Da adesso in poi tutto questo sarà tuo!
Tomas
Tomas
BUON ANNO
Gianfranco Uber
AUGURI DI FINE ANNO
Lo so, per quasi tutti sarà difficile dimenticare il 2023 ma questo è l'augurio che mi sento di fare e per una volta speriamo di poter smentire il detto che non c'è mai fine al peggio.
Crediamoci, non sarà difficile.
Gianfranco Uber
NATALE 2023
Lo so, non è proprio allegra, ma ho appena sentito che nelle ultime 24 ore ci sono state altre 200 vittime per i bombardamenti sulla striscia di Gaza.
Eppure all'alba di stamane avevo con piacere sentito che sul fronte delle trattative per il "cessate il fuoco" qualcosa si stava muovendo.
Ho pensato "sarà il Natale", era vero, ma non nel senso che speravo.
Gianfranco Uber
Epifania
Anche quest'anno l'Epifania tutte le feste si porta via.
Oddio per molti non sono state proprio "feste" anzi!!!
Abbiamo un anno per rimediare ai danni, speriamo che basti ma sarà difficile.
In ogni caso auguri.
Gianfranco Uber
Gianfranco Uber
E' tempo di statistiche!!!!
Amici cari grazie di avermi seguita per tutto questo terribile 2023!
Totale post editi 160
Primo in classifica
Secondo
Dear Friends,
Happy New Year!!!
I hope this message finds you well and safe. As we bid farewell to 2023, I write to express my gratitude for your continued support and my best wishes for a healthy, happy, and peaceful 2024.
Let's approach the coming year with renewed dedication to caring for one another and creating a world where peace flourishes.
Since my most recent newsletter, I am thrilled to have participated in some remarkable projects, including the presentation of a large-scale art installation and bringing my book "ImagiNATIONS: Art as Solidarity" -winner of the Best Art Book Award- to the International Book Fair in Guadalajara, Mexico. I am also continuing my fellowship with the Artists Employment Program of Creatives Rebuild New York (more info below.)
Please keep me informed of your life and work news, I am always eager to stay connected with you.
Peace,
Andrea
www.andreaarroyo.com
Image: "Peace Please" Digital painting and animation, published in OppArt The Nation.
I hope that it will be a better year for everyone / Che sia un anno migliore per tutte e tutti
#NewYearsEve2024 #editorialcartoon #MarilenaNardi
By Marilena Nardi
Intervista esclusiva a Fadi Abu Hassan, «Fermare i discorsi di odio che portano alla divisione del mondo in due campi è molto semplice: significa fermare il colonialismo e le guerre in tutto il mondo»
La sua famiglia è originaria della Palestina ed è emigrata in Siria. Può spiegare la loro storia e perché hanno lasciato la Palestina?
Provengo da una famiglia palestinese originaria di Haifa, costretta a lasciare la propria terra dal colonialismo israeliano nel 1948 sotto lo sguardo benevolo della Gran Bretagna. I miei nonni si rifugiarono temporaneamente nel sud del Libano nella speranza di tornare a casa loro, quando mio padre era ancora un neonato di dieci giorni. Hanno vissuto in campi temporanei per tre mesi, per poi diventare rifugiati permanenti in Siria, nel campo di Yarmouk a Damasco. Mio padre e i suoi dieci fratelli e sorelle sono quindi cresciuti lontano dal loro Paese. Io sono nato a Bengasi, in Libia, durante un incarico di lavoro di mio padre, che era un insegnante, e ho trascorso lì i miei primi 7 anni, tornando a Damasco alla fine del suo incarico, e dove siamo rimasti fino a quando ero molto giovane.
Ha ancora dei familiari in Israele, nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania o a Gerusalemme Est?
BY PAGINA 21
Intervista esclusiva a Michel Kichka. «L’Israele in cui siamo emigrati era un Paese che apparteneva all’Internazionale Socialista»
Provieni da una famiglia di ebrei ashkenaziti (anche se non ti piace questo tipo di classificazione, ti consideri ebreo, punto e basta) che sono fuggiti dalla Polonia per rifugiarsi in Belgio prima della Prima guerra mondiale. Durante la Seconda guerra mondiale, la famiglia di tua madre sfuggì ai nazisti rifugiandosi in Svizzera. La famiglia di tuo padre fu deportata ad Auschwitz-Buchenwald nel 1942 e tuo padre fu l’unico sopravvissuto. Quando tornò in Belgio, riuscì a mettere su famiglia, quattro figli, tu sei il secondo. Nel tuo libro, La seconda generazione, quello che non ho detto a mio padre (Rizzoli Lizard, 2016), parli di quanto i traumi, i fantasmi e le parole non dette di tuo padre abbiano lasciato un’impronta profonda nella tua infanzia.
Questa memoria tragica e a lungo repressa di tuo padre è ancora presente in te (sindrome della seconda generazione)? Come ha plasmato la tua personalità e le tue idee?
«La mia consapevolezza di appartenere alla “seconda generazione” si è sviluppata solo a 35 anni. Non sono sicuro di poter definirla sindrome. Quello che è certo è che la ferita aperta nella nostra storia familiare mi ha portato a intraprendere un lungo processo di introspezione, culminato nella creazione del mio primo romanzo grafico all’età di 55 anni. Alcuni dicono che ho fatto dell’autoterapia. È possibile. La scrittura e il disegno mi hanno permesso di andare oltre il dolore e di superarlo».
All’età di 19 anni hai deciso di lasciare il Belgio e di crearti una vita in Israele. Appassionato di disegno come tuo padre, sei diventato insegnante all’Accademia di Belle Arti di Gerusalemme (Bezavel) e uno dei più importanti vignettisti della stampa israeliana, con una reputazione mondiale. Pur avendo frequentato corsi di religione e fatto il Bar Mitzvah, non eri un ebreo praticante e partecipavi al movimento giovanile Young Guard, una forma di scoutismo ebraico socialista. Tuo padre non credeva in Dio – per lui “Se Dio fosse esistito, i campi non sarebbero mai esistiti!” – e tuo padre era un socialista militante e laico.
"La pace si afferma solo con la pace" Papa Francesco
GIO / Mariagrazia Quaranta
if only I could fill my heart with love
se solo potessi riempire il mio cuore d'amore
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