di Federica Pareschi
O donna che stamattina camminavi davanti a me: bionda platino arruffata, giubbottino nero in pelle a giro vita, leggins elasticizzati a 4500 denari, calzino a pois e tacco a spillo.
Tu avevi un sedere normale e di questo ti do merito, i leggins fin lì potevano pure.
Ma figlia cara, ho pensato, se ti ritrovi due gambe talmente storte che in mezzo ci passano le culone che i leggins non possono metterli (a volte li mettono ma s'aprirebbe un altro mondo).
Figlia mia, pensavo, un pantalone normale e avresti portato benissimo i tuoi venticinque anni. E siccome quel sedere normale mi dava comunque un certo fastidio - chi ha tutto, chi ha troppo, chi niente - ho allungato il passo e t'ho superata.
Mi sei passata vicino alla fermata del bus e ho capito che più o meno si doveva essere coetanee: io quarantasette dappertutto, tu venticinque al sedere e novantadue in volto.
E allora mi sono pentita dei cattivi pensieri avuti prima di vederti in viso che non sta bene mancar di rispetto ai più grandi d'età. Nemmeno col pensiero.
Amen.
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