Visualizzazione post con etichetta stragi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta stragi. Mostra tutti i post

martedì 2 agosto 2022

Bologna, 2 agosto 2022, 42 anni dopo.

 Noi non dimentichiamo...




2 Agosto 1980, ore 10:25, strage di Bologna.

Quella mattina ero appena tornato a Roma da Bordighera, dove si era tenuto il Salone Internazionale dell’Umorismo. L'automobile di Melanton, su cui viaggiavo, aveva fuso il motore ad Altopascio lasciandoci a piedi nel buio della campagna toscana e, invece di pernottare ad Altopascio (come Melanton e la moglie, in attesa di riparare la macchina) e prendere poi, con calma, un treno che sarebbe passato per Bologna intorno alle 10:30 della mattina successiva per poi andare a Roma, optai per un ritorno a casa più rapido, perché sabato dovevo essere assolutamente in redazione: mi aspettava parecchio lavoro. Quindi presi in tutta fretta un treno notturno per Firenze (tutta la notte in piedi, in un vagone stipato di gente) e poi la coincidenza per Roma. Stanchissimo, la mattina di sabato arrivai a casa, però senza passare per Bologna, come avrei potuto fare con tutta calma… quella tragica mattina del 2 Agosto. 

Marco De Angelis


out of time
Fabio Magnasciutti


#Bologna #stragediBologna #2agosto1980 #2agosto #pernondimenticare #StrageDellaStazione #StrageFascista #satira #satiraneurodeficiente #vignette
Mario Airaghi



Il 2 agosto 1980 i neofascisti facevano esplodere una bomba nella stazione affollata di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone 200.
#anniversario #Bologna #attentato #terrorismo #neofascisti #estremadestra #stazioneBologna #2Agosto #2Agosto1980
Tartarotti




#2agosto1980 #stragediBologna
42 anni.
Mauro Biani



Bologna, 2 Agosto 1980, h 10:25
Una strage di "matrice" fascista.
Nicocomix #stragedibologna #Bologna #strage #fascista #matrice #stazione #stazionedibologna #verità #2agosto #bolognastazionecentrale




2 Agosto 1980-2022
Paolo Lombardi





Strage fascista della Stazione di Bologna
2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti:

1. Antonella CECI , anni 19
2. Angela MARINO, anni 23
3. Leo Luca MARINO, anni 24
4. Domenica MARINO, anni 26
5. Errica FRIGERIO in DIOMEDE FRESA, anni 57
6. Vito DIOMEDE FRESA anni 62
7. Cesare Francesco DIOMEDE FRESA, anni 14
8. Anna Maria BOSIO in MAURI, anni 28
9. Carlo MAURI, anni 32
10. Luca MAURI, anni 6
11. Eckhardt MADER, anni 14
12. Margret ROHRS in MADER, anni 39
13. Kai MADER, anni 8
14. Sonia BURRI, anni 7
15. Patrizia MESSINEO, anni 18
16. Silvana SERRAVALLI in BARBERA, anni 34
17. Manuela GALLON, anni 11
18. Natalia AGOSTINI in GALLON, anni 40
19. Maria Antonella TROLESE, anni 16
20. Anna Maria SALVAGNINI in TROLESE, anni 51
21. Roberto DE MARCHI, anni 21
22. Elisabetta MANEA ved. DE MARCHI, anni 60
23. Eleonora GERACI IN VACCARO, anni 46
24. Vittorio VACCARO, anni 24
25. Velia CARLI IN LAURO, anni 50
26. Salvatore LAURO, anni 57
27. Paolo ZECCHI, anni 23
28. Viviana BUGAMELLI in ZECCHI, anni 23
29. Catherine HELEN MITCHELL, anni 22
30. John ANDREI KOLPINSKI, anni 22
31. Angela FRESU, anni 3
32. Maria FRESU, anni 24
33. loredana MOLINA in SACRATI, anni 44
34. Angelica TARSI, anni 72
35. Katia BERTASI, anni 34
36. Mirella FORNASARI, anni 36
37. Euridia BERGIANTI, anni 49
38. Nilla NATALI, anni 25
39. Franca DALL'OLIO, anni 20
40. Rita VERDE, anni 23
41. Flavia CASADEI, anni 18
42. Giuseppe PATRUNO, anni 18
43. Rossella MARCEDDU, anni 19
44. Davide CAPRIOLI, anni 20
45. Vito ALES, anni 20
46. Iwao SEKIGUCHI, anni 20
47. Brigitte DROUHARD, anni 21
48. Roberto PROCELLI, anni 21
49. Mauro ALGANON, anni 22
50. Maria Angela MARANGON, anni 22
51. Verdiana BIVONA, anni 22
52. Francesco GOMEZ MARTINEZ, anni 23
53. Mauro DI VITTORIO, anni 24
54. Sergio SECCI, anni 24
55. Roberto GAIOLA, anni 25
56. Angelo PRIORE, anni 26
57. Onofrio ZAPPALÀ, anni 27
58. Pio Carmine REMOLLINO, anni 31
59. Gaetano RODA, anni 31
60. Antonio DI PAOLA, anni 32
61. Mirco CASTELLARO, anni 33
62. Nazzareno BASSO, anni 33
63. Vincenzo PETTENI, anni 34
64. Salvatore SEMINARA, anni 34
65. Carla GOZZI, anni 36
66. Umberto LUGLI, anni 38
67. Fausto VENTURI, anni 38
68. Argeo BONORA, anni 42
69. Francesco BETTI, anni 44
70. Mario SICA, anni 44
71. Pier Francesco LAURENTI, anni 44
72. Paolino BIANCHI, anni 50
73. Vincenzina SALA in ZANETTI, anni 50
74. Berta EBNER, anni 50
75. Vincenzo LANCONELLI, anni 51
76. Lina FERRETTI in MANNOCCI, anni 53
77. Romeo RUOZI, anni 54
78. Amorveno MARZAGALLI, anni 54
79. Antonio Francesco LASCALA, anni 56
80. Rosina BARBARO in MONTANI, anni 58
81. Irene BRETON in BOUDOUBAN, anni 61
82. Pietro GALASSI, anni 66
83. Lidia OLLA in CARDILLO, anni 67
84. Maria IDRIA AVATI, anni 80
85. Antonio MONTANARI, anni 86


Foto di Luciano Nadalini, U.F.O. e contributi disegnati dei Vignettisti per la Costituzione.

domenica 2 agosto 2020

Dieci e venticinque, 40 anni fa


Dieci e venticinque, 40 anni fa
Mauro Biani



Chi è Stato
Mauro Biani



Dieci e venticinque, 40 anni fa
#StrageDiBologna #40anni
Voglio andare al mare.
Mauro Biani


 

"Non ci vuole molto a capire
Che è stata una strage,
Non ci vuole molto a capire che niente,
Niente è cambiato"
#bologna #2agosto1980 #strage #fascisti

https://www.youtube.com/watch?v=z4WMp99WHgc&feature=share



A mali estremi.

https://gianloingrami.blogspot.com/2020/08/bomba.html
#2agosto1980 #bologna #strage #stato #fascismo







STRAGE DI BOLOGNA
Oggi ricorre l'anniversario dell'attentato alla Stazione di Bologna, apice di quella strategia della tensione che ha insanguinato l'Italia a partire dalla bomba di piazza Fontana.
A 40 anni di distanza forse qualche verità sugli esecutori ma ancora poche le certezze sui veri mandanti.
In tutti questi anni molti i depistaggi che hanno cercato di sviare le indagini a destra e a sinistra, l'importante è stato (e temo sarà) non guardare dietro.
Gianfranco Uber



Bologna 2 Agosto 1980, dalla P2 di Gelli finanziamenti a terroristi neofascisti.
#Bologna #P2 #Gelli
Durando



#2Agosto1980 #2agosto40anni #stragedibologna #stragifasciste #p2 #gelli #vignette #satira #satiraneurodeficiente
Mario Airaghi



2 Agosto (1980... )
(Bologna)
Un giorno, una data che rimane impressa nella mente, e nel cuore di Tutti noi: sono trascorsi ben 40 anni da "quella" Strage che a tutt'oggi resta un vero e proprio 'mistero...'
In Ricordo di Tutte le Vittime (innocenti) , i Feriti , le loro Famiglie, Amici...
💓
#2agosto #bologna #stragedibologna #stazionecentraledibologna #attualità
Mike Comics

Vanessi


Bologna, 2 agosto 1980 ore 10:25; quarant'anni di verità nascoste!
 By Chenzo. 
www.chenzoart.it #2agosto1980 #stragediBologna #p2 #Stato #veritànascoste




Strage alla stazione, inaugurati i murales per ricordare la bomba del 2 agosto: "L'arte può parlare alle nuove generazioni"

L'opera di Bologna
 Il muro destinato all’opera di Collettivo Fx è quello di DumBO (via Camillo Casarini 19), lo spazio di rigenerazione urbana nato nell’ex scalo ferroviario di via Casarini. Il murale, dal titolo “Le lacrime della giustizia”, rappresenta un volto che piange e dai cui occhi scendono i piatti della bilancia. Al loro interno l’Italia a pezzi, distrutta dagli anni dello stragismo, e l’orologio simbolo dell’attentato, ancora fermo sulle 10.25.


Parma-
„A ospitare il lavoro di Alessandro Canu è il sottopasso della stazione dei treni in via Borsellino. L’opera “Bologna violenta” vede delle mani che si muovono dall’alto, a simboleggiare i mandanti, che rovesciano una scatola di caramelle: quelle bianche sono 85 quante le vittime, mentre quelle colorate sono oltre 200 come i feriti. Nel disegno anche alcuni giocattoli per bambini, tra cui l’autobus 37, il vagone di un treno e un cavallino di legno.“



ReggioEmilia
„Il muro dipinto da PsikoPlanet si trova nel quartiere popolare di via Gramsci a Reggio Emilia, dove si è lavorato sulla facciata di una palazzina della cooperativa di Mancasale e Coviolo (via Candelù 4). Il murale ha il volto di un Giano bifronte, a rappresentare le due facce dello Stato: quella positiva, delle verità processuali e della ricerca di giustizia, e quella “oscura” del potere deviato, ombra dietro ai mandanti.“

Fonte: https://www.bolognatoday.it/cronaca/STRAGE-2-AGOSTO-STAZIONE-BOLOGNA-MURALES.html



Son passati 40 anni, ma di dimenticare e perdonare non ci pensiamo nemmeno.

Il 2 agosto 1980 una bomba scoppia nella sala d'attesa della Stazione di Bologna, uccidendo 85 persone. "La strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani e eseguita da terroristi fascisti", come recita il manifesto di quest'anno.
-
On August 2, 1980 a bomb exploded in the waiting room of Bologna Station, killing 85 people. "The massacre was organized by the P2 Masonic lodge, protected by the Italian secret service and carried out by fascist terrorists", as this year's manifesto says.
-
Bologna, 02.08.2020
© Michele Lapini 



Il giorno successivo alla visita del Presidente della Repubblica Mattarella a Bologna per i 40 anni della Strage della Stazione e della Strage di Ustica, il Corriere della Sera pensa bene di pubblicizzare IN PRIMA PAGINA, il libro di Mambro e Fioravanti, i due neofascisti condannati come esecutori per la bomba alla Stazione di Bologna che causò 85 morti. I due (adesso liberi per fine pena) sono stati condannati a 9 e 8 ergastoli per vari reati commessi durante le loro vite.

Della visita di Mattarella nessuna traccia in prima pagina, così come negli altri quotidiani. All'interno dei principali quotidiani, la notizia è un piccolo box con una foto e tre righe.
L'evento, se pur simbolico, è storico dato che è il primo Presidente della Repubblica a visitare il Museo di Ustica dove sono conservati i resti dell'aereo e il secondo Presidente (dopo Pertini che era presente l'anno della strage) a venire nella sala d'attesa della Stazione di Bologna dove esplose la bomba.

Quando ci domandiamo come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto di ignoranza, revisionismo e disinformazione, non possiamo esimerci dal vedere nell'informazione mainstream uno dei colpevoli.

Senza scuse e senza ma, quello che è successo oggi sulla carta stampata è l'ennesima vergogna per l'informazione e l'ennesimo oltraggio alle vittime di quelle stragi.
Bologna, 31.07.2020
© Michele Lapini 

mercoledì 11 dicembre 2019

PIAZZA FONTANA, 50 anni.



PIAZZA FONTANA 50 anni dopo.
Disegno per la mostra nel convegno "Noi non dimentichiamo" alle Oblate a Firenze sabato 7 dicembre. La mostra è a cura dei Vignettisti per la Costituzione Qui tutte le info sul convegno:
http://www.libertaegiustizia.it/event/firenze-piazza-fontana-50-anni-dopo-noi-non-dimentichiamo/
Sabato 7 dicembre ore 10 in sala conferenze della Biblioteca delle Oblate si è tenuto il convegno per ricordare la strage di Piazza Fontana che avvenne a Milano il 12 dicembre 1969.
A 50 anni dall'attentato terroristico, che segnò l’inizio della strategia della tensione, Firenze vuole mantenere viva la memoria dell’evento attraverso le testimonianze e gli approfondimenti di chi partecipò alle indagini e di coloro che hanno approfondito le vicende storiche e politiche.
L'evento è a cura di Comune di Firenze (Città di Firenze), ANPI Firenze, Associazione Libertà e Giustizia, ARCI, CgilToscana, Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Libera, ANPC.
Lido Contemori







Cuore resistente
Gio


Piazza Fontana 50 anni dopo
Lorenzo Vannini




Paolo Lombardi




#PiazzaFontana strage #fascista #ordinenuovo #stragedistato
Oggi per
@repubblica
Mauro Biani





La Grande Bugia - Mezzo secolo da piazza Fontana
Videointervista di Sandra a Guido Lorenzon
In del 50° anniversario della strage di piazza Fontana a Milano, Sandra Bonsanti ha realizzato una lunga e approfondita intervista a Guido Lorenzon, primo e fondamentale testimone della responsabilità fascista della strage alla Banca dell’Agricoltura, che si trova in versione integrale sul sito di Lega.



PIAZZA FONTANA, L’IMPORTANZA DI RICORDARE
POLITICA | 6 DICEMBRE 2019 | 0 | DI SANDRA BONSANTI

“Sono stati i fascisti” annunciò il direttore dopo averci convocato tutti nel suo ufficio. Era il tardo pomeriggio del 12 dicembre 1969. La piccola redazione de “Il Mondo” di Arrigo Benedetti si affacciava sull’Arno e sul Ponte Vecchio. Poche le luci sul fiume, pareva già notte.
Il direttore non era uno sprovveduto. Nella sua vita di grande giornalista aveva già inventato “Oggi” e “L’ Europeo” e “L’ Espresso”. Ora cercava di far vivere a Firenze la sua ultima creatura, (ma fummo presto trasferiti tutti a Milano, come decise l’editore). Ci trovammo così da subito, a poche ore dalla strage, con quella certezza che nessuna versione ufficiale avrebbe scalfito. Quello che diceva Benedetti per me era vangelo: quante cose sapeva! Ed ebbe inizio un viaggio nei Poteri Occulti durato una vita. A Firenze, il 12 dicembre del 1969. A Firenze, mezzo secolo fa.
Sono molti gli italiani che oggi, ripensando a quella strage che fu la prima di una lunga stagione di bombe, di morti e feriti, ricordano dove erano e con chi quando seppero. Succede con gli avvenimenti importanti della vita. E la memoria trasforma una storia di tutti in una storia personale, che ci accompagna negli anni e ci aiuta a raccontarla agli altri, di nonno in nipote, di amico in amico. E oggi, dal ricordo della strage di Piazza Fontana, quanto possiamo imparare? Prima di tutto, anche se può sembrare ovvio, a non credere mai alle spiegazioni ufficiali senza averle verificate anche se siamo soli a dubitare, anche se qualcuno irride. Subito dopo la strage che, oggi si sa, fu pensata e organizzata con la collaborazione attiva di strutture dello Stato, si mosse una rete segreta che doveva ufficializzare la “pista rossa”: incolpare gli anarchici innocenti Pinelli e Valpreda, creare nel Paese una drammatica situazione di emergenza contro il pericolo rosso, instaurare un regime di controllo, ridurre l’autonomia della classe operaia, delle forze politiche non asservite.
Volevano instaurare una repubblica presidenziale, dove pochi avrebbero comandato e riscritto la Costituzione. Tutto era pronto. Tutto era stato preparato così bene che la giustizia non è mai riuscita a far giustizia sul serio. Solo la Storia oggi ci testimonia che ci furono i fascisti di Ordine Nuovo, Giovanni Ventura e Franco Freda, fra gli organizzatori della strage. Ma la Storia ci ricorda anche che oltre agli anarchici che gridavano la loro innocenza, da subito ci fu un eroe civile, Guido Lorenzon, un insegnante di Treviso, che denunciò i veri responsabili.
Lorenzon ha passato la sua vita a testimoniare nei tribunali di Treviso, Roma, Catanzaro, Milano. E oggi parla ancora agli studenti, racconta la storia della “grande bugia” organizzata dai fascisti, spiega quanto sia preziosa la Repubblica democratica. Racconta che ci furono dei magistrati che gli credettero e indagarono e altri invece che scelsero di insabbiare. Lorenzon dice: “Avevo tutta l’ Italia contro”.
Dunque ricordare quella strage dovrebbe servire alle Istituzioni a dire finalmente parole di verità. È giusto chiedere che 50 anni dopo le responsabilità non siano offuscate da preoccupazioni politiche e menzogne. Solo così rispetteremo il valore della memoria, e la memoria dei tanti cittadini italiani che, dal 12 dicembre 1969 in poi, a causa dei silenzi e delle complicità hanno perso la vita: sui treni o alle stazioni, nelle strade dove esplodevano le bombe. I mandanti e gli esecutori, protetti dal cuore oscuro del nostro Stato, non hanno mai pagato la loro colpa. Alla fine di tutti i processi, un tribunale chiese alle famiglie delle vittime di Piazza Fontana di pagare tutte le spese processuali.
La Repubblica, 5 dicembre 2019



------------------------------------------

Ti potrebbe interessare anche :





Piazza Fontana nei fumetti

venerdì 5 ottobre 2018

1968-2018, CINQUANT’ANNI DOPO LA MACELLERIA MESSICANA


la cicatrice a 50 anni
Dario Castillejos


1968-2018, CINQUANT’ANNI DOPO LA MACELLERIA MESSICANA
di Oriana Fallaci
Il 2 ottobre 1968, dieci giorni prima dell’inaugurazione dei Giochi olimpici di Città del Messico, truppe dell’esercito aprirono il fuoco sui manifestanti uccidendo centinaia di persone. Nello stesso luogo, il 13 agosto del 1521, i conquistadores spagnoli avevano inaugurato con quarantamila morti il massacro degli aztechi e il genocidio dei popoli indigeni. Quella che segue è la testimonianza di Oriana Fallaci, inviata dell’Europeo presente al massacro, ferita dai colpi esplosi dai soldati e data per morta.
Oriana Fallaci in prima linea a Città del Messico
Oriana Fallaci, ferita mercoledì 2 ottobre a Città del Messico, durante i gravissimi incidenti di piazza delle Tre Culture, ci ha fatto giungere il suo racconto della stanza dell’ospedale in cui era ricoverata. Lo stato in cui si trovava, dopo le ferite e l’operazione subita, le ha impedito di mettersi alla macchina da scrivere. Essa ha però voluto ugualmente farci avere la propria testimonianza sui fatti di cui è stata anche protagonista: ha inciso su nastri tutto il racconto. La registrazione che è giunta da Città del Messico dura due ore e mezzo, con le inevitabili ripetizioni, gli indugi, e le interruzioni di una testimonianza resa a viva voce da una persona ancora sotto choc del rischio mortale che ha corso. Oriana Fallaci ci ha inviato i nastri raccomandandoci di usare la sua narrazione per ricavarne un servizio su ciò che era accaduto il 2 ottobre in Messico. Noi, dopo aver ascoltato queste bobine, abbiamo deciso di trascrivere esattamente ciò che vi è detto, senza cambiare niente. Nessun servizio avrebbe potuto essere più vivo, più drammatico di questo racconto fatto con la sua voce viva. Ogni tanto il discorso è interrotto da qualche lamento, da medici e infermieri che entrano ad escono dalla stanza, da pause di stanchezza della nostra collega. Il servizio di Oriana Fallaci che pubblichiamo è più di un racconto: è un eccezionale documento giornalistico.

(All’inizio del nastro si sentono voci, c’è gente nella stanza d’ospedale dove si trova Oriana Fallaci. Un’infermiera le ordina, in spagnolo, di non agitarsi. Poi comincia il racconto di Oriana Fallaci).

Mi sento male, ho ancora la testa confusa. Vedi, c’è qualcosa che mi fa più male del dolore, di questo dolore tremendo alla spalla, al polmone, al ginocchio, alla gamba, mi fa più male del dolore fisico: mi fa male questo incubo che ritorna, che mi ossessiona. Il dolore fisico si sopporta, ma l’incubo no. Non è l’incubo della guerra del Vietnam, io nel Vietnam ho visto delle cose spaventose, ho seguito delle battaglie tremende, dei pericoli allucinanti, ma era diverso, perché sapevo di andare alla guerra. Uno va in Vietnam e sa che va alla guerra e la guerra è una cosa dove ci sono dei signori armati da una parte e degli altri signori armati dall’altra: sai anche che si spara da tutte e due le parti. Ma quello che è successo là la sera in cui sono stata ferita non era una guerra. Era atroce perché non era la battaglia di Dak-To, non era la battaglia ai confini con la Cambogia o che diavolo. E non aveva niente a che vedere con le guerre che più o meno tutti, facendo questo mestiere, abbiamo visto come corrispondenti. Capisci? Non era una guerra. E non doveva essere una notte di sangue. Se insisto su questo punto è perché voglio cercare di spiegare quest’incubo che mi torna e mi ritorna la notte.
La storia dell’altra sera è questa: poi andrò indietro e ti racconterò il perché, come siamo arrivati a questo. Mercoledì alle cinque era stata indetta una manifestazione nella piazza delle Tre Culture a Città del Messico. Questa piazza, che credo sia una delle più grandi di Città del Messico e anche una delle più note, si chiama delle Tre Culture perché riunisce in un certo senso, simbolicamente, le tre culture del paese: quella azteca, quella spagnola, quella moderna: c’è una chiesa spagnola del 1500, c’è la base di una piramide azteca e ci sono gli edifici moderni, quelli costruiti ora. Gli studenti l’hanno sempre scelta per le loro manifestazioni, non soltanto perché si trova nel quartiere di Tlatelolco, vale a dire abbastanza vicino alla loro università, ma anche perché è molto grande, ha molte vie d’accesso e molte vie di fuga: è facile arrivarci ed è facile uscirne. E in questo paese è sempre meglio riunirsi in luoghi dove fai presto ad arrivare e fai presto a scappare.
Io ero già stata testimone di una manifestazione del genere nella piazza delle Tre Culture, esattamente il giorno dopo in cui ero arrivata in Messico. Era lì infatti, in una manifestazione del genere, nella piazza delle Tre Culture, che avevo conosciuto i capi degli studenti e avevo cominciato a intervistarli. Ero arrivata la notte tra il giovedì e il venerdì,

mercoledì 15 agosto 2018

Catastrofe a Genova: crolla il ponte Morandi

"Acqua che non si aspetta altro che benedetta, 
 Acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale, 
 Acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte".

(F. De Andrè)




Ponte Morandi a Genova. Solo una questione di tempo.
Marilena Nardi



Ci son passato poche volte, l'ultima, però, non tanto tempo fa, ma è tutto il giorno che non riesco a non pensare che all'orrore che ti avvolge, all'angoscia che ti attanaglia, al vuoto che ti inghiotte, mentre il terreno svanisce da sotto la tua vettura, l'orizzonte scompare all'improvviso e di tutti i tuoi sogni, i tuoi progetti, le tue speranze in una frazione di secondo rimane solo un remoto barlume di possibilità.

(Augusto Rasori)




#Genova #crollo Fino a qui. Per @ilmanifesto
Mauro Biani



Cemento tarmato.
 Le tarme divorano ponti e maglioni. 
I buchi dei primi lasciano voragini di dolore.
 Non rammendabili.

(Ivano Sartori)






Genova, Italy    Paolo Lombardi
.
14 Aug 2018


Antonio Brencich, il docente di Ingegneria dell’università di Genova da anni era critico del ponte Morandi, e che da ieri è estesamente citato da giornali e televisioni, ha dato delle interviste al Corriere della Sera e all’edizione locale genovese di Repubblica. Brencich ha detto che i problemi del ponte sono gli stessi degli altri due costruiti con la stessa struttura negli anni Sessanta, sulla baia di Maracaibo in Venezuela e in Libia. Quello in Venezuela crollò dopo essere stato urtato da una petroliera nel 1964: «Morandi non mise in conto che una nave potesse sbagliare campata. Due anni dopo una petroliera si incastrò sotto la più bassa. Ci furono sette morti. Era un ingegnere di grandi intuizioni ma senza grande pratica di calcolo», ha spiegato Brancich
«Quel tipo di ponte, a cavalletto bilanciato, ha un’estrema vulnerabilità al degrado» ha detto Brencich, spiegando che «Morandi aveva sbagliato il calcolo della “deformazione viscosa”, quello che succede alle strutture in cemento armato nel tempo».
(fonte)




di Pietro Vanessi


Italian Bridge Collapse    Pete Kreiner
At least 35 persons have died because of a bridge collapse in Italy.
15 Aug 2018


MANUTENZIONE
Nei primi concitati resoconti sul crollo del ponte Morandi a Genova, è venuta fuori una parola che, a mio parere, è la chiave di volta dell'immane disastro: manutenzione. Si è parlato di manutenzione tardiva, insufficiente, mancata e via aggettivando. Dal che mi è parso di capire che le opere pubbliche, siano esse grandi, medie o modeste, prima si fanno e poi si abbandonano a se stesse come figli illegittimi. Controllare che siano sicure e stiano in piedi è faccenda che non interessa. Nessuno ci guadagna. Né le amministrazioni delle infrastrutture, né gli enti locali, né i governi, né le imprese costruttrici.
La manutenzione non fa girare dei bei pacchi di denaro, non crea appalti e subappalti, non fa pubblicità ai politici che possono vantarsene. È solo atto dovuto, sterile dovere istituzionale che non produce visibilità. Quando un ponte collassa o un paese smotta senza neanche l’alibi di un terremoto è solo una grana. Che i responsabili cercano di scrollarsi di dosso dando la colpa al passato, a chi non c’è più, bene che vada a chi ha preso i soldi ed è scappato con il malloppo. È sempre stato così, in Italia. Sarà sempre così. Sepolto un disastro se ne farà un altro. Perché costruzioni e ricostruzioni rendono, mentre la manutenzione è solo un noioso e poco redditizio intermezzo.
(Ivano Sartori)




Giannelli



Favoletta
No, non sono di sinistra, sono solo un vignettaro che ha la sensazione di ritrovarsi nella "terra di mezzo"; e nella società dei consumi, è disdicevole se non peggio, sic! Mentre facevo la vigna, senza sapere nulla o quasi dei risvolti tecnici e politici della cosa, mi chiedevo...perché? Che significa? E' giusto fare la somma dei morti? Quanti sono. due, tre, undici, cento? Una "favoletta", cosa??? [...]
Paride Puglia



Lo stellone
E' chiaro che la tragedia del Ponte Morandi non è una fatalità.
Era un evento che si cercava di allontanare con interventi di manutenzione evidentemente meno costosi di quanto si sarebbe dovuto fare da tempo e cioè la sua demolizione. Costi che ora si dovrà sostenere ugualmente aggravati dalla grave perdita di vite umane.
Un pericolo reale che per la somma di irresponsabilità, superficialità, connivenze, ahimè tipicamente italiana, si è "sperato" di esorcizzare confidando nella fortuna.
Gianfranco Uber



Riccardo Mannelli


Chiedete a Brooklyn
 Dello scarno comunicato che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di dedicare al viadotticidio di Genova colpisce anzitutto l’assenza di umanità. Neanche un pensiero per le vittime, una frasetta raccattabile dal prontuario delle condoglianze. Viviamo tempi truci, dove ogni manifestazione di gentilezza è considerata sintomo di ipocrisia o, peggio, di cultura. Ma si pensava che i morti godessero ancora di un regime di extraterritorialità, tale da non rendere l’omaggio nei loro confronti un’ammissione di debolezza. Ebbene, si pensava male.
Quanto al linguaggio scelto dall’anonimo estensore, il quale non ha altre colpe se non quella di avere seguito un copione prefissato dai superiori, appare irto di «solette», «carri-ponte» ed espressioni decodificabili solo dagli addetti ai lavori.

  Come se una tragedia di queste proporzioni fosse da derubricare a disputa tra ingegneri e non riguardasse i milioni di utenti che ogni giorno versano un obolo ai caselli di Autostrade per solcare arcobaleni di calcestruzzo affacciati sul vuoto. Ma l’aspetto più triste rimane il rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità, che nella patria dei paraculi è una specie di riflesso spontaneo. Ci viene fatto sapere che il viadotto era «sottoposto a costante attività di vigilanza» (e meno male), però anche che la sua costruzione «risaliva agli anni 60». Come se un bollettino medico sollevasse il chirurgo dall’errore adducendo l’età del paziente. Tanto più che il ponte di Brooklyn di anni ne ha 135 e resta al suo posto senza bisogno di troppi comunicati.
Massimo Gramellini



Genova
Fulvio Fontana



Italia: la tragedia del viadotto di Genova.
Plantu


talking without speaking
hearing without listening
Magnasciutti



Un grande abbraccio a Genova ed una preghiera alle vittime ed ai feriti.

Fany

-------------------------------
Genova risolve il problema del traffico
copertina della Domenica del Corriere 1 marzo 1964

giovedì 2 agosto 2018

Bologna, 2 agosto 2018, 38 anni dopo.

Noi non dimentichiamo:



2 agosto 1980
Sono trentotto anni che è fermo e sono trentotto anni che chi lo ha fermato cerca di farlo andare avanti.
Uber


Apicella




voglio la verità
Magnasciutti


Bologna
Cecigian


2 agosto 1980
Paride Puglia


Perchè Bologna era il mondo. E il mondo somiglia a Bologna, guarda
In cucina, nella televisione piccola in bn, le immagini da Bologna, le stesse identiche sensazioni di sgomento incredulo di oggi. Prima ancora della disumanità, l’irrazionalità carogna. Perché? Poi i perché arrivano. Rimane l’assurdo, a 13 come a 50 anni.
Oggi, per il manifesto. Qui tutte le mie memorie su Bologna 1980.
Mauro Biani


2 agosto 2018 - Strage di Bologna, 38 anni fa la bomba che squarciò la stazione.
© Milko Dalla Battista



----------------------------------------------------------

Strage Bologna: 2 agosto 1980, un sabato di sangue e orrore

85 morti e 200 feriti, dall'ipotesi scoppio caldaia alla bomba

Un afoso sabato di esodo, con le foto e le immagini delle code in autostrada pronte, come da 'copione' del periodo, per diventare l'argomento del giorno di quotidiani e tg. Alle 10.25 del 2 agosto 1980, invece, un'esplosione alla stazione centrale di Bologna spezza nel sangue la tranquilla routine del rito delle vacanze: 85 morti e 200 feriti il bilancio finale della strage più sanguinaria nella storia italiana.
Il boato squarcia l'ala sinistra dell'edificio su piazza Medaglie d'Oro: la sala d'aspetto di seconda classe, il ristorante, gli uffici del primo piano vengono disintegrati.
Anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, fermo sul primo binario e in ritardo di un'ora sulla tabella di marcia, è colpito dalla valanga di macerie e detriti che in pochi istanti schiacciano e soffocano inermi viaggiatori di ogni età e provenienza. Nel ristorante-bar-self service perdono la vita sei lavoratrici, tra le vittime anche due tassisti in attesa di clienti. Ovunque lacrime, urla straziate, polvere che entra in gola e soffoca il piano disperato di passeggeri sotto choc che cercano di individuare amici e parenti. La vittima più piccola è Angela Fresu, appena 3 anni, e poi Luca Mauri, di 6, Sonia Burri, di 7, fino a Maria Idria Avati, ottantenne, e ad Antonio Montanari, 86 anni.
In pochi minuti arrivano decine di mezzi dei vigili del fuoco, polizia, carabinieri, vigili urbani, ambulanze, l'Esercito. Saltano le linee telefoniche e i primi cronisti giunti sul posto, per poter raccontare l'inferno di quei momenti, 'espropriano' la cabina dei controllori degli autobus sul piazzale, dove il telefono invece funziona. Cellulari e internet non esistono ancora. Anche il contributo degli autisti si fa determinante, quando di lì a poco un bus giallo e rosso della linea 37, la vettura 4030, nell'emergenza si trasforma in un improvvisato carro funebre per trasportare le salme alla Medicina legale, nella vicina via Irnerio. Alla guida si mette l'imolese Agide Melloni, autista trentunenne: "Mi chiesero di portare via i cadaveri con il bus. Dal mattino alle tre di notte, con i lenzuoli bianchi appesi ai finestrini. In ogni viaggio c'era con me qualche soccorritore, per sostenermi". Le ambulanze servono invece per i vivi, distribuiti in tutti gli ospedali, dove rientrano in servizio medici e infermieri.
Le prime ipotesi investigative prendono in considerazione lo scoppio di una caldaia, ma nel punto dell'esplosione non ce ne sono. Lo si capisce presto, mentre i lavori di scavo procedono a rilento perché si continuano a cercare persone vive tra le macerie. In poco tempo, accantonata l'improbabile fuga di gas, la causa della strage si fa drammaticamente chiara: una bomba ad alto potenziale. In stazione arriva, commosso e angosciato, il presidente della Repubblica Sandro Pertini, mentre tutt'intorno una catena umana continua a spostare detriti e il silenzio irreale del centro città è squarciato dalle sirene.
La sera piazza Maggiore si riempie: Bologna, attonita e sgomenta, non chiede vendetta ma giustizia, mentre il ricordo torna a un'altra strage, quella dell'Italicus, la notte del 4 agosto di sei anni prima a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino, con 12 morti e 44 feriti. "La stessa città, lo stesso nodo ferroviario, gli stessi giorni delle vacanze, forse lo stesso proposito - commenterà il giorno dei funerali il sindaco Renato Zangheri - di recitare il crimine anche sul corpo di viaggiatori stranieri, e quindi di dimostrare ad altri popoli e governi la debolezza della nostra democrazia". Intanto in quelle stesse ore, all'obitorio, un maresciallo continua a tentare di dare un nome alle vittime: un'identità più volte affidata a brandelli di indumenti, un anello, i resti di una catenina o un documento. Trentotto anni dopo i familiari delle vittime e Bologna chiedono ancora di conoscere tutta la verità sulla strage e sui suoi mandanti.
Antonio Giovannini