domenica 25 novembre 2012

Giallo il sequestro Spinelli

Spinelli
Makkox

20 novembre 2012, ore 17,20
Troppo ricco Berlusconi
Di Ferdinando Camon

Dunque, a casa del tesoriere di Berlusconi càpitano, in piena notte, dei malviventi, lo sequestrano con maniere spicce e violente, chiedono 35 milioni di riscatto, ne ottengono (pare, ma non è certo) otto, e tutto finisce lì. Per ora. Perché adesso saltano fuori mille domande: la polizia fu informata con un giorno e mezzo di ritardo, come mai? Il ricattato non si fida dello Stato? Ma non era, e non vorrebbe tornare ad essere, il capo del governo? Cos’hanno offerto i ricattatori? Qual è stata la merce di scambio? E dov’è adesso? Queste son le domande che nascono in alto, tra la gente di potere. In basso, tra il popolino (al quale apparteniamo), nasce un’altra domanda, forse poco onesta ma comunque legittima: ma se fosse in grado di pagare sull’unghia un ricatto notturno di 8 milioni, quanti soldi ha in tasca Berlusconi? Quanto è ricattabile? E quanto è ricattato?
La sua capacità di pagare somme infinite in tempo fulmineo è strabiliante. Io qui ci metterei anche il risarcimento (che secondo lui è una rapina, secondo la controparte è la restituzione di una rapina) di 500 milioni di euro a De Benedetti, per il Lodo Mondadori. Ben pochi in Italia hanno la potenza economica di procurarsi una somma del genere a tamburo battente. Berlusconi ce l’ha. Ha chiesto a due-tre banche, e le banche l’hanno coperto. Questo è potere. Potere economico, fonte di ogni altro potere. Una volta affermarono che “non poteva non sapere che dalla sua azienda erano usciti 400 milioni” (di lire). Lui in tv protestò: “Ma lo sapete in quanto tempo entrano 400 milioni nella mia azienda?”. Alzò le mani e schioccò le dita. Pausa. Altro schiocco: “Ecco, in questo tempo nella mia azienda sono entrati 400 milioni”. Noi, popolo d’Italia, lo guardammo a bocca aperta. Ognuno di noi ebbe un pensiero secondo il proprio DNA. Il mio DNA mi dettò questo pensiero: “Lui guadagna troppo, e noi troppo poco. Lui non può capire noi”. Problema: può occuparsi dei nostri problemi uno che non li può capire?
Quando hai troppo potere e troppo denaro, non li puoi controllare. Se hai troppo potere e tropo denaro e non li puoi controllare, sei ricattabile. Ci sono momenti oscuri, nella vita dell’imprenditore Berlusconi, sui quali non ci pronunciamo, anche perché dove non ci sono sentenze definitive lì crescono le querele milionarie. Sappiamo che, nella villa di Arcore, Berlusconi accettò come stalliere un uomo della mafia, e ci domandiamo perché; alcuni rispondono che in quel modo la mafia lo garantiva da possibili sequestri di persona. Sarebbe, anche questa, una soluzione anti-statale: contro la mafia un cittadino dovrebbe cercar l’aiuto dei carabinieri, non dei mafiosi. Ma, se non vogliamo far gl’ipocriti, dobbiamo riconoscere che la mafia garantisce meglio dello Stato. È la nostra tragedia e la nostra vergogna. Che, col passare dei decenni, ma invece di calare crescono. Ci sono mafiosi pentiti i quali dichiarano che la mafia chiedeva a Berlusconi un pizzo di due miliardi, per non bruciargli la Standa. Lui negò, ma presto si liberò della Standa. Devo dire che in alcune città, compresa la mia, apparvero sui muri scritte inneggianti al pizzo sulla Standa, e questa è una vergogna sulla vergogna. Io non so come la pensiate voi, ma mi sembrano forme (gentili) di ricatto, o, con termine più benevolo, di sottrazione di denaro, anche i pagamenti alle Olgettine, gli stipendi di 2500 euro mensili alle ragazze che si dicevano danneggiate dalle voci sul bunga-bunga, e i prestiti senza restituzione che gli chiedevano gli amici in difficoltà. Berlusconi è ricco. Molto. Non può capire i problemi del nostro mondo, perché vive in un altro mondo. Al tempo di Dante c’era a Firenze un cavaliere ricchissimo (Dante lo mette all’Inferno), che sotto gli zoccoli del suo cavallo inchiodava ferri d’argento. Quando passava, lo seguiva un codazzo di gente, nella speranza che perdesse uno di quei ferri. Anche dietro a Berlusconi c’è sempre un codazzo, con la stessa speranza. (fercamon@alice.it)


Tiziano Riverso


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