Solo due cose sono infinite:
l'universo e la stupidità umana.
Riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.
Albert Einstein
Il Festival dell’Umorismo quest’anno costretto, inevitabilmente dalla pandemia, a fare a meno della vicinanza fisica del proprio pubblico, si è esibito con due serate online.
Biumor, in programma sabato 28 e domenica 29 novembre con due Philoshow Web.
Il primo, Cretinetti – Filosofia del cialtronismo all’italiana, sabato 28 novembre, ha rappresentato un viaggio nella commedia all’italiana per affrontare con leggerezza, intelligenza, e humour (sì, intelligenza e humour vanno insieme) la produzione di quel decennio di cinematografia che ha plasmato l’esistenza del cittadino italiano contemporaneo.
La seconda è stata, invece domenica 29 novembre,
con il Philoshow Webeti – Filosofia della stupidità 2.0.
“I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”: è il feroce attacco di Umberto Eco al mondo del web, scagliato nel 2015 ricevendo la laurea honoris causa in Comunicazione all’Università di Torino.
Questo sentire sarà un prezioso spunto per il secondo Philoshow di Biumor 2020, un percorso tra discipline e arti capace di scandagliare tutte le varie sfaccettature dello stupido dei giorni nostri. Sfruttando proprio il mezzo online per riflettere sulle nuove culture digitali.
Alla direttrice artistica di Popsophia Lucrezia Ercoli si sono affiancati molti filosofi ospiti.
Il 28 novembre Tommaso Ariemma, Cesare Catà, Gabriele Ferraresi, Ilaria Gaspari, Andrea Panzavolta, Salvatore Patriarca, Simonetta Sciandivasci, Marcello Veneziani; il 29 novembre, Alessandro Alfieri, Angela Azzaro, Ugo Berti, Andrea Colamedici, Riccardo Dal Ferro, Maura Gancitano, Vera Gheno, Domitilla Pirro, Simone Regazzoni.
Molto belle, in pieno stile filosofico-musicale, le esecuzioni dal vivo dell’ensemble Factory, con una scaletta di brani popolari della musica italiana.
Philoshow Webeti – Filosofia della stupidità 2.0
Lo spettacolo inizia dal 30 minuto.https://popsophia.com/
https://www.biennaleumorismo.it/it/1/
PS: La vignetta del manifesto del Festival è di Jean Gourmelin, con la quale l'artista partecipò alla IV biennale dell'Umorismo dell'Arte nel 1967, e che fu menzionata per il suo forte impatto. Le due figure che sorreggono la scala vanno (paradossalmente)in direzione opposta, finendo inevitabilmente per scontrarsi all'infinito. Una scala che non porta da nessuna parte, che non viene portata da nessuna parte. Quest'anno ricorre il centenario della nascita di questo artista francese, "un vignettista di concetti, sogni ad occhi aperti e allegorie enigmatiche"(Le Monde).
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