INTERVISTA di Francisco Punal Suárez a Marco De Angelis
Speciale per Fany Blog
"Veritá a doppio taglio" è il titolo della mostra personale dell'eccezionale artista italiano Marco de Angelis, che si tiene a Le Piastre, dal 31 luglio al 30 agosto, organizzata dall'Accademia della Bugia, bugiardino d'oro per la sezione grafica lo scorso anno.
Gli spettatori della 44a Edizione del Campionato Italiano della Bugia, a Le Piastre, potranno godere dei cartoni di Marco, con disegni e contenuti squisiti. che dimostra il valore sociale dell'umorismo grafico e della satira.
Ne abbiamo parlato con Marco, alla vigilia dell'inaugurazione della sua mostra, esclusivamente per i lettori di Fany Blog.
Da quando ti piace disegnare?
Disegno da quando avevo tre anni, ma al contrario di tanti altri bambini, ho continuato con quello che era il mio hobby preferito e che poi è diventato la mia professione, insieme a quella di giornalista. Disegnavo sempre (con un foglio di carta e una penna ero felice) e studiavo le tecniche dei grandi disegnatori sui giornali di comics, guardandoli con la lente d’ingrandimento, ma arricchendo la mia formazione generale anche con tanti libri, fonti di conoscenza e di idee.
Quale formazione accademica hai?
Ho studiato al liceo storia dell’arte e tecniche, poi ho seguito un corso libero all’Accademia di Belle Arti di Roma, mentre all’Università frequentavo la facoltà di Storia e Antropologia. Ma l’arte del cartoon e dei comics l’ho imparata studiando da solo, perché quando ero ragazzo non c’erano scuole di fumetto e illustrazione, come adesso. A quei tempi non pensavo che potesse diventare una professione (in Italia non sarebbe stato facile vivere facendo il disegnatore), anche se dal ’75 avevo molte collaborazioni e avevo preso premi importanti. Poi nel 1980, a 25 anni, sono stato assunto in un importante quotidiano, Il Popolo, e il cartoon è diventato il mio impegno giornaliero, insieme a quello di redattore.
Quali argomenti affronti in questa mostra?
Espongo disegni su vari argomenti di attualità, come l’ambiente, guerra e pace, il rapporto uomo-donna, la libertà di pensiero e il Coronavirus, naturalmente. Ho voluto offrire un ritratto generale del nostro mondo e della nostra società, cercando di lanciare dei messaggi con l’aiuto del sorriso. Riuscire a far pensare gli altri facendoli sorridere (anche se con amarezza) è una cosa molto gratificante.
Cosa significa esporre in questo luogo?
Le Piastre è famosa per il Campionato della Bugia, e tengo questa mostra personale nelle strade del paese, perché ho vinto il primo premio nella passata edizione (e avevo già vinto nel 2015, quindi sono un gran bugiardo…). E’ un concorso che è arrivato alla 44° edizione e ha riscosso sempre maggiore successo, sia per la sezione grafica che per quella verbale o letteraria, e qui c’è l’unico incredibile museo al mondo sulla bugia. Oltre al fatto che Le Piastre è un bel luogo d’incontro, trovo che bugia e satira siano direttamente collegate, perché la satira spesso smaschera le bugie, mentre altre volte un umorismo bugiardo con la metafora racconta la verità.
Perché l'umorismo e la satira sono importanti nella società?
Da sempre l’umorismo ha avuto un effetto terapeutico sullo spirito, permettendoci di affrontare il mondo con un occhio diverso, leggero e intelligente allo stesso tempo, ed esorcizzando con il sorriso anche le cose più brutte. La satira non cerca solo il sorriso liberatore, ma penetra nei fatti, li analizza e commenta graficamente, come un articolo di giornale, usando la metafora grafica, il paradosso o la battuta umoristica. La satira è stata sempre temuta, perché tocca il cuore e la mente delle persone e con un’immagine può dire molte cose, spesso colpendo più di tante parole. Proprio per questo, oltre alla tragedia di Charlie Hebdo, in questi ultimi anni molti disegnatori satirici sono minacciati e condannati nei paesi autoritari, ma anche censurati in alcuni paesi democratici
L'umorismo grafico, la caricatura, occupa il posto che merita nella stampa italiana?
Il Italia l’umorismo grafico e la satira hanno una grande tradizione nella cultura dei secoli passati, ma hanno avuto un posto di rilievo soprattutto sui giornali del ‘900. E’ sempre stato molto difficile, però, fare della satira una vera professione, al contrario di tanti Paesi. Io ho avuto la fortuna di essere uno dei pochissimi a poter vivere di satira, ma perché ero anche giornalista e grafico e, oltre ai giornali dove lavoravo, avevo molte altre collaborazioni, in tempi in cui ogni associazione aveva un giornale e il tuo lavoro veniva ricompensato con generosità. Ora c’è una crisi generale che spinge i giornali e gli editori a risparmiare proprio sulla satira, e soltanto pochi hanno uno spazio dedicato in modo dignitoso all’editorial cartoon o all’umorismo. Non vi sono più riviste satiriche e le poche apparse negli ultimi anni hanno avuto vita breve. L’unico successo di questi anni è la rivista online Buduàr (www.buduar.it) di cui sono caporedattore, ma che non avrebbe resistito tutto questo tempo (siamo al n.67 dal 2012), se fosse stata su carta. I costi sarebbero stati troppo alti, difficoltà di trovare pubblicità, distribuzione, ecc. Per fortuna molti autori hanno potuto esprimersi sul web, ma questo ha portato anche a un proliferare di umorismo di modesta qualità e un deprezzamento dell’attività di disegnatore nella visione degli editori. Nella stampa italiana si fanno lodi all’umorismo e alla satira, ma poi dalla maggior parte degli editori viene considerata una spesa inutile e forse anche un po’ scomoda.
Dove pubblichi i tuoi disegni?
Dopo aver lavorato fisso in vari quotidiani e collaborato per anni con continuità con molti giornali, ora sono free lance (da quando sono andato in pensione da Repubblica come giornalista). Oltre a dedicarmi a Buduàr con disegni e articoli, in questo momento distribuisco i miei disegni su numerose testate all’estero, grazie a CartoonArts International (fino all’anno scorso in joint venture con The New York Times), GoComics e Cartoon Movement, quindi su giornali come il Courrier International, Confronti, NYTid, Le Monde, vari giornali di settore, ecc. Ma da sempre illustro anche libri per ragazzi e in questo momento sto lavorando soprattutto ad alcuni progetti, dopo avere illustrato dei libri e realizzato una app per iPad “Iron horse story”. Insomma, mi muovo su più fronti.
L'epidemia di coronavirus finirà?
Probabilmente finirà, perché la scienza sta lavorando per trovare una soluzione come per altre malattie, ma non possiamo sapere quando. Non sia sa quasi nulla di questo virus, come si propaga l’infezione, le modalità, non c’è una cura precisa o un vaccino. In questo momento in Italia la situazione è migliorata, i provvedimenti presi finora hanno funzionato, ma il virus potrebbe riattaccare, forse mutato. In molti Paesi la situazione è molto grave, quindi non possiamo stare tranquilli e dobbiamo continuare a prestare molta attenzione, senza abbassare le difese.
È ormai noto che l'Unione Europea ha ignorato la richiesta di aiuto dell'Italia, prima dell'inizio dell'epidemia.
"Nessuno Stato membro ha risposto alla richiesta dell'Italia o alla richiesta di aiuto della Commissione", afferma Janez Lenarčič, commissario europeo per la gestione delle crisi. "Il che significava che non solo l'Italia non era preparata. Nessuno era preparato. La mancanza di risposta alla richiesta italiana non era tanto una mancanza di solidarietà quanto una mancanza di attrezzature".
Cosa ne pensi di questa situazione?
L’Europa anche in questa situazione ha dimostrato che prevalgono sempre gli egoismi e gli interessi di parte.
L’Italia non era preparata, come tutti gli altri Paesi europei, ma l’Italia ha capito subito la gravità della situazione, proprio perché colpita per prima dall’epidemia. Se tutti gli altri avessero guardato con maggiore attenzione e lungimiranza, senza sottovalutare, avremmo affrontato con più facilità l’emergenza. In realtà il problema è apparso subito grave non solo nel suo aspetto sanitario (con la diffusione in gran parte dell’Europa), ma anche in quello economico, dividendo l’Unione Europea tra Paesi che dovevano fare i conti con la pesante crisi causata dal Covid-19 e dal lockdown e Paesi che volevano soltanto tutelare la propria economia.
Roma, 30/7/2020