sabato 27 aprile 2013
UN BRUTTO FILM
Il crollo dell'edificio a Dacca in Bangladesh che ha causato più di trecento vittime rivela, si fa per dire, i motivi reali della maggior parte delle cosiddette delocalizzazioni. Milioni di lavoratori costretti a lavorare in condizioni di pericolo per paghe da fame che producono a costi irrisori i beni delle griffes più famose.
Gianfranco Uber
Bangladesh factory
Marco Careddu 28/04/2013
Bangladesh garments to customers in Western
Payam Boromand
Textile factory in Bangladesh collapsed and more than 350 workers were killed in the incident. 28 Apr 2013
Apicella
Feste che perdono di significato
30 aprile 2013
Trecentottantuno lavoratori tessili morti a Dacca nel crollo di un palazzo di 8 piani.
Una Sinistra normale ed il M5S dovrebbero occuparsi anche di questo. Si ricomincia guardando oltre il proprio ombelico. Non è sensibilità, è egoismo a ben vedere. Aumentare i diritti conviene a tutti. Il diritto di avere diritti, appunto.
Mauro Biani
30 aprile 2013
Trecentottantuno lavoratori tessili morti a Dacca nel crollo di un palazzo di 8 piani.
Una Sinistra normale ed il M5S dovrebbero occuparsi anche di questo. Si ricomincia guardando oltre il proprio ombelico. Non è sensibilità, è egoismo a ben vedere. Aumentare i diritti conviene a tutti. Il diritto di avere diritti, appunto.
Mauro Biani
Una camicia di colore scuro, sporca di polvere, fotografata tra le macerie. Sul tessuto, l’etichetta verde acceso, inconfondibile: “United Colors of Benetton“, recita la scritta. Dalle macerie del Rana Plaza, il palazzo di otto piani alla periferia di Dacca, in Bangladesh, che lo scorso mercoledì si è sbriciolato uccidendo almeno 381 operai, cominciano ad affiorare le prime verità. Le fabbriche tessili che avevano sede nel palazzo, e i cui dipendenti lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza, producevano capi di abbigliamento per conto di multinazionali occidentali, tra cui a quanto pare Benetton. L’azienda veneta aveva in un primo primo momento negato legami con i laboratori venuti giù nel crollo, ma lunedì, dopo la pubblicazione delle foto, su Twitter è arrivata una prima ammissione: “Il Gruppo Benetton intende chiarire che nessuna delle società coinvolte è fornitrice di Benetton Group o uno qualsiasi dei suoi marchi. Oltre a ciò, un ordine è stato completato e spedito da uno dei produttori coinvolti diverse settimane prima dell’incidente. Da allora, questo subappaltatore è stato rimosso dalla nostra lista dei fornitori“.
[...]
Le foto, però, raccontano un’altra verità: scattate e pubblicate dall’Associated Press, ritraggono una camicia di colore scuro griffata Benetton tra i calcinacci, accanto a quello che pare la commessa di un ordine.
[continua]
e la memoria corre alle immagini pubblicitarie innovative di Toscani per la Benetton...
di fratellanza e di giustizia sociale... .... pubblicità, solo pubblicità!
oggi rammento solo questa purtroppo
'cimiteri e colori uniti'....
Links:
- Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton
- http://www.guardian.co.uk/world/2013/apr/28/bangladesh-garment-factory-collapse-owner-held
- 'United Colors of Benetton' clothes found at site of building collapse in Bangladesh
- Benetton admits link with firm in collapsed Bangladesh building
- Quando United Colors of Benetton incontrò lo tsunami pubblicitario Oliviero Toscani…
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