giovedì 30 dicembre 2010

la settimana in vignette: 20 - 27 dicembre (preparativi natalizi, Gasparri e la carcerazione preventiva, Rosy Mauro, ecc.)

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Calpestamenti preventivi - Matteo Bertelli


E' la settimana di Natale...
si ultimano i preparativi, i tappeti rossi per le strade Occhi al cielo
il presepe, con le statuine...

Giannelli http://www.corriere.it/
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l'albero...


Giannelli http://www.corriere.it/


I DUE RAMI-
Uber Humour
 le palle dell'albero ...




Buon Natale Italia! - Tomas


 i regali ...


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GRIECO http://www.coriandoli.it/
Umberto Romaniello


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Il fatto della settimana
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La protesta studentesca contro l'approvazione della legge Gelmini mette in allarme il governo... si allarga la zona rossa e Gasparri propone l'arresto preventivo per gli studenti...
La Russa bisticcia con uno studente ... 


black bros -PORTOS Comic strip


ARRESTI PREVENTIVI

La proposta del Senatore Gasparri di ricorrere agli arresti preventivi per arginare la protesta studentesca è un grave indice non tanto della vocazione autoritaria, evidentemente non ancora del tutto abbandonata, quanto dell'incapacità di capire le attuali esigenze dei giovani e del paese e di percepire il pericoloso e progressivo allontanamento di questo dalla classe politica.

Uber Humour Etichette: classe politica, scuola, sicurezza






Vauro http://www.vauro.net/






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L'iter della legge Gelmini
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La senatrice leghista Rosa Angela Mauro, detta anche Rosy, Misery o Neurosy a seconda dell'artista sostituisce Schifani ...
si vota per alzata di mano ... sembra di assistere all'estrazione della tombola...
i numeri volano...


Misery (Rosi Mauro) - Giulio Laurenzi
Nurosy (Rosa Mauro) - PORTOS Comic strip

Pane(ttone)m et circenses

Nadia Redoglia

Non è Natale senza panettone, concerto, circo e la plurireplica di “Una poltrona per due”. Il Senato non fa eccezione. Dopo il concerto del 19, il 21 l’aula è passata al circo. Per quanto gli acrobati, i prestigiatori, i clown si esercitino tutto l'anno, proprio non ce la fanno a tenere una rappresentazione decente. Stavolta è stata la prima donna ad andar giù di brutto. Invece di condurre tutto lo spettacolo s’è messa a giocare a tombola, scatenando sì ilarità tra il pubblico, ma il suo compito non era quello di fare la parte del clown. * Pessima interpretazione anche del prestigiatore. Nel tentativo di emulare l’evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci, s’è fatto sgamare il trucco, invero piuttosto ignobile. Avrà pur cercato di spiegare che, quale rappresentante della cultura, oltre che poetare è naturale che si eserciti al piano. Ma pare non gli abbiano creduto. Il pubblico voleva sbatterlo fuori, però il “direttore” non ha raccolto. Molto probabilmente, data la penosa performance circense, ha forse preferito spacciarlo per il terzo incombente natalizio: la plurireplica di “Una poltrona per due”. Per il panettone, a ‘sto punto, speriamo che lo servano alla Camera.(fonte)






 Il Pianista, Sandro Boldi
Giannelli http://www.corriere.it/



La Gelmini è legge - Giulio Laurenzi




BABBO GIORGIO

La riforma Gelmini e´ passata anche al Senato. Ora attende solo la firma di Napolitano che peraltro ha gia´ dovuto rivelare ai giovani studenti la cruda realta´.

Pubblicato da uber
Etichette: GELMINI, NAPOLITANO, RIFORMA SCOLASTICA, scuola
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Ambiente
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Alla Prestigiacomo non piace l'ambiente
Giannelli http://www.corriere.it/

Prestigiatore - Prestigiacomo-  Portos

Stefania come Mara ... ma l'allarme rientra in poche ore

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Economia
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NUOVI MODELLI FIAT

Chissa' se la vittoria indiscutibile di Marchionne vedra', come promesso,  l'uscita da Mirafiori di nuovi modelli di auto.
Di certo sta vedendo la nascita di un nuovo modello di trattative che speriamo possano significare per gli operai (non solo torinesi) almeno una prospettiva di minore precarieta'.

Uber Humour
Etichette: AUTO, disoccupazione, FIAT, LAVORO, SINDACATI


Pacco di Natale a Mirafiori
24 dicembre 2010 - Paolo Lombardi-INSERTO SATIRICO

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Lacrime
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Omaggio a Tommaso Padoa Schioppa -
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Ciao Enzo -

Paride Puglia PUNCH

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Esteri
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Tortura cinese   - VUKIC - vukicblog

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Un quadretto di Brulliotoi
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2010, ODISSEA DI UNA MUCCA IN CARROZZINA
di brulliotoi
un libro da regalare !! Occhiolino

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Dal mondo bavoso
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Nonostante tutto... buone feste!!!
giors e gugu STRISCE BAVOSE
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Al cinema
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Tutti a casa - mariobochicchio


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Accade in TV
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Berlusconi va a Matrix


 Berlusconi risponde alle domande dei giornalisti 
alla conferenza di fine anno...





Intervista - BANDANAX - L'Asino
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Una pillola di PV
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Pietro Vanessi - Una Vignetta di PV


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QUI le altre del giorno di ... a gentile richiesta.
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Gli speciali tematici della settimana:


AUGURI!! - fabiomagnasciutti

    martedì 28 dicembre 2010

    Artefacto: intervista con Pepe Sanmartin

    E' uscito il nuovo numero di Artefacto 37.
    Omar Zevallos intervista questa volta Pepe Sanmartín.
    Pepe è un architetto, designer grafico e animatore peruviano con una lunga esperienza in varie pubblicazioni, e  il suo lavoro  sta cominciando ad essere conosciuto nel mondo.
    L'opera qui sotto ha avuto  la MENCIONES DE HONOR al Festival di Bostoons 2010
    "El papel en blanco es una ventana a la libertad""Un foglio bianco è una finestra verso la libertà"
    dal suo sito
    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwew6QvLcQElCPuF5dC2-oap3q49fkmGv4iMrkn9U1vAvHdOgLcWU03-U5BQoelIChsL9nfdKKhFe0PgyOuk5RWwRM78ScNi199yVbLBhFODJyIduNF97ywh4qeRneb1TeEQy9rAJBOEM/s400/navidad+cn+acuerdo+limitado.jpg
    saludo navideño reflexivo
    Recentemente a Cancun nostri governi finalmente raggiunto un accordo per affrontare il problema globale del cambiamento climatico (in Copenhahue finì nel nulla), ma è piuttosto debole per farne fronte. Come ognuno di noi ci tocca utilizzare questi giorni di riflessione per rinnovare i nostri spiriti e cambiare i nostri atteggiamenti (tra cui alcuni costumi) per il bene della propria e collettiva, e quindi il miglior modo per affrontare questa crisi ambientale.


    día del árbol (Festa degli alberi)
    A novembre è iniziato Arbor Day, celebrato in diverse parti della nostra Madre Terra. In alcune località, con gli altri e senza la presenza di un albero. Il disboscamento illegale e / o irresponsabile individuali, di gruppo, o politico, impedire l'honoree è presente in questa celebrazione. Tuttavia, ritengo che la consapevolezza di cosa sia un albero, una foresta è in crescita, anche se lentamente. Facciamo in modo che la nostra azione per la loro tutela, conservazione e rimboschimento sia reale e concreto.

    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1_Cw2BLXs44PzX9F_PHz-Cd-29sVnRWKs0vMl0BoPYwj_NVnkZFFjRX8DtV_RJTFwjyTB12L9DvFwoZCSSbdUsEYpfJuARZtAEHq2ht0KK9S2xo7b309pcgCZy8J4v42xLwK3J8AlJvo/s400/dia+aire+puro.jpg
    día del aire - Pepe Sanmartin

    pepe sanmartín (web site)

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    Tra gli altri bei articoli di Artefacto 37 mi soffermo su quello riguardante Erdogan Basol
    El fino humor de Erdogan
    Uno de los grandes caricaturista turcos
    Erdogan Basol è forse uno dei
    i più grandi cartoonists
     del Medio Oriente. Le sue
    opere sono in musei e mostre
    in tutto il mondo, con quel sottile
    umorismo che è servito a
    ottenere numerosi premi. Qui
    un campione del suo talento.http://www.irancartoon.ir/gallery/albums/album188/Erdogan_Basol_Turkey.jpg




    Scrive Punal Francisco, con
    ERDOGAN
    il mondo ride in modo nuovo
    nuovo.
    L'umorismo è dionisiaco, la retorica apollinea, l'
    umorismo mantiene più intuizioni del futuro,
    i ricordi più la retorica del passato.
    L'umorismo è il nuovo percorso ha
    fascino dell'imprevisto, la retorica è
    groove vecchio ...
    E le sue linee sono in vigore tutti i giorni,
    il lavoro dei fumettisti molti
    in tutto il mondo, trovano la
    capacità di perturbare l'ordine delle
    le cose, e ci invitano a guardare a ciò che abbiamo
    intorno in modo diverso.
    Il lavoro dell' artista turco Erdogan Basol, ne
    è un esempio.


    portre_01
    Autoritratto di Erdogan Basol

    http://www.erdoganbasol.com/


    !ARTEFACTO Nro. 37!


    Terminamos el año con la edición número 37 de la revistita virtual Artefacto, que acaba de cumplir tres años de estar cada mes con ustedes. En esta edición tenemos una entrevista con el talentoso humorista gráfico peruano Pepe Sanmartín, además la celebración de los 107 años del genial Walt Disney; pero también una nota sobre nuestro amigo el humorista turco Erdogan Basol.
    Interesante está la entrevista con Ariel Olivetti, que cuenta su trabajo en la famosa Marvel Comics y lo que dice la ilustradora oficila de los libros de Harry Potter para América Latina. Está bueno este número, no se lo pierdan y ya saben que pueden descargarla gratis desde aquí:

    by OMAR & HUMOR


    Feliz Año Nuevo OMAR!! :D :D

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    Articoli correlati:
    Freud e Rulfo visti da Omar Zevallos
    OMAR il caricaturista peruviano
    Mercedes Sosa
    ¡¡¡FELICES FIESTAS!!! : gli auguri di Omar Zevallos
    Artefacto: intervista con Horacio Cardo
    Artefacto: intervista con Agustín Sciammarella
    Artefacto: intervista con Mordillo
    Artefacto 30 (numero speciale): intervista con Nico di Mattia
    Artefacto: intervista con Quino
    Artefacto: intervista con Pedro X. Molina
    Artefacto: intervista con Pedro MéndezArtefacto: intervista con Serge Scotto
    Artefacto: intervista con Iván Prado
    Artefacto: intervista con Poly Bernatene

    lunedì 27 dicembre 2010

    BEARZOT, una vera grande icona del calcio MONDIALE!

    Il mio piccolo omaggio ad una vera grande icona del calcio MONDIALE!

    Un uomo serio. Un uomo onesto. Un uomo leale. Uno che dava e chiedeva rispetto. Un uomo sincero. Un secondo padre (per Zoff, Conti, e anche per Rossi). Un uomo di frontiera.

    Un uomo che credeva nell'amicizia e nel sacrificio. Un uomo di sport. Un maestro di vita. Un uomo colto. Un uomo chiuso a riccio(ma neanche tanto). Un uomo aperto (ma solo quando si fidava). Un uomo d'altri tempi, purtroppo sì, ma ancora capace di districarsi a fatica nei nostri. Un uomo in guerra contro la volgarità, il chiasso, il luccicante vuoto, le avvisaglie le aveva viste nella Milano da bere, e il resto sarebbe stato peggio.

    Bearzot  di VADELFIO

    Da ieri in Italia c'è un galantuomo di meno, Enzo Bearzot. E' morto il 21 dicembre, come un altro ct, Vittorio Pozzo, che di mondiali di calcio ne aveva vinti due. Il terzo, per quelli della mia generazione, resta il più bello. Si sapeva che il vecio stava male, prima costretto alle stampelle, poi alla carrozzina, poi al letto. Si era isolato, nel male. Sua moglie Luisa faceva filtrare solo i fedelissimi. Si era isolato già prima, da pensionato felice di godersi i tre nipotini (Rodolfo, Livia, Giulia). Milano era la sua città dal 1951, da quando aveva sposato Luisa, conosciuta sul tram numero 3. Non gli piaceva più, per quel progressivo incattivirsi, per la fretta, la maleducazione in generale e del tifo in particolare.
    TOTO' CALI'
    Qui gli saltava fuori un cruccio, quello di non aver fatto e detto di più contro il becerume crescente, lui che nel '90 era stato quasi male dalla rabbia, sentendo fischiare
    l'inno dell'Argentina, lui che non sopportava la classica frase da tifoso: "La cosa più bella è vincere un derby su autogol al 92'". "No, la cosa più bella è vincere giocando bene e meritando di vincere". La prima casa era in via Washington 107, riconoscibile dalle scritte sul marciapiede in vernice bianca: "A morte Bearzot". Sarà stato un tifoso di Beccalossi o di Pruzzo, gli illustri non convocati, o uno dei tanti antipatizzanti che ogni notte minacciavano via telefono o citofono.

    Bearzot continuava a cambiare numero di telefono, poi cambiò casa e andò in via Crivelli. Trovando la tranquillità giusto perché aveva vinto nell'82, ma quante ne aveva dovute sentire e leggere. Scimmione. Bastardo. Scimpanzé. Direttore di un lebbrosario (il ritiro degli azzurri). Vittima di un cortocircuito cerebrale. Raccomandato da Fulvio Bernardini (non era vero) preoccupato che ci fosse il pane per i suoi due figli (nemmeno questa era vera, i risparmi di un'onesta carriera di operaio specializzato a centrocampo, così si definiva lui, li avevi messi a frutto).

    Ciao Vecio
    Paride Puglia PUNCH
    Una squadra da prendere a calci, aveva detto Matarrese, presidente di Lega. "Le due ultime partite prima dell'Argentina erano da spararsi. Ma io non potevo, doveva andare avanti". Molti, ricordando Bearzot, citano la sua capacità di parlare con l'uomo calciatore. Può averla assorbita da Rocco che del resto, da suo allenatore, lo spinse a fare lo stesso mestiere. Rocco aveva la commissione interna. Bearzot si fidava delle autocandidature. "Chi vuol marcare Zico?". "Io", disse Gentile alzando la mano. Ma di quella partita-capolavoro, la vera finale dell'82, la mossa fondamentale di Bearzot riguardò Serginho. In molti ci chiedevamo perché quella squadra tecnicamente fortissima tenesse come punto (e punta) di riferimento un lungagnone sgraziato come Serginho.
    Bearzot si era dato la risposta: perché Serginho non andava mai in fuorigioco, dava profondità alla squadra e facilitava gli inserimenti di Socrates, Zico, Falcao, Junior. Ergo, anticipare Serginho e, riconquistato il pallone, via veloci. In anticipo giocarono benissimo prima Collovati, poi Bergomi. Ma io, come flash personale e pensando alle accuse di catenacciaro, ho un pezzetto della finale: doppio scambio nell'area tedesca tra Bergomi (dentro) e Scirea (fuori) prima dell'apertura che porta al gol Tardelli.

    ciao vecio Bearzot
    ottomax
    L'avesse segnato un Cruijff, quel gol, tutti avremmo suonato i violini al calcio totale degli olandesi (che Bearzot ammirava). Fatto dagli azzurri, passava per una casualità. E ancora ricordo lo sterno rientrante di Pablito, che sembrava un riformato alla leva, le corse di Conti che sembrava un raccattapalle invecchiato, e il vice-Bettega, l'attaccante di sfondamento, era Altobelli, un mucchio d'ossa. Meno colloni, coscioni, mascelloni. Più importanti i tre gol di Rossi o una sola delle parate di Zoff, quella al 90' su incornata di Oscar? E' difficile dire, com'è difficile raccontare oggi cosa fosse quella squadra. Forse il paragone più azzeccato l'ha fatto lo stesso Bearzot, conversando col suo amico e biografo Gigi Garanzini ("Il romanzo del vecio", Baldini & Castoldi, 1997): "Se io ascolto I'm coming Virginia, il mio pezzo preferito di Bix Beiderbeck, mi vedo davanti agli occhi una straordinaria squadra di calcio. La batteria dà i tempi di fondo, un po' come il regista che detta le cadenze del gioco, il sax può essere il fantasista, il contrabbasso è il libero, capace di difendere ma anche di offendere, la tromba è il goleador. Tu che dirigi fai in maniera che i singoli interpreti si muovano entro il filo conduttore della musica e si adattino di volta in volta al pezzo da suonare, così come alla partita da giocare. Ma sempre in funzione dell'assolo del solista, perché è quello che ti mette i brividi ed è grazie a quello che si vincono le partite".


    I vecchi amici - INSERTO SATIRICO

    Ve lo immaginate un allenatore di oggi che parte dal jazz per spiegare il suo calcio? Io no. Ma anche Brera aveva usato gli endecasillabi leopardiani per raccontare il dribbling di Pelé. E di Brera, ma ancor più di Giovanni Arpino, Bearzot era amico. "Sopporto le critiche ma non le insinuazioni e le offese. E, pur essendo cattolico, non porgo l'altra guancia". Ultimamente preferiva parlare di politica più che di calcio. "Sono rimasto, al mio bar, l'unico antiberlusconiano". E allora ti rassegni? "Un corno, allora m'impegno di più". Con orgoglio e umiltà, aveva giocato 442 gare tra A e B. Aveva iniziato contro Silvio Piola e chiuso contro Sandro Mazzola. I suoi volevano farne un medico, o almeno un veterinario, o almeno un impiegato di banca. "Ma io avevo deciso di fare il calciatore il 19 giugno del '38 ascoltando il 4-2 del secondo mondiale nella piazza di Gradisca. Avevo capito che il calcio può dare tantissime gioie alla gente".
    http://www.matrablog.it/vignette/Bearzot.gif
    In ricordo di Enzo Bearzot (1927-2010)
    Massimo Ciani - http://www.matrablog.it/

    Può anche farla pensare, che non è una brutta cosa, oggi che per valore s'intende solo quello del cartellino. Tre anni fa l'ultima domanda di un'intervista a Bearzot nel giorno del suo compleanno era stata: "Come le piacerebbe essere ricordato, tra un po' d'anni?". Risposta: "Come una persona perbene". Così si concludeva il mio pezzo, ma adesso è diverso. Adesso che mi sento un po' più povero ma lucido, devo dirti, Enzo, che così sarai ricordato, perché non ci sono altre strade. E ti sia lieve la terra, vecio.
    (22 dicembre 2010)
    GIANNI MURA

    Le bellissime parole dell'articolo di Gianni Mura per ricordare un grande uomo.

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    Bearzot l'italiano di confine
    Massimo Grammellini
    Non è vero che italiani come Bearzot non ne nascono più. È vero invece che nascono quasi sempre negli stessi posti: vicino a un confine.

    Là dove dell’italianità, evidentemente, arrivano solo gli effluvi e non le pestilenze. Italiani di confine erano i piemontesi Cavour e Gobetti, il trentino De Gasperi e - per rimanere nel paradiso ristretto dei commissari tecnici campioni del mondo - l’alpino torinese Vittorio Pozzo. Dell’italiano di confine, Enzo Bearzot da Aiello del Friuli aveva tutte le caratteristiche, a cominciare dal cattivo carattere che è tipico, diceva Montanelli, di chi un carattere ce l’ha.

    Nella patria dei vittimisti che scaricano di continuo le proprie responsabilità, lui era uno che si assumeva spesso anche quelle degli altri. Proteggeva i suoi miliardari in mutande come un papà. Ma non come un papà moderno e cioè dando loro sempre ragione. Sapeva ascoltarli, sgridarli e poi aspettarli, per mesi o per anni come con Paolo Rossi, trasmettendo sicurezza a quei cuori fragili. Nella patria dei disfattisti seppe raccogliere i cocci di un ambiente distrutto dal calcio-scommesse e trasformare le polemiche con la stampa in benzina reattiva. Nella patria dei cinici impose una sua visione romantica del calcio, senza però mai dimenticarsi che il contropiede non è una parolaccia ma l’essenza di una nazione che, dal Piave al Bernabeu, in contropiede ha vinto tutte le battaglie reali o metaforiche della sua storia.

    Nella patria dei raccomandati lui, ex capitano e tifoso del Toro, penalizzò in Nazionale le bandiere granata a beneficio delle maglie juventine che aveva combattuto all’ultimo sangue in tanti derby. Nella patria dei gerontocrati lanciò Rossi e Cabrini a vent’anni e Bergomi a diciotto nella finale Mundial. E, quel che più conta, nella patria degli opportunisti non trasse alcun vantaggio dall’impresa spagnola che fece di lui e della sua pipa l’icona di almeno due generazione di italiani. Finita l’avventura in azzurro non gironzolò per talk show, non firmò contratti pubblicitari o di consulenza, anche quando per molti club sarebbe stato un onore potersi fregiare della sua collaborazione. Semplicemente si mise da parte, con un senso impeccabile dell’uscita di scena, senza aggrapparsi alla coda filante della gloria perché non ne aveva la nostalgia né il rimpianto. Gli era più che sufficiente serbarne il ricordo.