Sting by Ernesto Priego |
Ieri sera Sting era al Parco Ducale di Parma; atteso da due anni, quando doveva essere l’evento di punta, ma in Cittadella, di «Parma Capitale Italiana della Cultura». Sting a Parma significa che, come Bob Dylan nel 2010 e prima Deep Purple e Ray Charles, uno dei più grandi protagonisti della musica internazionale degli ultimi decenni (sia essa soul, rock o pop) finalmente era nella nostra città. Quanto fosse un evento internazionale lo si è capito dal pubblico, molto meno «nostrano» del solito e quanto fosse voluto lo si è capito dall’attesa di questi anni, vissuta tra incertezze e speranze. Che ieri sera, finalmente, nell’ultimo appuntamento della rassegna «Parma Cittadella Musica» (organizzata da Puzzle Srl di Parma e Intersuoni Srl di Torino, in collaborazione con Fondazione Teatro Regio di Parma, il patrocinio e coorganizzazione del Comune di Parma ed il patrocinio di «Parma io ci sto!») si sono trasformate in certezze e realtà.
Nell’unica data italiana del «My songs tour», col quale sta girando tutta Europa in questa rovente estate, Sting era accompagnato dal fido Dominic Miller alla chitarra e da una superba band composta dai giovani Josh Freese alla batteria, Rufus Miller alla chitarra, Kevon Webster alle tastiere, Shane Sager all’armonica e ai cori e infine i coristi Melissa Musique e Gene Noble.
Dopo l’esibizione di apertura del figlio Joe, davanti ai 6500 spettatori (esattamente quanto l’amico Zucchero una settimana fa) è partito con «Message in a bottle», subito seguita da «Englishman in New York»; i Police e la carriera solista, lì vicini, un passato che non è mai vecchio e un livello che in tanti possono solo sognare. Perché queste sono le «sue canzoni», rivisitate nell’album del 2020 che ha dato il titolo anche al tour e hanno composto la scaletta. Ma se la nuove versioni su disco non hanno aggiunto molto, dal vivo è stata tutta un’altra storia. Con i suoi 71 anni portati divinamente nel fisico e nella voce ha immediatamente conquistato il pubblico che ha risposto con cori e battiti di mani. L’alternanza Police/Sting è proseguita con la coppia «Every little thing she does is magic» e «lf you love somebody set them free» cariche e al tempo stesso eleganti. Lo splendido finale d quest’ultima ha dimostrato che Sting si diverta ancora molto con la sua musica e che dal vivo riesce ancora ad aggiungere qualcosa alle sue canzoni. «Sono molto felice di essere a Parma per la prima volta», ha detto in italiano prima di «If it’s love», prima di una serie di canzoni del suo repertorio solista che ha avuto in una delicatissima «Fields of gold» il suo momento più alto. Classe, carisma, esperienza, talento, passione sono tutto elementi indispensabili per un artista che vuole arrivare in alto, ma sono le canzoni a fare la differenza e quando le tue canzoni sono «Wrapped around your finger», «Walking on the moon» (cantata in coro da tutto il pubblico) , «So lonely» (magari in medley con «No woman, no cry» di Bob Marley come ha fatto ieri sera), «Desert rose», «King of pain» in duetto col figlio Joe, «Every breathe you take», «Roxanne» e «Fragile» allora non è più questione di successo, carriera, copie vendute o follower. È magia. Ed era proprio ciò di cui avevamo bisogno.
di Pierangelo Pettenati 20 Luglio 2022 per Gazzetta di Parma
https://www.gazzettadiparma.it/home/2022/07/20/news/sting-trionfa-al-parco-ducale-657773/?paywall_canRead=true&user_canRead=true&id=2883
Sting by Walter Toscano |
Sting the king by Mario Magnatti Mariom |
foto di Parma Repubblica
https://parma.repubblica.it/cronaca/2022/07/20/foto/sting_chiude_in_bellezza_i_concerti_nel_parco_ducale__foto-358442247/1/
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