IL TETTO CHE SCOTTA
E' partito il nuovo anno scolastico e contemporaneamente entra in vigore la riforma della Buona Scuola.
Dalle classi troppo numerose a quelle con tutti alunni stranieri, alle insegnanti mancanti, dagli immobili cadenti alle supplenze che dovevano sparire ed invece sembra salveranno ancora per un po' la situazione, da chi dipinge la riforma come una manna a chi non perde l'occasione per prendersela con gli immigrati.
Apparentemente sembrano apparire gli stessi problemi di sempre, ma forse è presto.
UBER
Mario Airaghi
La donna è mobile
Quasi il 90% dei 7.000 insegnanti che -in questa prima tornata di 38.000- dal sud emigrerà verso nord è donna, una su due supera i 40 anni. Il posto fisso e tutto ciò che ne consegue le renderà circa 1.300 euro mensili con cui affronterà la nuova vita finalmente non più precaria. Vedrete che a breve sarà pure protagonista nelle colonne che trattano moda/costume/turismo/curiosità/viversano sempre più glamour a mo’ di factory warholianacosì fashion anche nelle istituzioni.
La donna che invece è parte integrante della fattoria orwelliana abbandonerà figli e marito al sud e con quei 1300 euro mensili si pagherà al nord affitto alimenti e sporadici viaggi pendolari compatibilmente con guasti e ritardi. Per mandare un po’ di soldi ai familiari rimasti in terra matrigna dovrebbe trasformarsi dal Mimì metallurgico della Wertmüller alla Mimì della Boheme e cioè condurre l’esistenza dei nostri stranieri raccoglitori/manovali in nero, altrimenti chiamati spregiativamente clandestini (napuli/terun di precedenti tornate migratorie). Ma siccome è cittadina italiana ancorché europea, oggi è dichiarata ufficialmente “donna in carriera” dunque (naturalmente) soggetta a mobilità…
Il Belpaese sta sereno: eliminato il ministero delle pari opportunità si sono estinti i parametri identificativi di “pari” e di “opportunità”. Sono succeduti selfie e tweet distribuiti senza sosta in parti uguali nel sud sempre più discarica, nel nord in stato di decozione e nel centro dei carrozzoni funebri e circensi.
Tiziano Riverso
Natangelo
che emozione
ho accompagnato il gatto al suo primo giorno di scuola, con la crostata di ribes e ortica, per merenda, nel cestino, preparata con le mie mani
ho vinto
Magnasciutti Fabio
Matematica
Mauro Biani
Scuolabusivo
MASSIMO GRAMELLINI
A San Pellegrino c’è un istituto alberghiero servito malissimo dai pullman, che hanno ulteriormente ridotto le corse dopo gli ultimi tagli della Regione, conseguenza inevitabile di quelli del governo. Potendoselo permettere, le famiglie dei milleduecento studenti affittano un paio di automezzi e organizzano un servizio alternativo di scuolabus. Lo spirito è quello di Alessandro Gassmann che prende la scopetta per pulire il marciapiede sotto casa. Il privato che subentra al pubblico e supplisce alle sue carenze, riconoscendo un’amara verità: certi servizi, un tempo finanziati dalle tasse, oggi per funzionare richiedono un contributo supplementare - in tempo e in denaro - da parte di chi ne fruisce. Quand’ecco la sorpresa. La Provincia di Bergamo (ma non erano state abolite, le province?) blocca il progetto dei genitori degli alunni, tacciandolo di concorrenza sleale.
A riprendere in mano i fili della storia, sembra di impazzire. Un’istituzione che non dovrebbe più neppure esistere mette i bastoni tra le ruote (è il caso di dirlo) a un’iniziativa privata sorta per garantire un servizio che gli enti locali non sono più in grado di fornire. Bollandola come concorrenza sleale. Ma concorrenza sleale a chi? A qualcosa che non c’è o comunque non funziona. Per il burocrate di casa nostra, evidentemente spalleggiato dalle leggi, il cittadino è costretto ad accontentarsi della sbobba sempre più scadente passatagli di mala grazia dal convento pubblico. Se pretende un piatto di spaghetti al dente ed è persino disposto a pagarselo, deve rinunciare perché trattasi di concorrenza sleale. Alla sbobba.
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MASSIMO GRAMELLINI
A San Pellegrino c’è un istituto alberghiero servito malissimo dai pullman, che hanno ulteriormente ridotto le corse dopo gli ultimi tagli della Regione, conseguenza inevitabile di quelli del governo. Potendoselo permettere, le famiglie dei milleduecento studenti affittano un paio di automezzi e organizzano un servizio alternativo di scuolabus. Lo spirito è quello di Alessandro Gassmann che prende la scopetta per pulire il marciapiede sotto casa. Il privato che subentra al pubblico e supplisce alle sue carenze, riconoscendo un’amara verità: certi servizi, un tempo finanziati dalle tasse, oggi per funzionare richiedono un contributo supplementare - in tempo e in denaro - da parte di chi ne fruisce. Quand’ecco la sorpresa. La Provincia di Bergamo (ma non erano state abolite, le province?) blocca il progetto dei genitori degli alunni, tacciandolo di concorrenza sleale.
A riprendere in mano i fili della storia, sembra di impazzire. Un’istituzione che non dovrebbe più neppure esistere mette i bastoni tra le ruote (è il caso di dirlo) a un’iniziativa privata sorta per garantire un servizio che gli enti locali non sono più in grado di fornire. Bollandola come concorrenza sleale. Ma concorrenza sleale a chi? A qualcosa che non c’è o comunque non funziona. Per il burocrate di casa nostra, evidentemente spalleggiato dalle leggi, il cittadino è costretto ad accontentarsi della sbobba sempre più scadente passatagli di mala grazia dal convento pubblico. Se pretende un piatto di spaghetti al dente ed è persino disposto a pagarselo, deve rinunciare perché trattasi di concorrenza sleale. Alla sbobba.
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