giovedì 15 novembre 2012
L’Inno d’Italia e i tagli all'istruzione.
L’Inno d’Italia
Di Ferdinando Camon
Camera e Senato han deciso: tutti gli italiani che crescono adesso impareranno l’inno d’Italia, le ragioni dell’unità nazionale, e le tesi della Costituzione. Era ora. L’inno d’Italia comincia con: “Fratelli d’Italia”, ma solo così, sapendo quelle cose, saremo fratelli, ora non lo siamo affatto. Il nostro è un inno debole, non ha la potenza dell’inno tedesco e la violenza dell’inno francese. Ma non ha nemmeno i loro problemi: l’inno francese è sanguinario (“Che un sangue impuro / abbeveri i nostri solchi”), l’inno tedesco è imperialista (“Deutschland, Deutschland über alles, / über alles in der Welt”), anche se i tedeschi dicono che fu composto in funzione dell’unificazione tedesca. L’inno inglese è femminilista, perché con la regina Vittoria fu volto al femminile (“God shave the Queen”, Dio salvi la regina). L’inno italiano ha molti difetti. Anzitutto, è astruso. “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, / dell’elmo di Scipio / s’è cinta la testa”: significa che l’Italia s’è messa in testa l’elmo di Scipione, va alla guerra, e sarà una guerra vittoriosa, come quella di Scipione. Quale Scipione? Evidentemente l’Africano, il vincitore di Annibale a Zama. È bene che i ragazzi sappiano che a Zama Scipione poteva perdere, ha vinto solo perché ha inventato una strategia rivoluzionaria. Annibale aveva gli elefanti, come dire i carri armati dell’epoca. Contro i quali i romani non potevano fare nulla. Scipione diede ordine ai soldati di non fermarsi a combatterli, ma lasciarli passare e correre dietro: dietro c’era la fanteria, bisognava sterminare quella. Se Scipione non avesse inventato quella strategia, noi oggi parleremmo arabo, e questo articolo dovrei scriverlo in arabo. Dunque l’inno ricorda che l’Italia è quella delle vittorie estreme e decisive. L’Italia è la padrona, la Vittoria è la sua schiava. Le padrone romane tagliavano i capelli alle schiave, così la Vittoria deve lasciarsi tagliare i capelli dall’Italia (beh, da un po’ di tempo non c’è menzogna più colossale). Noi italiani dobbiamo stare uniti, serrare le file, come nella coorte, il reparto dell’esercito romano corrispondente suppergiù all’odierno battaglione. Noi fummo calpestati e derisi, dice l’inno, perché siamo divisi. Parole sacrosante. Anche oggi. Siamo oggetto di scherno sui media stranieri, la storia dei “polentoni” e “terroni” ci disonora tutti. “Giuriamo far libero / il suolo natio”: il suolo natio non è mai stato libero, ma allora aveva gli stranieri dominatori, oggi ha la criminalità dominatrice. “Dall’Alpe a Sicilia / ovunque è Legnano”: ahi, Legnano oggi vuol dire Lega, e secondo la Lega il problema della Sicilia è non avere la Lega. “I bimbi d’Italia si chiaman Balilla”: ahi anche qui, si chiamavan Balilla sotto il fascismo, oggi quel regime e quel nome son caduti. Per fortuna. “Il suon d’ogni squilla / i Vespri suonò”: i Vespri sono la rivolta dei siciliani che cacciarono i francesi, oggi la liberazione della Sicilia presuppone una rivolta contro la mafia. La guerra contro la mafia è sempre dichiarata, molti siciliani la combattono con eroismo (è giusto ricordarlo, cosa che molti settentrionali non fanno), ma non è una guerra vinta e conclusa. “Già l’Aquila d’Austria / le penne ha perdute: / il sangue d’Italia / e il sangue polacco / bevé col cosacco”: è vero, l’esercito austro-tedesco invase la Polonia d’accordo con la Russia, ma purtroppo anche con l’Italia. Adesso l’Austria è uno staterello striminzito che produce poco e conta poco, ma ha i conti in ordine, e noi no. L’Inno d’Italia fu pensato quando l’Italia aveva nemici esterni, ora i nemici sono dentro. Sono gli evasori, i sabotatori dell’unità, i ladri di soldi pubblici, i governanti con interessi privati, i nemici della Costituzione: son loro che questo inno non vogliono cantarlo, dunque cantiamolo contro di loro.
(fercamon@alice.it)
Patria
L’Inno di Mameli sarà insegnato a scuola per
“promuovere i valori di cittadinanza e consolidare l’identità nazionale“.
Mauro Biani
canta che ti passa
Fabio Magnasciutti
Paride Puglia
Nota : Mentre veniva approvata la decisione di rendere obbligatorio lo studio dell'inno di Mameli, insorgeva una singolare minaccia da parte delle Provincie italiane: lo spegnimento dei riscaldamenti nelle scuole.
Tutte le Province italiane faranno ricorso ai tar contro i tagli varati dal Governo contro le Province: lo ha annunciato Saitta, neopresidente dell'Upi, spiegando che "si tratta di una decisione non più rinviabile, visto che i 500 milioni di tagli imposti alle Province non sono sopportabili".Le Province italiane decideranno a breve la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e conseguentemente l'aumento delle vacanze per gli studenti. Saitta ha spiegato che l'iniziativa ''prende le mosse per protestare contro i tagli di 500 milioni decisi con la spending review''.
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