martedì 12 novembre 2013

Berlusconi: "I miei figli come ebrei sotto Hitler". Battuta infelice, si ma pubblicitaria.

 
La figura retorica di B.
Che desolazione.
Mauro biani


"I figli di Berlusconi come gli ebrei."
 "I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso", ha detto il Cavaliere parlando di quello che, a suo avviso, è un attacco a 360 gradi alla sua persona, dopo che Vespa gli aveva chiesto se fosse vera la proposta dei figli di vendere tutto, in una anticipazione del prossimo libro.



Ma il ''paragone'' tra la condizione dei suoi rampolli e quella dei figli degli ebrei deportati, bruciati ed uccisi nei campi di sterminio è davvero fuori luogo. Infatti in pochi minuti si alza forte la voce della Comunità ebraica mentre il Pd parte all'attacco definendo ''agghiaccianti'' le parole del Cavaliere.

Il sogno della libertà
Stefano Caini (1° premio junior a Rimini)


Arcore rende liberi
Vukic

07/11/2013
Barbara Frank
massimo gramellini
I figli di B si sentono perseguitati come gli ebrei ai tempi di Hitler. La fonte della rivelazione è estremamente autorevole: B. In un libro di Vespa, tra l’altro. E allora perché ne parli? (Me lo domando da solo). Per analizzare il meccanismo che ha cambiato l’informazione e un po’ le nostre teste. Funziona così: da vent’anni, quasi ogni giorno, B pronuncia una sciocchezza terrificante, contraria al buonsenso e al buongusto. La sciocchezza ha lo scopo di ribadire l’unica idea forte su cui B ha costruito il suo successo in politica: il vittimismo. Gli italiani adorano i vittimisti. Perciò un uomo che ha fatto affari con tutti i regimi e tutti i governi adora raccontarsi al suo popolo come il capro espiatorio di un’oscura macchinazione. B come i pellerossa, come gli ebrei, prossimamente come i migranti di Lampedusa. La scempiaggine provocatoria rimbalza sui siti e in tv, suscitando il commento divertito dei comici e quello indignato delle vittime vere. Ci cascano tutti. Ci cascano sempre. Per pigrizia, rabbia, automatismi strani. E la reazione alimenterà nel popolo di B il convincimento che lui sia veramente una vittima.
La tempesta di sabbia sollevata dalle panzane del Grande Incompreso è violenta ma breve, al pari di ogni altra emozione nella civiltà delle immagini. Il giorno dopo è già svanita nel nulla, lasciando un vuoto nevrotico che la prossima sparata provvederà a riempire. È una malattia di cui abbiamo inoculato il morbo. Non so chi perseguiti i figli di B. Ma mi sono fatto un’idea di chi, da vent’anni, perseguita noi.


PORTOS / Franco Portinari


«L’AMACA» DEL 7 NOVEMBRE 2013
(Michele Serra)
Fa una certa impressione vedere la comunità politica e mediatica del nostro Paese, quasi al completo, che si affanna a spiegare la differenza tra i figli di Berlusconi e gli ebrei sotto il nazismo. È solo una sonora scemenza, una delle tante che questo uomo incauto, e di cultura precaria, si è lasciato sfuggire di bocca nel corso degli anni. E ben più di quel paragone, ridicolo prima che offensivo, dispiace vedere i rappresentanti della comunità ebraica, portatrice di una tragedia storica quasi indicibile, costretti a replicare a cotanta scemenza; o persone come Fiamma Nirenstein, che dopotutto è deputata, spiegare che Berlusconi non può essere antisemita visto che sua mamma Rosa aiutò una ragazza ebrea durante la guerra (che equivale a: Tizio non è razzista perché suo zio era il traduttore della Capanna dello zio Tom).
Perfino l’antisemitismo, che pure è tra le ideologie più rozze in circolazione, richiede un minimo di elaborazione mentale e verbale. Quel minimo non era contenuto nella frase di Berlusconi. Quando sarà un imbarazzato silenzio, meglio ancora una naturale indifferenza, ad accogliere le parole di quel signore, allora sì che il berlusconismo sarà davvero finito.



di Beppe Mora






VAURO


Sotto Hitler
Natangelo






I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere... Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà.
Primo Levi
dal libro "Se questo è un uomo" di Primo Levi



Primo Levi di Tiziano Riverso

8 novembre 2013, ore 16,55
Ma i potenti capiscono le condizioni del popolo?
Di Ferdinando Camon
Dunque Silvio Berlusconi non ha la minima idea di cosa voleva dire essere ebreo sotto Hitler, ma allarghiamo il discorso: chi ci governa sa cosa vuol dire razzismo? Immigrazione? Povertà? Disoccupazione? Perdita della salute? Della casa? Dell’azienda? Sono problemi diversissimi, va bene, e non stiamo facendo un polverone mescolandoli tutti, stiamo cercando di mostrare che chi governa un popolo in un’epoca, deve conoscere i problemi di quel popolo e di quell’epoca, altrimenti non li affronterà mai. Se un governante sapesse per esperienza che differenza c’è tra ricevere 400 euro al mese di pensione e riceverne duemila al giorno, il problema sarebbe affrontato. Siccome nessun governante ragiona su questa differenza, passano i decenni e il problema resta sempre lì.
Torniamo al fatto di cronaca, che è la fonte di questo ragionamento. Berlusconi ha detto che i suoi figli in questa Italia si sentono come gli ebrei sotto Hitler. Questo mostra che Berlusconi non ha la minima idea di che cos’è lo Sterminio, e tutto l’osceno cammino del più mostruoso crimine commesso dall’umanità. È un crimine che soltanto chi l’ha patito può comprendere. Cosa vuol dire essere perseguitato e ucciso per la colpa di essere nato. Ricercato, catturato, deportato ed eliminato in luoghi che hanno l’architettura dell’Inferno: quando moriremo e andremo all’Infermo, ci accorgeremo di averlo già visto, nei Lager. Nessun uomo, in nessuna parte del mondo, doveva uscire dal secolo scorso senza aver visto Auschwitz e senza aver letto Primo Levi ed Elie Wiesel. Vedere un Lager, anche se non sei ebreo, vuol dire non poter più vivere come prima: nel Lager una parte di te muore definitivamente. Lo Sterminio ha cambiato l’umanità, e la visione dei luoghi dove fu compiuto cambia la percezione della vita. Ho visto Auschwitz più volte, perché ho regalato dei libri alla Polonia, e tra essi una “Conversazione con Primo Levi”: ogni volta che vado a Varsavia mi portano a Cracovia e ad Auschwitz, sono passato più volte sotto l’arco d’entrata nel Lager, ho visto i forni, il muretto delle fucilazioni, la forca multipla, la forca singola, l’infinito binario, l’infinita esposizione dei simboli che distinguevano i prigionieri. Non posso più vedere un binario, un vagone merci, un fiocco sul petto di un ragazzo o una ragazza, senza ripensare a quel luogo. Io non sono ebreo, e mi sento svenire. Penso che un ebreo si senta, anche oggi, morire. Per combattere il razzismo bisogna avere questo “sentire”. Che un ricchissimo signore dica che i suoi ricchissimi figli, capi di colossali aziende, con un capitale complessivo di una decina di miliardi di euro, che costui dica che i suoi figli sono come quegli ebrei, è una bestemmia contro l’umanità, la storia, Dio. Costui non farà mai nulla contro il razzismo, perché non sa cos’è.
Un povero ha spiegato come fa a spendere poco. Niente telefono. Pane di scarsa qualità. Verdure lesse. Pescare nei cassonetti, alla sera, quando gli altri han buttato via gli avanzi e non c’è nessuno che ti vede. Per la luce, basta una sola lampadina per tre camere: la appendi sotto la porta di comunicazione, da lì illumina tutto. Cioè: non illumina niente, ma t’impedisce di sbattere la testa.
Disoccupazione giovanile: dove c’è un figlio ultra-trentenne diplomato o laureato che non trova lavoro, manda curriculum ma nessuno gli risponde, è depresso lui, è depressa sua madre, suo padre, la sua ragazza, la depressione di ciascuno moltiplica la depressione degli altri, e ogni minuto della vita è un veleno.
Pensione miserabile: devi centellinare i centesimi. Arrivi a fine mese con 85 centesimi, come quel vecchietto che un rapinatore ha colpito in testa per derubarlo, poi ha scoperto quella somma e gli ha sputato addosso l’insulto “pezzente”. Chi gode stipendi o pensioni da 500 o mille o duemila euro al giorno, vive e gode e vede quel che si può vedere dal super-mondo, non ha la minima idea dell’Inferno del sotto-mondo. Gli organi che potrebbero cambiare questa situazione dicono che è legittima, perciò non la toccano. La crisi dovrebbe spingere a fare un passo avanti, a vedere che è legittima ma è ingiusta, e a far prevalere la giustizia sulla legittimità. Se spingesse a questo, la crisi sarebbe benefica e ne usciremmo migliori. Ma chi governa non vuole andare in questa direzione. Perciò non ne usciamo. Ne usciremo tardi. E ne usciremo male.

(fercamon@alice.it)


Pietro Vanessi

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