venerdì 20 settembre 2013
Marilena Nardi vince il Premio Satira Politica 2013 a Forte dei Marmi.
Grande festa della satira a Forte dei Marmi sabato 14 settembre.
Fanno festa pure gli interpreti di una delle ultime vignette di Marilena Nardi.
Marilena Nardi riceve il premio da Pino Corrias .
Il Video della premiazione
giovedì 19 settembre 2013
Uomini che Disegnano le Donne 21-22 settembre Tromello (PV)
21 - 22
TROMELLO
Sede municipale, piazza V. Veneto ed altre, ore 10.00
FESTIVAL DEL COLORE
Festival creativo dedicato all'arte ed alla cultura lomellina
Org. e info: Comune, tel. 0382-86021
Uomini che Disegnano le Donne
è l'evento principale
a Tromello in provincia di Pavia del
Festival del colore 2013 dedicato alle donne della città ed in particolare a Raffaella,
e poi a tutte le altre.
"Uomini che Disegnano le Donne"
11 artisti,
11 storie di Tramello,
1 giornata di tempo per realizzare un'opera sotto gli occhi dei visitatoridel festival del colore
I ricordi di 11 donne del paese diventati altrettanti racconti
TROMELLO
Sede municipale, piazza V. Veneto ed altre, ore 10.00
FESTIVAL DEL COLORE
Festival creativo dedicato all'arte ed alla cultura lomellina
Org. e info: Comune, tel. 0382-86021
Uomini che Disegnano le Donne
è l'evento principale
a Tromello in provincia di Pavia del
Festival del colore 2013 dedicato alle donne della città ed in particolare a Raffaella,
e poi a tutte le altre.
"Uomini che Disegnano le Donne"
11 artisti,
11 storie di Tramello,
1 giornata di tempo per realizzare un'opera sotto gli occhi dei visitatoridel festival del colore
I ricordi di 11 donne del paese diventati altrettanti racconti
mercoledì 18 settembre 2013
Enrico Rava
Enrico Rava.
“Nel jazz e nella vita fare la cosa giusta non significa conoscere le regole”.
grande tromba
grande musica
grande faccia
Enrico Rava -da La Repubblica
Riccardo Mannelli
ENRICO RAVA
Antonio Gnoli
La circostanza peggiore che possa capitare a un concertista è che l' organizzatore scappi con la cassa: «È una cosa che mi fa molto incazzare e non è solo per il denaro che hai perso, ma per la buona fede tradita, per il rapporto di responsabilità che hai con gli altri componenti della band», dice Enrico Rava, uno dei massimi jazzisti contemporanei.
È strano cominciare questo incontro parlando di soldi. Con i capelli lunghi, il baffo spiovente e il casual degli indumenti, Rava sembra uscito da un fotogramma degli anni Settanta. Se non è in giro per l' Italia, o l' Europa, vive a Chiavari, dove ci incontriamo in un bar del lungo mare. Sotto, le esili spiagge sono divorate da gruppi di famigliole che si accalcano per prendere il sole.
«Secondo me, per sopperire alla mancanza di spazio inventeranno, come per le auto, il multipiano», dice ironico. È appena tornato da un concerto tenuto a Cagliari.
Com' è la vita con una band?
“Nel jazz e nella vita fare la cosa giusta non significa conoscere le regole”.
grande tromba
grande musica
grande faccia
Enrico Rava -da La Repubblica
Riccardo Mannelli
ENRICO RAVA
Antonio Gnoli
La circostanza peggiore che possa capitare a un concertista è che l' organizzatore scappi con la cassa: «È una cosa che mi fa molto incazzare e non è solo per il denaro che hai perso, ma per la buona fede tradita, per il rapporto di responsabilità che hai con gli altri componenti della band», dice Enrico Rava, uno dei massimi jazzisti contemporanei.
È strano cominciare questo incontro parlando di soldi. Con i capelli lunghi, il baffo spiovente e il casual degli indumenti, Rava sembra uscito da un fotogramma degli anni Settanta. Se non è in giro per l' Italia, o l' Europa, vive a Chiavari, dove ci incontriamo in un bar del lungo mare. Sotto, le esili spiagge sono divorate da gruppi di famigliole che si accalcano per prendere il sole.
«Secondo me, per sopperire alla mancanza di spazio inventeranno, come per le auto, il multipiano», dice ironico. È appena tornato da un concerto tenuto a Cagliari.
Com' è la vita con una band?
martedì 17 settembre 2013
venerdì 13 settembre 2013
41°Premio Forte dei Marmi per la satira politica
In anteprima i premiati!
Domani pomeriggio 14 settembre, alle ore 18, alla Capannina Franceschi di Forte dei Marmi, ci sarà la premiazione degli Oscar della satira italiana.
Due grandi disegnatori satirici fra di essi: Marilena Nardi e Sergio Staino.
Domani pomeriggio 14 settembre, alle ore 18, alla Capannina Franceschi di Forte dei Marmi, ci sarà la premiazione degli Oscar della satira italiana.
Due grandi disegnatori satirici fra di essi: Marilena Nardi e Sergio Staino.
IL 41° PREMIO FORTE DEI MARMI PER LA SATIRA POLITICA È STATO ASSEGNATO PER LA TESI DI LAUREA "Un album inedito di caricature agli Uffizi: fortuna di un genere nella Toscana seicentesca" (Università degli Studi di Pisa) a:
giovedì 12 settembre 2013
Allende, 11 settembre 1973
11 settembre 2013
40 anni dalla morte di Salvador Allende
Quarant'anni fa il colpo di stato in Cile.
40 anni dalla morte di Salvador Allende
Quarant'anni fa il colpo di stato in Cile.
Allende, 11 settembre 1973 Marilena Nardi |
martedì 10 settembre 2013
Lettere e tweet a Luca Telese: "Pagaci!"
Lettere e tweet a Luca Telese: "Pagaci!"
Basterebbe un quarto di compenso
di una sola puntata di Matrix!!!
Luca Telese debutta questa sera a Matrix ma sarà un debutto fischiato...
Luca Telese ha dato vita nel 2012 a un rivoluzionario progetto di un giornale di carta Pubblico durato solo 100 giorni. A far le spese del fallimento sono stati i giovani i giornalisti precari coinvolti, che non hanno visto un euro senza alcun diritto ad ammortizzatori sociali.
Caro Luca Telese,
ho appena appreso che domani ricomincia il programma Matrix e sarai tu a condurlo! Ma congratulazioni! Certa che adesso provvederai tempestivamente a pagare tutti i compensi in sospeso di tutti gli ex collaboratori di Pubblico e di Orwell finalmente tiro un sospiro di sollievo sulle bollette insolute impilate sul tavolo di cucina. Tutto è bene quel che finisce bene! E che meraviglia quando la vita somiglia a un film di Frank Capra, grazie Luca, GRAZIE.
Carolina Cutolo, ex collaboratrice di Pubblico
Basterebbe un quarto di compenso
di una sola puntata di Matrix!!!
I got you instead of my skin Fabio Magnasciutti |
Luca Telese debutta questa sera a Matrix ma sarà un debutto fischiato...
Luca Telese ha dato vita nel 2012 a un rivoluzionario progetto di un giornale di carta Pubblico durato solo 100 giorni. A far le spese del fallimento sono stati i giovani i giornalisti precari coinvolti, che non hanno visto un euro senza alcun diritto ad ammortizzatori sociali.
Caro Luca Telese,
ho appena appreso che domani ricomincia il programma Matrix e sarai tu a condurlo! Ma congratulazioni! Certa che adesso provvederai tempestivamente a pagare tutti i compensi in sospeso di tutti gli ex collaboratori di Pubblico e di Orwell finalmente tiro un sospiro di sollievo sulle bollette insolute impilate sul tavolo di cucina. Tutto è bene quel che finisce bene! E che meraviglia quando la vita somiglia a un film di Frank Capra, grazie Luca, GRAZIE.
Carolina Cutolo, ex collaboratrice di Pubblico
5-6 sett 2013 - G20 summit a San Pietroburgo
"Someone should intervene..."
"Qualcuno dovrebbe intervenire"
by Bob 07-09-13 The Telegraph
Spettatore d'eccezione del Summit G20 di San Pietroburgo Assad, in diretta TV.
Il vertice del G20 si è concluso con aspre divisioni riguardo un possibile intervento militare in Siria. Vladimir Putin ha ribadito la sua opposizione a qualsiasi offensiva, dicendo che sarebbe destabilizzare la regione. Ma il presidente Barack Obama ha ribadito che l'azione è necessaria a seguito di un attacco di veleno-gas presunta che ha ucciso più di 1.400 nei sobborghi di Damasco, il 21 agosto. Guarda il video qui.
"Qualcuno dovrebbe intervenire"
by Bob 07-09-13 The Telegraph
Spettatore d'eccezione del Summit G20 di San Pietroburgo Assad, in diretta TV.
Il vertice del G20 si è concluso con aspre divisioni riguardo un possibile intervento militare in Siria. Vladimir Putin ha ribadito la sua opposizione a qualsiasi offensiva, dicendo che sarebbe destabilizzare la regione. Ma il presidente Barack Obama ha ribadito che l'azione è necessaria a seguito di un attacco di veleno-gas presunta che ha ucciso più di 1.400 nei sobborghi di Damasco, il 21 agosto. Guarda il video qui.
La vignetta
La vignetta di Bob dal The Telegraph mostra il presidente siriano Bashar al-Assada guardare il vertice del G20 in diretta TV. I leader mondiali stanno combattendo. Obama è frugando Putin negli occhi, e il leader russo strozza David Cameron . Il presidente francese François Hollande guarda le fiamme salire dietro di lui. Assad commenta: "Qualcuno dovrebbe intervenire ...". L'ironia dovrebbe essere ovvia.
La vignetta di Bob dal The Telegraph mostra il presidente siriano Bashar al-Assada guardare il vertice del G20 in diretta TV. I leader mondiali stanno combattendo. Obama è frugando Putin negli occhi, e il leader russo strozza David Cameron . Il presidente francese François Hollande guarda le fiamme salire dietro di lui. Assad commenta: "Qualcuno dovrebbe intervenire ...". L'ironia dovrebbe essere ovvia.
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domenica 8 settembre 2013
Digiuni
Roma 7 settembre 2013
Alle 19 in Piazza San Pietro 100.000 persone con il Papa, in veglia per la pace in Siria, la preghiera abbinata al digiuno.
Il digiuno, sia nella tradizione cristiana che in quella musulmana, è sentito come un grande valore ed è quindi qualcosa che ci accomuna.
di Antonio Gallo
Digiuni
PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Attacco dimostrativo, Digiuno, Hollande, Obama, Papa Francesco, Siria
Alle 19 in Piazza San Pietro 100.000 persone con il Papa, in veglia per la pace in Siria, la preghiera abbinata al digiuno.
Il digiuno, sia nella tradizione cristiana che in quella musulmana, è sentito come un grande valore ed è quindi qualcosa che ci accomuna.
di Antonio Gallo
Digiuni
PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Attacco dimostrativo, Digiuno, Hollande, Obama, Papa Francesco, Siria
venerdì 6 settembre 2013
Una sottile linea rossa...
«Tra la lucidità e la follia c'è solo una sottile linea rossa»
Rudyard Kipling
The Red Line
David Rowe
The red line in Syria
Bado
Rudyard Kipling
The Red Line
David Rowe
The red line in Syria
Bado
A Festivaletteratura Mantova 2013 con Makkox
PRESENTE ANCHE LA SATIRA A MANTOVA
CON MAKKOX
impegnato in
06/09/2013 - 14:45, Fondazione Università di Mantova - Aula Magna, € 5.00
SATIRA VERTICALEMakkox con Matteo Stefanelli
CON MAKKOX
impegnato in
06/09/2013 - 14:45, Fondazione Università di Mantova - Aula Magna, € 5.00
SATIRA VERTICALEMakkox con Matteo Stefanelli
giovedì 5 settembre 2013
Guida al linguaggio perbene (ma ipocrita)
Politicamente corretto
Guida al linguaggio perbene (ma ipocrita)
di Daniela Ranieri
Guida al linguaggio perbene (ma ipocrita)
di Daniela Ranieri
tavola di Marilena Nardi |
Le parole, si sa, non sono entità neutre, particelle nebulizzate al pino silvestre per i cessi dell’Autogrill; sono pietre frutto dei secoli, a disposizione tanto di chi le usa per costruire castelli o rovesciare il trono e l’altare, quanto di quelli che le tirano dal cavalcavia.
Il politically correct è quel carabiniere-netturbino che si occupa di levigarle e renderle meno contundenti per tutti gli usi sopra elencati; di neutralizzare la loro potenza e di cancellare ogni loro sottigliezza; raggelandone le sfumature, di irrigidirle e amalgamarle in un piatto grigio ritentivo, in un noiosissimo tantra-mantra che le abrade e le livella alla patina ipocrita del non far male a nessuno, fosse pure a scapito della verità.
Eunuchi del linguaggio, chierichetti dell’intelletto, i fautori e propagatori del politicamente corretto truccano il veleno col latte, lasciando nel mondo parole sbiadite, buone a nulla e cattive a nulla, distorte e mendaci ma prive del coraggio sfrontato della volontà di maschera.
Non sentono sibilare nelle orecchie quell’avverbio a guardia, quella clausola ambigua? Perché essere corretti – regola aurea fondata sull’«impegno morale del linguaggio» (J. R. Wilcock) - ha bisogno di una stampella? Non vedono che come tutte le stampelle imposte ai sani, lungi dal rafforzarli, ne storce l’andatura, la corrompe e rovina?Politicamente corretto, ovvero: giusto finché e come conviene al potere incarnato nel politico, fosse pure “da sinistra”; esatto nei termini concessi dal sistema; vero, ma. La verità passata e resa digeribile al dominio, per un motivo che non c’entra già più nulla col non offendere il prossimo (basterebbe “corretto”, come detto) ma riguarda l’ortodossia, la censura, la parrocchia, l’avemaria. Sposa del luogo comune, cognata dell’ipocrisia, la parola corretta dal politico delira, in preda alla febbre di un lessico ossessivo e addomesticato. Queste le sue fissazioni.
Bambini – i diritti dei bambini; dalla parte dei bambini; le domeniche dei bambini; la ZTL per i bambini; le App per i bambini; circolo dei lettori bambini; piccoli chef; bambini soldato. Sono sacri: da proteggere contro gli elargitori di caramelle al parco, che peraltro funge da location per ritrarli in pose sexy per réclames di life provider da ricchi, in tenuta da cavallerizzi imbronciati, in stivaletti da cowboy/cowgirl che sognano il fango, seduti su staccionate che ne evidenziano l’arbitrio, su altalene bianche tra glicine e organza Versace. A cavallo tra la condizione di embrioni e quella di ninfette/efebi, siamo indecisi se covarli al fresco di una chiesa o mangiarli sulla base della Modesta proposta di Swift. Nei ristoranti, sulle spiagge, bisogna assecondare ogni loro desiderio, compreso l’omicidio e la riduzione in pazzia degli avventori. «Ostentare una tenerezza lirica verso di loro quando c’è gente» (Flaubert). Un alieno appena atterrato che vedesse i pargoli circondati da tanto rispetto e considerazione non ci crederebbe che esiste una legge contro chi ci fa sesso abusando del suo potere. Pare, pare, che adesso manco ci guardino più.
Biologico – costoso feticcio di un ex popolo di poveri agricoltori.
Canzoni italiane degli anni ’60 – utilizzate come colonna sonora da registi ricchi sovvenzionati dalla famiglia e dallo Stato italiano, che negli anni ’60 disprezzavano i genitori per il fatto che le ascoltavano; singhiozzare discretamente nell’udire le loro note languide, spensierate o struggenti attesta robuste letture, coscienza storica e animo sensibile.
Condividere idee, progetti, contenuti - il non sapere che è diventato opinione.
Culo – prua che lasciava una scia catodica dove la poppa bucava lo schermo, ha vissuto la parabola da glorioso totem del Totocalcio a primo requisito della presentabilità politica, da lato B del lato A a lato A del lato B della faccia. Uguale in maschi e femmine, la società fallocentrica trascura il maschile e santifica il femminile, stando attenta a non confessare che reputa quello dei trans il culo perfetto. La sinistra lo ignora - ultimo baluardo di resistenza ideologica - preferendogli la vagina monologante. Sorpasso definitivo del culo: «Sembra in leggera ripresa», avvertiva Enzo Biagi nel ’93; «io sono il culo» concreta nel 2012, intercettata, Ruby Rubacuori, insieme silloge e sineddoche di un’epoca.
mercoledì 4 settembre 2013
Che dite? Ingoieranno anche questo boccone...?
Che dite?
Punto e non a capo
massimo gramellini
Se anche gli avvocati lo convincessero a seguire la strategia adottata dal soldato-talpa Manning - chiedere la grazia dopo un cambio di sesso - o se una fata Toghina particolarmente misericordiosa facesse sparire condanna e pene accessorie con un colpo di bacchetta magica, il nodo scorsoio a cui si è impiccata la vita pubblica italiana non si scioglierebbe comunque. Una cucciolata di processi schiumanti aspettano al varco, dalle cene eleganti alla compravendita dei parlamentari.
Qualsiasi partito al mondo, persino nelle nazioni dove di partito ce n’è uno solo, riunirebbe i propri vertici per costringere il leader a farsi da parte. Capitò nella Dc di Forlani e nel Psi di Craxi, di cui Forza Italia si considera erede, ma succederebbe anche nella Dc tedesca e fra i conservatori inglesi, francesi, svedesi, neozelandesi. Qui invece no, perché il leader non è un capo ma un proprietario e i dirigenti sono in realtà dei dipendenti. Manca un Dino Grandi in grado di dirgli la banale verità: che il suo tempo in politica è finito. Che ha perso la partita e a batterlo non è stata la magistratura e tantomeno quei molluschi litigiosi del vecchio Pd, ma il fallimento delle sue promesse di panna montata: l’incapacità di fare riforme liberali, di ridurre le tasse, di tagliare la spesa, di snellire la giustizia contro cui si è limitato a inveire per tornaconto personale. In vent’anni l’uomo del popolo ha dimezzato i consensi elettorali. Ecco un’ottima ragione, in un partito normale, per indurlo a uscire di scena, salvando il centrodestra, il governo e anche l’Italia, che non ne può più.
Punto e non a capo
massimo gramellini
Se anche gli avvocati lo convincessero a seguire la strategia adottata dal soldato-talpa Manning - chiedere la grazia dopo un cambio di sesso - o se una fata Toghina particolarmente misericordiosa facesse sparire condanna e pene accessorie con un colpo di bacchetta magica, il nodo scorsoio a cui si è impiccata la vita pubblica italiana non si scioglierebbe comunque. Una cucciolata di processi schiumanti aspettano al varco, dalle cene eleganti alla compravendita dei parlamentari.
Qualsiasi partito al mondo, persino nelle nazioni dove di partito ce n’è uno solo, riunirebbe i propri vertici per costringere il leader a farsi da parte. Capitò nella Dc di Forlani e nel Psi di Craxi, di cui Forza Italia si considera erede, ma succederebbe anche nella Dc tedesca e fra i conservatori inglesi, francesi, svedesi, neozelandesi. Qui invece no, perché il leader non è un capo ma un proprietario e i dirigenti sono in realtà dei dipendenti. Manca un Dino Grandi in grado di dirgli la banale verità: che il suo tempo in politica è finito. Che ha perso la partita e a batterlo non è stata la magistratura e tantomeno quei molluschi litigiosi del vecchio Pd, ma il fallimento delle sue promesse di panna montata: l’incapacità di fare riforme liberali, di ridurre le tasse, di tagliare la spesa, di snellire la giustizia contro cui si è limitato a inveire per tornaconto personale. In vent’anni l’uomo del popolo ha dimezzato i consensi elettorali. Ecco un’ottima ragione, in un partito normale, per indurlo a uscire di scena, salvando il centrodestra, il governo e anche l’Italia, che non ne può più.
martedì 3 settembre 2013
Giuseppe Rotunno
Antonio Gnoli intervista Giuseppe Rotunno.
Il direttore della fotografia racconta la sua vita con i grandi del cinema.
GIUSEPPE ROTUNNO
ANTONIO GNOLI
Sono più di cento i film che Giuseppe Rotunno ha realizzato nell' arco di sessant' anni. Ha lavorato con i più grandi registi, predisposto e inventato le luci per "raccontare" i volti di attrici e attori famosi, diretto e misurato le profondità di campo, creato quella magia luminosa senza la quale l' arte cinematografica resterebbe un' esperienza piatta e incolore. Eppure, incontrandolo, non si ha l' impressione di un uomo troppo compreso nel proprio ruolo. È come se la sua storia - che ha contribuito a realizzare una parte fondamentale del cinema italiano - si esprima nell' immediatezza delle cose e nella semplicità delle parole. Da pochi mesi ha compiuto 90 anni. Non dimostra un' età che di solito disorienta chi ne porta il peso. Egli è un' ombra felice e tranquilla. Un' umile proiezione di una vita lunga vissuta senza accaparramenti né brame. Una vita solida che continua nell' impegno al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove insegna agli allievi a diventare direttori della fotografia. Mi accoglie nella sua casa romana con un filo di apprensione. Dice che a volte la sua memoria gira a vuoto. Ma è spiritoso quando aggiunge che se dovesse davvero ricordarsi tutto, dimenticherebbe cosa fare. Ha accanto la moglie. Più giovane di una decina di anni e ancora bella. Si conobbero sul set di Pane, amore e... regia di Dino Risi, era il 1955. Ma poi al cinema Graziolina preferì la pittura. I suoi quadri, di una leggerezza infantile, adornano una parete del salotto. Mentre su un' altra spiccano anche un paio di dipinti di Ligabue.
«Conobbi Ligabue quando con Michele Gandin giravamo un documentario sul Po. Ci incuriosì quell' uomo schivo che vagava per i paesi spingendo una carrozzina per bambini. Teneva lì le sue cose e si percepiva la sofferenza e il disagio», ricorda Rotunno.
È diverso il disagio di un artista da quello di una persona normale?
«Non saprei cosa rispondere. Di lui non sapevamo nulla. Per me era un uomo che usciva dall' umidità e dalle nebbie di quei giorni. Privo di qualunque baldanza. Solo in seguito appresi che nei suoi occhi signoreggiavano animali esotici e il mondo contadino».
E nei suoi?
«Intende i miei?».
Sì, cosa vedono gli occhi di un grande direttore della fotografia?
Il direttore della fotografia racconta la sua vita con i grandi del cinema.
“Per me la luce sul set è quella di Dio così ho capito la vita e la morte”
GIUSEPPE ROTUNNO
ANTONIO GNOLI
Sono più di cento i film che Giuseppe Rotunno ha realizzato nell' arco di sessant' anni. Ha lavorato con i più grandi registi, predisposto e inventato le luci per "raccontare" i volti di attrici e attori famosi, diretto e misurato le profondità di campo, creato quella magia luminosa senza la quale l' arte cinematografica resterebbe un' esperienza piatta e incolore. Eppure, incontrandolo, non si ha l' impressione di un uomo troppo compreso nel proprio ruolo. È come se la sua storia - che ha contribuito a realizzare una parte fondamentale del cinema italiano - si esprima nell' immediatezza delle cose e nella semplicità delle parole. Da pochi mesi ha compiuto 90 anni. Non dimostra un' età che di solito disorienta chi ne porta il peso. Egli è un' ombra felice e tranquilla. Un' umile proiezione di una vita lunga vissuta senza accaparramenti né brame. Una vita solida che continua nell' impegno al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove insegna agli allievi a diventare direttori della fotografia. Mi accoglie nella sua casa romana con un filo di apprensione. Dice che a volte la sua memoria gira a vuoto. Ma è spiritoso quando aggiunge che se dovesse davvero ricordarsi tutto, dimenticherebbe cosa fare. Ha accanto la moglie. Più giovane di una decina di anni e ancora bella. Si conobbero sul set di Pane, amore e... regia di Dino Risi, era il 1955. Ma poi al cinema Graziolina preferì la pittura. I suoi quadri, di una leggerezza infantile, adornano una parete del salotto. Mentre su un' altra spiccano anche un paio di dipinti di Ligabue.
«Conobbi Ligabue quando con Michele Gandin giravamo un documentario sul Po. Ci incuriosì quell' uomo schivo che vagava per i paesi spingendo una carrozzina per bambini. Teneva lì le sue cose e si percepiva la sofferenza e il disagio», ricorda Rotunno.
È diverso il disagio di un artista da quello di una persona normale?
«Non saprei cosa rispondere. Di lui non sapevamo nulla. Per me era un uomo che usciva dall' umidità e dalle nebbie di quei giorni. Privo di qualunque baldanza. Solo in seguito appresi che nei suoi occhi signoreggiavano animali esotici e il mondo contadino».
E nei suoi?
«Intende i miei?».
Sì, cosa vedono gli occhi di un grande direttore della fotografia?
lunedì 2 settembre 2013
Premio Letterario Città di Cantù “Suor Rita Borghi”
L'Amministrazione Comunale di Cantù, in collaborazione con ASPEm - Associazione Solidarietà Paesi Emergenti; Coor-dinamento Comasco per la Pace e Combonifem Rivista delle Suore missionarie Comboniane, al fine di sviluppare la cultura della conoscenza e incoraggiare la pluralità di espressione in tutti coloro che affrontano la scrittura come libera scelta e come
passione, indìce la prima edizione del Premio Letterario Città di Cantù “Suor Rita Borghi” per opere inedite, scritte in lingua italiana, da scrittori/scrittrici di origine africana, asiatica e sudamericana residenti in Italia.
Prima edizione del Premio Letterario
Città di Cantù "Suor Rita Borghi"
La scelta di dedicare il Premio letterario Città di Cantù a Suor Rita
Borghi, missionaria comboniana originaria di Cantù, nasce dalla convin-
zione che Suor Rita debba essere ricordata per le attività a cui ha dedica-
to la propria vita, ovvero l’insegnamento e la trasmissione della cultura.
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