A Fabrizio De Andrè
Un po' stile Zanardi di Pazienza un po' stile Lempicka ma con tanta ammirazione!
Gio
www.caricaturegio.altervista.it
Mina ricorda Fabrizio sul Secolo XIX: “Ancora insegni. E sorprendi. E affascini tutti, non soltanto chi ha il dono dell’intelletto. E lo farai per sempre. Troppo c’è da imparare, da godere, da ciucciare, da rubare. Quel sorriso involontario che affiora sulle labbra quando ti ascolto si presenta solamente in casi eccezionali. Tu rimani un caso eccezionale. Ti ascolto ed è sempre come se fosse la prima volta. Una scoperta continua. C’è sempre qualcosa in più, qualcosa che si precisa meglio, qualcosa che ti segue e non ti molla. Per fortuna. Chissà dove sei, a chi regali la tua intelligenza, chissà cosa ti passa per la testa. Avremmo proprio bisogno del tuo pensiero illuminato. Siamo rimasti qui, deserti di te, senza possibili sostituti. Rivoglio la tua voce. Torna, Fabrizio. Torna”.
...nel giorno del 20° anniversario, un mio ricordo.
Pier Paolo Perazzolli
Scrive oggi Mauro Biani sulla sua pagina FB:
Nel 2009 per il decennale della morte di De Andrè, su proposta di Nicola, disegnai 15 tavole per altrettante canzoni. Iniziò da lì una mostra itinerante per molte librerie Feltrinelli (e non solo), diventando poi libro+cartoline per Stampa Alternativa. Ne pubblico qui qualcuna, ricordando con gratitudine quella bella esperienza.
Bocca di rosa
Mauro Biani
Il pescatore
Mauro Biani
Il testamento di Tito
Mauro Biani
Marinella
Mauro Biani
La ballata di Michè
Mauro Biani
Canzone del maggio.
Mauro Biani
La guerra di Piero
Mauro Biani
Geordie
Mauro Biani
Girotondo
Mauro Biani
Andrea
Mauro Biani
Volta la carta
Mauro Biani
Fabrizio De André - Creuza de ma (Live)
Alta sui naufragi dai belvedere delle torri china e distante sugli elementi del disastro dalle cose che accadono al disopra delle parole celebrative del nulla lungo un facile vento di sazietà di impunità Sullo scandalo metallico di armi in uso e in disuso a guidare la colonna di dolore e di fumo che lascia le infinite battaglie al calar della sera la maggioranza sta la maggioranza sta recitando un rosario di ambizioni meschine di millenarie paure di inesauribili astuzie Coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie la maggioranza sta come una malattia come una sfortuna come un'anestesia come un'abitudine per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore di umanità di verità per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli con improbabili nomi di cantanti di tango in un vasto programma di eternità ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti come una svista come un'anomalia come una distrazione come un dovere Compositori: Alvaro Mutis / Fabrizio De Andre' / Ivano Fossati
Vengono le onde del sonno
al ritmo del sospiro,
al ritmo della birra respiro
e io mi lascio sommergere
e affogo, quasi dolcemente
e mi lascio sommergere
nel brivido che dà la coscienza
di una sconosciuta esperienza acustica
A Pepi 20/02/1982"
Questi i versi scritti da De Andre per l'amico Pepi ...
un'amicizia di bimbi cresciuta negli anni... Dedicato a Pepi Morgia – Omaggio al Principe della Luce Sabato 15 Settembre ore 16:30 Emporio-museo viadelcampo29rosso Saranno presenti : Emiliano Morgia Patrizia Tenco Claudio Pozzani Stefano Marelli Emiliano Morgia consegnerà a viadelcampo29rosso il “fazzoletto”, come lo chiamava suo padre, con la poesia dedicatagli da Fabrizio De André, durante un tour a Vienna nel 1982. Si ringrazia La Fondazione De André per la concessione del patrocinio morale all’evento. A cura di viadelcampo29rosso, la casa dei cantautori genovesi.
Ci mancano il sorriso gentile, la delicata ironia, i disegni realizzati con la luce di Pepi...
scrive Claudio Porchia che con Tiziano Riverso l'autore degli splendidi disegni saranno presenti alla manifestazione.
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Vittorio De Scalzi ha cantato al funerale di Pepi Morgia una canzone "Le onde del Sogno" da lui musicata sulle parole che De André aveva scritto proprio per Pepi su un tovagliolo di carta.
Pepi era amico di don Gallo e di tanti artisti che si sono riuniti commossi a ricordarlo il 20 settembre 2011 alla chiesa di San Benedetto al Porto di Genova in un'atmosfera straordinaria ed indimenticabile.
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Omaggio a Pepi Morgia, Sanremo 18 febbraio ore 17.00 Spazio Morandi. L'intervento di Aldo Tagliapietra, che gli dedica "Amico di ieri"
11 anni dopo si ricorda il Beato Fabrizio, protettore dei versi in musica. Dall'ombra di umidi ronchi distillava nell'aria gli sguardi degli ultimi.
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*
*HOTEL SUPRAMONTE.
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GRANDRE'
Rifuggo, disprezzo, aborro il fanatismo.
Ma per Fabrizio De Andrè, forse, non nascondo la coda di paglia e lo ammetto, stravedo.
Le sue parole accompagnano le mie giornate da trentacinque anni, i suoi cd occupano la mensola sopra la mia scrivania, inamovibili ma mai impolverati, mai inusati, anzi sempre ascoltati, sempre riascoltati.
Dunque l'invito di Carlo a ricordare il Maestro nel decennale è, per me, quasi un dovere, un obbligo a rivisitarlo in decine e decine di canzoni, a riviverlo in una discografia mai stanca, sempre nuova, sempre emozionante.
E, tra le tante meraviglie che ci ha regalato, ho scelto di usare Un malato di cuore per la mia ipotesi di Quadretto:brulliotoi
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mi permetto Tullio di aggiungere il testo
Un Malato Di Cuore!
"Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volto."
Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.
Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti.
Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.
Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce.
E fra lo spettacolo dolce dell'erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.
Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.
"E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non si riesce di sognare con loro."
*
*
GRAZIE FABER
Pubblicato da Vadelfio
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Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento
porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finchè un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace
i figli cadevano dal calendarioYugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tuttie tutti buttavano via
e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere
ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare
e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio
KHORAKHANE'
"a forza di essere vento"
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Omaggio a De Andrè (aggiornamento)
I tempi cambiano, cambiano anche i presidenti e persino io non sono (ci mancherebbe!) il grande Pazienza. Una sola cosa è certa, Faber resta...
Max
Una buona novellaPubblicato da Mauro Patorno
Etichette: de andrè
Fifo
* La guerra di Piero
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gavavenezia
* Fabrizio De Andrè - Il suonatore Jones
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PER FABRIZIO DE ANDRE'Chi volesse, passando per Genova, fare un giro ragionato per le vere "croese de ma", passare per Via del Campo e magari arrivare sulla passeggiata De Andrè, è pregato di avvisarmi per tempo.Un saluto a tuttiUber*
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Inserto Satirico: Speciale De Andrè
PS:
"La ballata di Michè"
* "Sappiamo - scriveva George Steiner - che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e poi, il mattino dopo, recarsi come niente fosse al proprio lavoro ad Auschwitz". Forse fare memoria è proprio reagire alla logica del "come se niente fosse", e decidere che per smettere di chiudere gli occhi non c'è bisogno di un'altra Auschwitz: forse basta anche un CPT." *La tavola disegnata è tratta dalla mostra "Come una specie di sorriso, Biani rilegge De Andrè", fino al 31 gennaio a Roma, libreria Feltrinelli di Galleria Colonna. Poi in giro per l'Italia: Milano,Bologna, Firenze, Napoli e probabilmente Palermo.
Lascia che sia fiorito Signore, il suo sentiero quando a te la sua anima e al mondo la sua pelle dovrà riconsegnare quando verrà al tuo cielo là dove in pieno giorno risplendono le stelle.
Quando attraverserà l'ultimo vecchio ponte ai suicidi dirà baciandoli alla fronte venite in Paradiso là dove vado anch'io perché non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio.
Fate che giunga a Voi con le sue ossa stanche seguito da migliaia di quelle facce bianche fate che a voi ritorni fra i morti per oltraggio che al cielo ed alla terra mostrarono il coraggio.
Signori benpensanti spero
non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte.
Dio di misericordia il tuo bel Paradiso lo hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso per quelli che han vissuto con la coscienza pura l'inferno esiste solo per chi ne ha paura.
Meglio di lui nessuno mai ti potrà indicare gli errori di noi tutti che puoi e vuoi salvare.
Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento Dio di misericordia vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia vedrai, sarai contento. (dedicata a Luigi Tenco... morto in gennaio)
*
* Inverno Fabrizio De André
Sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso nei camposanti un campanile che non sembra vero segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani vedrai la neve se ne andrà domani rifioriranno le gioie passate col vento caldo di un'altra estate.
Anche la luce sembra morire nell'ombra incerta di un divenire dove anche l'alba diventa sera e i volti sembrano teschi
di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani anche la neve morirà domani l'amore ancora ci passerà vicino nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve dorme il silenzio di un sonno greve l'inverno raccoglie la sua fatica di mille secoli, da un'alba antica.
Ma tu che stai, perché rimani? Un altro inverno tornerà domani cadrà altra neve a consolare i campi cadrà altra neve sui camposanti.
*cliccare sulla img per sfogliare il bellissimo calendario
Checco Zalone: «Sono il miglior cantante degli ultimi 150 anni» la notizia.
Questa della D'addario è la storia vera che si trovò a palazzo quella sera e il premier che la vide così bella sul letto di Putin la mise a * * * [...]
come conseguenza il bravo Patorno dice che 'qualcuno' perderà il posto:
Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perche' ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue.(da home page del suo sito)
...Posso confidarvi che l' ultima volta che ho incontrato Gore Vidal per la presentazione di un suo libro, nel gennaio 2007, io ero appena uscita da un ricovero in ospedale e lui camminava aiutandosi con un bastone. Ma a cena, quando gli ho chiesto cosa potremmo fare insieme, lui mi ha risposto: «Let' s make a baby - facciamo un bambino». Forse è questo il segreto per riuscire a sopravvivere anche a questa età. Forse è questo il segreto del vecchio Suonatore Jones dello Spoon River caro alla mia giovinezza «che giocò con la vita per tutti i novant'anni» (da l'ultimo articolo "La mia giovane vecchiaia e il dono di Gore Vidal" per il Corriere della sera)
«Sono quelle persone straordinarie che ci regala il cielo ogni tanto e che se ne vanno. La Nanda è una parte dell’universo, non una piccola parte di me che se ne va». Dori Ghezzi
"I miei adorati scrittori americani mi accompagnavano durante la guerra facendomi coraggio con le loro storie"
Scrittrice, giornalista, traduttrice e critica, nasce a Genova il 18 luglio 1917. A ventiquattro anni - e in piena seconda guerra mondiale - si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana su Moby Dick. Il capolavoro di Melville è la chiave che le apre la porta sul mondo della grande letteratura made in Usa. Nel 1943, pubblica la prima parziale traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
Il suo mentore è Cesare Pavese, già suo professore al liceo D'Azeglio di Torino e il primo di una serie di incontri fondamentali, tra cui quello con il marito, il grande architetto e designer Ettore Sottsass. L'incontro del 1948, a Cortina, è con Ernest Hemingway. Nasce un rapporto di amicizia e di lavoro. Nel 1949, Mondadori manda in stampa la traduzione di Addio alle armi. La Pivano sarà la maggiore curatrice delle opere dell'autore de Il vecchio e il mare.
Il primo viaggio negli Stati Uniti è del 1956. Al suo ritorno, porterà in Italia la poetica, le pagine di letteratura e di vita della beat generation. Di Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti e poi William Burroughs. La prefazione a Sulla strada di un certo Jack Kerouac è sua. Negli anni successivi, traduce Allen Ginsberg, ma anche Bob Dylan. Il suo approccio alla letteratura non conosce steccati. Di Fabrizio De Andrè dirà, prima di altri, "è il più grande poeta italiano del Novecento".
Intanto, inizia a raccogliere i ricordi dei grandi che ha incontrato: Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Dorothy Parker, William Faulkner. Tutti protagonisti del suo libro I mostri degli anni Venti, del 1976. Seguono l'intervista a Charles Bukowski, Quello che mi importa è grattarmi sotto le ascelle e una fondamentale biografia di Hemingway.
I suoi Diari (1917-1973), pubblicati da Bompiani, sono una messe di aneddoti ed episodi tratti da una vita straordinaria. Negli ultimi anni, la Pivano continua a promuovere e a riconoscere il talento dei nuovi narratori d'America: Bret Easton Ellis, Chuck Palahniuk, David Foster Wallace. Il suo amore per la musica la porta a partecipare al video di Luciano Ligabue, Almeno credo, e a partecipare alla realizzazione del disco di Morgan omaggio-remake a De Andrè, Non al denaro, non all'amore né al cielo.( la Repubblica)
"Dormono sulla collina"... L'Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters
Con alcune riflessioni di Cesare Pavese
"La Spoon River Anthology, uscita a pezzo a pezzo su un settimanale del Middle West, è un gran corpo di epigrafi sepolcrali poste sulle labbra, secondo il buon gusto classico, ai morti stessi, di un villaggetto tipico nordamericano, Spoon River." Sono parole di Cesare Pavese che introducono un suo saggio critico sull'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. E il grande scrittore continua: "Un libro che comincia con un’elegia sul cimitero e va avanti con mariti scontenti, mogli adultere, scapoli scontrosi e bambini nati morti, e dove pressoché tutti si lamentano di aver mancata la vita, potrebbe anche parere, a sfogliarlo, una rassegna di casi clinici. La differenza sta soltanto nell’occhio del poeta che guarda i suoi morti, non con compiacenza malsana, o polemica, [...] ma con una consapevolezza austera e fraterna del dolore di tutti, della vanità di tutti, e a tutti fa pronunciare la confessione, a tutti strappa una risposta definitiva, non per cavarne un documento scientifico o sociale, ma soltanto per sete di verità umana. Che la vita sia un cimitero di ambizioni fallite, di realtà sofferte, di 'ali tarpate', non c’è bisogno della psicanalisi per scoprirlo [...] per inibito che possa parere qualche personaggio dell’Anthology, soffocato cioè da un certo ambiente, tale non è affatto il libro nel suo spirito, che contempla invece e accompagna, valendosi del suo potente oggettivismo, le innumerevoli sconfitte, gli sforzi, le battaglie, e le rare vittorie, della vita contro la morte, dello spirito contro il caos, di cui è campo questo villaggetto provinciale che è la terra. Ma non ci sono simboli, beninteso. Tutto è vigorosamente vivo, materiato, attuale, in una parola, tutto è poesia».
* * *
Dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters
Traduzione italiana di Fernanda Pivano, Mondadori - Electa, Milano 2008
LA COLLINA
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso nella miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felice?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag -
tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant'anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.
Fabrizio De Andrè, La collina
L’ATEO DEL VILLAGGIO
Voi giovani disputanti sulla dottrina
dell’immortalità dell’anima,
io che qui giaccio fui l’ateo del villaggio,
sempre pronto a parlare, litigioso, versato negli argomenti
degli infedeli.
Ma in una lunga malattia
tossendo a morte lessi le U panishad e la poesia di Gesù.
Questi mi accesero una torcia di speranza e di intuizione
e di desiderio che l’Ombra,
traendomi in fretta per le caverne del buio,
non poté spegnere.
Ascoltate, voi che vivete nei sensi:
l’immortalità non è un regalo,
l’immortalità è un risultato:
soltanto quelli che fan sforzi immensi
potranno possederla.
WALTER SIMMONS
I miei genitori pensavano che sarei stato
grande come Edison o anche più:
perché da ragazzo facevo palloni
e aquiloni meravigliosi e giocattoli con suonerie
e macchinette colle rotaie
e telefoni di scatole o di filo.
Suonavo la cornetta e dipingevo,
modellavo in argilla e feci la parte
della canaglia nell’«Ottorone».
Ma a ventun anni mi sposai
e bisognava vivere e, così, per vivere
imparai il mestiere di far orologi
e tenni la gioielleria in piazza,
pensando, pensando, pensando, pensando, -
non agli affari, ma alla macchina
che studiavo, coi calcoli, di costruire.
E tutta Spoon River stava attenta e aspettava
di vederla funzionare, ma non funzionò mai.
E alcune anime pietose credevano che il mio genio
fosse in qualche modo impacciato dal negozio.
Non era vero. La verità era questa:
che non avevo genio.
IL SUONATORE JONES
La terra ti suscita
vibrazioni nel cuore: sei tu.
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca per tutta la vita.
Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
O un largo prato tra te e il fiume?
Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
perché i buoi saran pronti al mercato;
o ti accade di udire un fruscìo di gonnelle
come al Boschetto quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una pila di polvere
o un vortice di foglie volevan dire siccità;
a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare le mie terre,
- non parliamo di ingrandirle -
con la ridda di cori, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
e il cigolo di un mulino a vento - solo questo?
Mai una volta diedi mano all’aratro,
che qualcuno non si fermasse nella strada
e mi chiamasse per un ballo o una merenda.
Finii con le stesse terre,
finii con un violino spaccato -
e un ridere rauco e ricordi,
e nemmeno un rimpianto.
Fabrizio De Andrè, Il suonatore Jones
Come dice la poesia sopra: [...]
l’immortalità non è un regalo, l’immortalità è un risultato: soltanto quelli che fan sforzi immensi potranno possederla.
e lei li ha fatti...
una lunga e significativa vita ... Una grande donna, ha tradotto i grandi americani, amica dei miei miti Hemingway, Fabrizio De Andrè,salutaceli tutti e... semplicemente grazie....
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