martedì 28 ottobre 2014
LA DEPOSIZIONE
Oggi i Giudici di Palermo impegnati nel processo sulla presunta trattativa Stato/Mafia si recheranno al Quirinale per ascoltare Napolitano non già in qualità di Presidente della Repubblica ma per il semplice motivo che all'epoca dei fatti era il Ministro degli Interni. La procedura è abbastanza insolita ma, a mio avviso, lungi da poter essere considerata come una mancanza di rispetto verso il Capo dello Stato che come tale è anche il Presidente del C.S.M..
Gianfranco Uber
L'audizione
Tiziano Riverso
di Riccardo Mannelli per Il Fatto Quotidiano
di Riccardo Mannelli
Il padreterno della Patria
Mannelli
Rivelazioni
Trucco (Kurt)
Nota
GIORGIO NAPOLITANO DEPONE COME TESTIMONE SULLA TRATTATIVA STATO MAFIA
Perché i giudici di Palermo interrogano Napolitano
- Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano è interrogato come testimone nel processo sulla trattativa tra stato e mafia.
- La testimonianza davanti ai pubblici ministeri di Palermo avviene al Quirinale.
- I magistrati indagano su presunti contatti tra istituzioni e Cosa nostra tra il 1992 e il 1993, dopo l’omicidio di Salvo Lima e le stragi di Capaci e di via D’Amelio, dove furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
- Si ipotizza ci sia stato un accordo tra i vertici dello stato e i vertici della mafia siciliana che prevedeva la fine delle stragi in cambio di un’attenuazione delle misure detentive dell’articolo 41 bis dell’ordinamento carcerario italiano.
Il presidente è coinvolto nell’inchiesta per due elementi:
- Le intercettazioni delle telefonate dell’allora ministro dell’interno Nicola Mancino, che chiedeva un appoggio contro i giudici siciliani che stavano valutando le accuse di falsa testimonianza;
- Una lettera che Loris D’Ambrosio, suo ex consigliere giuridico, gli inviò nel giugno del 2012, due mesi prima di morire. Nel documento D’Ambrosio esprime il timore “di essere stato considerato l’utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi” e si dice amareggiato dalla campagna di stampa seguita alla pubblicazione delle intercettazioni delle sue telefonate con Mancino. D’Ambrosio presentò le sue dimissioni al presidente della repubblica, che le respinse.
-------------------------------------------------------------------------------------------------
Conclusa la deposizione del presidente della repubblica
È terminata la deposizione del presidente della repubblica Giorgio Napolitano che ha testimoniato davanti alla corte d’assise di Palermo, trasferita a Roma, per il processo sulla trattativa tra stato e mafia.
La deposizione è durata tre ore, è cominciata intorno alle 10.40 ed è finita alle 13.40. Erano presenti i giudici della corte d’Assise e gli avvocati delle parti civili e degli imputati.
Secondo quanto dichiarato da un avvocato presente all’interrogatorio, il presidente della Repubblica ha risposto a diverse domande delle parti, anche ad alcune domande poste dal legale del boss mafioso Totò Riina.
In alcuni casi Napolitano si è avvalso della facoltà di non rispondere garantite alla sua carica di capo di stato. “La parola trattativa non è mai stata usata”, ha detto un legale della difesa.
Luca Cianferoni, legale del boss mafioso Totò Riina, ha detto a Sky, uscendo dal Quirinale:
La domanda a cui non ha risposto è quella sul collegamento fra sé medesimo e Scalfaro quando fece il discorso ‘non ci sto’, nel quale collegava i servizi segreti alle bombe. Ma non è stato un diniego di Napolitano ma della corte, che non ha ammesso la domanda.
Beppe Mora
Giannelli
...però il teste...
Mario Airaghi
Nessuna trattativa
Pietro Vanessi
***
Nessun commento:
Posta un commento