Venezia.
Cammino, inciampo e penso.
Dove saranno finite le sue “pietre”? I masegni in trachite... chi se li è rubati?
(per i non veneziani: i masegni sono i blocchi scuri che compongono la pavimentazione veneziana. In alternanza a quelli bianchi, in pietra d’Istria).
Anni fa si è iniziato un lodevole ammodernamento dell’impianto fognario della città e di messa in sicurezza contro gli incendi. Contemporaneamente molte delle calli e delle fondamenta sono state ripristinate o rifatte del tutto. Per ovviare alle acque alte, alcune sono anche state rialzate. Fin qui, tutto bene. Ci sarebbe da aggiungere qualcosa sulle pendenze al contrario, che portano l’acqua verso gli ingressi anziché al centro della calle, ma entrerei in un’altra storia.
Torno ai masegni, che sono il mio cruccio ogni volta che vado al lavoro. Ebbene, non sono più quelli originali. Durante le fasi di ripristino, sono stati progressivamente sostituti. Spariti!
Non è solo un problema di conservazione. I veneziani dei tempi andati (e anche gli austriaci) avevano saggiamente impiegato masegni in trachite, una pietra durissima, di origine lavica, antiscivolo, che non si usura al calpestio. Resistente e molto bella, con varianti cromatiche che andavano dal grigio scuro con toni caldi e bruni fino al viola. Dopo ogni pioggia, il suolo veneziano riluceva di tutte queste variazioni.
Nell’ultima decina d’anni, i masegni antichi sono stati sostituiti da una pietra nerastra e porosa che in breve si è usurata e danneggiata in modo differenziato. Risultato: il lastricato è brutto, opaco, spento e butterato. Col sole e con la pioggia. Sempre! E anche passeggiare non è più così agevole, perché si è costretti a guardare ad ogni passo dove si mette il piede, per colpa delle buche e dei diversi livelli che la salsedine ha creato.
Ogni volta che percorro le Zattere, e che inevitabilmente inciampo, mi chiedo che fine abbiano fatto i pietroni, i masegni antichi. Che sarebbero durati altri secoli! Perché per secoli i veneziani hanno riparato fondamenta e calli riutilizzando, anzi rimettendo ogni blocco al proprio posto. Invece, questi “nuovi”, fra pochissimo saranno già da sostituire. E insieme a loro saranno da aggiustare anche centinaia di caviglie e ginocchia sbucciate.
(anche la pietra d’Istria sta sparendo piano piano nello stesso modo. E anche quella non si potrà recuperare tanto facilmente).
Marilena Nardi
Da venice explorer
Nel corso di secoli i veneziani hanno progressivamente sostituito la terra battuta e i mattoni a spina di pesce con una pavimentazione stradale in "masegni" di trachite euganea. Il masegno è un blocco di pietra spianato nella faccia superiore e rozzamente sbozzato a semisfera in quella inferiore. Misura in spessore circa 25 cm. mentre i lati variano dai pochi cm. delle "seragie" (piccole pietre per chiudere i corsi) a oltre cm. 100 × 50 dei grandi "salizzoni".
La trachite euganea è pietra ottimale per pavimentare, sia per le sue doti estetiche (ogni singola pietra presenta variegate tinte pastello) sia per quelle di efficienza: resistente all'usura, all'imbibimento e soprattutto alla salsedine, alta valenza anti sdrucciolio. Per ovviare al fatto che la pietra usata come sostituzione è invece scivolosa, si provvede a bocciardarla (renderne cioè scabra la superficie con speciali martelli); la faccia superiore della pietra, resa rugosa, trattiene ancor di più l'acqua, che intenerisce la pietra e fa sì che questa in breve tempo con il calpestio prenda una forma concava, in cui si ferma ancor più acqua e così via...
La varietà dei colori tutti comunque armoniosamente fusi tra loro contribuisce grandemente al fascino particolare di Venezia e ottimamente si sposa con il ritmo architettonico estremamente vario che contraddistingue questa città, oltre che con i colori dei suoi intonaci, dei suoi mattoni e, perché no, delle sue alghe e muffe salmastre.
Sfortunatamente i colli Euganei, da cui la trachite proviene, sono un complesso relativamente piccolo, già gravemente minacciato e ferito dalle cave. Di conseguenza la cava delle pietre da quelle località e oggi drasticamente limitata e in via di totale proibizione.
La trachite euganea diviene quindi da pietra di pregio una pietra assai rara. In concomitanza con la chiusura delle cave euganee iniziano massicce sparizioni di pavimentazione pubblica a Venezia. In occasione di ogni lavoro pubblico sono molte le pietre originali che vengono sostituite con piastrelloni di dubbia natura e di evidente pessima qualità, quando non addirittura con gettate di calcestruzzo.
Il fenomeno più appariscente si ha in zone in cui intere aree subiscono la sostituzione, come nel caso di campo San Giacomo da l'Orio, della Giudecca, di fondamenta degli Ormesini e delle Zattere, ma vi è un'altra manifestazione più subdola e non meno grave che passa sotto il nome di "macchia di leopardo", consistente nella chiusura di innumerevoli piccoli scavi con pietre non originali.
Al danno culturale e artistico va sommato l'aggravio per le casse comunali dell'acquisto dei nuovi piastrelloni, mentre resta ignota la sorte di decine di migliaia di originali. A titolo informativo si sappia che il Comune paga per ciascun piastrellone nuovo un prezzo che varia da un paio di centomila lire a oltre un milione, a seconda della grandezza...
VENEZIA: dove sono finiti i masegni di trachite?
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