venerdì 11 febbraio 2011

17 marzo festa del 150° anniversario dell'Italia. E' polemica.


OTTIMISMO SFRENATO

Come spesso accade in Italia ci si divide su tutto. Lega e Confindustria  non intendono considerare giornata festiva il 17 marzo 2011 data della commemorazione del 150° dell'unità d'Italia.


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10 febbraio 2011, ore 17


Unità d’Italia: festeggiarla o no?
 

Di Ferdinando Camon
 

Siamo al caos: non sappiamo se il 150° anniversario dell’Unità d’Italia sarà festeggiato, se aziende e scuole resteranno chiuse, o solo le aziende, se le autorità istituzionali si troveranno tutte a Roma, o se quelle della Lega attueranno un boicottaggio, come per conto suo ha già annunciato il presidente della Provincia autonoma di Bolzano. È in ballo lo Stato, la coscienza di un suo ruolo, un suo passato, un suo futuro, una sua necessità, per tutti. Il nostro problema non è che “siamo uno Stato”, come pensa la Lega con i suoi capi, in primis Bossi e Calderoli, ma che “siamo uno Stato recente, immaturo e incompleto”. In Europa abbiamo a che fare con Stati più antichi, più solidi, più efficienti. E perdiamo il confronto. La soluzione di questo handicap non è sfasciare lo Stato, e tornare a tanti staterelli ininfluenti e trascurabili. La soluzione è fare uno Stato più completo, più definitivo, più unitario. Uno Stato che conti. Dunque, celebrare sì o no il 150° anniversario della nostra unità? Certamente sì. È giusto, ne abbiamo bisogno, ci fa più popolo. Perché siamo popolo se abbiamo uno Stato.
E come celebrare questa ricorrenza? Fermando il lavoro o lavorando? Ragioniamo. Lavorare significa andare in fabbrica per gli operai e a scuola per gli studenti. Non c’è dubbio che se gli studenti vanno a scuola, e a fine mattinata, nell’ultima ora, vengono portati ad ascoltare in aula magna il discorso esplicativo di un professore di Storia sul significato dell’evento, capiscono l’evento molto meglio che standosene a casa. La coscienza dello studente si forma a scuola, non a casa. Meglio ancora sarebbe se quel discorso venisse dal ministro della Pubblica Istruzione, e gli studenti di tutt’Italia lo ascoltassero contemporaneamente, ogni classe nella propria aula, via radio. Questo avrebbe, anche tecnicamente, un effetto unificante nazionale. Non so se l’attuale ministro sia in grado di scriversi un discorso all’altezza. Ma può sempre farselo scrivere. Il vero problema è che in questo momento nella maggioranza governante c’è un partito che non è né favorevole né neutrale, ma fortemente contrario, non solo verso la celebrazione dell’Unità nazionale, ma verso il concetto stesso. Se il concetto vien ribadito dal parlamento nazionale, con l’invito ai rappresentanti delle istituzioni di presenziare a Roma, ci sono alti esponenti di questo partito che rifiutano e restano a casa. Si comportano da perfetti stranieri. Esattamente come il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, che non vuole avere rapporti con l’Italia, se non quando può lucrare sontuose elargizioni di denaro pubblico. Allora corre, vota e intasca. Se no, no. L’Italia è un piatto dove mangia e sul quale sputa in eurovisione. Uno Stato funzionante dovrebbe o non farlo mangiare o non farlo sputare. E così i presidenti leghisti: ricoprire alte funzioni statali vuol dire far parte dello Stato e fare ciò che lo Stato chiede, se non vuoi celebrare lo Stato rinunci a quella carica e a quello stipendio. Certo, nelle aziende facendo una festa in più si salta una giornata di produzione, e la Marcegaglia calcola per le imprese una perdita di 4 miliardi di euro. Ma non è una festa celebrata ogni anno per 150 anni, è la prima in 150 anni. Nel corso dell’anno ci sono tante feste meno rilevanti, si può eliminare qualcuna di quelle. Ma la verità è che chi non vuole il 150° anniversario dell’unità d’Italia, in realtà non vuole l’unità d’Italia, e infatti con queste resistenze a festeggiarla la stanno sabotando: arriva il 150° anniversario dell’unificazione, e l’Italia, invece di farsi più unita, si fa più spaccata, al suo interno e anche di fronte al mondo. Tutto fa pensare che la festa si farà, quel giorno. Ma è una festa già rovinata fin da adesso.

(fercamon@alice.it)

...poichè la presidente di Confindustria, cui il padre Steno è indagato per traffico illecito di rifiuti tossici, non ha capito , o peggio, fa finta di non capire che non è che lavorando più ore si produce di più, ma lavorando meglio e più organizzati si rende meglio ed è necessario proprio per questo investire di più. Proprio per questo bisognerebbe chiedere alla Marcegaglia come mai in Germania che hanno più feste comendate i dipendenti guadagnano il doppio?...viva il 17 marzo!
Paride Puglia

SERGIO STAINO 


http://www.lelecorvi.com/

born on seventeenth of march
Festeggiare l’Unità d’Italia è certamente una bella idea, ma sarebbe un vero peccato mandare in fumo, per questo, l’immagine che diamo al mondo di paese serio, onesto e laborioso. Ma come – direbbero i più – se ne ricordano dopo centocinquanta anni ?! Magari è soltanto una scusa per racimolare un’altra giornata di non lavoro ! Eh già – si mormorerebbe in giro – si inizia così e poi si finisce con i festini a luci rosse, la droga, gli scandali e la corruzione. Pensassero piuttosto a lavorare ! Franco Stivali

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