domenica 14 luglio 2013
La Pernigotti cambia proprietà
I TURCHI DELLA TOKSOZ SI COMPRANO UNA AZIENDA ITALIANA: LA PERNIGOTTI
Valerio Marini
La Pernigotti S.p.A. è un'azienda italiana specializzata nella produzione di gianduiotti, torroni, uova di pasqua e preparati per gelato.
Negli ultimi 3 anni, l'azienda Pernigotti si trova in una fase di crescita sostenuta (nonostante il contesto di crisi economica europea e mondiale), fattura oltre 75 milioni di euro annui e ha più di 150 dipendenti nei suoi stabilimenti a Novi Ligure. Inoltre è leader di mercato nel segmento gianduiotto e nei semilavorati per gelateria, ed è il secondo marchio nel mercato del torrone. La sua rete internazionale conta oltre 30 paesi del mondo.
La notizia grave è che due giorni fa ha cambiato proprietà ora è di proprietà della famiglia turca Toksoz .
Speriamo che il cambiamento di proprietà non significhi lo spostamento delle sedi di produzioni e le fonti di approvvigionamento della materia prima importante come le nocciole a danno dei coltivatori italiani e piemontesi che offrono un prodotto di più alti standard qualitativi». Lo dice la Coldiretti, commentando la decisione della società Averna di cedere interamente il marchio Pernigotti al gruppo turco Toksoz, il maggior produttore mondiale di nocciole.
La conversione del gianduiotto
Gianfalco
Il nuovo logo
Mario Bochicchio
--------------------------------------------------------------------------------------------------
Un altro marchio italiano «emigra» Pernigotti venduta ai turchi
sabato 13 luglio 2013
GB, Wimbledon: Andy Murray the Winner
Sghignazza la coppa d'argento dorata di Wimbledon.
Dopo 77 anni, finalmente è vinta da un cittadino britannico, Andy Murray.
Ora Fred Perry può riposare in pace.
Andy espugna Wimbledon, contro il giocatore più forte del mondo, Nole Djokovic.
Morten Morland for The Times
Peter Brookes for The Times
Il primo ministro David Cameron euforico propone Murray per il titolo di baronetto...
ed è satira...
MATT
Il Guardian a tal proposito fa pure un sondaggio.
I lettori vogliono Murrey baronetto?
Risultato
33% SI
67% NO
Chissà come sarebbe questo risultato, se Murray non fosse scozzese?
La partita riprodotta coi Lego ...spettacolo!
------------------------------------------------------------------------------------------------------
PS:
Mentre si gioca la partita, una grande soddisfazione tutta italiana, sul tabellone appare il risultato di Gianluigi Quinzi , vincitore del torneo junior contro il coreano Chung. Era dal 1986 che un italiano non vincesse, da Diego Nargiso. Fa una bella impressione leggere quel nome al Centre Court.
Dopo 77 anni, finalmente è vinta da un cittadino britannico, Andy Murray.
Ora Fred Perry può riposare in pace.
Andy espugna Wimbledon, contro il giocatore più forte del mondo, Nole Djokovic.
Morten Morland for The Times
Peter Brookes for The Times
Adams Telegraph |
Il primo ministro David Cameron euforico propone Murray per il titolo di baronetto...
ed è satira...
Prime Minister David Cameron says Andy Murray deserves a knighthood after becoming the first Briton to win the Wimbledon men's singles since 1936. Full story
The cartoon by Andy Davey from The Sun shows the Queen knighting Andy Murray. The Wimbledon champion, who is wearing his tennis kit and holding the men's singles trophy, is down on one knee. David Cameron is giving the thumbs up sign to show his approval. The joke is that the Queen is using a tennis racket to knight Murray rather than the usual sword.
VOCABULARY
A knighthood is a title that is given to a man by a British king or queen for his achievements or his service to his country. A man who has been given a knighthoodcan put `Sir' in front of his name instead of `Mr'. If someone is knighted, they are given aknighthood. A knight is a man who has been knighted. Only men can become knightsunder the British honours system. The closest female equivalent is a dame.
A knighthood is a title that is given to a man by a British king or queen for his achievements or his service to his country. A man who has been given a knighthoodcan put `Sir' in front of his name instead of `Mr'. If someone is knighted, they are given aknighthood. A knight is a man who has been knighted. Only men can become knightsunder the British honours system. The closest female equivalent is a dame.
Il Guardian a tal proposito fa pure un sondaggio.
I lettori vogliono Murrey baronetto?
Risultato
33% SI
67% NO
Chissà come sarebbe questo risultato, se Murray non fosse scozzese?
Andy Murray by David Rowe |
La partita riprodotta coi Lego ...spettacolo!
------------------------------------------------------------------------------------------------------
PS:
Mentre si gioca la partita, una grande soddisfazione tutta italiana, sul tabellone appare il risultato di Gianluigi Quinzi , vincitore del torneo junior contro il coreano Chung. Era dal 1986 che un italiano non vincesse, da Diego Nargiso. Fa una bella impressione leggere quel nome al Centre Court.
Dagli Antipodi: le tavole di David Rowe
Era il 2011 e pur sembrano tutte disegnate ieri
Difficile scegliere un titolo per questa nuova rubrica con cui prossimamente e saltuariamente vi farò conoscere qualche disegno di questo grande artista australiano David Rowe.
Amico grazie ai social network, David riesce a stupirmi con ogni suo disegno, anche quelli sulla politica locale dell'Australia di cui magari non capisco neppure l'argomento ed i personaggi.
Disegni colti eruditi che non ci si stanca di ammirare.
Qui sul blog condividerò i suoi grandi ritratti, le caricature, la satira internazionale.
-------------------------------------------------------------------------------------------
Nota:
Satirizing one of the main issues of 2010, with the cartoon «Wikileaks and Uncle Sam» (See above), the Australian artist David Rowe was awarded with the Grand Prix of the 7th edition of the World Press Cartoon. The big winner cartoon was published last December in the Australian newspaper «The Sun-Herald». The work of Rowe the first place in the category of Cartoon Editorial and was considered the big winner of this edition.
(1; continua)
Silvio Berlusconi - 7 Febbraio 2011 |
Regina Elisabetta - 1 Febbraio 2011 |
Mubarak - 1 Febbraio 2011 |
Papa Benedetto XVI - 1 Febbraio 2011 |
Amico grazie ai social network, David riesce a stupirmi con ogni suo disegno, anche quelli sulla politica locale dell'Australia di cui magari non capisco neppure l'argomento ed i personaggi.
Disegni colti eruditi che non ci si stanca di ammirare.
Qui sul blog condividerò i suoi grandi ritratti, le caricature, la satira internazionale.
-------------------------------------------------------------------------------------------
Nota:
Satirizing one of the main issues of 2010, with the cartoon «Wikileaks and Uncle Sam» (See above), the Australian artist David Rowe was awarded with the Grand Prix of the 7th edition of the World Press Cartoon. The big winner cartoon was published last December in the Australian newspaper «The Sun-Herald». The work of Rowe the first place in the category of Cartoon Editorial and was considered the big winner of this edition.
(1; continua)
venerdì 12 luglio 2013
Spirito di vino 2013 - Concorso
Ricevo e vi faccio partecipi di questa mail :
|
|
Le vignette pervenute verranno giudicate da una giuria d’eccezione capitanata dal presidente in carica Alfio Krancic e dal presidente onorario Giorgio Forattini. I giurati sono nomi illustri del panorama satirico italiano, giornalismo e grafica: Emilio Giannelli (vignettista), Valerio Marini (vignettista), Gianluigi Colin (art director del Corriere della Sera), Franz Botré ed Enzo Rizzo (direttore e vicedirettore della rivista Spirito DiVino), Carlo Cambi (direttore editoriale della rivista Wine Passion), Paolo Marchi (giornalista de Il Giornale), Aldo Colonetti (direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Design), Fede &Tinto (Decanter – RadioRai), Francesco Salvi (attore).
Alla data di scadenza dell’invio delle opere, la giuria si riunirà nella sede dell’Istituto Europeo di Design di Milano per selezionare 30 vignette di entrambe le sezioni che verranno successivamente esposte all’interno di una mostra allestita per l’occasione. Le premiazioni si svolgeranno durante il mese di settembre a Udine nel contesto dell’evento Friuli Doc: in tale occasione la giuria selezionerà i primi tre classificati di entrambe le sezioni che saranno premiati con una selezione di vini delle cantine associate al Movimento Turismo del Vino FVG.
Obiettivo del concorso, che fin dalla sua prima edizione ha raccolto entusiasmo soprattutto da parte di giovani artisti, è quello di diffondere il messaggio del bere consapevole ma anche di confrontare e mettere in luce le diverse visioni della cultura del vino che hanno giovani residenti in ogni parte del mondo, dall’Europa alla Russia, dall’America Latina al Giappone e alla Cina.
-------------------------------------------------------------------------
Qui sotto i vincitori 2012
PRIMO PREMIO
Riserva bancaria
categoria -35
Gianmaria Bozzolan
Evoluzione
categoria +35
Luigi Renatti
SECONDO PREMIO
TERZO PREMIO
Menzionati
http://www.mtvfriulivg.it/spirito_2012_premiati.html
--------------------------------------------------------------------------------
Ti potrebbe interessare anche:
Udine - Spirito di Vino 2011
giovedì 11 luglio 2013
Papa Francesco: visita a Lampedusa
LAMPEDUSA, 8 LUG - Papa Francesco, dalla motovedetta della Guardia Costiera, ha gettato nel mare di Lampedusa una corona di fiori in ricordo dei migranti morti durante le traversate. Prima di lanciare i fiori il Papa si è raccolto in preghiera.
Per alcuni minuti, il Pontefice è stato poi in preghiera, in memoria dei migranti morti in mare. Il lancio della corona è avvenuto davanti al porto di Lampedusa. La motovedetta della Guardia costiera su cui si trova il Papa è accompagnata da un corteo di barche di pescatori. (ANSA)
DISCORSO DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!
Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.
«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!
Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.
«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Governatore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.
«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».
Al termine della Celebrazione il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:
Prima di darvi la benedizione voglio ringraziare una volta in più voi, lampedusani, per l'esempio di amore, per l'esempio di carità, per l'esempio di accoglienza che ci state dando, che avete dato e che ancora ci date. Il Vescovo ha detto che Lampedusa è un faro. Che questo esempio sia faro in tutto il mondo, perché abbiano il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. Grazie per la vostra testimonianza. E voglio anche ringraziare la vostra tenerezza che ho sentito nella persona di don Stefano. Lui mi raccontava sulla nave quello che lui e il suo vice parroco fanno. Grazie a voi, grazie a lei, don Stefano.
fonte
Ci sono moltissimi passi nel Vangelo che mi piacerebbe fossero applicati nel nostro laico Stato. Il “discorso della montagna” è tra i primi. Vediamolo.
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»
Gli umili che sempre chinano il capo perché si sentono gli ultimi della Terra di fronte al Dio delle genti e alle genti stesse
«Beati gli afflitti, perché saranno consolati»
I frustrati dal sistema costruito dalle genti e anche frustati dalle genti stesse
«Beati i miti, perché erediteranno la terra»
I saggi inascoltati che renderebbero questa Terra feconda per tutte le genti, ma le troppe genti che preferiscono distruggerla in favore di poche, prevale
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, schiacciati dalle genti che alla giustizia preferiscono leggi fatte a proprio uso e consumo
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»
Gli indulgenti che prima d’emettere sentenze si mettono dalla parte degli “altri” lottando contro le genti che vogliono conoscere solo il “noi”
« Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»
Gli umani che non mettono ostacoli alle forze della natura, non necessariamente divina, accettandole e trovandone sempre la parte più bella per il bene di tutte le genti e non solo per le genti dei privilegi
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»
Le generose genti che offrono se stesse così come nude stanno a differenza delle genti che scelgono di vestirsi con armi e scudi
«Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, ammazzati nel corpo o nello spirito dalle genti che alla giustizia configgono paletti
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia»
Le genti che possedendo anche un solo talento (tra umiltà, frustrazione, saggezza, giustizia, indulgenza, umanità, generosità e quanto altro a queste s’armonizzano) scelgono di subire le più spregevoli ignominie, pur di conservare quel talento.
Chapeau a papa Francesco che in quel di Lampedusa ha scelto di condensare tutti quei talenti in tutti gli umani che al “discorso di Lampedusa” attraccano…
8 luglio 2013
Ero Straniero
di Cecilia Alessandrini
Ho letto commenti entusiasti sulla visita del Papa a Lampedusa. Ho letto che questo gesto dimostra che il problema sono i Cie e chi li ha istituiti, le leggi più o meno ingiuste in materia di immigrazione ecc.
Papa o non Papa ho sempre pensato che il problema sono anche i Cie, sono anche le leggi più o meno ingiuste e concordo sul fatto che sia necessario combattere per cambiarle ma penso anche che il vero problema siamo tutti noi.
Siamo noi quando "scappiamo" dai quartieri in cui abitano prevalentemente gli stranieri, quando ci lamentiamo, anche sottovoce, che nelle classi ce ne sono troppi e rallentano il programma, quando difendiamo gli imprenditori facendo finta di ignorare che molti di loro li fanno lavorare in nero in condizioni disumane e che riservano loro i lavori più pericolosi, siamo noi quando diamo addosso a priori al sindacato che l'estate organizza campagne di sindacalizzazione dei lavoratori stranieri schiavizzati nelle piane agricole del sud, siamo noi quando diciamo che ci dà fastidio vedere le prostitute, più spesso straniere, in strada perché non sappiamo cosa "dire" ai nostri figli e vagheggiamo di risolvere il problema "nascondendole" in moderne "case chiuse", siamo noi quando non sopportiamo l'odore di ciò che cucinano senza pensare che l'odore delle nostre grigliate è altrettanto forte e può essere egualmente molesto. Perché il problema non è sempre altrove, il problema spesso è dentro di noi.
E io credo che in fondo il Papa con questa visita e con le sue parole abbia voluto dire questo a tutti noi soprattutto se cristiani. "Ero straniero e mi avete accolto" c'è scritto nel Vangelo. Quella evangelica è un'accoglienza totale, senza se e senza ma, senza alcuna condizione a contorno.
Una sola unica frase: "Ero straniero e mi avete accolto" non certo "sfruttato" o "respinto" o "giudicato". Ho sempre pensato che non ci fosse molto altro da aggiungere e il gesto di visitare Lampedusa dimostra che lo pensa anche il Papa. Non posso che esserne molto felice.
Sant’Europa
E mo? Interessante la riflessione su come “intorno all’isola sia nato probabilmente il più grande movimento di massa di disobbedienza civile alle leggi europee e italiane sulla frontiera”.
Mauro Biani
-------------------------------------------------------------------------------------------
Per alcuni minuti, il Pontefice è stato poi in preghiera, in memoria dei migranti morti in mare. Il lancio della corona è avvenuto davanti al porto di Lampedusa. La motovedetta della Guardia costiera su cui si trova il Papa è accompagnata da un corteo di barche di pescatori. (ANSA)
Camminare sull’acqua di Lampedusa L’8 luglio il viaggio del Papa a Lampedusa. Mauro Biani |
Transustanziazione Lunedì il Papa a Lampedusa. E un calice intagliato dal legno dei barconi dei migranti. Mauro Biani |
DISCORSO DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!
Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.
«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!
Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.
«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Governatore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.
«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».
Al termine della Celebrazione il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:
Prima di darvi la benedizione voglio ringraziare una volta in più voi, lampedusani, per l'esempio di amore, per l'esempio di carità, per l'esempio di accoglienza che ci state dando, che avete dato e che ancora ci date. Il Vescovo ha detto che Lampedusa è un faro. Che questo esempio sia faro in tutto il mondo, perché abbiano il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. Grazie per la vostra testimonianza. E voglio anche ringraziare la vostra tenerezza che ho sentito nella persona di don Stefano. Lui mi raccontava sulla nave quello che lui e il suo vice parroco fanno. Grazie a voi, grazie a lei, don Stefano.
fonte
Tiziano Riverso |
Papa Francesco è irremovibile: a Lampedusa con lui niente politici né vescovi, il cerimoniale è blindato. Angelino Alfano ci teneva tanto! Tiziano Riverso |
Oggi visita storica a Lampedusa. Papa Francesco vuole rammentare a tutto il mondo la necessità di solidarietà, non solo della Chiesa, verso tutti gli uomini costretti da condizioni inumane, causate dalle guerre e da ingiustizie economiche, a rischiare la vita e spesso a lasciarcela, per poter sperare in un futuro anche solo leggermente migliore. Quanti Magdi Allam tra loro? Gianfranco Uber |
Il discorso della Lampedusa
Non è il lago di Tiberiade, ma il Mare Nostrum (già il possessivo qualche impulso dovrebbe darcelo, ma andiamo avanti). Non è la montagna (così definita la piccola altura su Tiberiade) ma l’isola Lampedusa. E’ da questa che il vescovo di Cristo (successore degli apostoli) e per di più Papa (successore di Pietro) ha scelto di partire per la sua missione…Ci sono moltissimi passi nel Vangelo che mi piacerebbe fossero applicati nel nostro laico Stato. Il “discorso della montagna” è tra i primi. Vediamolo.
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»
Gli umili che sempre chinano il capo perché si sentono gli ultimi della Terra di fronte al Dio delle genti e alle genti stesse
«Beati gli afflitti, perché saranno consolati»
I frustrati dal sistema costruito dalle genti e anche frustati dalle genti stesse
«Beati i miti, perché erediteranno la terra»
I saggi inascoltati che renderebbero questa Terra feconda per tutte le genti, ma le troppe genti che preferiscono distruggerla in favore di poche, prevale
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, schiacciati dalle genti che alla giustizia preferiscono leggi fatte a proprio uso e consumo
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»
Gli indulgenti che prima d’emettere sentenze si mettono dalla parte degli “altri” lottando contro le genti che vogliono conoscere solo il “noi”
« Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»
Gli umani che non mettono ostacoli alle forze della natura, non necessariamente divina, accettandole e trovandone sempre la parte più bella per il bene di tutte le genti e non solo per le genti dei privilegi
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»
Le generose genti che offrono se stesse così come nude stanno a differenza delle genti che scelgono di vestirsi con armi e scudi
«Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, ammazzati nel corpo o nello spirito dalle genti che alla giustizia configgono paletti
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia»
Le genti che possedendo anche un solo talento (tra umiltà, frustrazione, saggezza, giustizia, indulgenza, umanità, generosità e quanto altro a queste s’armonizzano) scelgono di subire le più spregevoli ignominie, pur di conservare quel talento.
Chapeau a papa Francesco che in quel di Lampedusa ha scelto di condensare tutti quei talenti in tutti gli umani che al “discorso di Lampedusa” attraccano…
8 luglio 2013
CeciGian |
Ero Straniero
di Cecilia Alessandrini
Ho letto commenti entusiasti sulla visita del Papa a Lampedusa. Ho letto che questo gesto dimostra che il problema sono i Cie e chi li ha istituiti, le leggi più o meno ingiuste in materia di immigrazione ecc.
Papa o non Papa ho sempre pensato che il problema sono anche i Cie, sono anche le leggi più o meno ingiuste e concordo sul fatto che sia necessario combattere per cambiarle ma penso anche che il vero problema siamo tutti noi.
Siamo noi quando "scappiamo" dai quartieri in cui abitano prevalentemente gli stranieri, quando ci lamentiamo, anche sottovoce, che nelle classi ce ne sono troppi e rallentano il programma, quando difendiamo gli imprenditori facendo finta di ignorare che molti di loro li fanno lavorare in nero in condizioni disumane e che riservano loro i lavori più pericolosi, siamo noi quando diamo addosso a priori al sindacato che l'estate organizza campagne di sindacalizzazione dei lavoratori stranieri schiavizzati nelle piane agricole del sud, siamo noi quando diciamo che ci dà fastidio vedere le prostitute, più spesso straniere, in strada perché non sappiamo cosa "dire" ai nostri figli e vagheggiamo di risolvere il problema "nascondendole" in moderne "case chiuse", siamo noi quando non sopportiamo l'odore di ciò che cucinano senza pensare che l'odore delle nostre grigliate è altrettanto forte e può essere egualmente molesto. Perché il problema non è sempre altrove, il problema spesso è dentro di noi.
E io credo che in fondo il Papa con questa visita e con le sue parole abbia voluto dire questo a tutti noi soprattutto se cristiani. "Ero straniero e mi avete accolto" c'è scritto nel Vangelo. Quella evangelica è un'accoglienza totale, senza se e senza ma, senza alcuna condizione a contorno.
Una sola unica frase: "Ero straniero e mi avete accolto" non certo "sfruttato" o "respinto" o "giudicato". Ho sempre pensato che non ci fosse molto altro da aggiungere e il gesto di visitare Lampedusa dimostra che lo pensa anche il Papa. Non posso che esserne molto felice.
SERGIO STAINO |
VAURO |
Speriamo che Francesco scuota le coscienze. Globalmente. Tullio Boi |
Sant’Europa
E mo? Interessante la riflessione su come “intorno all’isola sia nato probabilmente il più grande movimento di massa di disobbedienza civile alle leggi europee e italiane sulla frontiera”.
Mauro Biani
-------------------------------------------------------------------------------------------
Etichette:
Alessandrini Cecilia,
Biani,
Cecigian,
globalizzazione,
immigrazione,
indifferenza,
Nadia Redoglia,
Papa,
Riverso,
Staino,
Tullio Boi,
uber,
Vauro
mercoledì 10 luglio 2013
Papa Francesco: l'enciclica e due "santi"
Pope Franziskus
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 4/10/2013 |
La notizia
5 luglio 2013: data multipla e ricca di significati. Arriva, presentata in Sala Stampa ai giornalisti di tutto il mondo, la prima Enciclica di Francesco, “Lumen Fidei”, che come noto tiene conto anche del precedente lavoro di Benedetto XVI. Questi aveva l’intenzione di completare con il terzo documento, sulla fede, il complesso delle sue due encicliche, Deus Caritas e Spe salvi, sulla carità e sulla speranza. Poi la realtà si è fatta diversa, nell’annuncio dell’11 febbraio scorso…
E il Papa è Francesco. Non basta: nella stessa circostanza viene annunciata la canonizzazione di due Papi recenti, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e stesso giorno si sono incontrati pubblicamente Francesco e il Papa emerito, nei giardini vaticani per l’inaugurazione di una statua dell’Arcangelo San Michele, alleato del credente nella lotta per il bene e contro il male, anche tradizionalmente personificato in Satana e nelle sue tentazioni che non risparmiano gli uomini di fede… Un’enciclica “a quattro mani” – si era detto – ma che si presenta con una sola firma. Infatti uno solo è il Papa, Francesco, che riconosce con gratitudine il contributo del suo Predecessore, ma si assume tutto il testo: 4 capitoli in 82 pagine indirizzate “Ai vescovi, ai presbiteri” (cioè i preti), “ai diaconi, alle persone consacrate” (cioè i frati non preti e le suore) e “a tutti i fedeli laici”.
(continua)
Le vignette
Giannelli - Corriere della sera
FRANCESCO V
Mancherebbe un miracolo ma che importa?
Papa Francesco approfitta della beatificazione di papa Wojtyla e proclama santo anche Giovanni XXIII mettendo d'accordo le opposte tifoserie.
Gianfranco Uber
vengo a prenderti stasera
fabiomagnasciutti
Etichette: enciclica, magnasciutti, papi
fabiomagnasciutti
enciclica a quattro mani con Ratzinger
UVA
Claudio Cadei
Nico Pillinini
Etichette:
Afghanistan,
Benedetto XVI,
Cadei C.,
chiesa,
Giannelli,
Magnasciutti F.,
Nico Pillinini,
Papa,
Petar Pismestrovic,
religione,
uber,
Uva P.
domenica 7 luglio 2013
Pietrasanta : la lunetta di Igor Mitoraj
L'Annunciazione in bronzo dello scultore Igor Mitoraj cambia la facciata della chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta. Là dove c'era una lunetta bianca ora c'è l'opera in bronzo che l'artista polacco ha donato alla città con l'impegno di sistemarla proprio li sulla facciata della chiesa di Sant'Agostino. I pareri per la collocazione dell'opera però si sono divisi . Pareri purtroppo persino politici, che tristezza. Tuttavia questa mattina a Pietrasanta, l'inaugurazione in un clima di festa e con molti turisti e scultori. Fra i presenti l'autore Igor Mitoraj.
L'Annunciazione è un'opera site specific (valore stimato 800mila euro) creata per la facciata della chiesa, un altorilievo di 180 centimetri di altezza, per 300 di lunghezza: "C'è una Madonna con gli occhi chiusi, come se nel momento stesso dell'Annunciazione intuisse il destino tragico di suo figlio" racconta l'artista. C'è anche un torso con una figura senza volto, con una grande croce incisa addosso.
(fonte)
le foto
fonte |
Igor Mitoraj (Oederan, 26 marzo 1944) è uno scultore polacco.
Dopo aver studiato pittura alla Scuola d'arte di Cracovia e all'Accademia d'arte di Cracovia sotto la guida di Tadeusz Kantor, partecipò a diverse esposizioni collettive, ottenendo la prima personale nel 1967 alla Krzysztofory Gallery in Polonia. Nel 1968 si trasferì a Parigi, per continuare i suoi studi artistici.
Poco dopo rimase affascinato dall'arte e dalla cultura Latino-Americane e decise di passare un anno dipingendo e viaggiando in Messico. Questa esperienza lo avvicinò alla scultura.
Tornò a Parigi nel 1974 e due anni dopo tenne un'altra personale alla Galleria La Hune, nella quale erano incluse alcune sculture. Il successo dell'esposizione lo convinse a dedicarsi a tempo pieno alla scultura.
Dopo aver lavorato con terracotta e bronzo, a seguito di un viaggio a Carrara nel 1979, decise di passare alla lavorazione del marmo. Nel 1983 ha aperto uno studio a Pietrasanta.(continua)
Di Igor Mitoraj alcune opere:
Testa addormentata esposta in Canada.
Esposizione ad Agrigento.
LINK:
Femminicidio.
Femminicidio.
in questi sei mesi del 2013 sono già state uccise 68 donne.
Mariti, figli, fratelli, fidanzati, compagni o ex. Sempre la mano degli uomini che hanno amato ad ucciderle con brutalità.
Una mia tavola sul Fatto di oggi.
Saluti
Marilena
La bella e tragica tavola che mi ha mandato Marilena mi ha fatto ricordare un bel articolo di Gramellini datato ma sempre attuale:
"chi alza le mani su di te, non ti ama e non merita il tuo amore"
29/05/2013
Prima che sia tardi
massimo gramellini
Come ci si comporta con una donna innamorata in pericolo di vita che non vuole essere salvata? C’è la ragazza di Caserta con la milza spappolata dai calci del fidanzato che rilascia un’intervista per dirgli che lo perdona e lo ama ancora. E c’è la ragazza di Nettuno che torna a casa col setto nasale rotto e sostiene di essere caduta, ma quando il padre viene a sapere da altri che sono stati i pugni del moroso a ridurla in quello stato, lei si rifiuta di sporgere denuncia. Per noi che le osserviamo da fuori, le gesta dei due trogloditi sono le prove generali del prossimo delitto. Ma per chi le subisce sotto l’effetto di un’emozione malata e di una sconsolante immaturità sentimentale, appariranno forse una forma estrema e «macha» di passione.
Quando nutrivo una fiducia illimitata nelle parole, pensavo che gli amori sbagliati fossero incantesimi dissolvibili da una frase pronunciata al momento giusto. Per esempio: chi alza le mani su di te, non ti ama e non merita il tuo amore. Ma le vittime non sanno di essere in trappola. Sperano di redimere il bruto e si smarriscono dentro spirali psicologiche che contemplano di tutto, dal masochismo all’istinto protettivo, all’orgoglio di chi non accetta di essersi sbagliata. Esaurite le parole, a scuotere le coscienze obnubilate rimangono i gesti. Il padre della ragazza di Nettuno ha denunciato il picchiatore contro la volontà della figlia. E l’avvocata della ragazza di Caserta ha rinunciato al mandato: si è rifiutata di continuare a difenderla. Azioni forti, provocatorie. Luci accese nei crepacci di certi amori sbagliati, affinché qualcuno li veda e si fermi, prima che sia tardi.
Iscriviti a:
Post (Atom)