Foto di Trax da https://fr.wikipedia.org/wiki/Trax_(dessinatrice_de_presse) |
Trax, de son vrai nom Christine Traxeler, est une dessinatrice de presse, caricaturiste et militante française.
Trax, Christine Traxeler è una vignettista, caricaturista e attivista francese.
Trax ha iniziato la sua carriera come avvocato, ma ora è una cartoonist molto impegnata. Pubblica sul quotidiano satirico Le Ravi e anche su La Décroissance , Zélium , et l' Espoir . È membro di Cartooning for Peace , United Sketches, France-Cartoons (associazione dei fumettisti francofoni) per fornire supporto ai suoi colleghi detenuti.
Conduce anche laboratori per il pubblico scolastico e carcerato. Partecipa regolarmente a festival di caricatura e nel 2019, Trax ha ricevuto il premio della giuria al festival internazionale del fumetto della stampa Estaque 3 e nel 2020 il premio di eccellenza ai World humor Awards 2020, il cui tema era "L'acqua come fonte di salute".
Trax è venuta a Salsomaggiore Terme per la premiazione dove ho avuto il grande piacere di conoscerla.
Ora insieme a GIO / Mariagrazia Quaranta le abbiamo fatto 8 domande a cui molto gentilmente ha risposto per presentarvi cari amici di Fany-blog qualcuno dei suoi cartoon.
1) Come mai da avvocato sei diventata una disegnatrice?
Ho disegnato fin dall'infanzia perché ammiravo mio padre e lui disegnava sempre profili d’uomo sulla carta dei tavoli dei ristoranti. Bisognerebbe risalire abbastanza indietro nella storia familiare (che rallegrerebbe uno psicoanalista) per spiegare perché, sognando di diventare attrice, sono diventata dapprima avvocato. Vi risparmierò questa storia esilarante e andrò subito alla legge. Mi sono davvero piaciuti gli studi di legge e la professione di avvocato. Stavo per «difendere la vedova e l'orfano» e seguire le orme di mio padre. E disegnavo alle udienze, dove l'attesa era lunga, magistrati e magistrati, imputati ed imputati, consorelle e confratelli, poliziotti (non poliziotti all'epoca) ... Ho esercitato quattro anni a Parigi poi tre in provincia; là, girando tra gli stessi magistrati, mi sono subito resa conto che ero una goccia d'olio e non un granello di sabbia in un sistema che non vomito integralmente ma che mi dà forti nausee. Avendo così perso la fede, mi sono svestita dei panni d’avvocato, poi ho concepito e cresciuto la metà circa del figlio più affascinante che ci sia; ed organizzato con molti amici un festival di musica classica, poi un festival di musica pop, rock, elettronica, ecc. Nel corso di quest'ultimo ho invitato Michel Gairaud, il redattore del mensile satirico marsigliese senza pubblicità, «Le Ravi», che ha amato i miei scarabocchi (avevo fatto una serie su Chirac incarnato in camaleonte). Poi ho deciso di «ri»lavorare («ri» se si può dire perché organizzare i festival è un grosso lavoro) e seguito una formazione di pittore di decorazioni. Poi ho avuto la grande fortuna di fare dei bellissimi cantieri in Giordania, in Qatar, a Monaco, ecc.
È ritornando a Parigi nel 2010 che ho incontrato, alla BNF, Nol, che organizza, a Jonzac, il festival di disegno della stampa «Humour et vigne», poi Gibo, notevole caricaturista, e che, grazie a loro, sono entrata nel mondo del disegno della stampa.
Comment se fait-il que de avocate tu es devenue dessinatrice?
J'ai dessiné dès l'enfance parce que j'admirais mon père et qu'il dessinait toujours des profils d'homme sur les tables en papier des restaurants. Il faudrait remonter assez loin dans l'histoire familiale (qui réjouirait un psychanalyste) pour expliquer pourquoi, rêvant de devenir comédienne, je suis devenue d'abord avocate. Je vais vous épargner ce récit hilarant et en venir tout de suite au droit. J'ai véritablement aimé les études de droit et le métier d'avocate. J'allais « défendre la veuve et l'orphelin » et suivre les traces de mon père. Et je dessinais aux audiences, où l'attente était longue, magistrats et magistrates, prévenus et prévenues, consœurs et confrères, policiers (pas de policières à l'époque) ... J'ai exercé quatre ans à Paris puis trois en province ; là, tournant entre les mêmes magistrats, je me suis vite rendu compte que j'étais une goutte d'huile et non un grain de sable dans un système que je ne vomis pas intégralement mais qui me donne de fortes nausées. Ayant donc perdu la foi, je me suis défroquée, puis ai conçu et élevé environ la moitié du plus charmant fils qui soit ; et organisé, avec beaucoup d'amis un festival de musique classique, puis un festival de musiques pop, rock, électro, etc. C'est au cours de ce dernier que j'ai invité Michel Gairaud, le rédacteur du mensuel satirique marseillais sans publicité, « Le Ravi », qui a aimé mes gribouillis (j'avais fait une série sur Chirac incarné en caméléon). Puis j'ai décidé de « re »travailler (« re » si on peut dire car organiser des festivals est un gros travail) et suivi une formation de peintre en décors. J'ai ensuite eu la grande chance de faire de très beaux chantiers en Jordanie, au Qatar, à Monaco, etc.
C'est en revenant à Paris en 2010 que j'ai rencontré, à la BNF, Nol, qui organise, à Jonzac, le festival de dessin de presse « Humour et vigne », puis Gibo, remarquable caricaturiste, et que, grâce à eux, je suis entrée dans le monde du dessin de presse.
2) Che tipo di artista ti definisci? Quanto ti ha influenzato Saul Steinberg?
Mi piace molto Saul Steinberg, ma mi ha influenzato meno di Sempé, Ronald Searle e Ralph Steadman. Mi piace l'umanesimo tenero e lucido, la filosofia di Sempé. Amo l'umanesimo tenero e lucido, la filosofia di Sempé. Di lui cito spesso due disegni. Un disegno che rappresenta uno di questi piccoli omini molto, molto ordinari e tuttavia convinto di essere un genio indispensabile all'Umanità; è solo di fronte a un'onda gigantesca e tendente un dito imperioso, dice «A cuccia! ». E due disegni successivi, il primo raffigura degli operai che banchettano e si contorcono dalle risa sul bordo di una sontuosa piscina in costruzione ; e il secondo rappresenta, ai bordi della stessa piscina ma terminata, miliardari scomposti e sinistri che si annoiano a morte.
Di Searle, amo la grafica, l'umorismo e i riferimenti culturali, e molto più ancora di Steadman, che metto in cima alle cime, amo la grafica scatenata, l'immaginazione inesauribile e la crudeltà molto lucida e amara. La crudeltà mi sembra il risultato di un idealismo troppo grande e di una delusione troppo forte. Credo profondamente che «l'umorismo è la cortesia della disperazione» (definizione che sarebbe di Chris Marker).
Quanto a me, non sono mai stata più lusingata di quando mi si dice che faccio pensare a Ralph Steadman (uh... come la brutta crisalide fa pensare alla farfalla Imperatore?) né più entusiasta di quando si considerano i miei disegni duri. Il massimo della mia estasi è raggiunto quando la gente si stupisce di scoprire che «TRAX» è una donna. Ciò li obbliga a riflettere sui loro valori di «genere».
Quel genre d’artiste tu te définis? A quel point Saul Steinberg t’a-t-il influencé ?
J'aime beaucoup Saul Steinberg mais il m'a moins influencée que Sempé, Ronald Searle et Ralph Steadman. J'aime l'humanisme tendre et lucide, la philosophie de Sempé. Je cite souvent de lui deux dessins. Un dessin qui représente un de ces tous petits bonshommes très, très ordinaires et néanmoins convaincu d'être un génie indispensable à l'Humanité ; il est seul face à une vague gigantesque et tendant un doigt impérieux, il dit « Couché ! ». Et deux dessins successifs, le premier représente des ouvriers qui festoient et se tordent de rire au bord d'une piscine somptueuse en construction ; et le second représente, au bord de la même piscine mais achevée, des milliardaires avachis et sinistres qui s'ennuient à mourir.
De Searle, j'aime le graphisme, l'humour et les références culturelles, et beaucoup plus encore de Steadman, que je place au sommet des sommets, j'aime le graphisme déchaîné, l'imagination inépuisable et la cruauté très lucide et très amère. La cruauté me paraît le résultat d'un trop grand idéalisme et d'une trop forte déception. Je crois profondément que « l'humour est la politesse du désespoir » (définition qui serait de Chris Marker).
Quant à moi, je ne suis jamais plus flattée que quand on me dit que je fais penser à Ralph Steadman (euh ... comme la moche chrysalide fait penser au papillon Empereur ?) ni plus ravie que si l'on trouve mes dessins durs. Le summum de mon ravissement est atteint quand les gens s'étonnent de découvrir que « TRAX » est une femme. Cela les oblige à réfléchir sur leurs valeurs de « genre ».
3) Per te l'arte ha il dovere di rappresentare le tematiche sociali?
No. L'arte non deve avere un compito. Matisse, Hockney, che mi piace molto, Soulages non mi sembra di sentire un «dovere» di dipingere o trattare questioni sociali. Basquiat sentiva sicuramente una grande urgenza, ma non un dovere, dipingere e trattare questioni sociali. Ernest-Pignon-Ernest, un altro dei miei guru, evidentemente si è dato un dovere di disegnare, (che si aggiunge evidentemente ad una semplice felicità di farlo) e si occupa, prodigiosamente, di questioni sociali. Prodigiosamente perché intelligibilmente: quello che dice è compreso da tutti. Inoltre il suo disegno, molto classico, è ricco di una cultura elitaria ma diventata popolare alla quale aggiunge una novità molto contemporanea.
Se parliamo di disegni di stampa, preferisco di gran lunga i disegni militanti ai disegni semplicemente umoristici. Un altro disegnatore del mio Pantheon è Boligan. Che non fa ridere, è il minimo che si possa dire. Sempé fa ridere, ma il suo discorso ha sempre una portata filosofica, idealista, umanista e politica. Come avvocato, ho spesso tentato e spesso invano di invertire lo sguardo dei giudici (e le loro sanzioni) ad esempio sui colletti blu ed i colletti bianchi. Sempè lo fà, con il disegno. E così, colpisce un numero di persone molto più importante di quello che si fa alla sbarra di un tribunale. È per questo che non mi sono mai pentita di aver lasciato il mestiere di avvocato (né di averlo esercitato): ora mi sento davvero un granello di sabbia, minuscolo ma comunque un granello di sabbia. Ho smesso di oliare la macchina. Per le mie competenze giuridiche che servono ai miei compagni di militanza attiva (nelle nostre azioni anti-pubblicitarie in particolare), teatro di strada attivista, o ai miei amici ed amiche, nella loro vita quotidiana, e i miei disegni, mi sento gioiosamente efficace.
Tu crois que l’art a le devoir de représenter les questions sociales?
Non. L'art n'a pas forcément un devoir. Matisse, Hockney, que j'aime beaucoup, Soulages ne me paraissent pas se sentir un « devoir » de peindre ni traiter de questions sociales. Basquiat, ressentait sûrement une très grande urgence, mais non un devoir, de peindre et de traiter de questions sociales. Ernest-Pignon-Ernest, un autre de mes gourous, évidemment s'est donné un devoir de dessiner, (qui s'ajoute manifestement à un simple bonheur de le faire) et traite, prodigieusement, de questions sociales. Prodigieusement parce que intelligiblement : ce qu'il dit est compris par tous. En outre son dessin, très classique, est riche d'une culture élitiste mais devenue populaire à laquelle il ajoute une nouveauté très contemporaine.
Si on parle de dessin de presse, je préfère de loin les dessins militants aux dessins simplement humoristiques. Autre dessinateur de mon Panthéon : Boligan. Qui ne fait pas rire, c'est le moins qu'on puisse dire. Sempé fait rire mais son propos a toujours une portée philosophique, à la fois idéaliste, humaniste et politique. Comme avocate, j'ai souvent tenté et souvent en vain, d'inverser le regard des juges (et leurs sanctions) par exemple sur les cols bleus et les cols blancs. Sempé le fait, en dessin. Et ainsi, il touche un nombre de gens beaucoup plus important qu'on ne le fait à la barre d'un tribunal. C'est pour cela que je n'ai jamais regretté d'avoir quitté le métier d'avocate (ni de l'avoir exercé) : je me sens maintenant vraiment un grain de sable, minuscule mais grain de sable quand même. J'ai arrêté de huiler la machine. Entre mes compétences juridiques qui servent à mes camarades de militantisme actif (dans nos actions anti-pub en particulier), de théâtre de rue activiste, ou à mes amis et amies, dans leur quotidien, et mes dessins, je me sens joyeusement efficace.
4) L'umorismo riesce a denunciare la discriminazione delle donne? Hai avuto difficoltà nel tuo lavoro in quanto donna?
Come per ogni argomento, un certo umorismo, anche pieno di buone intenzioni, al cosiddetto «secondo grado», mantiene la discriminazione, un altro la denuncia utilmente. Quanto a me, amo, su questo argomento, fare disegni politicamente scorretti: quando la campagna contro il «man Spreading» (l’ostentazione degli uomini del loro sesso con la posizione a gambe divaricate) è arrivata dagli USA in Francia, ho trovato la campagna grottesca e ho disegnato una donna oltraggiosamente truccata, vestita con un mezzo fazzoletto di stoffa, con i tacchi vertiginosi, seduta in metropolitana, e dichiarando, l'aria disgustata, Man Spreading? Disgusting! ». Ho inviato il disegno all'associazione che aveva trasmesso questa campagna in Francia. Non ne abbiamo più sentito parlare, ma non so se è a causa di quel disegno!
Ma ho anche fatto notare a un vignettista che, quando disegnava dei consigli dei ministri, ci metteva solo uomini. Il femminismo comincia qui: ha smesso da quando ho fatto la mia osservazione! Faccio attenzione a disegnare banchiere e non banchieri, ministre, capi donne d'azienda, datrici di lavoro tiranne, infermieri uomini e dottoresse, eccetera. Ma sono cattiva con loro tanto quanto se disegnassi uomini. L'idea che il mondo sarebbe migliore se fosse governato da donne mi sembra totalmente assurda e contribuisce solo a perpetuare il sessismo.
Quanto a me, né come avvocato, né come pittrice decorativa, né come disegnatrice, ho avuto difficoltà. Quando sono diventata avvocato, il lavoro comprendeva già un buon numero di donne, non ho dovuto lottare. Inoltre si conosce innanzitutto «l'avversario» attraverso i suoi argomenti scritti, non come donna o uomo. Quindi se difendete bene il vostro caso, la strada è fatta. E se vi difendevate bene, (cosa che non si fa quasi più), vi facevate una buona reputazione, non di genere, semplicemente temibile!
Come disegnatrice, credo di essere stata rapidamente accettata perché non ho paura né di ascoltare né di fare battute sessuali. Il sesso è l'energia vitale; è la consolazione, effimera ma suprema, di tutto. Non parlo certo di oscenità, ma contro queste, la parola mi è sempre bastata a difendermi.
Ma questa mancanza di esperienza personale del sessismo o delle violenze sessuali da un lato e dall'altro questa esperienza giudiziaria delle devastazioni della calunnia e della delazione, e della relatività e talvolta della disonestà delle testimonianze, mi costringono ad uno sforzo per ammettere l'esistenza, la legittimità e l'utilità del Me too.
Credo nei mezzi per combattere a testa alta e con la pratica più che con discorsi segregazionisti. E senza questi pregiudizi, questa generalizzazione abusiva: tutti gli uomini sono così e le donne cosà. Al carnevale di Dunkerque, dove gli uomini si travestono da donne e poco il contrario, sono andata travestita da uomo e a volte mettevo la mano sul sedere degli uomini. Che si giravano scioccati e si ritrovavano molto sorpresi di vedere una donna; credo che questo gesto facesse capire più rapidamente di ogni teoria e nel buon umore che cosa c'è di sgradevole in una mano alle natiche. Ma ovviamente, di fronte alle molestie violente, questa è una risposta irrisoria.
Constato anche che le persone non si informano abbastanza, che le condanne sono preferite alla comprensione. Informatevi sui dettagli dei casi, non condannerete né Polanski, né Woody Allen... né Jerry Lee Lewis o Charlie Chaplin ai quali il Tempo ha reso giustizia. Ma al tempo di scrittura inclusiva, chi prende ancora o che società lascia ancora il tempo prezioso?
L’humour réussit à dénoncer la discrimination des femmes? Tu as eu des difficultés dans ton travail en tant que femme?
Comme pour tout sujet, un certain humour, même plein de bonnes intentions, au soi-disant « second degré », entretient la discrimination, un autre la dénonce utilement. Quant à moi, j'aime, sur ce sujet, faire des dessins politiquement incorrects : quand la campagne contre le « man spreading » (étalage par les hommes de leur sexe par une position avachie jambes écartées) est arrivée des E.U. en France, j'ai trouvé la campagne grotesque et dessiné une femme outrageusement fardée, botoxée, vêtue d'un demi-mouchoir de tissu, en talons vertigineux, assise dans le métro, et déclarant, l'air écœuré, « Man spreading ? Disgusting ! ». J'ai adressé le dessin à l'asso qui avait relayé cette campagne en France. On n'en a plus entendu parler mais je ne sais pas si c'est à cause de ce dessin !
Mais j'ai aussi fait remarquer à un dessinateur que, quand il dessinait des conseils des ministres, il n'y mettait que des hommes. Le féminisme commence là : il s'est amendé depuis ma remarque ! Je fais attention à dessiner des banquières et pas des banquiers, des femmes ministres, des cheffes d'entreprise, des employeuses tyranniques, des hommes infirmiers et des femmes docteures, etc. Mais je suis aussi méchante avec elles que si je dessinais des hommes. L'idée que le monde irait mieux s'il était dirigé par des femmes me paraît totalement absurde et ne contribue qu'à perpétuer le sexisme.
Quant à moi, ni comme avocate, ni comme peintre en décors, ni comme dessinatrice, je n'ai eu de difficultés. Quand je suis devenue avocate, le métier comprenait déjà un bon nombre de femmes, je n'ai pas eu à lutter. De plus on connaît d'abord « l'adversaire » à travers ses arguments écrits, pas comme femme ou homme. Donc si vous défendez bien votre dossier, le chemin est fait. Et si vous plaidiez bien, (plaider ne se fait quasiment plus), vous vous faisiez une bonne réputation, non genrée, simplement redoutable !
Comme dessinatrice, je crois que j'ai été vite acceptée parce que je n'ai peur ni d'entendre ni de faire des plaisanteries sexuelles. Le sexe, c'est l'énergie vitale ; c'est la consolation, éphémère mais suprême, de tout. Je ne parle pas des obscénités, bien sûr, mais contre celles-là, la parole m'a toujours suffi à me défendre.
Mais cette absence d'expérience personnelle du sexisme ou des violences sexuelles d'un côté et de l'autre cette expérience judiciaire des ravages de la calomnie et de la délation, et de la relativité et parfois de la malhonnêteté des témoignages, m'obligent à un effort pour admettre l'existence, la légitimité et l'utilité de Me too.
Je crois aux moyens de combattre la tête haute et par la pratique plus que par des discours ségrégationnistes. Et sans ces préjugés, cette généralisation abusive : tous les hommes sont comme ci et les femmes comme ça. Au carnaval de Dunkerque où les hommes se déguisent en femmes et peu l'inverse, je suis allée déguisée en homme et je mettais quelquefois la main aux fesses des hommes. Qui se retournaient choqués et se retrouvaient très surpris de voir une femme ; je crois que ce geste faisait comprendre plus vite que toute théorie et dans la bonne humeur ce qu'il y a de désagréable dans une main aux fesses. Mais évidemment, face aux harcèlements violents, ceci est une réponse dérisoire.
Je constate aussi que les gens ne s'informent pas assez, que les condamnations sont préférées à la compréhension. Informez-vous des détails des affaires, vous ne condamnerez ni Polanski, ni Woody Allen ... pas plus que Jerry Lee Lewis ou Charlie Chaplin auxquels le Temps a rendu justice. Mais au temps de l'écriture inclusive, qui prend encore ou quelle société laisse encore le précieux temps ?
Excellence Trophy to Christine Traxeler - Trax (France) agli World Humor Awards 2020 |
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