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martedì 29 dicembre 2020

GB: "Political Cartoon of the Year Awards 2020"

From Ellwood Atfield

We are delighted to announce the 2020 winning Political, Pocket and COVID Cartoons and Cartoonist​s’.

Gillray Goblet for the Political Cartoon of the Year

Premio Gillray Goblet per il miglior cartoon satirico dell'anno

Graeme Bandeira, Yorkshire Post


Runner up – Tenniel Tankard for the runner-up Political Cartoon of the Year

Secondo classificato - premio Tenniel Tankard per il secondo classificato Political Cartoon of the Year

Graeme Keyes, Private Eye




The Low Trophy for the Political Cartoonist of the Year

The Low Trophy il miglior  Political Cartoonist dell'anno

Steve Bell, The Guardian 



Runner up – The Strube Spoon for the runner up Political Cartoonist of the Year

Secondo classificato - Il cucchiaio di Strube per il secondo miglior vignettista politico dell'anno

Morten Morland, The Times




The Mel Calman award for the Pocket Cartoon of the Year

Il premio Mel Calman per il Pocket Cartoon of the Year

Kathryn Lamb, The Spectator

The Sir Osbert Lancaster Award for Pocket Cartoonist of the Year

Il premio Sir Osbert Lancaster  per il vignettista   dell'anno

Jeremy Banx

PS: Banx aveva vinto anche lo scorso anno.

The 'Covid Cartoon of the Year' award.
BoB Moran

E per finire in un anno così purtroppo caratterizzato dalla pandemia non poteva mancare un premio speciale , vinto da BoB Moran, A rather large Covid19 vaccine suppository (una supposta di vaccino Covid19 piuttosto grande).

I vincitori sono stati scelti dal pubblico tra tutti questi.


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domenica 19 gennaio 2020

Putin forever!


My cartoon Friday
@TheTimes
. #Putin forever!!!! Overturning the #Russian constitution.....
Peter Brookes


Putin, il 16 gennaio ha annunciato una riforma costituzionale e tutto il governo si è dimesso in blocco:                                                                                                                                          
Vladimir Putin è al potere in Russia da vent’anni. Dopo due mandati consecutivi da presidente, nel 2008, non potendosi ricandidare per un terzo mandato, ha lasciato per quattro anni la poltrona di capo dello Stato a Medvedev facendosi assegnare quella di premier. Nel 2012, Putin e Medvedev si sono scambiati di posto: Putin è tornato presidente e ha nominato Medvedev capo del governo. Nel 2024 scade però un altro secondo mandato consecutivo per Putin (che nel frattempo ha allungato i termini dell’incarico presidenziale da quattro a sei anni) e molti analisti pensano che il leader russo stia cercando il modo per mantenere il potere anche dopo aver lasciato il Cremlino. Qualcuno ipotizza che possa diventare premier, altri che possa ritagliarsi un nuovo ruolo istituzionale. L’opera di ingegneria costituzionale di Putin potrebbe essere appena iniziata.


Modifiche tombali
Alla base delle modifiche costituzionali chieste ieri da Putin sicuramente la necessità di una svolta nell'economia russa che la gestione del dimissionario Medvedev non ha fatto certo brillare ma anche un'altra mossa dello "zar" per assicurarsi in qualche modo il controllo sul Paese anche dopo la sua"eventuale" decadenza prevista nel 2024.
Gianfranco Uber


Putin cambia premier e riscrive la Costituzione perché tutto resti uguale
(Putin changes premier and rewrites the Constitution to keep everything the same)
#Putin #Medvedev #Ridormacostituzione #Russi #elezioni2024 #quartomandato
Durando

State of a nation #Putin #democracy #rat #sinkingship
Joep Bertrams

Kazanevsky



Bit late, but here's today's
@Independent
 cartoon... #Trump #Putin #Russia #Impeachment #IMPOTUS
Dave Brown

Bob Moran
@bobscartoons
@Telegraph
#northernwhiterhino #Putin
http://bobmoran.co.uk


The political changes in Russia
Adams


Absolute power
Sack

lunedì 27 novembre 2017

GB: Political Cartoon of the Year 2017

Fonte www.ellwoodatfield.com/

Congratulazioni ai vincitori ...

Il cartoon politico vincente 2017 è di Ben Jennings

Political Cartoon of the Year 2017.
Winner: Ben Jennings, The Guardian
Primo Premio: Ben Jennings, The Guardian



Il secondo posto va a Bob Moran
Political Cartoon of the Year 2017. Runner-up: Bob Moran, Daily Telegraph


Il cartoonist 2017 è Morten Morland
Political Cartoonist of the Year 2017. Winner: Morten Morland, The Times
Miglior vignettista 2017: Morten Morland

Al secondo posto: Dave Brown

Political Cartoonist of the Year 2017. Runner-up: Dave Brown, The Independent
Secondo miglior vignettista dell'anno: Dave Brown



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Nota


The winning cartoonists 

(L-R) Ben Atfield (MD, Ellwood Atfield), Dave Brown (The Independent), Morten Morland (The Times), George Osborne, Bob Moran (Daily Telegraph), Ben Jennings (The Guardian), Tim Benson (Political Cartoon Gallery).

Anche quest'anno in una serata  spettacolare si è svolta  la celebrazione di questa forma molto speciale di giornalismo: la premiazione della miglior vignetta inglese ed il miglior disegnatore satirico politico per il 2017.

Ospite d'onore George Osborne è stato negli anni una delle migliori firme di molti fumettisti e ora è un sostenitore del cartone politico. Nel suo nuovo ruolo di redattore di The Evening Standard, ha reintrodotto il fumetto politico nelle sue pagine con la nomina di Christian Adams.

 Per il secondo anno consecutivo Morten Morland conquista il premio "Political Cartoonist of the Year 2017".
Qui potete ammirare le vignette scelte per la votazione finale.
Le mie preferite , per cui ho votato, sono quella di Christian Adams, per Evening Standard e quella di Dave Brown, per The Independent.



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lunedì 21 agosto 2017

Bannon, Bye-Bye.





Steve Sack


Bannon's off    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Bannon's off, and he wants revenge.
20 Aug 2017



There is certain bounds that you cannot untight...
Ramses


L'AFFONDAMENTO DELLO SS* "TRUMP"
Come ha detto l'appena giubilato Bannon la Presidenza Trump sta affondando.
I suoi frequenti rimpasti governativi non sembra servano ad assicurare una navigazione tranquilla e, come sempre capita,  molti dei suoi sostenitori in campagna elettorale stanno adesso, molto coraggiosamente, prendendo le distanze.
* (Steam Ship)
Gianfranco Uber


Now Bannon prepares revenge: "Hit enemies at the White House"
Durando






Adam Zyglis per washingtonpost.com


Matt Wuerker per washingtonpost.com












Kal si ispira al Trono di spade per Politico






SE PRIMA ERAVAMO IN TRE A BALLARE L'HULLY GULLY ...
Il Presidente più ridicolo di tutti i tempi è sempre più solo.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Roberto Mangosi






I fatti:

"Bannon, you're fired". Trump silura l'architetto della sua vittoria, una presenza ormai indigeribile
Cresce il ruolo di Kelly alla Casa Bianca
Steve Bannon è fuori dalla Casa Bianca. Ufficialmente per decisione comune, in realtà per volere del presidente Donald Trump che, in un'escalation durata settimane, alla fine ha deciso di sbarazzarsi dell'uomo che più di ogni altro ha contribuito a realizzare la sua vittoria e disegnare la sua strategia. I rapporti tra i due si erano incrinati da tempo. Ma è difficile non vedere il licenziamento di Bannon, guru dell'ultradestra, come il prezzo politico che Trump paga al pasticcio di Charlottesville.

Per quanto abbia definito, in una recente intervista, i suprematisti bianchi "un gruppo di clown", Bannon è da tempo il punto di riferimento dell'alt-right all'interno dell'amministrazione. Da questo punto di vista, la posizione di Trump sui fatti di Charlottesville è stata molto più ambigua, quasi comprensiva: un fatto che ha provocato indignazione bipartisan, con la presa di distanza dell'esercito e la decisione dei top manager di mettere fine alla loro collaborazione con la Casa Bianca. È probabile che Trump non si rendesse conto fino in fondo delle conseguenze che la condanna tardiva – e poi la retromarcia – delle violenze perpetrate dall'estrema destra avrebbero avuto. Ma questa volta le reazioni sono state talmente pesanti da averlo spinto ai ripari.

Lo dice chiaramente il NyTimes: l'uscita di scena di Banon, il nazionalista di estrema destra che ha trasformato il realtà alcune delle promesse elettorali di Trump, aumenta le possibilità per il presidente di fronteggiare le critiche di quella stessa base conservatrice che lo ha supportato nel corso dell'ultimo anno.

Ma i fatti di Charlottesville sono solo l'ultimo capitolo di un allontanamento che sembrava inevitabile. Da tempo, infatti, i rapporti tra Trump e Bannon si erano raffreddati. Il tycoon si era convinto che molte fughe di notizie che in questi mesi hanno messo in imbarazzo la Casa Bianca fossero opera dello spregiudicato Bannon. Poi l'intervista (o colloquio rubato, secondo la versione di Bannon) a The American Prospect, in cui l'ormai ex stratega contraddiceva il presidente sulla Corea del Nord, affermando che "non esiste nessuna soluzione militare alla crisi". Ancora una volta, grande imbarazzo, con il segretario di Stato Rex Tillerson e il capo del Pentagono James Mattis costretti a correggere il tiro, e a ribadire con forza come gli Usa siano più che pronti a un'azione di forza se il regime di Pyongyang dovesse insistere con le sue provocazioni. Ma le urla rabbiose di Trump, nella sua residenza estiva in New Jersey, avevano già fatto capire a tutti che le ore di Bannon erano contate. Tanto più che nella stessa intervista Bannon si vantava di avere il potere di decidere cambiamenti nel personale del Dipartimento di Stato.

Anche l'ex amico Bannon entra così nella lista dei "silurati" da Trump. Sotto pressione su vari fronti – dal Russiagate agli scarsi risultati politici – in quasi sette mesi il presidente ha rivoluzionato più volte la sua amministrazione puntando a circondarsi di fedelissimi. Ricorrendo alle parole che più apprezza - "You are fired!", sei licenziato, lo slogan che ha reso popolare nello show televisivo 'The Apprentice' – ha fatto cadere prima la testa di Sally Yates, il ministro della Giustizia ad interim e una delle ultime eredità dell'era Obama. A poche ore dalla scadenza del suo mandato (sarebbe stata automaticamente sostituita da Jeff Sessions la cui conferma in Senato era attesa il giorno seguente) Yates è stata fatta fuori a sorpresa per essersi "rifiutata di attuare" il bando degli arrivi da sette paesi a maggioranza musulmana. Yates è colei che ha messo in guardia la Casa Bianca su Michael Flynn, ritenuto 'ricattabile' dai russi. Proprio a Michael Flynn, travolto dal Russiagate, Trump è stato a malincuore costretto a rinunciare. Fra le vicissitudini di Flynn ha traballato anche il ministro della Giustizia James Sessions, che per mettersi al riparo dalla critiche ha scelto di astenersi dalle indagini sul Russiagate. Una decisione che continua a pagare duramente, essendo oggetto di critiche quasi quotidiane da parte del presidente. Sullo spettro delle interferenze elettorali russe è caduto anche il direttore dell'Fbi, James C0mey, licenziato ufficialmente per la gestione dell'emailgate. La scure di Trump si è poi scagliata contro i procuratori generali dell'era Obama e in particolare sul potente procuratore di New York Preet Bharara. A fine luglio altre due uscite eccellenti: il capo dello staff Reince Priebus e il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, caduti sotto la scure del nuovo fedelissimo di Trump, il direttore della comunicazione Anthony Scaramucci. Ma anche quest'ultimo è stato silurato in poco tempo, con l'arrivo del gen. John Kelly al posto di Priebus.

Per Kelly si tratta di una nuova vittoria. Da quando il 31 luglio il 67enne si è insediato alla Casa Bianca nel delicato ruolo di 'capo di gabinetto' del presidente (una carica simile a quella di premier nella repubblica presidenziale Usa), il generale in congedo a 4 stelle dei Marine, con lo stesso piglio militaresco, ha liquidato i due personaggi più scomodi. Lo stesso giorno ha ottenuto la testa dello sboccato e ingombrante capo della comunicazione, nominato solo 10 giorni prima dal presidente, l'italo-americano Anthony Scaramucci. E oggi si è liberato dell'estremamente più ingombrante Bannon, ideologo del trumpismo, considerato il 'Rasputin', anima nera, del presidente. (fonte)

sabato 25 marzo 2017

Sessantesimo anniversario dell' Unione Europea

Sessantesimo anniversario della UE
Sono passati sessant'anni esatti da quando vennero sottoscritti i Trattati di Roma: sono stati fondamentali per la nascita dell'Unione Europea


60 years of the Treaty of Rome...
For more images go to:
www.ramsesdrawing.com
 Ramses




@Telegraph cartoon
#Eu60 #juncker #brexitbill
Bob Moran
political cartoon gallery




Velocità angolare
In occasione del sessantesimo anniversario della UE pare verrà approvato, dai 27 Stati post Brexit, un nuovo patto che, in qualche modo, dovrebbe lasciare più tempo agli Stati più deboli per perseguire comunque l'unità politica auspicata e necessaria.
Resta, per me, ancora poco chiara quale sarà la libertà di scelta per gli Stati appartenenti all'Eurogruppo e chi potrà decidere la loro "velocità".
Sarà sempre il Consiglio o potrà essere la Commissione ?  O meglio ancora il Parlamento?
Da questo infatti, a mio avviso, dipenderà se la musica potrà cambiare o meno.
Gianfranco Uber


EU at sixty
BY PARESH NATH, THE KHALEEJ TIMES, UAE  -  3/24/2017



Death in the Mediterranean Sea    Marco De Angelis
The hidden tragedies in the wardorobe of Europe.
19 Apr 2016
Subroom: Times of Migration - themes


Happy Birthday Europe!    Tasos Anastasiou
60th anniversary of the Treaties of Rome
24 Mar 2017





Ellekappa
riflessioni europee
Airaghi


LEI E' IL SINDACO SUPPONGO
Sarei andato volentieri a Roma ieri ma, per la mia spero provvisoria sciatalgia, ho seguito i vari momenti delle celebrazioni in TV.
Non credo sia solo una mia impressione il fatto che il Sindaco, che in fondo era la padrona di casa, è stata un po' trascurata dal cerimoniale o, perlomeno, dalla RAI.
L'incontro ad es. tra la Raggi e la Merkel è sembrato quasi casuale come quello classico tra Stanley e Livingstone nella foresta.
Solo che qui eravamo  in Campidoglio ed è stato, a dir poco, imbarazzante per entrambi.
Gianfranco Uber


PATTI ANNACQUATI
Difficile e ancora presto per capire se la storica firma del Trattato romano consentirà veramente di proseguire, sia pure con velocità diverse per ogni Stato, lungo la strada dell'integrazione politica dell'Unione.
La prima cosa importante è che veramente tutti si muovano in quella direzione, la seconda è che questa vignetta non la veda Dijsselbloem!
Gianfranco Uber



EUROPA!
Una vignettina che è anche un auspicio :-)
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Editoriale a Fumetti su afNews QUA: http://www.afnews.info/wordpress/2017/03/26/europa/
...su Flickr QUA: https://www.flickr.com/photos/moisevivi/33274284010/
Fonte QUA: …
http://www.repubblica.it/esteri/2017/03/25/news/trattati_roma_europa_capi_stato_europa_60-161351825
Moise

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NOTA:
I trattati di Roma sono due tra i documenti più importanti per il funzionamento dell’Unione Europea e oggi 25 marzo 2017 se ne celebra il 60esimo anniversario. In queste ore i leader di 27 fra i paesi dell’Unione (tutti tranne il Regno Unito) si trovano a Roma per festeggiarne l’anniversario. I trattati di Roma furono firmati il 25 marzo del 1957 nella Sala degli Orazi e Curiazi di Palazzo dei Conservatori, che attualmente ospita i Musei capitolini: erano presenti i rappresentanti dei governi di Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Fuori, sotto la pioggia, una folla di persone aspettava che la firma venisse ufficializzata per festeggiare. Fu un momento molto importante, da molti considerato alla stregua della “nascita” dell’Unione Europea, che si realizzò nel 1992 con il Trattato di Maastricht.
I trattati di Roma sono due, e istituiscono rispettivamente la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea dell’energia atomica (CEEA). Il più importante è il primo: come suggerisce il nome, questo nuovo organismo avrebbe avuto un ruolo prevalentemente economico, e serviva a promuovere una crescita stabile e duratura dei paesi che vi avevano aderito attraverso la formazione del mercato comune e l’armonizzazione delle leggi economiche statali. Il provvedimento più importante previsto nel trattato fu l’eliminazione dei dazi doganali fra gli stati membri, cosa che consentì la creazione del cosiddetto “mercato unico” e fu la base per la successiva unità politica. Il trattato, considerato ancora oggi una delle “colonne” della legislazione europea, fu poi modificato una prima volta dopo il Trattato di Maastricht del 1992 (trattato che istituisce la Comunità europea) e una seconda dopo il Trattato di Lisbona del 2007, quando è stato rinominato col nome attuale di Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
Il secondo trattato aveva invece come scopo quello di coordinare i programmi di ricerca degli stati membri relativi all’energia nucleare e assicurare che venisse usata per scopi pacifici: fu firmato dagli stessi stati che firmarono il primo ed è ancora vigente.
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