“Le ultime parole famose”: il decano della Settimana Enigmistica racconta l’Italia in 50 anni di vignette
Cominciò da ragazzo autodidatta con un disegno sul generale Badoglio e ora, alle soglie dei 90 anni, è in cerca di nuova ispirazione per vincere la solitudine e la noia
12/12/2014
miriam massone
alessandria
Da 50 anni l’appuntamento è sempre nello stesso posto: in basso a destra, pagina 43. Lì l’enigmista compulsivo sa che può concedersi una sosta dalle parole crociate e guardare dal buco della serratura la vita di una famiglia media. La cornice è quella delle «Ultime parole famose», un’«istituzione» della Settimana Enigmistica, anche ora che di parole l’autore non ne ha più: «Sono d’archivio quelle vignette ormai, da un po’ ho smesso: ero stanco, mi cominciava a infastidire se mi ritoccavano il disegno. D’accordo la correzione sulla battuta, ma perché mai togliere il cappello al mio Bort?». Mario Bortolato, in arte «Bort», nato in Veneto ma alessandrino da sempre, è un pezzo di storia dell’editoria italiana: 89 anni, 20mila vignette in curriculum, pessimista come solo gli artisti della risata sanno essere. L’ironia la consuma tutta nei suoi tratti, matita e china, tratteggi, retinature, collage. Mai polemico e mai politico: «E’ molto più difficile l’umorismo rispetto alla satira: che ci vuole a far ridere parlando di Brunetta?». Più arduo trovare lo spunto invece su signor «Bort» (quello delle vignette) e consorte.
La mitica vignetta
Un filo di pancia, camicia e cravatta, un po’ maldestro ma simpatico, semplice ma fulminante nei commenti, se fosse un film sarebbe un personaggio di Carlo Verdone: è l’italiano medio. Coprotagonisti, la moglie, gonna al ginocchio e capelli raccolti, i figli, la suocera - «Quella che vorresti sempre buttare dalla finestra ma poi non la butti mai» - e il cane. «Le ultime parole famose» ricalcano la vera famiglia di Mario Bortolaso che, tra l’altro, è anche «nonno d’arte»: suo nipote è il noto tennista Matteo Donati. «Sono autodidatta, cominciai da ragazzo con una vignetta su Badoglio e non ho mai smesso, nemmeno dopo la laurea in Giurisprudenza e quando trovai lavoro all’Inps. Ero affascinato dal mondo delle redazioni». Le prime collaborazioni sono con Marc’Aurelio, Notes, Grazia, poi Famiglia Cristiana, Millelibri, Domenica quiz, Intrepido, Monello (qui disegnava Teo, un «giamburrasca» anni Settanta). Lo notano, apprezzano, ricercano. Così nel 1963 entra nella «Disegnatori riuniti» assieme ai big del settore: «E grazie a loro sono arrivato alla Settimana Enigmistica», con una parentesi pure come autore di programmi tv, da L’Altra Domenica a Drive In. La battuta nasce per caso, guardando la tv, nella sua casa al rione Pista, passeggiando, o al supermercato. E viene sempre prima del disegno, che segue a ruota: per quello bastano 5 minuti. La sua mano nodosa e per nulla incerta pattina sul foglio.
In cerca di ispirazione
Alle soglie dei 90 anni Bort non risparmia i suoi affilati commenti: «Non mi piace tanto lo stile di questi ultimi tempi: c’è troppa cattiveria». Com’è difficile far sorridere senza ferire. «Vauro è terribile, come pure Forattini». Ma qualcuno da salvare c’è: «Mi piacciono Giorgio Cavallo e le strisce di Ernesto Cattoni su Famiglia Cristiana». I suoi preferiti sono i Peanuts di Schulz, vagamente simili alla famiglia di Bort. Mandato in pensione il suo alter ego in fumetti, Bortolato si è rilanciato con le strisce sui frati («Mi ha ispirato il colore del saio, quel marron che mi piace tanto»). A chi volesse imitare la sua carriera dice: «Meglio di no, non si campa con i disegni. Adesso mi hanno chiesto di dare lezioni nelle scuole: ma cosa dico? Io non ho studiato disegno, ero portato e basta». Geniale, con quel pessimismo che però fa rima con realismo. Oggi Bort è in cerca di una nuova musa, per ridare un senso ai pomeriggi di solitudine che gli spengono l’estro: «Si è spenta l’ispirazione, ma vorrei ritrovarla».
foto di Federica Castellana
La Stampa
Le migliori vignette di "Bort"
Mario Bortolato (Bort.)
Forse non tutti sanno che il famosissimo Bort. Autore de “Le ultime parole famose…” vignette esilaranti pubblicate sulla Settimana Enigmistica è un’alessandrino di adozione, tutt’ora residente nella nostra città.
Mario Bortolato nasce il 2 agosto 1926 a Salzano (Ve). Per seguire gli spostamenti del padre, segretario comunale, cambierà spesso residenza. Terminato il Liceo Classico a Voghera, si iscrive al Politecnico a Milano con la speranza di conseguire una laurea in Architettura. Dopo aver conosciuto, quella che poi in futuro diventerà sua moglie, Bortolato abbandonerà il Politecnico di Milano per iscriversi a Giurisprudenza a Pavia e nel 1953 potrà fregiarsi del titolo di Dottore. Disegnare vignette, per Bortolato, non era l’attività principale ma il suo vero lavoro era quello di impiegato nell’ufficio parastatale dei Contributi Agricoli Unificati, che svolse in Alessandria dalla metà degli anni ’50. Diventato Direttore, si trasferirà per due anni a Belluno e per un altro paio di anni a Vercelli. Ritornerà infine ad Alessandria, dove concluderà l’attività lavorativa nel 1986. Bortolato firma i suoi lavori con la siglia “Bort.” Diminutivo dettato dalla sua proverbiale pigrizia (scrivere il nome per intero richiederebbe troppa fatica). I suoi esordi artistici risalgono ai tempi del liceo, quando ritrae in divertenti caricature i compagni del liceo. Il vignettista prende contatto con l’umorismo politico nel 1950 cominciando a pubblicare sui giornali dell’epoca le sue belle e formose figliole che tanto piacevano ai lettori di ogni età. Fu il “Guerin Meschino” ad avviarlo a tale mestiere e da allora vagò un po’ per tutti i periodici dell’Italia. Nel 1955, Bort, conquista il prestigioso trofeo “Palma d’oro” per il disegno umoristico all’ottavo Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera. Nello stesso anno, la Doubleday di Garden City (New York) pubblica “Cartoon Treasury” con ben 21 vignette del nostro artista. Il 1962 segna l’ingresso di Bort. Nell’agenzia milanese “Disegnatori Riuniti”, da lì a poco la Settimana Enigmistica gli affiderà la famosa rubrica “Le ultime parole famose…”
C’è qualcosa di eccezionale in ogni vignetta di Bort. I suoi famosissimi omini, le sue donnine, molto procaci, persino i suoi bambini lentigginosi ci riportano a un vissuto che ci appartiene, che conosciamo. Succede così che un veneto sia molto più alessandrino, di tanti alessandrini, nella leggerezza, nell’ironia, nella capacità di castigare, ridendo, dei costumi dei suoi concittadini e degli italiani in generale.
I tempi cambiano. Oggi, purtroppo dobbiamo fare i conti con l’indifferenza, la volgarità, il rumore…le vignette di Bort. Invece hanno per tema la vita in famiglia, in ufficio, in città: insomma ci dà un saggio divertente dei vizi di casa nostra. I personaggi di Bort. continuano ostinatamente ad esprimere la parte migliore di noi. Noi forse siamo più invecchiati, incattiviti e più soli. Loro no: sono sempre gli stessi e ci regalano dal foglio un po’ della loro innocenza.
[fonte]
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Nota di Zanzara:
Bortolato ha cessato la collaborazione da un annetto. Purtroppo. Resta una certa scorta di suoi inediti. E poi... e poi dopo si vedrà (jannacci dixit)