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Candidato per PD e PdL Marini!
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L’AMACA
MICHELE SERRA
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Il clamoroso “no” di quasi metà dei grandi elettori del centrosinistra leva sul nascere ogni argomento a chi volesse attribuire alla “sinistra dei salotti”, al capriccio degli intellettuali, a un radicalismo di minoranza l’ostilità all’operazione Marini. Sono gli umori popolari, di questi tempi, a essere radicali, e non è il radical-chic, è il radicalpop a far vacillare le certezze dei palazzi. Non hanno disobbedito poche teste calde, hanno disobbedito deputati e senatori avvezzi alla disciplina, fedeli all’idea, tutt’altro che movimentista, che un partito sia una cosa importante, e un segretario un capo da rispettare.
Se esiste un Nume della sinistra speriamo illumini i suoi capi, li aiuti a non confondere questa clamorosa bocciatura con il boicottaggio delle solite mosche cocchiere, con l’agitazione di giornali e circoli minoritari per vocazione. Sono gli amici della sinistra, non i suoi nemici a essersi messi le mani nei capelli, è il suo popolo ad avere creduto a Bersani quando, dopo la botta elettorale, indicava nel cambiamento la sola strada percorribile. Poche (per fortuna) voci dall’interno del Pd, ieri, cercavano di contrapporre il sindacalista Marini all’accademico Rodotà, l’uomo del popolo all’intellettuale. E dire che se ha un merito storico da rivendicare, la sinistra italiana, è avere raccolto intellettuali e popolo sotto le stesse bandiere.
19/04/2013
Nico Pillinini
Nomen nominis
Kurt
Romaniello
Bersani, dileggiato e sbeffeggiato, secondo me a dispetto della maggioranza del partito, si sta giocando bene la sua partita a poker.......A oggi 18 aprile il risultato è 1-0 per lui. Vedrete che ora proporrà un altro candidato che possa andare bene anche al PdL., ma che domani sarà bocciato! E poi dirà "o ragassi ci ho provato ma nel mio partito non me lo hanno concesso di votare un nome che potesse andare bene anche a voi! del PdL" .....e poi il 20 aprile calerà la sua carta vincente. Chi? ......secondo me colui che fin dall'inizio era nei suoi piani...volete un indizio? Sòccia,...
18/04/13
SERGIO STAINO
19/04/13
SERGIO STAINO
LA RIVOLTA DI UNA GENERAZIONE
CURZIO MALTESE - La Repubblica
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LA CORSA di Pierluigi Bersani si è fermata ieri alle due e un quarto, quando Laura Boldrini ha letto il risultato del primo voto per il presidente della Repubblica. Una disfatta. Con la carta dell'accordo per Franco Marini presidente, il segretario (o ex?) del Partito democratico aveva provato a vincere su tre tavoli in contemporanea. Quello di grande elettore del prossimo capo dello Stato, l'altro di premier del possibile governo di larghe intese, il terzo di un congresso di partito parallelo. Ebbene, ha perso su tutta la linea. Da ieri pomeriggio è chiaro che non sarà Pierluigi Bersani a scegliere il presidente della Repubblica, non sarà mai premier di nessun governo o governissimo e già non è più lui, di fatto, il leader del Partito democratico. Forse non esiste neppure più un Pd, a giudicare dal voto sparso in cinque o sei tronconi. Spetterà al successore di Bersani rimettere insieme i pezzi del partito, trasformato da una scelta insensata nel più grande gruppo misto nella storia del Parlamento italiano.
Ora si dirà che è stata questa o quella corrente ad aver affondato il progetto di Bersani. Si contano i renziani e i prodiani, s'indaga sulla fedeltà dei veltroniani e perfino dei dalemiani, come si sarebbe fatto nella Prima Repubblica con le correnti democristiane. Ma è una falsa prospettiva. La verità è che nel Pd c'è stata una gigantesca rivolta generazionale. Con in prima fila proprio molti giovani portati in Parlamento da Bersani.
Non i giovani turchi di Fassina, che si erano già allineati. I giovani e basta, in maggioranza donne. «I giovani del Pd stanno con noi», aveva detto Beppe Grillo alla vigilia, a ragione. L'età media dei parlamentari del Pd è più o meno quella del Paese, un po' sopra i 45 anni, e quello è stato lo spartiacque. Sotto i 45 anni quasi nessuno, al di là delle correnti di appartenenza, ha seguito le indicazioni di inciucio della leadership e la scelta di Marini, vista come un arroccamento della nomenclatura, una strada senza futuro. Un suicidio assistito. Per giunta, assistito da Silvio Berlusconi. Si può essere cinici e intelligenti e astuti. A volte la sinistra italiana lo è stata. Per esempio, ai tempi della Bicamerale di Massimo D'Alema. Ma cinici, ostinati e dilettanti no. In ogni caso, i giovani del Pd non sono nessuna delle tre.
Fine corsa di Bersani, dunque. Per quanto, probabilmente fosse finita molto prima. In politica, come nel cinema e nella vita, la fine reale della storia non sempre coincide con l'ultimo atto. Nel caso di Bersani, i titoli di coda del suo film di leader erano già scorsi dopo la vittoria delle primarie. Da allora in poi il segretario non ne ha più azzeccata una. Una campagna elettorale grigia e moscia, un dopo elezioni da temporeggiatore confuso, infine la catastrofe di questi giorni. Gli dei accecano coloro che vogliono perdere, ricordava ieri il pindarico Nichi Vendola. Così è andata. Accecato dall'insuccesso, che dà sempre molto alla testa, Bersani non ha visto quanto si muoveva nella società italiana, nel cuore del popolo del centrosinistra, negli stessi uomini e donne che lui aveva fatto eleggere. Incapace a lungo di decidere, ha scelto alla fine da solo e contro tutti, imboccando alla massima velocità una strada senza uscita, fino all'inevitabile schianto.
Ora al centrosinistra, o quanto ne rimane, restano soltanto due possibilità di sopravvivenza. Andare in ginocchio dall'unico che potrebbe rimetterne insieme i cocci. L'unico candidato presidente che avrebbe un senso agli occhi del mondo, ammesso che all'Italia interessi ancora farne parte: Romano Prodi. Oppure riversare il voto su quel gran galantuomo di Stefano Rodotà, un simbolo di che cosa la sinistra italiana potrebbe o avrebbe dovuto essere, ma accettando di capitolare di fronte alla superiore intelligenza politica di un ex comico. La terza via, perseverare diabolicamente nel patto con Berlusconi, con il povero e incolpevole Marini o un altro, a questo punto significa
l'estinzione.
Capire la base
Natangelo
E se
Makkox
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