Buone feste e Buon 2025!
Marco Fusi
Lorena Silvia Sambruna & Marco Fusi
Svenire dal ridere
Spesso e volentieri
Collana Clepsamia
Milano
Un libro di battute e vignette tra il serio ed il faceto sul sesso, arricchito dagli interventi del Dottor Matteo Merigo, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo.
Prefazione
Se è vero che una risata ci seppellirà tutti, è anche
vero che nel mondo della sessualità le risate si spre-
cano. L'obiettivo quindi è di attrarre con battute
più o meno simpatiche chi legge, ma dare anche in-
formazioni importanti su un mondo che, vuoi per
stigma o per imbarazzo, spesso è trattato solo con
volgarità.
Certo, sicuramente leggerete battute a doppio
senso, sempliciotte o banali, ma anche arguzie che
toccano con la loro semplicità, anche l'intellettuale
che decide di farsi una risata o riflettere su un tema
che, ribadisco, spesso è trattato come tabù totale.
Il sesso non è solo organi, fluidi e viscere, ma so-
prattutto cervello. La nostra sostanza grigia, infatti,
ci differenzia dagli animali più semplici che vivono
la sessualità solo per riprodursi. Per noi è anche
ricreazione, momento di svago, antistress. Oppure
preoccupazione, obbligo e tensione.
Leggere il cervello sessuale ed erotico è una ques-
tione di doppi sensi. L'anima dell'uomo è mossa, in
questo contensto, da un gioco di istinti, di Es e Su-
per Io, di freni sganciati o di pesantezze immense.
Riderci sopra può aiutare a rendere tutto più
giocoso. E il sesso come gioco (inteso come di-
vertimento, protagonisti e soprattutto regole
da rispettare), può aiutare a semplificare tutto.
Semplice, non significa banale. Semplice significa
rendere tutto più scorrevole, piacevole e senza
sovrastrutture mentali che possano interferire con la
naturalezza delle cose.
Dott. Matteo Merigo,
psicologo, sessuologo e psicoterapeuta
Lorena Silvia Sambruna è nata a Milano il 03/10/1970.
Nel 2018 crea il progetto turistico, culturale e artistico VACANZEINARTE case vacanze sui navigli di Milano dedicati ad artisti.
È autrice del libro Amiche del cactus (edizioni Golem) con Diletta Dalla Casa, prefazione della giornalista e critico televisivo Alessandra Comazzi e recensione di Pupi Avati. Il libro è stato presentato nel 2014 e nel 2015 al Salone Internazionale del libro di Torino.
È autrice del libro di poesie Un bel posto si chiama poesia (edizioni Kubera), prefazione della giornalista e critico televisivo Alessandra Comazzi, introduzione di Mirella Marabese Pinketts. Fascetta di presentazione di Catena Fiorello Galeano.
Dal 2022, è inserita tra gli “Autori in permanenza al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano”.
"Il mascara di San Valentino"
Bansky *
In occasione della Festa degli innamorati ha voluto lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne.
Qualcuno l’ha ripescata ed io la ripropongo perché è adatta a San Valentino
Bruno Bozzetto
Buon San Valentino
Davide Charlie Ceccon
***
*= San Valentino, sì. Ma quando è violento non è mai amore. Ci voleva Banksy per ricordarlo. Così ieri mattina sul muro di una casa di Margate, cittadina balneare vicino a Canterbury, è apparso il "Valentine's Day Mascara". Il murales parodizza l'icona della massaia degli anni Cinquanta che qui diventa una donna visibilmente malmenata - un occhio pesto, senza un dente, guanti gialli per lavare i piatti e grembiule - mentre spinge il partner in un congelatore. Per terra una sedia da giardino rotta, una cassa blu e una bottiglia di birra, chiari riferimenti a una lite post sbornia, ovvero a una violenza domestica. […]
Nel giro di due ore sono arrivati gli addetti alla nettezza urbana e hanno caricato frigo, sedia e bottiglia. In un comunicato gli amministratori si sono affrettati a dire che il congelatore è stato rimosso perché si trovava sul suolo pubblico e «tornerà una volta messo in sicurezza». Non si capisce bene cosa significhi. I residenti della sconosciuta e desolata cittadina costiera protestano per la sospetta solerzia. In quel vicolo mucchi di oggetti abbandonati stazionano per settimane. L'episodio è piccolo ma non insignificante. […]
Quindi mentre Banksy, da sempre impegnato in battaglie per i diritti e di sensibilizzazione sociale, esorta le donne a sbarazzarsi dei compagni violenti e a gettarli nella discarica, il benpensante preferisce sbarazzarsi dell'opera. Meglio non far vedere certe cose, un po' come succede nelle famiglie dove le donne subiscono violenza.
29 gennaio 2022
Riconfermato per altri sette anni l'attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Dopo Sandro Pertini, è il presidente eletto con il maggior numero di voti, 759.
Le sue prime parole: "La grave emergenza sanitaria, economica e sociale richiama al senso di responsabilità, che deve prevalere sulle prospettive personali".
Giuramento il 3 febbraio alle 15.30.
Il premier Draghi: "Grazie a Mattarella, splendida notizia per gli italiani".
Il Centrodestra si spacca, Fratelli d'Italia vota Nordio. Il leader leghista Salvini: "Alleanza va chiarita"
Marilena Nardi
La storia d’Italia raccontata con umorismo
Si intitola “Storia d’Italia e dintorni in 100 e più vignette con l’aggiunta di qualche rima” il nuovo libro di Marco Fusi, Giorgio Giunta e Francesca Targa.
Non c’è che dire, un titolo importante e anche oltremodo ambizioso per un libro umoristico: raccontare la storia d’Italia attraverso una serie di vignette, tutte corredate da un breve testo di accompagnamento, aggiungendo qua e là, per introdurre le varie epoche, alcune rime.
È possibile riscrivere la storia a proprio uso e consumo? Certo, i potenti lo fanno da sempre. Ebbene con questo libro gli autori, che ahi loro potenti non sono, hanno voluto prendersi la rivincita e dare un senso alla nota frase di Karl Marx: «La storia si ripete due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa».
In effetti per gli studenti imparare la storia è spesso una tragedia, un ammasso inestricabile di date difficilissime da ricordare e senza neppure poter esibire a propria discolpa l’attenuante dell’arteriosclerosi, quindi la seconda volta, ovvero con questo libro, la storia diventa farsa, parodia, umorismo, uno specchio deformante che però a suo modo riflette e che consente di ridere e rifarsi delle scene mute durante le interrogazioni.
In effetti, a pensarci bene, la storia d’Italia (e dintorni) in fondo è come un libro di favole, zeppo di re nudi, principi azzurri come il Valentino, streghe e principesse avvelenatrici di Borgia memoria, rospi che baciati diventano principi come Cola Di Rienzo, maghi come Cagliostro… mancano i Draghi, ma nei tempi andati ancora non servivano per salvare l’Italia dalle crisi di governo.
Insomma, questo libro serve a indorare l’amara pillola della storia nozionistica e se qualche prof dovesse arricciare il naso… beh, non faccia tante storie, è solo humor…
A titolo di esempio ecco come le rime di Francesca Targa aprono il capitolo dedicato alla storia romana.
Roma Antica
C’era na vorta, tanto tempo fa
un posto ndo nasceva a civirtà.
Je misero nome “Roma” e fu un portento.
Er popolo romano era contento
perché chiunque annava a rimirallo
poi faceva de tutto pè imitallo.
Romolo della città fu er re fondatore
a lui vanno sempre gloria ed onore.
L’urtimo Tarquinio, detto “er superbo”
fece no scempio senza riserbo
così fu cacciato via dai Romani
che dopo non vollero avè più sovrani.
Vennero allora l’Imperatori
che pe sta città furono gioia e dolori,
puro quarche donna je diede bei cacchi
Cleopatra e Cornelia, la madre dei Gracchi.
Se fece la storia tra pane e circensi,
guere, invasioni, ratti e dissensi…
Poi Attila Unno coi barbari in frotte
distrusse l’Impero e se fece notte.
Francesca Targa
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GLI AUTORI
MARCO FUSI
Nato milanese e poi acquisito obtorto collo come brianzolo senza mai essersi spostato, si dedica all’umorismo con passione e come salvavita contro la depressione.
Realizza vignette dal 1986, collaborando a molte testate nazionali che conta la sera per addormentarsi. Col passare degli anni si è evoluto dandosi anche alla scrittura e pubblicando dieci libri, tra cui “Il vangelo secondo Silvio” e “Il calcio versione 2.0”. È ora al suo undicesimo libro in quanto desideroso di metter su una squadra di calcio. Da anni è anche responsabile della rassegna umoristica Chianina Comics e della sezione grafica del Campionato italiano della bugia (per cui prendete questo curriculum con le pinze).
GIORGIO GIUNTA
Nome d’arte Gigo, ha iniziato a disegnare prestissimo per poi approdare alla Scuola del fumetto di Milano, ove si è diplomato per il rotto della cuffia sotto la sapiente guida di Ferdinando Tacconi. Dopo un paio di pubblicazioni malpagate per bambini canadesi ha abbandonato matite e chine per dedicarsi a un più remunerativo lavoro in campo televisivo, prima come programmatore informatico e poi come grafico.
Nei primi anni 2000 incappa in Marco Fusi e, grazie alla sua raccomandazione, inizia a collaborare come vignettista e illustratore con praticamente tutte le riviste enigmistiche dello stivale italico. Nel tempo libero dipinge, corre e spacca i
timpani ai vicini soffiando dentro la sua amata cornetta.
FRANCESCA TARGA
Attrice, autrice e improvvisatrice romana, ha iniziato il suo percorso teatrale giovanissima frequentando i corsi di recitazione della Compagnia I Verso Zaum diretta da Gianfranco Evangelista. Ha frequentato poi diversi stage con grandi maestri del teatro contemporaneo: Jerz y Growtoskij, Eugenio Barba, Pino del Buono e Gianfranco Evangelista. Una laurea con lode in Lettere e Filosofia, un gatto roscio che dorme sempre e un amore viscerale per Roma, la romanità e la poesia. Dal 2002 lavora a Rai Tre.
Affetta da scrivarella acuta partecipa a diversi concorsi letterari vincendone sovente qualcuno. Ha pubblicato due libri, l’ultimo è la raccolta di poesie romanesche “A chi tocca nun se ngrugna” (Festina Lente Edizioni).
IL LIBRO
Autori: Marco Fusi, Giorgio Giunta, Francesca Targa
Titolo: Storia d’Italia e dintorni in 100 e più vignette con l’aggiunta di qualche rima
Formato: 14 x 20,5 cm
Pagine: 280
Editore: Festina Lente Edizioni
Marina di Bibbona, il patto della spigola
S'ERANO TANTO ODIATI (IL PATTO DELLA SPIGOLA)
Si sono fatti pure fotografare al ristorante, sorridenti, Conte in t-shirt nera attillata, Grillo con camicia da rockstar, per dare anche plasticamente l'idea della pace fatta. Sarà vero? Probabilmente sì, altrimenti sarebbe stata la fine per il M5S. Tutto è successo oggi in un ristorante di Marina di Bibbona, il Bolognese da Sauro, dove i due ex contendenti sono arrivati verso le 14.30. Da Grillo "pieno sostegno al progetto di Conte", dicono fonti pentastellate. Era lo stesso di pochi giorni fa, incardinato in uno Statuto bollato come "seicentesco" dal "garante". Ora non è più tale. Per menù un antipasto di pesce e una spigola al forno con verdure. Alle 16 erano ancora seduti al tavolo, in attesa del dolce preparato da Celeste, la figlia del proprietario.
Michele Anselmi
GLI SPIGOLATORI DI BIBBONA
Eh si, perché il rischio di sparire politicamente è grande e non è che il pesce duri a lungo.
Gianfranco Uber
"Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre".
Sergio Japino
grazie per le labbra
le labbra appena socchiuse sul bianco perla
sui denti imperfetti
la porta, socchiusa, dietro la quale avvertivo parole sconosciute
avvertivo promesse
per il turbamento bambino, per quel rosso immaginato, tra i bianchi e i neri di un elettrodomestico
ho cercato quelle labbra in ogni volto, poi trovate
infine schiuse, baciate
seduti sul bordo di un letto, un disco che gira
sul sedile di una macchina, una notte di maggio
e poi ancora
grazie per il silenzio
la grazia sconfinata del silenzio, del congedo muto
senza immagini del dolore
senza fotografie
senza testare il tuo funerale
senza parteciparvi
ti bacio ancora un po'
Fabio Magnasciutti
Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il suo vero nome, nasce a Bologna il 18 giugno 1943. Deve il nome d'arte allo sceneggiatore e regista televisivo Dante Guardamagna: associò il suo nome al pittore Raffaello Sanzio e diede alla ballerina e cantante il cognome di un altro pittore, Carlo Carrà, tra i maestri del Futurismo. Era nata Raffaella Carrà.
Dopo il debutto in televisione in Tempo di danza (1961), al fianco di Lelio Luttazzi, e nella commedia musicale Scaramouche (1965), nel 1970 approdò a Canzonissima, divenendo nota al grande pubblico. Fu così che la Carrà divenne la prima showgirl del piccolo schermo in bianco e nero.
Ballerina, cantante, attrice, conduttrice e autrice: sapeva fare tutto. E faceva tutto bene. Era la regina della televisione italiana, e probabilmente lo sarà per lungo tempo. Provocatrice e rassicurante al tempo stesso ha saputo farsi amare da intere generazioni di italiani, riuscendo ad ottenere l'elogio del Britannico Guardian: "Ha insegnato all'Europa la gioia del sesso".
Dopo gli esordi, giovanissima, nel cinema, la sua carriera spicca il volo sul piccolo schermo negli anni Settanta. L'esordio è con Io, Agata e tu, nel quale 'Raffa' lancia per la prima volta il suo nuovo stile di showgirl, diverso rispetto alle colleghe dell'epoca. Ma è nello stesso anno, con Canzonissima insieme a Corrado, che raggiunge la popolarità creando scalpore per il suo abbigliamento "scandaloso", simbolo di una rivoluzione nei costumi sociali.
(✏️ Massimo Gramellini) Raffaella Carrà era tante cose, troppe per un articolo smilzo come questo. Ma per le generazioni cresciute con «Canzonissima» e «Milleluci» è stata anzitutto la scoperta dell’eros. Un eros bonario: intriso di mistero, ma privo di perversione. Quelle gonne lunghe, gettate via a metà del balletto per scoprire gambe che in tv sembravano infinite. Il caschetto biondo, dimenato davanti agli occhi come un sipario instabile. Il mantello stellato di Maga Maghella. Le braccia aperte in posture benedicenti da madonna. E naturalmente l’ombelico: il primo, il definitivo. La Carrà era la personificazione della femminilità e piaceva agli uomini, alle donne, ai gay e ai bambini, soprattutto agli orfani: in lei, che non aveva figli, vedevano un surrogato accogliente della madre. Quando lo raccontai in un libro, mi mandò un biglietto: «Le sere in cui eri piccolo e solo, avrei voluto uscire dal televisore per abbracciarti». E di sicuro lo avrebbe fatto, perché il suo talento era guardare la telecamera come se fosse sempre sul punto di attraversare lo schermo per venirsi a sedere sul divano accanto a ciascuno di noi. Senza carrambate, con la forza tranquilla della consuetudine.
Raramente la morte di un personaggio pubblico aveva prodotto una sensazione così lancinante di perdita e al tempo stesso di incredulità. Forse la Carrà ci è stata davvero seduta accanto per tutta la vita. E forse è ancora lì, con l’ombelico e il resto, perché le maghe come lei non muoiono fino a quando restiamo vivi noi. (📷 Archivio Corriere)