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lunedì 8 maggio 2023

6 maggio 2023: Incoronazione di Charles III.

 

RE BAGNATO RE FORTUNATO

La pioggia ha un po' rovinato la cerimonia dell'incoronazione di Carlo III d'Inghilterra ma poco male, finalmente c'e' riuscito!

Uber


Non se ne è mai andata

GIO/ Mariagrazia Quaranta




GOD SAVE THE KING! 💂‍♀️💂💂‍♂️💂‍♂️💂‍♂️💂‍♂️💂‍♂️💂‍♂️🇬🇧👑

(su Cartoon Movement) #kingcharles #GodSaveTheKing #unitedkingdom #england #CharlesIII #thecartoonmovement #courrierinternational #repubblicaxl #cartoons #monarchy

Marco De Angelis



King Charles III
#kingcharlesIII
Fabio Sironi

Incoronazione di re Carlo III #Inghilterra #Londra #Coronation   
#QueenCharlotte   
#CarloIII
Durando


https://www.nicocomix.it/king-charles-iii/ ‎
Nicocomix 
#Carlo #CarloIII #Charles #CharlesIII #london #kingcharles #KingCharlesIII #king #Coronation #CoronationDay #coronation2023 #elizabeth #GodSaveTheKing #royalfamily #westminster






Giannelli





Emanuele Del Rosso
4 May 2023
Coronation
Charles III, Coronation, United Kingdom,
https://cartoonmovement.com/cartoon/coronation-3



Gianni Soria





GOD SAVE THE CHARLES
Lo confesso: mi sono molto divertito ad immaginare il neo-monarca Carlo III d’Inghilterra, con il suo “mood” sempre un po’ impacciato e schivo perseguitato dal fantasma di “Mamy” Elisabetta II che – ancorché nell’Aldilà - non rinuncia alle prerogative di ogni mamma: rompere le scatole al figlio!
AUGURONI NEH, CHARLES!
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FONTE QUA
https://www.ansa.it/.../carlo-iii-incoronato-re-dopo...
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#Moise #PaoloMoisello #Pubblicità #Fumetti #Vignette #Humor #Disegni #Marchi #Mascottes #Enigmistica #NarrazionePerImmagini
MOISE


6 maggio 2023. Incoronazione di Charles III.

Tomas / Lamberto Tommasini



A Westiminster il re insignito di tutto l’insignibile. Fuori, gli arresti dei pro-repubblica Sul capo del nuovo monarca inglese 5 chili di metalli e gioielli costati tante sofferenze.
(Il manifesto. Vignetta di Mauro Biani) 



martedì 25 aprile 2023

25 Aprile resistere resistere resistere

 

BY Marilena Nardi *


La madre del Partigiano
Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.
Rodari



Resistere resistere resistere

GIO / Mariagrazia Quaranta


sabato 8 aprile 2023

Artisti italiani partecipano alla mostra virtuale dedicata a Pablo Picasso, organizzata dall'Associazione dei Cartoonist del Brasile.

 

Paolo Lombardi



Artisti italiani partecipano alla mostra virtuale dedicata a Pablo Picasso, organizzata dall'Associazione dei Cartoonist del Brasile. 

Di Francisco Punal Suarez 

Tra i cartoonist provenienti da 35 Paesi che partecipano alla mostra "Picasso tra noi", per onorare il grande pittore e scultore spagnolo, nel 50° anniversario della sua scomparsa, e che hanno inviato 220 disegni, ci sono sei artisti italiani, le cui opere i lettori del blog di Fany possono apprezzare. 

Sono: Frank Federighi, Friedrich Tasser, Gabriele Corvi, Gio, Nicoletta Santagostino e Paolo Lombardi. 

Nei modi più vari e arricchenti, come si caratterizza l'umorismo grafico, con le sue virtù nutritive, innovative e provocatorie, i fumettisti ci offrono i loro rispettivi punti di vista sull'arte della pittura, dove includono ritratti di Picasso o reinterpretazioni di qualcuno dei suoi dipinti più famosi, dove l'autore, in modo molto personale, si trova di fronte a una tela bianca. E 'tutto o niente. 

. “Picasso, -esprime il comunicato diffuso oggi dall'ACB- uno dei pittori più famosi di tutti i tempi, andava sempre all'estremo nella consegna delle sue tele. Ma ha anche saputo riconoscere che era ora di creare, oltre a tutto ciò che già esisteva, e ci ha regalato innumerevoli nuove idee grafiche”. 

I fumettisti hanno colto immediatamente questo messaggio e hanno saputo andare oltre l'umorismo grafico. Pertanto, Picasso non è stato solo un pittore di un'epoca, ma anche un istigatore della creatività grafica. Questa mostra, con più di 220 disegni provenienti da circa 35 paesi, ci dà un'idea di queste radici quando lo stesso Picasso è oggetto di ispirazione nei diversi stili. "Questo è il miglior tributo che potremmo rendere a quest'anima inquieta che sarà sempre con noi", afferma il presidente dell'Associazione dei vignettisti del Brasile, José Alberto Lovetro (JAL). 

L'iniziativa ha avuto il sostegno dell'ambasciata spagnola in Brasile, in particolare dell'ambasciatrice María del Mar Fernández-Palacios Carmona, che ha fornito un video con una presentazione su Picasso, che trasmette la sensazione che questo tributo sia davvero qualcosa di speciale. 

La mostra presenta opere di illustratori provenienti da paesi diversi come Germania, Argentina, Cina, Colombia, Costa Rica, Egitto, Indonesia, Italia, Israele, Messico, Perù, Russia, Ucraina e Uruguay. 

La mostra "Picasso in mezzo a noi" è curata da André Barroso, Francisco Punal e José Alberto Lovetro (JAL); Ha il supporto tecnico della società ARRIMINUM; e il sostegno dell'Associazione brasiliana dei fumettisti – ACB. 

I lettori di Fany Blog possono apprezzare tutte le opere a questo link: 

https://blog.hqmix.com.br/exposicao/picasso-entre-nos/


Nico Comix /Nicoletta Santagostino



Frank Federighi


GIO /Mariagrazia Quaranta



Lele Corvi





Friedrich Tasser



Dibujantes  italianos participan en la exposición virtual dedicada a Pablo  Picasso, organizada por la Asociación de Caricaturistas de Brasil. 

Por Francisco Punal Suarez 

Entre los caricaturistas de 35 países que participan en la muestra “Picasso entre nosotros”, para homenajear al genial pintor y escultor español, en el 50 aniversario de su desaparición física, y que han enviado 220 dibujos,   se encuentran seis  artistas italianos,   cuyas obras pueden  pueden apreciar los lectores de Fany Blog. 

Ellos son:  Frank Federighi, Friedrich Tasser, Gabriele Corvi, Gio, Nico Santa, y  Paolo Lombardi. 

De las maneras más varidas y enriquecedoras, tal y como se caracteriza el humor gráfico, con sus virtudes nutrientes, innovadoras, y provocadoras, los dibujantes nos ofrecen sus miradas respectivas sobre el arte de pintar, donde, incluyen retratos del pintor español o reinterpretaciones de algunos de sus cuadros más famosos, donde el autor, de manera muy personal, se enfrenta a un lienzo en blanco. Es el todo o la nada. 

. “Picasso, -expresa la nota de prensa emitida hoy por la ACB-  uno de los pintores más famosos de todos los tiempos, siempre llegaba a los extremos en la entrega de sus lienzos. Pero también supo identificar que era el momento de crear, además de todo lo que ya existía, y nos aportó infinidad de nuevas ideas gráficas”. 

Los dibujantes  han captado de inmediato este mensaje y han sabido  mostrar el paso más allá del humor gráfico. Por tanto, Picasso no fue sólo un pintor de una época, sino un instigador de la creatividad gráfica. Esta exposición, con más de 220 dibujos de aproximadamente 35 países, nos da una idea de estas raíces cuando el propio Picasso es objeto de inspiración en los diferentes estilos. “Este es el mejor homenaje que le pudimos hacer a esta alma inquieta que siempre estará entre nosotros”, dice el presidente de la Associação dos Cartoonistas do Brasil, José Alberto Lovetro (JAL). 

La iniciativa contó con el apoyo de la embajada de España en Brasil, en especial de la embajadora María del Mar Fernández-Palacios Carmona, quien facilitó un vídeo con una presentación sobre Picasso, que transmite la sensación de que este homenaje es realmente algo especial. 

La muestra cuenta con obras de ilustradores de países tan diversos como Alemania, Argentina, China, Colombia, Costa Rica, Egipto, Indonesia, Italia, Israel, México, Perú, Rusia, Ucrania o Uruguay. 

La exposición “Picasso entre nosotros” está comisariada por André Barroso, Francisco Puñal y José Alberto Lovetro (JAL);  cuenta con  soporte técnico de la empresa ARRIMINUM; y el  apoyo de la Asociación de Dibujantes de Brasil – ACB. 

Los lectores de Fany Blog pueden apreciar la muestra completa en este link: 

https://blog.hqmix.com.br/exposicao/picasso-entre-nos/

 



venerdì 27 gennaio 2023

Giornata della memoria 2023




#Atlantide #giornatadellamemoria #edithbruck 

 Per Edith. 

Mauro Biani





Per #Atlantide @La7tv

per la #GiornatadellaMemoria un documentario esclusivo – presentato da Andrea Purgatori- dal titolo “Edith”. La storia della scrittrice e poetessa sopravvissuta all’olocausto e alla deportazione nei campi di concentramento #EdithBruck

Mauro Biani




Edith Bruck e la memoria: "Il nostro grido ci sopravviverà"

La poetessa non concorda con Segre: non finisce tutto con noi

  Anni e anni di ricordi, racconti, diari, libri, in poche parole testimonianze: Liliana Segre avanza negli anni e con lei avanza anche un intimo timore, quello dell'oblio.

Non tanto sulle singole vite, sulle tragiche storie personali, quanto sulla capacità stessa delle nuove generazioni di tenere vivo il ricordo della Shoah, della guerra, delle vittime dell'olocausto.

Un approccio contestato da Edith Bruck, scrittrice e poetessa di origini ungheresi naturalizzata italiana, sopravvissuta all'olocausto e alla deportazione nei campi di Auschwitz, Dachau e Bergen- Belsen.

    "Ho sentito Liliana quando ha detto che con noi finisce tutto, che non ha speranza che rimanga molto della memoria e mi è dispiaciuto molto sentire questa cosa. Io credo che resti qualcosa, che la nostra testimonianza, i nostri libri, i nostri versi, il nostro gridare, i nostri pianti non siano stati inutili. Non per noi, ma proprio per i giovani, per il futuro dei giovani, per un mondo minimamente migliore, sarebbe molto grave se fosse stato vano tutto quello che abbiamo detto, tutto quello che abbiamo scritto e tutto quello che è successo, se sarà dimenticato. Io spero che resti qualcosa" dice la scrittrice intervistata da Sky Tg 24.

    E proprio l'intellettuale ungherese è anche al centro di un documentario esclusivo realizzato da Andrea Purgatori con 3D Produzioni in collaborazione con n La7 in occasione della Giornata della Memoria, proprio per non dimenticare gli orrori della Shoah. Si apre con Edith Bruck intenta a guardare un vecchio documentario ungherese, "A Látogatas", che in italiano significa "La visita". È lei sullo schermo, più giovane, nel 1982, tornata in Ungheria per rivedere la casa dove è nata e dove venne catturata. Attraverso queste immagini, inedite in Italia, compare il ritratto di una donna capace di continuare a vivere e amare e che non tralascia nulla della sua storia: dal Lager all'amore infinito per il poeta Nelo Risi, fino alla scrittura che le ha permesso di continuare a vivere. Tutto disegnato alla luce dell'oggi, nella casa di Via del Babuino dove abita da 62 anni, circondata dai colori e dai rumori della Roma "eterna", come la definisce Edith, quella che ormai è diventata la sua patria, "tra piazza del Popolo e piazza di Spagna". 

fonte ; https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2023/01/25/edith-bruck-e-la-memoria-il-nostro-grido-ci-sopravvivera_683e74a9-987b-461e-8c73-4a09e1fae0e4.html




#Giornodellamemoria

Quella riga sia memoria viva.

Oggi su la Repubblica

Mauro Biani


Generazioni, per non dimenticare, mai !!
Paolo Lombardi



Domani non è per tutti

Tiziano Riverso


International #Holocaust #RemembranceDay. We have to learn from the #history. 78 years ago, on January 27, 1945. #RedArmy entered Nazi #ConcentrationCamps in #Auschwitz..

27 Ocak Uluslararası Dünya Holokost’u Anma Günü. Bizde Dünya utanç günü de deniyor. 78 yıl önce, 27 ocak 1945'de #KızılOrdu Nazi #ToplamaKampı #Auschwitz 'e girdiğinde karşılaştığı manzara bugün de tarihte olanı unutmamamız için vesile olsun..
Firuz Kutal

Memoria

Oggi su @ilmanifesto

Lele Corvi

#memoria #giornatamemoria #nondimentichiamo #ilmanifesto #lelecorvi


Memoria

Memory

#memory #memorialday #giornatadellamemoria #Shoah #razzismo #Jews #memoria #CartooningForPeace #courrierinternational #repubblicaxl #LaRepubblica #pagina21 #vignettistiperlacostituzione

Marco De Angelis




GIORNO DELLA MEMORIA 2023

Gianfranco Uber



Il filo della memoria

GIO / Mariagrazia Quaranta



by Roby Il Pettirosso




Per non dimenticare #GiornatadellaMemoria #Giornodellamemoria2023 #27gennaio

Durando




#ZyklonB #Zyklon #Shoah #27gennaio #Giornodellamemoria #olocausto #Auschwitz #Binario21 #pernondimenticare #IChinson #satira #satiraneurodeficiente #vignette
Mario Airaghi



Bambini col pigiama a righe

Giannelli




Giorno della Memoria.

Milo Manara


Giorno della memoria 2023. Per @sputnink_
Nicocomix 
#giornodellamemoria #olocausto


Giornata della Memoria 2023. Ecco il mio disegno per il 27 gennaio. "Memoria di libertà" by ©️Chenzo, www.chenzoart.it #giornatadellamemoria #Shoah #olocausto #MemoriaStorica #ebrei #disegni #vignette #27gennaio #chenzo

 Lorenzo Bolzani - Chenzo.



Il Giorno della Memoria.

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata arrivarono presso la città polacca di Auschwitz, scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

Ad Auschwitz, circa dieci giorni prima, i nazisti si erano ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.

L’apertura dei cancelli di #Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista. (fonte Wikipedia)

#ilgiornodellamemoria #olocausto 

Tartarotti



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-AUSCHWITZ, IN POSA PER MORIRE

di Alessandro Melazzini

Il fotografo polacco Wilhelm Brasse rifiutò di battersi per Hitler e fu internato nel lager. La sua professione lo salvò, ma fu obbligato a scatti atroci. Oggi racconta l'impotenza di allora - «Una volta venne un marinaio con tatuato il paradiso. Tempo dopo vidi la sua pelle conciata, serviva per coprire un libro» 

Ha guardato negli occhi la morte. L'ha fatto per cinquantamila volte. Avvene quando era giovane. Ora Wilhelm Brasse è un anziano signore dal sorriso affettuoso e i modi gentili. Mi accoglie sulla soglia della sua modesta casetta nei pressi della cittadina polacca di Zywiec. Un tempo questa era la regione della Slesia, dove ebrei, polacchi e tedeschi convivevano in un intreccio pacifico di lingue e culture sotto la dinastia degli Asburgo. Wilhelm nacque loro suddito nel dicembre di 92 anni fa. Poi venne la grande crisi del '29, il padre perse il lavoro e suo figlio non poté finire il ginnasio. La madre lo iscrisse a un corso di fotografia e senza saperlo gli salvò la vita. Nel 1939 la Germania invase la Polonia e Wilhelm dovette compiere una scelta fatale. Diventare cittadino del Terzo Reich o rimanere polacco. Optò per la sua patria e cominciarono le vessazioni. Tentò allora la fuga attraverso il confine con l'Ucraina, ma venne tradito e consegnato ai nazisti. Era la Pasqua del 1940. Passarono quattro mesi di cella, poi dai soldati tedeschi venne un'ultima possibilità. Arruolarsi nella Wehrmacht o essere trasferito in una prigione sconosciuta. Wilhelm scelse di non combattere per le armate di Hitler e nella notte un treno lo portò ad Auschwitz.

«Picchiandoci con urla selvagge i kapò e le SS ci fecero scendere, ci tolsero i vestiti e ci diedero una divisa a strisce. Da quel giorno diventai un numero, il 3444». Quando Wilhelm arrivò nel lager tutto era ancora in costruzione, ma sul piazzale dell'appello il vicecomandante Karl Fritzsch chiarì subito ai prigionieri cosa li aspettava. «Questo non è un sanatorio. Questo è un campo di concentramento. Qui un ebreo vive due settimane, un pretaccio dura un mese, gli altri prigionieri tre». Aveva detto la verità. «All'inizio venni assegnato al comando costruzione strade. Il primo giorno il kapò uccise con un bastone 4 o 5 prigionieri senza motivo. Era così violento che cercai un altro lavoro». Agli inizi nel lager era ancora possibile muoversi con una certa libertà. «Chiesero se qualcuno voleva un'occupazione leggera con cibo extra, io mi presentai subito. Venni assegnato al trasporto cadaveri. Trascinavo un carretto pieno di salme fino al crematorio. Il lavoro era facile, ma non ce la feci a resistere, cambiai ancora finendo in un comando guidato da un kapò tedesco che finalmente non urlava né picchiava». 

Brasse ancora oggi ricorda tutti i nomi delle persone conosciute nel lager. Il kapò si chiamava Markus e portava un triangolo nero sulla divisa: per i nazisti era un «asociale». Perso il lavoro si era arruolato dieci anni nella legione straniera, tornato in patria venne subito arrestato. «Gli feci da traduttore, poi grazie a lui passai nelle cucine a trasportare pentoloni, infine nel febbraio del '41 superai una prova come fotografo e venni assegnato al reparto di polizia». 

Da quel momento e per quattro anni Wilhelm fotografò migliaia di deportati come lui. Per ognuno tre scatti, di fronte, di lato e con il cappello. «Ma non i prigionieri con gli occhi pesti o segni di maltrattamento. Quelli dovevano tornare più tardi, anche se quasi tutti venivano uccisi prima». Talvolta accadeva per il semplice diletto di un sorvegliante sadico, come Krankenmann, il detenuto più brutale del campo, che rubava il cibo alle sue vittime dopo averle strangolate con le proprie mani. «Uccideva gli uomini come le mosche. Era grasso come un maiale e si divertiva a sedersi sui prigionieri più magri spezzando loro la colonna vertebrale». Wilhelm fu fortunato, Bernhard Walter, l'SS che comandava il suo reparto, non era un fanatico come gli altri: nelle braccia di Hitler era finito per scampare a un'esistenza da stuccatore disoccupato. Wilhelm poteva vivere al caldo, mentre vedeva i suoi compagni strisciare nella pioggia e nella neve. Ma anche la sua occupazione non lo preservò dagli orrori di Auschwitz. «Un giorno riconobbi nella fila del corridoio alcuni miei vicini di casa ebrei. Diedi loro delle sigarette e un pezzo di pane, anche se era vietato». La voce dell'anziano sopravvissuto s'incrina. «Nel mio gruppo c'era un kapò. Triangolo verde: un comune assassino, ma con lui si poteva parlare. Gli implorai che se doveva ucciderli, almeno lo facesse senza farli soffrire». Il giorno dopo erano tutti morti. «Riesce a capire cosa significa pregare qualcuno perché conceda una morte lieve?» mi chiede Brasse con le lacrime agli occhi. Cosa posso rispondere a un uomo che ha visto l'inferno? Lo prego di raccontarmi ancora.

Ogni giorno fotografava dai 50 ai 150 deportati. Se qualcuno aveva dei tatuaggi, il medico del campo li voleva ripresi nel dettaglio. «Una volta si presentò un marinaio di Danzica. Alto, muscoloso, ben formato. Sulla schiena aveva tatuato il Paradiso con Adamo, Eva e il serpente. In due colori, rosso e blu. Lo ricordo tutt'ora: davvero l'opera di un maestro. Dopo un mese un amico mi chiamò dal crematorio. E cosa vidi? In fondo a un tavolo la pelle della schiena di quello sfortunato, tesa e pronta per essere conciata. A cosa serviva, chiesi scioccato? Per rilegare un libro, fu la risposta». 

Presto a Wilhelm venne ordinato di non fare più foto agli ebrei: secondo la direzione del lager non ne valeva la pena, tanto morivano sempre più in fretta. «Alla fine dell'autunno del 1941 giunsero 11mila prigionieri di guerra russi. Vennero ammazzati in maniera orribile, lasciati congelare nudi nella neve, mentre delle SS con le maschere a gas lavoravano intorno al blocco 11 per isolarlo. Quando tutto fu pronto, vi mandarono dentro i 600 soldati russi sopravvissuti, insieme a 400 malati». Fu il collaudo, perfettamente riuscito, per testare l'efficacia dello Zyklon B. Ma il crematorio di Auschwitz era troppo piccolo per tutti quei cadaveri, così nel vicino lager di Birkenau ne vennero edificati altri due, dotati di camere a gas. Stavano a poca distanza dai binari del treno, così da rendere più comodo l'assassinio di massa. Alcune SS scattarono sequenze fotografiche durante le varie tappe della soluzione finale. L'arrivo del treno, le selezioni, lo spoglio degli averi, la camera a gas, i corpi ridotti in cenere. «Venni incaricato di sviluppare le foto e ordinarle in un album: volevano tenerlo come ricordo».

Uomini, donne e bambini. Brasse doveva riprendere degli indifesi come fossero criminali. «Non dimenticherò mai questa povera ragazzina – mi dice mostrandomi la foto di un'adolescente con un foulard in testa –. Una sorvegliante le ordinò di toglierlo, ma la poveretta non capiva il tedesco. La donna s'infuriò e prese a frustarla sulla faccia. Dio mio, quale crimine poteva avere commesso quella piccolina per meritare un trattamento simile?». A parte i continui insulti, con lui i guardiani nazisti erano generalmente cortesi e talvolta in cambio di propri ritratti da spedire all'amata gli concedevano del cibo extra. Tra le SS più educate, un giovane medico che gli richiese delle riprese speciali. Foto di donne ebree nude. «Fu imbarazzante, pregai le custodi di mettere quelle povere ragazze in posa, io non volevo sfiorarle. Ma rifiutare di fotografarle non mi era concesso, pena la vita. Quando chiesi a cosa servivano quegli scatti, mi dissero: per degli esperimenti». Il dottore si chiamava Josef Mengele. «Per lui fotografai anche vari nani e dei gemelli. Ogni volta che aveva bisogno, me lo chiedeva con la massima gentilezza. Mengele fu la persona più terribile che incontrai. Krankenmann? Quello era una bestia. Ma come poteva Mengele comportarsi così educatamente con me e nello stesso tempo mandare in un sol giorno mille o duemila ebrei nelle camere a gas? Era una doppia natura. Ancora oggi quell'uomo è per me un mistero». 

Altri medici gli ordinavano invece di fotografare ragazzini denutriti o l'utero estratto da donne addormentate col sedativo; per un certo periodo collaborò anche con un disegnatore impegnato a falsificare dollari. Ma la foto più incredibile scattata da Brasse ad Auschwitz ritrae una coppia di sposi. «Le nozze del mio amico Rudi Friemel. Era un meccanico bravissimo. I tedeschi avevano bisogno di lui per riparare i motori diesel e gli concedettero persino di portare i capelli lunghi. Con il permesso di Himmler nella primavera del '44 la sua fidanzata spagnola poté raggiungerlo col figlio ad Auschwitz, e qui sposarsi». Qualche mese più tardi Rudi venne preso durante un tentativo di fuga e impiccato seminudo.

Nel gennaio del 1945 le SS sentirono avvicinarsi l'Armata Rossa. Il capo ordinò a Wilhelm di bruciare tutto, ma questi riuscì a salvare molte foto perché i negativi erano ignifughi. Pochi giorni prima della liberazione lo trasportarono prima a Mauthausen, poi nel lager austriaco di Melk. «Il paesaggio era bellissimo, vicino al Danubio. Producevano cuscinetti a sfera in una fabbrica sotterranea ma io dovetti lavorare con pala e badile all'aperto. Dopo due mesi ero ridotto a pelle e ossa. Fu allora che, distrutto, maledii mia madre per avermi partorito». 

Nuovamente le lacrime scorrono sul viso di questo vecchio sopravvissuto all'orrore. «Invece gli americani mi liberarono. Ancora oggi mi pento di quello che dissi contro mia mamma».

(Il Sole 24 Ore – Domenica 24 giugno 2009 n. 162)

POST SCRIPTUM di Ivano Sartori 

È probabile che riusciate a leggere questo pezzo, ma non vediate qualcuna delle foto che lo corredano. La censura Facebook è tale da ignorare le verità della storia. Ed è un peccato, considerato che Mark Zuckerber discende da una famiglia di origine ebraica. Comunque vada, gli algoritmi kapò non potranno eliminare la testimonianza scritta, molto più potente di qualsiasi immagine.




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