domenica 29 novembre 2020
Festival di Tolentino: "La Stupidità"
giovedì 26 novembre 2020
25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - 2020
Grido di Donna
Gio / Mariagrazia Quaranta
Qualche tempo fa un distinto signore, fra l’altro un grande artista da cui mi sarei attesa sensibilità e compartecipazione, mi ha rimproverata di disegnare troppo spesso le donne come vittime della violenza maschile. Non ne poteva più (…lui!) di questa raffigurazione della donna come vittima, a suo dire fuori tempo, fuori contesto, perché “lui, di donne in quella situazione non ne aveva mai incontrate e anche fra le coppie di sua conoscenza, uomini e donne avevano un rapporto paritetico e solidale”.
Un po’ come se io dicessi, siccome mangio tutti i giorni, non credo che qualcuno possa morire di fame...
Inutile replicare, l’arguto e gentile signore dal machismo ben dissimulato, ha chiuso la conversazione salutando ed eliminandomi dalle sue amicizie (social). Poco male si dirà. In realtà, anche atteggiamenti di questo tipo, certo in misura diversa, sono parte del problema.
Se proviamo ad analizzare oggettivamente, dati alla mano, il dramma della violenza sulle donne, scopriremmo che in Italia, per esempio, in periodo di lockdown, gli omicidi sono diminuiti ma i FEMMINICIDI sono aumentati: è stata uccisa UNA donna ogni DUE giorni.
La violenza non è però legata all’emergenza, è strutturale.
Come spiega la filosofa Giorgia Serughetti oggi su Domani, “la violenza che colpisce ad ogni angolo del globo è una pandemia che dura da millenni. A farne le spese sono donne di ogni nazionalità, condizione sociale, livello di istruzione o professionale. A commetterla sono uomini comuni, quelli di cui il vicino di casa dice ‘salutava sempre’, o di cui i media celebrano le virtù di ‘imprenditore di successo’. (...)
La violenza sulle donne da parte dei loro “uomini normali” è anche una scelta politica.
Durante la pandemia il fenomeno della violenza contro le donne si è aggravato a causa delle misure di confinamento, ma le istituzioni si sono mosse tardi e con difficoltà. Nella Giornata internazionale del 25 novembre, il bilancio dell’anno mostra una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.”
#25Novembre #Domani #GiorgiaSerughetti #femminicidio #InternationalDayfortheEliminationofViolenceagainstWomen
MarilenaNardi #NoMoreViolenceAgainstWomen
Giornata mondiale contro la violenza sulle donne International day for the elimination of the violence against women #courrierinternational #cartooningforpeace #cartooningforsolidarity
Marco De Angelis
wouldn’t it be good to be in your shoes
even if it was for just one day?
Magnasciutti
Dedicata a tutte le piccole e grandi principesse che vivono le storie scritte da altri, rinchiuse nelle torri in balia di draghi violenti e sempre in attesa di un principe che le salvi.
Dedicata alla mia bambina, perché possa scrivere da sé la sua storia e perché possa sempre trovare in sé la forza di scendere da qualsiasi torre.
#iodicono alla violenza sulle donne
Alagon
La cosa brutta delle “giornate” è che durano solo una giornata. E che molti non la rispettano neppure per 24 ore
#giornatacontrolaviolenzasulledonne #vignetta #donne #noviolenza
Lele Corvi
Confesso di avere qualche riserva sull'efficacia di queste "giornate".
Anche perchè ormai ogni giorno ce n'è una che ovviamente porta a far dimenticare l'argomento della precedente che invece, normalmente, dovrebbe essere ricordato in tutti i giorni dell'anno.
Ma in ogni caso voi, carissime, state sempre attente!
Gianfranco Uber
Il mio pensiero va a Marilena Nardi, una grande artista che spesso si confronta con piccoli uomini, in tutti i campi una donna di successo da fastidio a tanti maschietti anche nel mondo della satira, ma spesso si tratta di invidia.
Paolo Lombardi
#giornatacontrolaviolenzasulledonne
Averi.
Mauro Biani
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere
Durando
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere
Anne Derenne
#GiornataControLaViolenzaSulleDonne #femminicidi #25novembre #25novembre2020 #25Nov #panchinerosse #satiraneurodeficiente #noallaviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen #IChinson
Mario Airaghi
Mario Bochicchio
25 novembre 2020 - Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne. "Questo NON è Amore!" By Chenzo, www.chenzoart.it #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne #stopallaviolenzasulledonne #nonstozitta #25novembre #noallaviolenzasulledonne #chenzo
Lorenzo Bolzani - Chenzo.
Al di la dei sentimenti, quanti sbagli abbiamo commesso e commettiamo noi maschi...il bardo pero' gia' lo sapeva...
Tiziano Riverso
PS: la poesia molto probabilmente non è del bardo ma di un lavoro teatrale italiano ma quel che contano sono le parole, non l'autore!
Antonio Gallo
Oggi è la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, obiettivo ancora molto lontano per tutti i Paesi del mondo.
Solo in Europa, 1 donna su 10 ha subito una qualche forma di violenza sessuale. Quando finirà?
#25novembre #iolochiedo
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sabato 21 novembre 2020
Le scuse del ministro Dario Franceschini al Museo del Fumetto WOW di Milano
+Ho chiamato questa mattina Luigi Bona per scusarmi per l’esclusione di @museoWOW dai contributi per l’emergenza Covid. Un errore di interpretazione degli uffici che correggeremo subito. I fumetti sono arte e il @_MiBACT in questi anni ha sempre lavorato per valorizzarli. https://t.co/Tw2RaYhFIi
— Dario Franceschini (@dariofrance) November 13, 2020
Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra tra i musei e luoghi della cultura che espongono beni culturali" in quanto "luogo espositivo di cose prive della qualità di bene culturale" (alla faccia di tutti i nostri riconoscimenti anche formali, in barba alla Regione Lombardia e al Comune di Milano, e con un bel messaggio per tutte le realtà culturali italiane - come gli Uffizi - che evidentemente si stanno sbagliando). Quindi non abbiamo possibilità di fruire del minimo Fondo emergenza (questa è la sostanza della dichiarazione) stanziato in agosto dal Ministero. Siamo comunque solidali con le altre realtà in difficoltà anche se fruitrici di quel contributo.
Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra...
Pubblicato da Luigi F. Bona su Domenica 8 novembre 2020
“Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese” scrisse una volta Umberto Eco
venerdì 20 novembre 2020
Parmigianina DOP
20/11/2020
Parmigianina DOP© GIO Maria Grazia Quaranta
Mi ha fatto la mia mamma
Persone male informate
o più bugiarde del diavolo
dicono che tu sei nata
sotto a una foglia di cavolo.
Altri maligni invece
sostengono senza vergogna:
Sei venuta al mondo
a bordo di una cicogna.
Se mamma ti ha comperato
come taluni pretendono
dimmi: dov’è il negozio
dove i bambini si vendono.
Tali notizie sono
prive di fondamento,
ti ha fatto la tua mamma
e devi essere contenta.
(Gianni Rodari)
Ben arrivata Nora Beatrice! 💖😍
Auguri piccola di una vita felice piena di soddisfazioni ed anche un po' di Humor 😉
e di aenigmistica ▩
lunedì 16 novembre 2020
Sergio Tessarolo disegna i vincitori delle elezioni americane (vignette)
Kamala Harris e Joe Biden 46° presidente eletto degli Stati Uniti d'America
giovedì 12 novembre 2020
Ro Marcenaro (1937 - 2020)
Ciao Ro!
Gio
9 settembre 2020 - Un altro grande ci ha lasciati: addio a Ro Marcenaro.
Milko
Il mio ricordo di RO Marcenaro per Exibart.
Un proverbio antico dice che quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca intera.
Non credo che a Ro Marcenaro sarebbe piaciuto essere definito tale ma, certamente, una biblioteca preziosa si.
Ieri questo anno horribilis, e il morbo che lo contraddistingue, si sono portati via questo pioniere della pubblicità italiana, disegnatore e maestro di satira intelligente e profonda.
Un uomo colto, indomito, vivace, ancora ricco di una infinità di progetti da realizzare e di battaglie da combattere.
Ro Marcenaro è stato fra i pionieri del cartone animato di pubblicità, ha realizzato video talmente innovativi che ancora guardarli desta stupore.
Uno dei quali nel ’96, quello per Gino Paoli di Quattro amici al bar, entrò fra i dieci migliori videoclip del mondo.
La biografia potete trovarla ovunque, meno il racconto della bellezza e della energia che chiunque viveva nell’incontralo e conoscerlo di persona.
Perché Ro Marcenaro era, soprattutto, un portento d’uomo e di artista.
Ad agosto ho avuto il piacere di presentare con lui, per Salotti D’Autore a Carrara, il suo ultimo lavoro, la sua “ Costituzione Illustrata”.
Un’opera che dovrebbe entrare in ogni scuola e casa italiana, lodata persino dal Presidente Mattarella.
Tutti gli articoli della nostra Costituzione illustrati con il suo garbo, la forza della sua arte e il suo impegno ed amore per quello che , per lui, rappresentavano.
Una serata speciale in cui ci intendemmo al volo ancora prima di iniziare per passati comuni di vissuti politici ed impegno sociale, illusioni e disillusioni comprese. Apparve a tutti un Uomo che non si dava mai per vinto, con l’entusiasmo e la vitalità di un ragazzo nello sguardo. Con il gusto vivace di bacchettare con la sua arte intelligente e profondamente “leggera” ancora tanto mondo refrattario ai diritti fondamentali di ogni essere umano.
L’amore per la sua famiglia, le lotte per l’ambiente, per i diritti civili, per la laicità di un mondo in cui l’inclusione fosse possibile e naturale espressa in ogni momento della sua espressione artistica.
Rendiamogli omaggio, oggi, certamente riguardando i video delle pubblicità che realizzò fra il 1958 e il 1974. Quelli, per chi li ricorda e non, dei “Caroselli”, tra cui gli indimenticabili con la plastilina per il Fernet Branca, per i quali vinse il Leone di Bronzo a Cannes.
Ma, ora che ci ha appena lasciato, ci piace pensare al Ro Marcenaro della Costituzione Illustrata.
Ci piace pensarlo con il sorriso aperto e divertito andare incontro alla bionda ragazza che ha disegnato per rappresentare la nostra Costituzione che tanto amava.
Ci piace pensarli insieme, in una immaginaria ultima vignetta di questo suo piccolo gioiello editoriale rassicurandolo che avremo cura di mantenere la mente aperta e lo sguardo attento, vigile e consapevole che in questo suo ultimo lavoro ci ha raccomandato.
Scopo e fine della sua arte, poliedrica e sempre gentilmente irriverente alla quale tanto teneva e che tanto ci ha lasciato.
#exibart #romarcenaro #satira #comunicare #milenemucci
Il mio personale omaggio al grande RO Marcenaro. Ciao Ro! By Chenzo, www.chenzoart.it #fumettista #romarcenaro SputnInk #chenzo
mercoledì 11 novembre 2020
Taty Buitrago Posada, disegnatrice autodidatta colombiana
INTERVISTA CON UNA DISEGNATRICE AUTODIDATTA COLOMBIANA
di Francisco Punal Suarez
L'arte che si nutre di radici popolari è autentica e sincera.
La facilità del disegno è qualcosa di innato in Taty Buitrago Posada, che ha mostrato un grande interesse per quest'arte fin da bambina, e in modo autodidatta ha forgiato la sua carriera, per dare luce, colore, armonia e bellezza... Ella ama vedere le sue pennellate nelle diverse realtà e istituzioni in cui sono state catturate le sue opere autentiche e sincere.
La condizione umana di Taty, nata a Puerto López, nel dipartimento di Meta, Colombia, suscita ammirazione quando vedi come una donna separata, con figli, affronta la vita, avendo l'arte come bandiera, la pittura come sua più grande soddisfazione, e festeggia con la sua famiglia.
Lei, che prima risiedeva nella bella città di Bucaramanga, ora vive a Bogotà.
"La mia forza è la pennellata", esprime Taty, "e faccio anche paesaggi, ritratti a matita, dipinti murali, disegni su vetro con acrilico, su tela, su scarpe, su cappelli, su chitarre, su uova di struzzo; su tutte le cose che si possono dipingere. Diffondo la mia arte sui social network e così mi vengono richieste nuove opere plastiche".
La mia sfida più grande", dice, "è lavorare sui ritratti a matita.
Mi ci è voluto molto tempo per arrivare al punto in cui sono, sto ancora cercando di migliorarli, questo è un apprendimento continuo. Sono molto esigente con me stessa, dopo aver finito ogni ritratto sento che avrei potuto fare di meglio, quindi provo cento volte di più in quello successivo. Ciò che mi riempie di soddisfazione è la buona risposta delle persone che ho ritratto, compresi personaggi famosi della Colombia e del mondo. La chiave per essere umani è imparare ogni giorno. Questo costante apprendimento e insegnamento ci ha portato ad essere ciò che siamo. L'arte è, senza dubbio, una delle cose che, negli anni, come un buon vino, migliora grazie all'insegnamento".
"La pandemia del corona virus", riconosce, "ha influenzato la mia routine di attività fisica, ma la mia arte è molto di casa.. ho dovuto smettere i murales, ma per fortuna ora li sto riprendendo".
"Ovunque c'è machismo", spiega, "non è un problema solo in Colombia. Essere separati non mi ha chiuso nessuna porta, anzi, ne ha aperte molte e mi ha dato più libertà di esprimermi attraverso la pittura, e di mostrare la mia arte. Avere un partner non è un requisito per avere successo.
"Voglio uguaglianza per il mio Paese, voglio che i corrotti al potere se ne vadano, voglio cibo e istruzione per i bambini. La Colombia è uno dei paesi più ricchi di fauna, flora e cultura, voglio che il mondo lo veda, siamo molto di più di quello che si vede nelle notizie. Voglio che l'arte sia la via per unire tutti e per mostrare la cultura" - dice.
"Porto nell'anima gli insegnamenti dei miei genitori, che ho trasmesso ai miei tre figli insieme alle mie esperienze. Ora, per 6 anni ho avuto un ruolo meraviglioso, sono la nonna di una bella ragazza che porta anche, come me, l'arte nelle sue vene. Ed è stato allora che ho capito quanto è bello, non solo trasmettere le mie esperienze, ma la mia passione a qualcuno che amo con tutto il cuore. La mia piccola Samantha mi ricorda me stessa, come da bambina scoprivo il mondo tra matite e colori, riempiendo il mio cuore di arte. Nel suo faccino vedo ritratto il mio desiderio, la mia illusione e l'innocenza tipica dell'età. È l'opera d'arte che mi ha regalato mia figlia, che è allo stesso tempo la mia opera d'arte" - conclude.
ENTREVISTA A UNA DIBUJANTE COLOMBIANA AUTODIDACTA
Por Francisco Punal Suarez
El arte que se alimenta de raíces populares es auténtico y sincero.
La facilidad de dibujar es algo innato en Taty Buitrago Posada, quien desde pequeña mostró un gran interés por este arte, y de forma autodidacta ha ido forjando su carrera, para regalar luz, color, armonía y belleza.. Ella ama ver sus pinceladas en los diferentes hogares e instituciones donde han quedado plasmadas sus obras auténticas y sinceras.
La condición humana de Taty, nacida en Puerto López, en el departamento de Meta, Colombia, despierta admiración al ver cómo una mujer separada, con hijos mayores, se enfrenta a la vida, teniendo al arte como bandera, a la pintura como su mayor satisfacción, y a celebrar con su familia.
Ella, que residió anteriormente en la hermosa ciudad de Bucaramanga, vive en la actualidad en Bogotá.
“Mi fuerte son las pinceladas, -expresa Taty – y además realizo arte country, retratos a lápiz, pinto murales, dibujo en vidrio con acrílico, en tela, en zapatos, en sombreros, en guitarras, en huevos de avestruz; en todas las cosas que se puedan pintar. Mi arte lo difundo en las redes sociales y así me solicitan nuevos trabajos plásticos”.
“Mi mayor desafío –subraya- es trabajar los retratos a lápiz.
Lo que más me llena de satisfacción es la buena respuesta de las personas a las que he retratado, incluyendo personajes famosos de Colombia y el mundo. La clave del ser humano es aprender cada día. Este aprendizaje y enseñanza constante nos ha llevado a ser lo que somos. El arte es, sin lugar a dudas, una de las cosas que, con los años, como un buen vino, mejora gracias a la enseñanza”.
“La pandemia del corona virus –reconoce- ha influido en mi rutina de actividad física, pero mi arte es muy de casa...los murales tuvieron que parar, pero ya los estoy retomando afortunadamente”.
“En todos lados hay machismo, -explica- no es un problema solo de Colombia. Estar separada no me cerro ninguna puerta, por el contrario, me abrió muchas y me dió más libertad para expresarme con la pintura, y mostrar mi arte. Tener pareja no es requisito para ser exitoso”.
“Quiero para mi país igualdad, quiero que se vayan los corruptos del poder, quiero comida y educación para los niños. Colombia es uno de países más ricos en fauna, flora y cultura, quiero que el mundo vea eso, somos mucho más de lo que se ve en las noticias. Quiero que el arte sea la forma de unir a todos y de mostrar cultura” –manifiesta.
“Llevo en el alma las enseñanzas de mis padres, mismas que transmití a mis tres hijos junto con mis propias experiencias. Ahora, desde hace 6 años cumplo con un rol maravilloso, soy abuela de una hermosa niña que lleva también, como yo, el arte en las venas. Y es allí cuando comprendí lo hermoso que es, no solo transmitir mis experiencias sino mi pasión con alguien que amo con todo mi corazón. Mi pequeña Samantha me recuerda a mi, cuando niña descubriendo el mundo entre lápices y colores, llenando de arte mi corazón. En su pequeño rostro veo retratado mis ganas, mi ilusión y la inocencia propia de la edad. Ella es la obra de arte que me entregó mi hija, que es a su vez mi propia obra de arte” -finaliza.
venerdì 6 novembre 2020
Gigi Proietti
Roma perde con la scomparsa di Gigi Proietti uno dei suoi più cari figli, un grande attore di teatro, tv e cinema.
Un piccolo omaggio : alcune vignette, caricature e l'intervista di Antonio Gnoli.
Un abbraccio alla famiglia.
GRANDE PERSONA di Riccardo Mannelli |
Gigi Proietti: "Sono un esibizionista allegro. Volevo solo una cosa: la luna"
Ha iniziato suonando nei night. Poi il teatro, gli incontri con Bene, Lerici, Gassman, il cinema e la televisione. Il grande attore si racconta
Vuole un caffè? Così magari lo prendo anch'io. Che problema c'è? Chiedo. C'è che sto in regime salutista: un caffè e un sigaretta al giorno. Dice lui. Lui sarebbe Gigi Proietti che vado a trovare in una Roma costernata dal clima. Vive in fondo alla Cassia. Scorgo, in un angolo del salone dove ci accomodiamo, un contrabbasso. Chi lo suona? Lo suono io, ogni tanto. Ero il bassista col botto. Col botto? Sì col botto: bumbumbum. Non sapevo fare altro. La mano destra ancora, ancora. Ma la sinistra imprevedibile. Come se non avessi un braccio. Erano gli anni in cui suonavo in un complessino tirato su, senza pretese. Guadagni scarsi. Ma sufficienti per non pesare sui genitori che non navigavano nell'oro e immaginavano per me un futuro diverso.
Gigi di MariaGrazia Quaranta/GIO |
Cosa immaginava suo padre?
"Quello che di solito hanno in testa i padri di quella generazione: studia, laureati e trova un impiego, possibilmente statale. Sa perché noi italiani abbiamo spesso tollerato la burocrazia e i suoi misfatti?"
No, mi dica.
"Perché la burocrazia era la mamma, il ventre molle e accogliente nel quale sparire e riemergere il 27 di ogni mese. Tra coloro che ce l'avevano fatta c'era la granitica convinzione che ogni cosa che accadesse fuori non li riguardava. Non credo che mio padre vivesse così lo stato delle cose. Lui pensava a una carriera onorevole".
Di cosa si occupava?
"Aveva fatto parecchi mestieri, il boscaiolo, il cameriere, prima di trovare a Roma un impiego come uomo di fiducia in un'azienda. Ho sempre ammirato la sua onestà. Era umbro, figlio di contadini. Con la mamma vennero a Roma negli anni della guerra. Sono nato nel 1940. I miei alloggiarono prima in una casa davanti al Colosseo, fummo sgombrati dalle forze dell'ordine perché l'edificio era pericolante; andammo a vivere in uno scantinato di un albergo; infine ci assegnarono un alloggio alla borgata Tufello".
Li mortacci... Tiziano Riverso |
Come vive le sue origini?
"Penso che le origini di una persona non sono la sua condanna. Ognuno di noi, se ha determinazione e un po' di fortuna, può decidere la propria strada".
Diceva della prima orchestrina.
"Ci chiamavamo "Gigi e i Soliti Ignoti". A Roma, parlo del 1960, c'erano i dancing. Io cantavo. Poi facemmo il salto di qualità: ci chiamarono a suonare nei night club. Entravamo alle sette di sera e uscivamo, disfatti, alle cinque del mattino. Mi ero anche iscritto a giurisprudenza. Non era facile affrontare insieme gli esami e il pubblico notturno".
Erano gli anni della Dolce vita.
"La Dolce vita stava finendo e già si intravedeva l'agonia di via Veneto".
Chi frequentava il night?
"Allora era uno status symbol. Venivano il generone romano, un po' di malavita e parecchi turisti. Questi ultimi di solito arrivavano grazie a un'organizzazione, "Rome by Night", che li guidava. Pagavano un biglietto di ingresso che gli dava diritto a una consumazione e ad assistere a uno spettacolo di streap-teese".
Cos'altro accadeva?
"Le entreneuse tenevano compagnia ai clienti. Alcune poi si appartavano nei separé. Noi suonavamo di tutto in tutte le lingue. Usando, in realtà, un gramelot, inventato per l'occasione. L'atmosfera cominciava sonnacchiosa e poi cresceva di tono. I clienti si eccitavano, le ballerine si contorcevano, le spogliarelliste si denudavano. Ce n'era una che faceva lo spettacolino con una porta".
Una porta?
"Sì, la trovata consisteva che alla fine il pubblico vedeva lei, che si spogliava, dal buco della serratura!".
Gastone Antonio Gallo |
Meraviglioso.
"Era un altro mondo dove i fiumi di champagne erano sostituiti dai fiumi di imprecisati liquidi. Una volta un cliente, mi pare un americano, scrutò attentamente l'etichetta della bottiglia: c'era scritto grande "Rouge et Noire" e sotto, piccolo piccolo, "Fratelli Capocci, Genzano". Lo champagne lo preparavano nel retro delle cucine. Scoppiò il putiferio".
Le manca quel mondo?
"Appartiene a un periodo della mia vita. È stato fondamentale in molti sensi. In quegli anni incontrai la donna che sarebbe stata la compagna della vita: Sagitta, una svedese che faceva la guida turistica. Stiamo insieme da mezzo secolo. Non ci siamo mai sposati. Ogni tanto dico: vedi, anche se volessi, non potrei neanche divorziare. Abbiamo due figlie che adoriamo".
Gigi Proietti Marco Martellini |
Circondato da donne.
"Non è poi così male".
E il teatro?
"Ci arrivai per caso. Non ero abitato dal fuoco sacro, semmai dal fuoco fatuo. Avevo fatto dei provini. Ma non è che avessi una cultura teatrale. Feci piccole cose. Erano gli anni in cui a Roma c'erano le famose cantine e si faceva molta avanguardia. Restai folgorato da Carmelo Bene che recitava in Caligola di Albert Camus. Carmelo curò anche la regia e i costumi. Lo guardai con ammirazione. Aveva solo tre anni più di me. Ma era come se tra di noi ci fossero secoli di distanza".
Cosa la colpiva?
"Penso che la sua grande capacità innovativa si nascondesse nelle pieghe della tradizione. Me lo presentò Roberto Lerici, altro personaggio straordinario, e diventammo amici da subito. Mi propose di lavorare a uno spettacolo che poi non si fece. Ripiegò sulla Cena delle beffe , mi offrì il ruolo di coprotagonista e accettai felice di poter lavorare con quel mostro sacro".
Ciao grande Gigi, adesso facce ride da lassù! By Chenzo, www.chenzoart.it #gigiproietti #gigi #Proietti #chenzo |
Non era un uomo facile da trattare.
"Era istrionico, provocatorio ma anche geniale. Un poeta che a volte si lasciava andare alla sua vena più aggressiva. Trovo però difficile definirlo. A volte decadente. Altre ancora futuribile. Le maschere non gli mancavano. Negli ultimi anni parlava solo di Schopenhauer, di Nietzsche, degli amici francesi che lo avevano scoperto. Dissipò il suo talento in mille rivoli. Cominciò a dire Io non esisto . Si carmelobenizzò. Ma è stato un grande artista".
Accennava a Roberto Lerici, se non ricordo male aveva una casa editrice culturalmente agguerrita.
"La Lerici editore. L'aveva ereditata dalla famiglia e rilanciata assecondando i suoi gusti raffinati. Ma Roberto non era solo un intellettuale astratto o sofisticato. Possedeva un formidabile senso dello spettacolo. Tanto è vero che insieme allestimmo A me gli occhi please e prima ancora Fatti e fattacci .
Come spiega il successo clamoroso di "A me gli occhi, please"?
"Non lo spiego, non sarei in grado di farlo. Esordimmo a Sulmona e poi arrivammo a Roma, un po' per caso. Nei due anni che lo tenemmo in cartellone fu visto da mezzo milione di persone. Perché? Boh. Piaceva la contaminazione dei generi, il comico e il drammatico che si alternavano e poi era come se quella grande tenda, dove si svolgeva lo spettacolo, fosse diventata una sorta di isola felice. Eravamo alla metà degli anni Settanta. Anni orribili, segnati dai morti e dal fanatismo, non così diversi da quelli odierni. Allora, la gente trovò rifugio in quel teatro. Nessuno avrebbe scommesso una lira sul suo successo. Forse l'unico a crederci davvero fu Lerici. Aveva visto lungo".
Giannelli |
Divenne così un attore affermato.
"Il primo successo lo ottenni con Alleluja, brava gente ".
Poi ci fu Petrolini.
"Arrivò più tardi. Mi incapricciai di questo attore immenso. Non era solo comico. Era inquietante. Tutti dicono che parlava a raffica. No. Era il Dio della pausa. Riempiva il silenzio con le sue smorfie".
Che cos'è il tempo comico?
"Glielo spiego così: se uno racconta una barzelletta e sbaglia il tempo della battuta finale, la barzelletta non ha più senso. La pausa non è silenzio, è una forma di pienezza. Guida il ritmo dell'attore. Guai sbagliarla. Una sera recitavo Il Dio Kurt di Alberto Moravia. Il teatro era un po' malmesso. Pioveva. A un certo punto nel bel mezzo di una pausa sentiamo: toc, toc, toc. Era una goccia d'acqua che batteva su un banchetto. Sfalsò tutti i nostri tempi".
Cosa accadde?
"Immaginando la scena in cui il nazista si sarebbe seduto sul banchetto e la goccia che gli avrebbe martellato la testa, cominciammo a ridere furiosamente. Toc, toc, toc. Lo spettacolo ne risentì. Il pubblico non capiva che cosa stesse accadendo. Si alzò un brusio. Lì capii che il tempo della pausa è un tempo di convenzione, di complicità con il pubblico. Se non lo cogli si interrompe la magia".
Lupini |
Cosa vuol dire magia?
"Sostengo spesso che il teatro si fa tra il falso e il finto. La magia è trovare il vero che vi è nascosto".
E il cinema?
"Cerca il verosimile. Dopotutto, veniamo dalla grande stagione neorealista".
Lei ha girato parecchi film e alcuni di grande successo. Ma il pubblico non l'ha mai identificata nell'attore cinematografico.
"E forse è stato un bene. Mi annoierei a fare un solo mestiere. E poi ti devi divertire. Ho lavorato a un paio di film con Tinto Brass. Feci il protagonista insieme a Tina Aumont ne L'urlo , film che rimase in censura per nove anni".
Se ne è andato un GRANDE del Teatro Italiano 😢 E adesso come glielo dico a mia madre?! Vanessi |
Un film erotico?
"No, no. C'era qualche scenetta di nudi, i figli dei fiori, quelle robe lì. Brass ce l'aveva con quegli attori che definiva esibizionisti tristi. A lui piaceva il sesso come gioia. Come dargli torto? E poi, ogni artista ha le proprie ossessioni".
Le sue quali sono?
"Non sono un artista, forse sono soltanto un esibizionista allegro. Però c'è una cosa che mi ha ossessionato per anni. È una battuta di Carmelo nel Caligola : "Io voglio solo la luna"".
Come dire: prendere l'impossibile o il meglio dalla vita?
"Ma forse anche il peggio chi lo sa. Carmelo venne a Roma convinto di fare il tenore. Divenne un'altra cosa. Forse più grande. Certamente diversa. Ho capito che la mia luna era un'idea di teatro che fosse una specie di comunità. Qualcosa che il cinema non ti può dare".
Mike Comics |
Neppure la televisione?
"Neanche quella. Sono riconoscente alla Tv che mi ha regalato un successo incredibile e anche inaspettato. Dicevano: bravo Proietti, ma non buca lo schermo. E invece ha visto, no?".
Come vive il grande successo?
"La prima volta mi sconvolse. In anni in cui non ero così convinto che la popolarità fosse un bene, arrivò la notorietà con Alleluja, brava gente . Poi ho capito che molto dipende da come sei fatto. E mi sono reso conto che non ho i desideri di una star che insegue solo quello. Il successo deve essere il risultato del tuo lavoro e quando lo ottieni devi essere responsabile per ciò che dici e fai".
Rattristato dalla scomparsa di un grande mattatore del palco. Mi emozionava la sua bravura. Ricordandolo..... sempre a modo mio. Pierpaolo Perazzolli |
Parola di Mandrake?
"Parola".
Si aspettava che "Febbre da cavallo" diventasse un film cult?
"Per niente. All'inizio venne considerato un prodotto dozzinale. La verità è che Steno è stato un grande. Pubblico e critica scoprirono la leggerezza, l'ironia, la comicità di quel film".
OMAGGIO A GIGI PROIETTI Mario Bochicchio |
Era una serie di meravigliosi sketch.
"La comicità dello sketch si fonda su alcuni schemi essenziali. Per esempio ne La figlia del cassamortaro prevale l'elemento dell'ingiustizia. La ragazza non riesce a fidanzarsi perché il padre costruisce bare; oppure ne La signora delle camelie c'è il suggeritore che non è in grado di suggerire; o ne La sposa e la cavalla la storia si basa su un equivoco. Ricordo che con Gassman improvvisammo uno sketch sul set di A Wedding di Robert Altman. Cazzeggiammo liberamente. Fu esilarante, come riconobbe lo stesso regista che conservò integralmente la scena. Con Vittorio passammo insieme un mese sul lago Michgan".
Gassman fu un altro compagno di strada.
"Straordinario e pieno di vita. Ho il rimpianto di non aver mai lavorato a teatro con lui. Anche se l'occasione ci fu con Otello . Avrei dovuto interpretare Jago. Mi tirai indietro. Convinto che dal confronto uno dei due avrebbe perso. Scatenando le invidie dell'altro. Peccato".
"Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ridere mi insospettisce". Addio Gigi Proietti Rigotti |
So che Eduardo De Filippo le offrì di lavorare con lui.
"In quel momento ero impegnato. Eduardo era venuto a sentirmi in A me gli occhi, please. Poi bussò in camerino, che era una roulotte. Aveva il volto segnato, da due righe profonde e inconfondibili. Mi strinse la mano e disse "bravo!" Era il 1977. Era vecchio ma emanava ancora un fascino straordinario".
E la sua vecchiaia?
"Cerco di darle una logica, ma è quasi impossibile. Faccio un mestiere che abitua a pensare alla propria fisicità. Ma non è più quella di una volta. Ora dirigo il Globe Theatre di Roma. Per ora sono riuscito a non recitarvi. Ogni tanto mi dico: Gigi, nun te preoccupà, tanto una parte da vecchio per te c'è sempre".
Gigi Proietti - Er Cavaliere Nero Mauro Biani |