45° Premio Satira Politica 2017
"Il serissimo Premio Satira è giunto quest'anno alla 45esima edizione.
Con ospiti come Fiorello, Ficarra e Picone, Liza Donnelly – cartoonist del “New Yorker” – (sue sono le deliziose vignette di questo post, grazie, Liza!) e poi il giornale satirico francese Le Canard Enchaîné, il creatore di Le più Belle Frasi di Osho, i fotomontaggi satirici dell’Istituto LUPE, il fenomeno Umarells e tanti altri, presentati da Serena Dandini, a La Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi il prossimo 16 settembre – ore 17.30, pomeriggio di un assolato giorno marinaro 8ha promesso il Padreterno) torna, per il 45esimo anno consecutivo, il serissimo Premio Satira che anche per il 2017 rinnova la sua missione: intercettare i professionisti della risata intelligente, dal cinema al fumetto, dalla TV al web, dando spazio a un altro modo di raccontare la realtà.
Luca Boschi
Alla carriera: FIORELLO
Nella stagione in cui un comico si fa leader politico, e non ci fa più ridere; nella stagione in cui impazzano demagogia, stupidità, luogo comune, noi qui celebriamo il leader dei comici che invece con la politica gioca, ironizza, satireggia. E ci fa ridere. Riaffermando così il primato dell’allegria e dello sberleffo intelligente, uniche armi vincenti contro l’odio, l’insulto, il vaffa; e ricordando a tutti che per farsi ascoltare non c’è bisogno di un palco in piazza o di un talk show a reti unificate: bastano una cuccia in un bar, un pacco di giornali da commentare e un gruppo di amici caciaroni.
Alle tradizionali definizioni che immancabilmente accompagnano il nome di Rosario Tindaro Fiorello, detto Fiore – showman eccezionale, cantante, disc-jockey, animatore, imitatore, star di radio e di tv, l’unico che si sia conquistato una “Fenomenologia” d’autore dopo Mike Bongiorno di cui è in qualche modo figlio, alter ego e rovescio – noi aggiungiamo oggi anche quella di re della moderna satira politica. E per questo lo premiamo. Brindando con un bicchiere di olio di palma.
Non ci sarebbe niente di strano se L’ora legale fosse il film più visto dai cittadini di Ischia, «abusivi per necessità». Invece non l’avevano visto, perché non era ancora uscito, gli abitanti di Licata quando hanno votato, due anni fa, il sindaco che voleva abbattere le case abusive. Poi ci ha ripensato il consiglio comunale che lo ha sfiduciato, si dice, dopo aver visto il film di Ficarra e Picone.
Se fossimo dei giudici dovremmo condannare i due registi per istigazione a delinquere. Siccome siamo dei giurati abbiamo deciso invece di premiarli per aver inventato una nuova categoria del pensiero politico italiano: «La satira di necessità!»
L’ultima risata è per Penelope, sposata Fillon: per il suo stipendio di Stato il marito ha perso le presidenziali. Anche Giscard d’Estaing non sarà rieletto all’Eliseo per il «cadeau» dei diamanti del dittatore africano Bokassa. Chaban-Delmas, primo ministro nel 1972, esce di scena per non aver pagato le tasse. Nel 2002 si ride per les «frais de bouche» (note spese) del presidente Chirac e signora costati allo Stato 2 milioni di euro. Del 1981 è «l’affaire» Papon, il ministro di Giscard che un decina di anni dopo sarà condannato per la deportazione di 1500 ebrei nella Francia di Vichy.
La risata come arma letale: la satira del «Canard enchaîné», tutte le settimane, per più di cento anni, con spirito anarchico e anticasta, è riuscito spesso a correggere la politica della Francia facendo ridere i francesi.
I grandi eventi Usa dagli Oscar alle Convention della politica trovano nella cartoonist femminista americana Liza Donnelly la loro interprete più caustica. Dalle colonne del “The New Yorker” alle dirette per la CBS, Donnelly - matita e tablet alla mano - ha permesso a molti di comprendere quanto potere abbiano i disegni satirici nello scoprire una verità, una notizia, un evento, un politico. Collabora con tante vignettiste di tutto il mondo - in Italia lo fa con il team di “Aspirinalarivista.it” – con l’obiettivo di far riflettere le persone sulle stupide regole della nostra vita quotidiana, irrompendo con un sorriso. È il caso di dire “una risata - al femminile – ci salverà”.
I suoi fotomontaggi – Papa Francesco con il pugno chiuso, la Merkel che inietta un vaccino a Padoan, il Berluscasco per moto, il candidato sindaco di Roma Giacchetti che traina Renzi sul risciò — sono così paradossali e insieme così plausibili da rivelarci di che stoffa sia fatta la realtà politica che ci circonda. Ci cascò perfino D’Alema, che disse: “Giacchetti non può farsi fotografare così, neanche per scherzo!”, rivelandoci di che stoffa sia fatto D’Alema.
Ricordate Alvaro Rissa, il «poeta contemporaneo vivente» di una delle scene di culto di Ecce Bombo? Eccolo, è qui e ha pubblicato due libri: “Il culo non esiste solo per andare di corpo. Antologia della Letteratura Greca e Latina. Per il triennio del liceo classico, volume unico e interattivo” e più di recente “Cochlear Dei. Il cucchiaio di Dio. Ode al capitano Totti in versi latini”.
Nel primo, ci sono brani come la Fantozziade di Omero, la questione del trimestre scolastico in Platone; la zuppa di funghi alla Silvano secondo Catullo; l’ode a Isabelle Adjani di Orazio e quella a Noemi, che vola alle cene eleganti di Arcore dove il bunga bunga non si ferma mai. E le «fulgide chiappe» dell’eroina pseudo-oraziana sono la prova incarnata di quanto il titolo dell’antologia afferma senza giri di parole che «il culo non esiste solo per andare di corpo».
Satira sublime. Uno strabiliante mix di intelligenza, dottrina e umorismo: il latino e il greco, che il noto grecista Walter Lapini ha ricreato per dare alla luce testi folli, grotteschi, satirici, erotici, e via dicendo, sono esattamente le lingue degli antichi nelle loro specificità di stile, metrica e prosodia. Ha latinizzato persino fuck me in fac me (fàmmiti), con identità quasi piena di suono e di concetto. Altro che il lavoro manuale insegnato a scuola.
La sua biografia recita così: “A 17 anni ho deciso che volevo diventare una rockstar. Poi ho capito che forse non ce la facevo e ho ripiegato su poeta professionista vivente, che c’erano più posti liberi.”
Mai come nei momenti di difficoltà e tristezza collettiva si sente il bisogno di poesia ma anche di ironia e di un sano pizzico di irriverenza. Guido Catalano riunisce nella sua opera tutte queste caratteristiche come un complesso multivitaminico necessario. Con i suoi titoli: Piuttosto che morire m’ammazzo e Ti amo ma posso spiegarti, Ogni volta che mi baci muore un nazista — inspiegabilmente per la professione di poeta — è riuscito ad avere successo di pubblico e persino di vendite.
Jean Cocteau diceva: “So che la poesia è indispensabile, ma non so bene a cosa…” E anche noi non sappiamo bene perché ma lo premiamo convinti.
I vecchi fanno ridere per ragioni per lo più inconfessabili. Perché sono deboli, goffi, capricciosi e spesso rimbambiti. E poi fanno ridere per esorcizzare il fatto che prima o poi tutti diventeremo vecchi, e anzi in molti già lo siamo: mani dietro la schiena e sguardo maligno.
Con garbo crudele e poetico brio, Danilo "Maso" Masotti, aiutato da un gran numero di delatori fotografici, illustra per didascalie la vita nuda e in apparenza a scarto ridotto dei pensionati bolognesi rivelando come in realtà gli “umarells” siano comunque e in ogni luogo del pianeta i veri incontrastati sovrani di condomini e giardinetti, spettatori diffidenti di lavori in corso, appagati testimoni di incidenti stradali, finti zimbelli dietro cui rifulge l'epica della quotidianità e il recondito potere dei sopravvissuti.
"Ma che davero davero?". L'antico e diffidente scetticismo che il popolo romano - da Giovenale a Pasquino, da Belli a Trilussa fino ai mostri della commedia all'italiana - esercita dinanzi a qualsiasi potere secolare o spirituale, rivive e si riattiva nelle forme illustrate e frammentarie di Facebook grazie a Federico Palmaroli e alle sue più belle frasi di Osho.
Il modulo è straniante quale può esserlo quello di prendere un santone indiano e farlo interloquire con papi, sovrani, presidenti e ministri come un coatto o una pesciarola alle prese con le difficoltà della vita. Ne vengono fuori scambi di fulminea e garbata dissacrazione verso quanti - e non sono mai pochi – si ostinano a prendersi troppo sul serio.
I Premiati
Nella stagione in cui un comico si fa leader politico, e non ci fa più ridere; nella stagione in cui impazzano demagogia, stupidità, luogo comune, noi qui celebriamo il leader dei comici che invece con la politica gioca, ironizza, satireggia. E ci fa ridere. Riaffermando così il primato dell’allegria e dello sberleffo intelligente, uniche armi vincenti contro l’odio, l’insulto, il vaffa; e ricordando a tutti che per farsi ascoltare non c’è bisogno di un palco in piazza o di un talk show a reti unificate: bastano una cuccia in un bar, un pacco di giornali da commentare e un gruppo di amici caciaroni.
Alle tradizionali definizioni che immancabilmente accompagnano il nome di Rosario Tindaro Fiorello, detto Fiore – showman eccezionale, cantante, disc-jockey, animatore, imitatore, star di radio e di tv, l’unico che si sia conquistato una “Fenomenologia” d’autore dopo Mike Bongiorno di cui è in qualche modo figlio, alter ego e rovescio – noi aggiungiamo oggi anche quella di re della moderna satira politica. E per questo lo premiamo. Brindando con un bicchiere di olio di palma.
Cinema: FICARRA E PICONE per “L’ORA LEGALE”
Se fossimo dei giudici dovremmo condannare i due registi per istigazione a delinquere. Siccome siamo dei giurati abbiamo deciso invece di premiarli per aver inventato una nuova categoria del pensiero politico italiano: «La satira di necessità!»
Giornale satirico: LE CANARD ENCHAÎNÉ (Francia)
La risata come arma letale: la satira del «Canard enchaîné», tutte le settimane, per più di cento anni, con spirito anarchico e anticasta, è riuscito spesso a correggere la politica della Francia facendo ridere i francesi.
Disegnatrice satirica straniera: LIZA DONNELLY (USA)
Grafica satirica: ISTITUTO LUPE
Libro: "IL CULO NON ESISTE SOLO PER ANDARE DI CORPO. Antologia della letteratura greca e latina" di Alvaro Rissa (Ed. Il nuovo melangolo)
Nel primo, ci sono brani come la Fantozziade di Omero, la questione del trimestre scolastico in Platone; la zuppa di funghi alla Silvano secondo Catullo; l’ode a Isabelle Adjani di Orazio e quella a Noemi, che vola alle cene eleganti di Arcore dove il bunga bunga non si ferma mai. E le «fulgide chiappe» dell’eroina pseudo-oraziana sono la prova incarnata di quanto il titolo dell’antologia afferma senza giri di parole che «il culo non esiste solo per andare di corpo».
Satira sublime. Uno strabiliante mix di intelligenza, dottrina e umorismo: il latino e il greco, che il noto grecista Walter Lapini ha ricreato per dare alla luce testi folli, grotteschi, satirici, erotici, e via dicendo, sono esattamente le lingue degli antichi nelle loro specificità di stile, metrica e prosodia. Ha latinizzato persino fuck me in fac me (fàmmiti), con identità quasi piena di suono e di concetto. Altro che il lavoro manuale insegnato a scuola.
Poesia satirica: GUIDO CATALANO
La sua biografia recita così: “A 17 anni ho deciso che volevo diventare una rockstar. Poi ho capito che forse non ce la facevo e ho ripiegato su poeta professionista vivente, che c’erano più posti liberi.”
Mai come nei momenti di difficoltà e tristezza collettiva si sente il bisogno di poesia ma anche di ironia e di un sano pizzico di irriverenza. Guido Catalano riunisce nella sua opera tutte queste caratteristiche come un complesso multivitaminico necessario. Con i suoi titoli: Piuttosto che morire m’ammazzo e Ti amo ma posso spiegarti, Ogni volta che mi baci muore un nazista — inspiegabilmente per la professione di poeta — è riuscito ad avere successo di pubblico e persino di vendite.
Jean Cocteau diceva: “So che la poesia è indispensabile, ma non so bene a cosa…” E anche noi non sappiamo bene perché ma lo premiamo convinti.
Premio Pino Zac: "UMARELLS 2.0 . SONO TANTI, VIVONO IN MEZZO A NOI, CI OSSERVANO... E NOI OSSERVIAMO LORO" di Danilo Masotti, (Ed. Pendragon)
Con garbo crudele e poetico brio, Danilo "Maso" Masotti, aiutato da un gran numero di delatori fotografici, illustra per didascalie la vita nuda e in apparenza a scarto ridotto dei pensionati bolognesi rivelando come in realtà gli “umarells” siano comunque e in ogni luogo del pianeta i veri incontrastati sovrani di condomini e giardinetti, spettatori diffidenti di lavori in corso, appagati testimoni di incidenti stradali, finti zimbelli dietro cui rifulge l'epica della quotidianità e il recondito potere dei sopravvissuti.
Web: FEDERICO PALMAROLI - “LE PIÙ BELLE FRASI DI OSHO”
"Ma che davero davero?". L'antico e diffidente scetticismo che il popolo romano - da Giovenale a Pasquino, da Belli a Trilussa fino ai mostri della commedia all'italiana - esercita dinanzi a qualsiasi potere secolare o spirituale, rivive e si riattiva nelle forme illustrate e frammentarie di Facebook grazie a Federico Palmaroli e alle sue più belle frasi di Osho.
Il modulo è straniante quale può esserlo quello di prendere un santone indiano e farlo interloquire con papi, sovrani, presidenti e ministri come un coatto o una pesciarola alle prese con le difficoltà della vita. Ne vengono fuori scambi di fulminea e garbata dissacrazione verso quanti - e non sono mai pochi – si ostinano a prendersi troppo sul serio.
Tesi: VALERIO ZANDONÀ (Dottorato di ricerca - Univ. degli Studi di Macerata) per "SATIRA E FASCISMO. RAPPRESENTAZIONI DEL CETO POLITICO TRA IL PRIMO DOPOGUERRA E IL CONSOLIDAMENTO DEL REGIME".
Nella sua tesi di dottorato su "Satira e fascismo.
Rappresentazioni del ceto politico tra il primo dopoguerra e il consolidamento del regime” Zandonà, fa luce su un periodo importante della nostra Storia, rileggendola attraverso la satira operata dai maggiori e più diffusi periodici satirici del tempo (Pasquino, Guerin Meschino, Il Travaso delle idee, Il Becco giallo). Il valore del suo studio sta nell’evidenziare come, dopo un primo periodo di adesione, queste pubblicazioni manifestino progressivamente un deterioramento dell'immagine del regime — prima del fascismo, poi dello stesso Mussolini — come frutto di una più generale disillusione antipolitica. Le leggi fascistissime sulla stampa del 1925 metteranno, poi, a tacere ogni critica.La Giuria della 45° edizione
Roberto Bernabò, Filippo Ceccarelli, Pasquale Chessa, Pino Corrias, Beppe Cottafavi, Serena Dandini, Massimo Gramellini, Bruno Manfellotto, Giovanni Nardi, Cinzia Bibolotti, Franco Calotti.
L'ingresso al Premio quest'anno sarà a numero chiuso. Chi si è registrato presso l'ufficio Informazioni turistiche potrà entrare, chi non l'ha fatto purtroppo no.
Questo per motivi di sicurezza e capienza limitata.
Ai Vincitori verranno consegnate le sculture:
"L'Ape" di Pietro Cascella, “Cavallo e cavaliere” di Ugo Guidi, "Omaggio a Pino Zac" di Emanuele Giannelli. “La Città della Satira” di Rinaldo Bigi
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