvvisava scenette travestito da clown per rompere il ghiaccio tra i bambini". Ma ora l'organizzazione ha deciso di sospendere l'attività. Almeno per il momento. "Tutti noi che ci occupiamo di bambini - aggiunge l'operatrice umanitaria - siamo esausti, e dobbiamo trovare la forza per fornire sostegno psicologico e continuare nel nostro lavoro". Ad Aleppo est, sotto le bombe, rimane ora la moglie di Anas, rimasta vedova dopo due mesi di matrimonio.
Rainews

domenica 6 settembre 2015

Paesi del golfo arabo: 0 rifugiati

In de islam wordt sadaqah (liefdadigheid) zeer hoog gewaardeerd. Zie de Golfstaten.
Joep Bertrams




#Refugees welcomed by:

Saudi... 0
Kuwait... 0
Qatar... 0
Emirates... 0
Bahrain... 0

#refugeeswelcome
#HumanityWashedAshore
#syrianrefugees
fonte

Migrant crisis: Why Syrians do not flee to Gulf states
By Amira Fathalla
As the crisis brews over Syrian refugees trying to enter European countries, questions have been raised over why they are not heading to wealthy Gulf states closer to home.
Although those fleeing the Syrian crisis have for several years been crossing into Lebanon, Jordan and Turkey in huge numbers, entering other Arab states - especially in the Gulf - is far less straightforward.
Officially, Syrians can apply for a tourist visa or work permit in order to enter a Gulf state.
But the process is costly, and there is a widespread perception that many Gulf states have unwritten restrictions in place that make it hard for Syrians to be granted a visa in practice.

Most successful cases are Syrians already in Gulf states extending their stays, or those entering because they have family there.
For those with limited means, there is the added matter of the sheer physical distance between Syria and the Gulf.
Not welcome?
This comes as part of wider obstacles facing Syrians, who are required to obtain rarely granted visas to enter almost all Arab countries.
Without a visa, Syrians are not currently allowed to enter Arab countries except for Algeria, Mauritania, Sudan and Yemen.
The relative wealth and proximity to Syria of the states has led many - in both social and as well as traditional media - to question whether these states have more of a duty than Europe towards Syrians suffering from over four years of conflict and the emergence of jihadist groups in the country.

The Arabic hashtag #Welcoming_Syria's_refugees_is_a_Gulf_duty has been used more than 33,000 times on Twitter in the past week.
Users have posted powerful images to illustrate the plight of Syrian refugees, with photos of people drowned at sea, children being carried over barbed wire, or families sleeping rough.
A Facebook page called The Syrian Community in Denmark has shared a video showing migrants being allowed to enter Austria from Hungary, prompting one user to ask: "How did we flee from the region of our Muslim brethren, which should take more responsibility for us than a country they describe as infidels?"
Another user replied: "I swear to the Almighty God, it's the Arabs who are the infidels."
'Let them in!'
The story has also attracted the attention of regional press and political actors.

Cartoon originally published in Saudi Makkah newspaper, seen here onTwitter



The Saudi daily Makkah Newspaper published a cartoon - widely shared on social media - that showed a man in traditional Gulf clothing looking out of a door with barbed wire around it and pointing at door with the EU flag on it.
"Why don't you let them in, you discourteous people?!" he says.
The commander of the opposition Free Syrian Army (FSA), Riyad al-Asaad, retweeted an image of refugees posted by a former Kuwaiti MP, Faisal al-Muslim, who had added the comment: "Oh countries of the Gulf Cooperation Council, these are innocent people and I swear they are most deserving of billions in aid and donations."
But despite the appeals from social media, Gulf states' position seems unlikely to shift in favour of Syrian refugees.

In terms of employment, the trend in most Gulf states, such as Kuwait, Saudi Arabia, Qatar and the UAE is towards relying on migrant workers from South-East Asia and the Indian subcontinent, particularly for unskilled labour.
While non-Gulf Arabs do occupy positions in skilled mid-ranking jobs, for example in education and health, they are up against a "nationalisation" drive whereby the Saudi and Kuwaiti governments in particular are seeking to prioritise the employment of locals.
Non-native residents may also struggle to create stable lives in these countries as it is near impossible to gain nationality.
In 2012, Kuwait even announced an official strategy to reduce the number of foreign workers in the emirate by a million over 10 years.





Wealthy Arab States refuse refugees
BY PAUL ZANETTI, AUSTRALIA  -  9/11/2015


no quarrel about refugees
BY TOM JANSSEN, THE NETHERLANDS  -  9/10/2015

Che cosa fanno l'Arabia Saudita e gli altri paesi del golfo arabo?
Jan Erik Ander
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