mercoledì 13 gennaio 2016

David Bowie


David Bowie
 #davidbowie #glenbatoca #art #arte #artedigital #digitalart #caricatura #caricatures #dibujo #desenho #drawing #drawingoftheday #music #música #pop #rock #rockstar #illustration #ilustracion #ilustração #instaart #instartist #artesvisuais #visualarts #draw
Glen Batoca


Omar


Bowie
Bruno Tesse


David Bowie
Marzio Mariani


David Bowie
Alireza Pakdel



Marian Avramescu



Dalcio




Sir David Bowie dies of cancer aged 69. R.i.P David.. Emoticon frown /art by: firuz©Kutal
Black Tie White Noise: https://youtu.be/pU7aU71KWr8
Firuz Kutal


David Bowie, paper.
Abel Joachim Crayon
3 novembre 2014



















© DAVID BOWIE by/por WALTER TOSCANO
Collage and marker / Collage y marcador
2016
Visit my fan page/Visite mi página: http://www.facebook.com/WalterToscanoArtista?fref=ts
See more in/Vea más en: http://wtoscano.blogspot.com/
Todos los derechos reservados.Copyrigh
Mi primera caricatura del año 2016 / My first caricature of 2016.
Siempre me pareció un tipo muy Pop, y obviamente su caricatura tenía que ser de esta manera, con colores planos, encendidos y líneas negras para remarcar sus rasgos icónicos de los 70's. R.I.P. +


Bowie( Earthling). 
Dalcio

*

lunedì 11 gennaio 2016

Vento di Hila Sedighi

"Il vento ha portato via la tua casa 

e tu ti preoccupi ancora del vento tra i miei capelli."

Hila Sedighi



Paolo Lombardi


Iran, nuovo arresto di intellettuali: in manette poetessa Hila Sedighi

10 GENNAIO 2016

Dubai (Emirati Arabi Uniti), 10 gen. (LaPresse/Reuters) - La poetessa iraniana Hila Sedighi è stata arrestata al suo rientro nel Paese e poi rilasciata su cauzione, dopo essere stata informata di essere stata condannata in absentia per accuse legate alle sue attività culturali. Lo ha fatto sapere un suo familiare, spiegando che la donna è stata arrestata all'aeroporto Imam Khomeini di Teheran, al ritorno dagli Emirati Arabi dove vive da tre anni con il marito. Le è stato confiscato il passaporto. Il suo caso è solo l'ultimo di una serie di arresti di artisti, giornalisti, attivisti e intellettuali, nel corso della repressione di quella che le autorità iraniane definiscono "infiltrazione" occidentale. Da ottobre sono stati decine gli artisti motivati da accuse come pubblicazione di "propaganda", mentre si avvicinano le elezioni parlamentari e del Consiglio degli esperti (che sceglie il successore della guida suprema) a febbraio.
La poetessa, che torna abitualmente in Iran, ha presentato ricorso in appello. Le autorità di Teheran non hanno commentato il caso. L'intellettuale nel 2012 ha vinto il premio Hellman/Hammett di Human Rights Watch per la libertà di espressione, la stessa onoreficenza ricevuta dal giornalista Isa Saharkhiz, arrestato a novembre. Sedighi nelle presidenziali del 2009 sostenne il candidato riformista Mirhossein Mousavi e una delle sue poesie fu usata per la sua campagna. Ora Mousavi è agli arresti domiciliari. Durante le contestazioni sulll'esito del voto, che portò alla vittoria Mahmoud Ahmadinejad, la poetessa declamò nelle strade le sue poesie. Fu interrogata diverse volte dal ministero dell'Intelligence e nel 2011 una Corte rivoluzionaria la condannò a quattro anni di carcere, con pena sospesa.
Oggi ha scritto sulla propria pagina Facebook un lungo testo in cui critica il modo in cui è stata trattata dalle autorità iraniane. Racconta di essere stata "trasferita in una gabbia come i criminali" e di aver trascorso una notte "nel centro di detenzione di Shapour, dove sono in cella pericolosi criminali". Dice di aver dovuto passare la notte in una piccola cella, vicino a otto prigionieri "che si comportavano nei modi più osceni possibile".
Fonte Reuters - Traduzione LaPresse

venerdì 8 gennaio 2016

Abusi a Colonia

Almeno 120 donne sono state aggredite, molestate o derubate la notte di San Silvestro da folti gruppi di giovani a Colonia, ma denunce simili sono state presentate anche ad Amburgo e Stoccarda. Le donne che sarebbero state derubate, minacciate o molestate sessualmente durante la festa in piazza da gruppi di uomini in gran parte ubriachi tra i 18 e i 35 anni.

Il capo della polizia di Colonia ha detto che i responsabili sarebbero di origine "araba o nord africana" e il capo del sindacato di polizia della regione, secondo il giornale tedesco Die Welt, avrebbe detto che tra di loro ci sarebbero rifugiati.

La vicenda ha alimentato dubbi sulla reale capacità della Germania, che nel 2015 ha accolto 1,1 milioni di rifugiati l'anno, di integrare la nuova ondata di stranieri e appelli a ridurre il numero di nuovi arrivi. Il parrtito di Merkel, i Cristiano-democratici (Cdu) hanno chiesto pene più severe contro i richiedenti asilo che commettono reati, secondo la bozza di un documento visto da Reuters prima di una riunione dei vertici di partito a Magonza.

Il documento propone che chi sia condannato al carcere o alla libertà vigilata non possa ottenere asilo.

Dal canto suo Angela Merkel ha chiesto «che la piena verità venga messa sul tavolo» senza «sconti ed edulcorazioni» perché altrimenti si avrebbe un «danno» allo stato di diritto e alla grande maggioranza dei profughi che non ha alcuna colpa.
giovedì 7 gennaio 2016
CAPODANNO A COLONIA

Sembra ormai certo che i brutti fatti della sera di San Silvestro alla stazione di Colonia siano stati generati da una banda di nordafricani da tempo "operante" a Dusseldorf.
Mi auguro che la Polizia tedesca operi velocemente per consegnare alla Giustizia tutti i responsabili delle violenze inaccettabili verso le donne e, cosa non meno grave, del danno alle costose aperture della Cancelliera a favore di una migliore politica di integrazione.
in home page di CartoonMovement

Gianfranco Uber


abuse in cologne
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  1/8/2016



"Help"
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM  -  1/8/2016




Petar Pismestrovic

Responsabilità

Da Colonia
Mauro Biani



Portos


Premio Roberto Morrione 2016 (bando quinta edizione)


Il Premio è promosso dall’Associazione Amici di Roberto Morrione e finanzia la realizzazione di progetti di inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica, sociale o culturale dell’Italia, quali l’attività delle mafie e delle organizzazioni criminali, i traffici illegali (rifiuti tossici, armi, esseri umani, droghe, ecc.), le attività di corruzione e di intimidazione, l’attività di organizzazioni segrete o clandestine con progetti eversivi o terroristici, le violazioni dei diritti umani.
A partire dalla quinta edizione, il Premio si apre con decisione ai linguaggi polimediali e ai processi di comunicazione e di costruzione di senso caratteristici dell’era di internet. Per questa ragione, oltre ai consueti progetti di destinazione esplicitamente televisiva, ne verranno selezionati due – che definiamo “WebDoc” – ispirati ai modelli espositivi della cultura della rete.

A chi è rivolto


Il Premio è aperto a tutti coloro che non abbiano ancora compiuto 31 anni di età alle ore 24 del 20 Gennaio 2016, il momento della scadenza stabilita per l’invio del progetto al Premio. Possono partecipare anche gruppi di persone nel numero massimo di 3 componenti per ciascun progetto (in corso di produzione non possono essere aggiunti altri componenti al gruppo). Il limite di età indicato è da considerarsi per ciascun partecipante (in particolare: nessuno, nemmeno se parte di un gruppo, può superarlo). Si può partecipare singolarmente o in gruppo, ma non in più gruppi né associando la partecipazione singola a quella di gruppo.


giovedì 7 gennaio 2016

Charlie Hebdo un numero speciale, un anno dopo la strage.

la copertina


EDITO N°1224
Crève, Charlie !
Vis, Charlie !
Le 7 janvier 2015, vers 11 h 35, quelque chose de particulier est arrivé. Quelque chose qu’on avait imaginé, mais jamais réellement envisagé. En 2006, quand Charlie publia les caricatures de Mahomet, personne ne pensait sérieusement qu’un jour tout ça finirait dans la violence. Il n’était pas pensable qu’au XXIe siècle, en France, une religion tue des journalistes…

Crève, Charlie !
Vis, Charlie !
Il 7 gennaio 2015, alle 11 h 35, è accaduto qualcosa di speciale. Qualcosa che avevamo immaginato, ma mai veramente considerato. Nel 2006, quando Charlie ha pubblicato le vignette su Maometto, nessuno ha seriamente pensato che un giorno tutto questo sarebbe finito nella violenza. Era impensabile che nel ventunesimo secolo, in Francia, una religione uccida dei giornalisti ...


Un anno dopo la redazione di Charlie Hebdo non è più al 10 di rue Nicolas-Appert ma in un luogo misterioso dall’altra parte della città, il “bunker” lo chiamano i giornalisti del settimanale satirico. Nell’edicola, il nuovo numero di Charlie: c’è dio in copertina, con la barba lunga e, anche lui, un kalashnikov sulle spalle. Sopra c’è scritto: «L’assassino è ancora in giro». Molte le polemiche su quest’ennesima scelta controcorrente, mentre nelle edicole le file interminabili per comprarlo non ci sono più: non come un anno fa, quando tutta la Francia divenne Charlie.

Qui sotto alcuni dei disegni del numero speciale.
Notevole quello con protagonista Casimir, le gentil dinosaure, amato personaggio creato da  Yves Brunier.








https://charliehebdo.fr/

mercoledì 6 gennaio 2016

STAR WARS - The cartoons

 Star Wars: Il risveglio della forza è un evento di proporzioni che vanno al di là della semplice uscita cinematografica. Ne è conferma il bombardamento mediatico, per alcuni eccessivo, che lo sta accompagnando, la presenza del marchio Star Wars ovunque, dalle batterie ai biscotti, i biglietti acquistati con un mese di anticipo e i cento milioni di dollari incassati in prevendita. E il fatto che della saga di Lucas stiamo parlando da settimane e ne continueremo a parlare a lungo considerando il progetto su lungo termine della Lucasfilm/Disney che prevede un film all'anno per i prossimi cinque (uno della trilogia ufficiale ogni due e i progetti standalone negli anni di pausa).
Non potevano quindi mancare le caricature ed i cartoons!
Ecco qui una mia selezione:


Daisy
di Benny



Petry



#bonvi #StarWars Azzardo. Ma era uomo di spirito e poi aveva già -visto- tutto.
*



Star Wars
BY JOE HELLER, GREEN BAY PRESS-GAZETTE  -  12/15/2015




The earnings war 
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  12/18/2015



More ISIS Terror 
BY NATE BEELER, THE COLUMBUS DISPATCH  -  12/23/2015 1


Disney Star Wars
BY FREDERICK DELIGNE, NICE-MATIN, FRANCE






HARRISON FORD,
BY RANDY BISH, PITTSBURGH TRIBUNE-REVIEW  -  3/6/2015







El imperio contraataca
BY ANTONIO NERI LICÓN, EL ECONOMISTA, MEXICO  -  10/30/2012


Disney buys Star Wars
BY DAVE GRANLUND, POLITICALCARTOONS.COM  -  11/1/2012


george lucas
BY PETAR PISMESTROVIC, KLEINE ZEITUNG, AUSTRIA  -  5/20/2005


Lucas makes a killing
BY PETER LEWIS, AUSTRALIA, POLITICALCARTOONS.COM  -  5/13/2005



STAR WARS    Omar Al Abdallat
ISIS forcing the world to join the dark side
09 Dec 2015



Daisy Ridley
Angineer Ang



lunedì 4 gennaio 2016

Ritratto di Luigi Zoja

Su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli

e l'intervista di Antonio Gnoli

a Luigi Zoja


Luigi Zoja: "Siamo vittime di noia e paranoia e non viviamo più di miti universali"
La laurea in economia prima della passione per la psiche. La scoperta di Jung, il rapporto con Hillman: "Lo scopo del mio lavoro è la ricerca del senso"

di ANTONIO GNOLI

In tempi in cui la barra della storia sembra passata dalla psiche individuale a quella collettiva mi viene di pensare a Carl Gustav Jung. Alla sua visione a tratti allarmata e profetica degli effetti che l'inconscio collettivo ha prodotto sull'annegamento della coscienza singola. E se il pensiero mi sfiora lo debbo anche a un prezioso libretto che Luigi Zoja ha dedicato alla psiche (in uscita da Bollati Boringhieri). Di questo junghiano avevo letto in passato un'analisi, sul rapporto tra paranoia e storia, così acuta da invogliarmi a grattare sotto al suo mestiere per capire chi fosse e cosa facesse in realtà questo studioso così attratto dalle grandi questioni sociali più che dalle singole anime. Un motivo per conoscere, dunque, un uomo nato sotto i bombardamenti, a Milano nell'agosto del 1943.

Che cosa ha ricostruito di quei momenti legati alla nascita?
"In quei mesi i bombardamenti distrussero un quarto di Milano. Genitori, zii, nonni si trasferirono insieme sul Lago Maggiore. Mi raccontarono che per via degli incendi, le notti milanesi non erano mai buie. Mia madre guardava gli aerei con sentimenti contraddittori: più bombe arrivavano più presto sarebbe finita, pensava. La guerra  -  con i suoi vinti e vincitori,

domenica 3 gennaio 2016

Arabia Saudita: 47 esecuzioni capitali



sabato 2 gennaio 2016
QUARANTASETTE ... MORTI CHE PARLANO
In Arabia Saudita si festeggia l'anno nuovo con 47 esecuzioni capitali.
Paese che vai ...
Gianfranco Uber





SABATO 2 GENNAIO 2016
Il giovine apprendista


Ciliegina sulla torta; l'Arabia Saudit è a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Per tutto il 2016.


Plantu


execution of Nimr Al-Nimr    Jalal Hajir
executed for daring to say "no" !!!
02 Jan 2016










Genio UN lamp    Vasco Gargalo
Saudi Arabia
03 Jan 2016



28-11-2015 Peter Brookes per The Times


Da Famiglia Cristiana
Lo Stato canaglia per eccellenza del Medio Oriente,l’Arabia Saudita, ha iniziato il 2016 esattamente come aveva concluso il 2015: ammazzando gente. 47 esecuzioni capitali per decapitazione o fucilazione in un solo giorno. Il che vuol dire che il secondo giorno dell’anno il regime wahabita ha già messo a morte un terzo delle persone uccise nel 2015 (157, secondo il calcolo delle diverse organizzazioni umanitarie) e più di metà di quelle uccise nel 2014 (87).
La pena di morte, in Arabia Saudita, è sempre meno uno strumento, pure allucinante, della giustizia penale e sempre più uno strumento di controllo sociale, usato senza alcun ritegno dall’accoppiata re-muftì. Il re Salman al-Saud, sul trono da meno di un anno, e Sheikh Abdul Aziz Alal-Sheikh, gran muftì dal 1999, per il quale parlano certe fatwa: per esempio, nel 2012, l’invito a distruggere tutte le Chiese cattoliche della penisola arabica e, sempre quell’anno, la conferma della legittimità del matrimonio coatto per le bambine di 10 anni.
Vedremo se la stampa internazionale, domani, parlerà di “svolta storica” per l’Arabia Saudita, come si precipitò a fare, poco tempo fa, per l’elezione di 13 donne in una tornata elettorale disertata dagli elettori (25% di affluenza ai seggi) perché coreografica e ininfluente.
 Nell’attesa, molti si sono concentrati sulla messa a morte dello sceicco Nimr al-Nimr, influente esponente della comunità sciita, minoritaria in Arabia Saudita (10-15% della popolazione) ma forte nella provincia del Qatif, affacciata sul Golfo Persico, ricca di riserve petrolifere (produce 500 mila barili al giorno dal 2004) e vicina al Bahrein. Con la Primavera araba del 2011, Nimr al-Nimr era diventato una figura di punta nella contestazione al regime e nella richiesta di maggiori diritti per le minoranze religiose. Gli sciiti del Qatif avevano anche cominciato a chiedere la separazione dall’Arabia Saudita e l’annessione al Bahrein, dove gli sciiti sono maggioranza (70% della popolazione) ma soggetti alla monarchia sunnita degli Al Khalifa.
Richiesta che aveva fatto scattare la repressione: gli Al Khalifa chiesero l’intervento dell’Arabia Saudita che mandò in Bahrein l’esercito, con tanto di forze corazzate. Morti, feriti, prigionieri politici e torture a seguire, senza alcuno scandalo internazionale. Al contrario, con la benevola approvazione del premio Nobel per la Pace Barack Obama.
Mettere a morte Al Nimr, oltre a molti altri personaggi che avevano come colpa soprattutto quella di opporsi agli Al Saud, non vuol dire tanto cercare lo scontro con gli sciiti, perché questo scontro va avanti da secoli e non saranno queste esecuzioni a cambiarne la natura o la radicalità. Vuol dire soprattutto ricordare all’Occidente che il patto col diavolo dev’essere rispettato. L’Occidente che sventola la bandiera della democrazia, e della sua diffusione in Medio Oriente, non deve impicciarsi della penisola arabica, dove pure la democrazia è fatta a pezzi. Le maggioranze controllate da minoranze possono farsi sentire altrove, tipo in Siria. Ed essere anche armate, finanziate, organizzate, sponsorizzate all’Onu e in ogni dove. Ma non in Bahrein.

E l’Arabia Saudita può fare ciò che vuole: appoggiarsi a una delle versioni dell’islam più retrive per giustificare la repressione politica, esportare il credo wahabita nel mondo, finanziare quasi tutti i movimenti islamisti più radicali, fomentare guerre civili, intervenire militarmente in altri Paesi, bombardare villaggi e città dello Yemen (quasi 6 mila morti, tra i quali tantissimi bambini, nella guerra contro i ribelli sciiti Houthi), appoggiare gli islamisti in Siria. Per noi va tutto bene.
Al momento in cui scrivo, Barack Obama non ha aperto bocca sulle 47 esecuzioni. Forse è meglio così: probabilmente direbbe “l’Arabia Saudita ha diritto di difendersi”, come se non bastassero i 27 mila soldati Usa sul Golfo Persico, le basi, le imponenti forniture di armi che da due anni fanno proprio dei sauditi i maggiori acquirenti e importatori di armi del mondo (primi, con 20 milioni di abitanti, davanti all’India, grande come un continente e con 1,3 miliardi di abitanti). Del resto, Obama portò la famiglia e mezzo Governo Usa a piangere ai funerali del re saudita Abdallah, un anno fa, e quindi non c’è molto da aspettarsi.
Nulla dirà anche il presidente francese Hollande, visto che solo due mesi fa il suo premier Manuel Valls andò a Riad e twittò orgoglioso per i 10 miliardi in contratti che riportava a casa, anche sotto forma di vendita di armi. Tacerà anche Matteo Renzi che pure non ama tacere: quando andò a Mosca si precipitò a portare fiori sul ponte dov’era stato ucciso Boris Nemtzov, oppositore di Vladimir Putin. Dubito che farà lo stesso gesto per Al Nimr:  anche Renzi è stato da poco in Arabia Saudita, anche lui ha firmato contratti, ha dispensato sorrisi ed è tornato a casa. In silenzio.

------------------------------
  Saudi Arabia executes 47 people in one day including Shia cleric

venerdì 1 gennaio 2016

Che Natale sia…e, a maggior ragione, Buon anno nuovo!

di Klaus Stuttman



Che Natale sia…e, a maggior ragione, Buon anno nuovo!

di Nadia Redoglia
…invece del Mortale cui tutti noi, chi più chi meno, ma sempre di più tendiamo a ricevere e recepire per abitudine. Morte nello spirito ché schiavi di fretta padrona bruciamo attimi di vita che non potremo o sapremo più cogliere. Morte negli occhi e nel cuore pietrificati da violenze quotidiane che squartano l’umanità.
Un grappolo di secondi per riflettere in timelapse sui 365 giorni trascorsi dal 25 dicembre 2014 lo abbiamo tutti. Ed è a quello che io affido (confido) i miei umili e personali auguri. Sono sempre migliaia gli impulsi (perché 365 giorni non sono pochi!) proiettati in ognuno di noi,  destinati  a nascere e quindi a morire.

Buon Natale -è e lo sarà veramente- per tutti quelli che nel loro personalissimo timelapse  hanno saputo trovare qualcosa che oltre a nascere ha pure il diritto di vivere e non solo di morire. Ecco, è sufficiente  soffermarci su questo attimo. Perché se veramente vogliamo gioire per natività,  è indispensabile pur gioire nel proteggere la garanzia che quella vita proceda…

Dunque Buon Natale e, a maggior ragione, Buon anno nuovo!

22 dicembre 2015


di Paride Puglia






Happy New Year!
Joshua Held





Frederic Deligne


Luc Garcon

Mario Airaghi



Tiziano Riverso