mercoledì 19 febbraio 2014

Franco Origone

Franco Origone - L'Asino
Tristissima notizia!
Un grande abbraccio alla famiglia ed in particolar modo al fratello Agostino
Franco disegnava, Agostino creava le battute dei lavori firmati Origone.
Tantissimi i riconoscimenti e premi tra cui il premio satira Forte dei Marmi 2001
Tante le vignette che  che ho condiviso di Origone , ma tante ancor di più quelle che ho letto e mi hanno fatto sorridere sul giornale della mia città La Gazzetta di Parma.
Quando ho letto la mail della scomparsa stavo ascoltando la musica di San Remo e sono andata a ricercarne qualcuna tra le pagine del blog per condividerla con tutti voi amici.
 
Origone Franco
ITALY
Ribar
(Menzione speciale a Genova



Franco Origone -L'Asino

 
Franco Origone

 Franco Origone L'Asino

Origone - Premio speciale Cartoon Sea 2013





Kamikaze 2011 - Franco Origone L'Asino







La mail:
Da oggi bisognerà scrivere, purtroppo, così: Franco Origone (Genova 1950-2014).

Un altro caro amico, la metà alta e smilza del binomio Origone Bros, non c'è più.
Se n'è andato dopo una lunga malattia affrontata, ancora una volta, con incredibile umorismo.
Era una bella persona, buona e malgrado tutto inguaribilmente allegra. Gli sono stato amico, gli volevo bene. 
Lavorando instancabile col fratello Agostino, mi (ci) ha fatto ridere per una vita: fin dai primi anni 70, con i fumetti di Petrus e John Killer, poi con le irresistibili strip di Nilus e poi ancora con migliaia di vignette, sempre beneducatamente umoristiche e satiriche.
Ha continuato a disegnare fino all'ultimo, dal letto d'ospedale, adottando per le sue ultime vignette il lettering digitale, perché la sua grafia era diventata ormai un po' tremula.
Vorrei ricordarlo a chi lo ha conosciuto e apprezzato proprio con alcuni dei suoi ultimi disegni, scelti dal blog che ha saputo tenere "vivo" quasi fino all'ultimo, come dimostrano le date di realizzazione.
Mi sembra di vederlo, di là, sorridente e divertito.
Ferruccio Giromini 






Nota

Addio a Origone, la matita del Secolo XIX

Claudio Paglieri
Genova - Ventiseimila vignette satiriche senza mai scadere nella volgarità. E una striscia deliziosa, Nilus, ambientata in un Antico Egitto che assomiglia molto all’Italia di oggi. Franco Origone, che con il fratello Agostino ha creato una firma tradotta e apprezzata in tutto il mondo, se n’è andato ieri, a 63 anni, dopo una lunga malattia affrontata con pudore e coraggio, lasciandoci in eredità un sorriso ironico e la cultura del lavoro ben fatto.
Nella coppia degli Origone lui era il disegnatore. Quello che fisicamente per decenni si presentava al Secolo XIX per realizzare la vignetta del giorno, previa consultazione telefonica con Agostino che era l’autore dei testi. Avevano cominciato con le classiche strisce all’americana, pubblicate sulla rivista Il Mago . Poi nel 1980, quando il vignettista Rino D’Anna lasciò il giornale, il vicedirettore Giulio Anselmi chiese ai fratelli di cimentarsi nella vignetta “politica”. Una piccola opera d’arte, una battuta rapida, fulminante. L’umorismo può essere dote naturale, ma va affinato attraverso la lettura dei giornali, lo studio dei protagonisti della politica, il loro aspetto, i tic. Mica facile.
La passione per il disegno aveva colto Franco fin da piccolo, a scuola, quando scarabocchiava sul diario o su fogli volanti. In un’intervista raccontò che i professori lo chiamavano “Origone chiacchierone” ma è difficile da credere: era la persona più cortese,timida e silenziosa dell’intera redazione. Se avevi bisogno di un lavoro grafico preciso, originale e svolto in tempi rapidi, con lui eri tranquillo. Ma quanto a parlare, preferiva farlo attraverso le vignette, pubblicate a lungo non solo sul Decimonono ma anche su altri quotidiani (Il Piccolo, Alto Adige, Italia Oggi, La Gazzetta di Parma, Il Tirreno, Libertà, La Provincia Pavese...).
Franco era insomma un genovese un po’ stundaio , quel mix di orgoglio e timidezza caratteristico di chi è consapevole del proprio valore ma, non sapendo o volendo “vendersi”, aspetta che siano gli altri a riconoscerlo.
Nella coppia degli Origone, il compito di “vendere” vignette e fumetti spettava ad Agostino, almeno fino agli Anni Novanta quando si affidarono all’agenzia Quipos, quella di Mordillo e Quino. Fecero bene, perché riuscirono a dare alle loro opere grande visibilità internazionale e a crescere nel merchandising.
Il loro tratto divertente, e le battute garbate, li rendevano perfetti per il pubblico dei bambini e non a caso pubblicarono a lungo “Pensagioca”, una rivista interamente dedicata a loro, con strisce, giochi, indovinelli. Così come ebbe grande successo “Il Secolo dei Bambini”, per qualche tempo inserito nel nostro giornale.
Quanto ai premi, gli Origone hanno raccolto tutti i più importanti riconoscimenti del settore: il Dattero d’Oro nel 1979 e la Palma d’Oro nel 1984 al Salone dell’Umorismo di Bordighera. Nel 1988 il Premio Umorista dell’Anno di “Sorrisi e Canzoni TV”.
Nel 1999 il Premio Internazionale al Concorso di grafica umoristica di Marostica; nel 2001 il Premio Forte dei Marmi per la satira politica.
Particolarmente amata dai lettori è la striscia “Nilus”, nata dall’idea geniale di sfruttare come ambientazione l’Antico Egitto. Nilus, architetto pasticcione e timido con le donne, dà il nome alla serie (anche perché è l’anagramma di Linus, immediato ed evocativo), ma il protagonista è il Faraone, incarnazione dell’uomo politico avido, corrotto, senza scrupoli.
Fisicamente Nilus ricorda Franco, alto e sottile, mentre il Faraone pare ispirato al più robusto Agostino. Intorno a loro il segretario Zeb, il sacerdote Zoth, i soldati, ma anche gli schiavi (mai apparsi prima in una striscia), perfetti per dare voce alle rivendicazioni della classe operaia.
Nilus è arrivato a quasi seimila strisce, raccolte in libri di grande successo (Tutti gli uomini del Faraone, Faraoni si nasce, Il Grande Nilus, C’era una volta in Egitto, per citarne solo alcuni).
Non tutti sanno che gli Origone lavorarono alla campagna pubblicitaria della Yomo, sì, proprio quella che ancora oggi viene rinfacciata a Beppe Grillo. E che Antonio Ricci li definì «i cani sciolti» della satira politica italiana facendo loro un bellissimo complimento. Genovesi, alla periferia dell’Impero, fuori dai giochi della destra e della sinistra: perfetti per osservare il mondo con disincanto e senza dover rendere conto a nessuno, se non ai loro lettori.
Molti dei quali daranno l’ultimo saluto a Franco Origone domani alle 10 alla Chiesa di Santa Sabina in via Donghi. Alla moglie Orietta, ai figli Daniele e Sergio, al fratello Agostino vanno le condoglianze della famiglia del Secolo XIX.

martedì 18 febbraio 2014

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA LIBERTA' DI PENSIERO

Al Jazeera ha riportato  l'avvenuta esecuzione del poeta iraniano Hashem Shaabani.


Hashem Shaabani scriveva: "Non ho mai usato un'arma che non fosse la mia penna".


THE UNSUSTAINABLE LIGHTNESS OF FREEDOM
Al Jazeera reports that the iranian poet Hashem Shaabani was hanged January 27
at an unidentified Iranian prison.
13 Feb 2014



Seven Reasons Why I Should Die for Hashem Shaabani :
For seven days they shouted at me:
You are waging war on Allah!
Saturday, because you are an Arab!
Sunday, well, you are from Ahvaz
Monday, remember you are Iranian
Tuesday: You mock the sacred Revolution
Wednesday, didn't you raise your voice for others?
Thursday, you are a poet and a bard
Friday: You're a man, isn't that enough to die?

Shaabani, è stato un attivista pacifista per i diritti del suo popolo, ed anche un poeta molto conosciuto. Suo padre, Khalaf Shaabani, aveva combattuto contro Saddam Hussein durante la Guerra Iran-Iraq e si era guadagnato diverse onoreficenze. Hashem aveva rifiutato le armi e si era impegnato nel dialogo con la maggioranza sciita, nel tentativo di far conoscere meglio agli iraniani la cultura degli Ahwazi. Per questo, dopo la laurea in Scienze Politiche presso l’Univesità di Ahvaz, Shaabani aveva aperto l’Istituto per il Dialogo, un centro promuoveva la traduzione di poemi in lingua persiana in Arabo e viceversa.



Funeral of the Free Word
Saad Murtadha
The free pen is still an endangered species. 17 Feb 2014



Suppressing freedom of speech
Mohsen Izadi
Suppressing freedom of speech in dictatorships!!! 17 Feb 2014

 
Iran's Minister of Culture and Islamic Guidance: There's no Censorship in Iran
12.02.2014
Mana Neyestani

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La notizia

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BIGLIETTI DI SOLA ANDATA DA TEHERAN

lunedì 17 febbraio 2014

Concorso 14th World Press Freedom International Editorial Cartoon Canada


Il comitato canadese per la Libertà di stampa indice il  14 ° Internazionale Editorial Cartoon Competition 

1 .Tema è :
Il Grande Fratello ti sta guardando 
Il tema fa riferimento alle rivelazioni di Edward Snowden su come la National Security Agency ha collaborato con le agenzie governative per spiare le comunicazioni private di milioni di individui. L'agenzia statunitense ha utilizzato i dati raccolti da enormi corporazioni internet e telefonici per aggirare le leggi che vietano le agenzie governative di spiare i propri cittadini.

2 . Tre Premi: primo premio di $ 1500 , più di un certificato dal Canadian UNESCO , secondo premio di $ 750 e un terzo di $ 500 . Tutti gli importi sono espressi in dollari canadesi . Altre 10 opere riceveranno un ' Award of Excellence ', purtroppo senza alcun compenso finanziario.

3 . Ogni autore potrà mandare un solo cartoon. Esso può essere sia a colori o in bianco e nero e non deve aver vinto nessun premio.4 . Le dimensioni del cartoon non deve superare A4 ; 21 di 29,2 cm o 8,50 da 11 pollici .5 . Ogni opera deve essere corredata del nome , indirizzo , numero di telefono e una breve biografia del cartoonista.6 . Il comitato canadese avrà il diritto di utilizzare una qualsiasi delle vignette in concorso per la promozione del  concorso e dell'associazione.7 . I vincitori del concorso saranno annunciati al World Press Freedom Day Luncheon che si terrà presso il National Arts Centre di Ottawa , in Canada Venerdì 2 Maggio 2014 e tramite e-mail .
 I nomi dei vincitori e i loro cartoons saranno pubblicati sul sito web CCWFP : http://www.ccwpf-cclpm.ca/8 . Le vignette vincitrici saranno esposte al pranzo .
Il termine ultimo per la ricezione delle vignette è 05:00 GMT , di Venerdì, 4 aprile 2014 .
Per informazioni: info@ccwpf-cclpm.ca
I Cartoons devono essere in formato jpeg a 300 dpi 
2004- The Internet: Freedom of Expression and Access Issues
Alessandro Gatto (Italy)

 English
The Canadian Committee for World Press Freedom 14th International Editorial Cartoon Competition
1. The theme for the 13th International Editorial Cartoon Competition is: 
Big Brother is watching you

Whistleblower Edward Snowden revealed how the National Security Agency worked with government agencies to spy on the private communications of millions of individuals. Further revelations disclosed how the U.S. agency used massive data collected by internet and telephone corporations to circumvent laws that prohibit government agencies from spying on their own citizens. Without protection from illegal and unwarranted surveillance, the private communications of individuals can be chilled, leading to massive self censorship, the shackling of free speech and the creation of a Big Brother society.

2. Prizes: three prizes will be given: a first prize of $1500 plus a Certificate from Canadian UNESCO, a second prize of $750 and a third of $500. All sums are in Canadian dollars. Ten additional cartoons will receive an ‘Award of Excellence,’ Regrettably no financial remuneration accompanies the Awards of Excellence.
3. Only one cartoon will be accepted from each cartoonist. It may be either in color or black and white and must not have won an award.
4. The size of the cartoon should not exceed A4; 21 by 29.2 cm; or 8.50 by 11 inches.
5. The name, address, telephone number and a short biography of the cartoonist must be included in the submission.
6. The Canadian Committee for World Press Freedom shall have the rights to use any of the cartoons entered in the Competition for promotion of our Editorial Cartoon Competition and World Press Freedom Day. 
7. The winners of the Cartoon Competition will be announced at the World Press Freedom Day Luncheon held at the National Arts Centre in Ottawa, Canada on Friday May 2, 2014 as well as being advised by e-mail. The winner’s names and their cartoons will be posted on the CCWFP web site: http://www.ccwpf-cclpm.ca/
8. The winning cartoons will be exhibited at the luncheon.
The deadline for receipt of cartoons is 5 p.m. GMT, Friday, April 4, 2014.
Send submissions by e-mail to : info@ccwpf-cclpm.ca
Cartoons should be in jpeg format at 300 dpi

2010 - Plantu (France)
 Français
Voici les règlements du concours:
Le 14e Concours international de dessin éditorial du Comité canadien de la liberté de la presse mondiale
1. Le thème du 13e Concours international de dessin éditorial est:
On vous tiens à l’oeil
Le dénonciateur d’activités illicites Edward Snowden a révélé comment la National Security Agency (NSA), de concert avec des organismes gouvernementaux, a espionné les communications privées de millions de personnes. D’autres révélations ont dévoilé comment la NSA s’est servie de l’énorme quantité de données recueillies par les sociétés Internet et de téléphonie pour contourner les lois qui interdisent aux organismes gouvernementaux d’espionner leurs propres citoyens. L’absence de protection contre la surveillance illégale et injustifiée peut décourager les communications privées entre les personnes et mener à une autocensure massive, à l’étouffement de la liberté d’expression et à la création d’une société orwellienne. 
2. Prix : trois prix seront attribués : un premier prix de 1 500 $ accompagné d’un certificat de la Commission canadienne pour l’UNESCO, un deuxième prix de 750 $ et un troisième prix de 500 $. Toutes ces sommes sont en devises canadiennes. Dix dessins additionnels recevront un Prix d’excellence. Malheureusement, aucune somme d'argent n’accompagne ces derniers.
3. Chaque dessinateur ne peut soumettre qu’un seul dessin. Il peut être en couleur ou en noir et blanc, mais il ne doit pas avoir déjà gagné de prix.
4. La dimension du dessin ne devrait pas dépasser le format A4; 21 par 29.2 cm; ou 8.5 par 11 pouces.
5. Le nom, l’adresse, le numéro de téléphone et une courte biographie du participant doivent accompagner la soumission.
6. Le Comité canadien de la liberté de la presse mondiale se réserve le droit d’utiliser les dessins soumis pour faire la promotion du Concours international de dessin éditorial du Comité canadien de la liberté de la presse mondiale.
7. Les noms des lauréats du concours seront annoncés lors du déjeuner de la Journée mondiale de la liberté de la presse qui aura lieu au Centre national des arts à Ottawa le vendredi 2 mai 2014. Les récipiendaires seront avisés par courriel. Les noms des lauréats de même que leurs dessins seront affichés sur le site web du CCLPM : http://www.ccwpf-cclpm.ca/
8. Une exposition des dessins gagnants aura lieu lors du déjeuner.
Les dessins doivent nous parvenir avant 17:00 le vendredi 4 avril 2014.
Soumettre par courriel à : info@ccwpf-cclpm.ca
Les dessins devraient être en format jpeg et ne pas dépasser 300 ppp
2002-Yurij Ochakovski (Israel)



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Concorso 13th World Press Freedom International Editorial Cartoon Canada

domenica 16 febbraio 2014

Ritratto di Fuksas

Il 2 febbraio su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Massimiliano Fuksas

"Una struttura non deve solo funzionare. Deve dare un'emozione."


Fuksas: "Dall'architettura
ho imparato che l'ordine
conta quanto il caos"
La famiglia, la politica, l'arte: ricordi nel tempo e nello spazio

 Di Antonio Gnoli
In questa piccola storia orale affiora, ogni tanto, l'idea che il successo sia solo un ingrediente di una personalità che ha cercato altre ragioni nella vita. Almeno è ciò che Massimiliano Fuksas lascia filtrare di sé. Con indubbia abilità. È come se tutto ciò che vedo, che mi fa vedere, sia il frutto prospettico di una lieve illusione. Non è questo che in fondo regalano gli architetti più dotati: una solida e fondata (o fondabile) illusione? E allora eccomi calato, non lontano da Campo dè Fiori, nei tre piani di morbidezza che sono poi quelli dello studio: bello, accogliente e abitato da una legione di giovani che si danno da fare intorno ai tanti progetti che Fuksas sta realizzando. Gli chiedo com'è il rapporto con questa generazione che ci ostiniamo a definire senza futuro. "Se ho cento persone qui, altre cento divise tra Parigi e la Cina, e quasi tutte sotto i trent'anni, è segno che qualcosa si muove. Al di là della crisi. Ma l'architettura è un mondo strano. Abitato da nani nelle viscere delle montagne e da elfi nelle foreste".

Un mondo fantastico?
"Diciamo dove la fantasia può ancora galoppare. E i giovani possono ritagliarsi la loro parte".

Di sogni ne sono rimasti pochi.
"Però è l'unica merce non ancora venduta in saldo. Penso alla mia storia come a una successione di eventi incompleti che i sogni hanno colmato di gioia e delusione. Piccolo inciso. A me non frega niente se un sogno si realizza o meno. Importante è averlo. È la risorsa inesauribile dei miei perché. Dalle mie origini in poi".

Da dove viene? Il nome non ha nulla di italiano.
"Nel periodo luterano, la mia famiglia, ebraica, emigrò dalla Germania in Lituania. Il mio bisnonno era un mercante di sale a Kaunas. Poi si trasferì a Vilnius. Fece abbastanza soldi per mandare i figli all'università. Ma era il periodo del dominio zarista e gli ebrei non potevano accedervi. Perciò spedì mio nonno ad Heidelberg. Dove conobbe Elisa e la sposò. Nacquero due figli: mio padre Raimondas e Anatole Pierre".

Che anni erano?
"Gli anni Dieci dello scorso secolo. Nel 1914 scoppiò il conflitto. Nel corso della prima settimana di guerra il nonno, medico, fu investito da una bomba. Una scheggia lo colpì in pieno e morì dissanguato. Nonna Elisa si rifugiò a Mosca con i due figli. Sposò in seconde nozze Harry Basin, direttore delle acciaierie moscovite. Anni tumultuosi. Poi, nel 1918, la Lituania proclamò l'indipendenza. Con il nuovo marito Elisa tornò a Vilnius. Non era la fotografia di una famiglia felice".

Perché?
"Perché Harry era un uomo autoritario e duro. Pretendeva che il figliastro studiasse ingegneria. Mio padre cominciò a detestarlo e alla fine decise di andarsene a Roma. Sulle orme del padre studiò medicina. Conobbe mia madre. Felicità presto interrotta dalle leggi razziali, dalla guerra e da tutte le aberrazioni legate al conflitto e al fascismo. Superammo anche quelle. Non bastò. Nel 1950 papà morì. Avevo sei anni".

Cosa faceste?
"La mamma accettò l'invito della nonna, che viveva non lontana da Vienna. La città divisa in zone di influenza. Eravamo nella parte inglese. Sebbene fossi nato a Roma avevo ancora il passaporto lituano e per questo non potevo accedere alle altri parti della città. Insomma, dopo un po' tornammo a Roma. Andammo a vivere dalle parti del Gianicolo, vicino a Villa Sciarra. Iniziai le scuole elementari al Francesco Crispi. Una delle prime cose che chiesi fu chi era Crispi. Immaginavo fosse il proprietario della scuola. La mamma mi disse vagamente che era stato uno statista italiano. Ma fu Giorgio Caproni a fornirmi qualche dettaglio in più".

Caproni il poeta?
"Proprio lui. Fu il mio maestro alle elementari. Un giorno ci spiegò che gli uomini sono strani. E che la coerenza non è quasimai il loro forte. Ci raccontò che Crispi era stato rivoluzionario da giovane. Che aveva perfino seguito Garibaldi nella spedizione dei Mille e che da vecchio, a capo del Governo, stroncò i primi scioperi operai. Insomma diventò "pompiere"".

E lei ha paura di fare la stessa fine?
"Almeno sul piano politico non ho mai cambiato opinione. Le ingiustizie non mi piacevano quando avevo vent'anni e non mi piacciono ora che ne ho settanta".

Com'era Caproni insegnante?
"Grande sensibilità e ironia sommessa. Mi prese a ben volere. Forse incuriosito dalle mie origini o dalla mia timidezza. Non lo so. A volte mi invitava a casa. Viveva in un tristissimo palazzo in via dei Quattro Venti. Ricordo l'edificio in mattoni, il portone incongruamente monumentale, le piccole finestre verdi, l'appartamento povero. Una vita grama segnata però da due grandi passioni".

Quali?
"Il violino che ogni tanto suonava e il treno. Possedeva i piccoli treni Rivarossi. Confesso che ero più interessato a questi giocattoli che non alle sue poesie o alle sue traduzioni. Un pomeriggio mi parlò della dolce bellezza della lingua francese. Era un uomo semplice. Seppi in seguito che aveva sofferto enormemente. Nella suo dolore rispecchiò il mio, di bambino solo. In un certo senso mi adottò".

Ha avuto un'infanzia complicata?
"No, semmai disciplinata da una madre forte. Avevo un carattere ombroso. Ero magro, fragile e soprattutto mi sentivo solo al mondo. Con il tempo ho imparato a convivere con questa solitudine".

Non dà l'impressione di un uomo solo.
"La mia socialità è forzata. Per il mestiere che faccio devo incontrare le persone, frequentarle. Ma vivo meglio con me stesso".

Come è giunto al mestiere di architetto?
"Non era tra le mie aspirazioni. La sola cosa che intendessi fare era l'artista. A 16 anni, grazie all'interessamento di Giorgio Castelfranco, andai a lavorare con Giorgio De Chirico. Mi sentivo pittore. Stare nella bottega di un grande artista, pensavo, era il modo migliore per migliorarsi".

Non andò così?
"Scartabellavo nell'archivio, rassettavo. Niente di creativo. E poi non si capiva mai se il maestro era contento. Mascherava la sua stizza permanente sotto un sorriso sornione. Per farla breve, finii il liceo - al Virgilio dove, tra l'altro, ebbi come professore di italiano un giovane Alberto Asor Rosa - e dissi a mia madre che volevo fare il pittore. Lei mi guardò e tutta seria commentò: vedo già l'ombra del fallimento dietro le tue spalle. Fu scoraggiante".

Ma aveva torto?
"Penso che valutasse una professione in termini di riuscita sociale. Pochi giorni dopo le risposi dicendole che mi sarei iscritto ad architettura. Fu laconica: ecco, è già meglio. Insomma feci rapidamente i miei studi. Ebbi la fortuna di scoprire, nella Londra degli anni Sessanta, il lato creativo dell'architettura. Di innamorarmi di una ragazza danese, raggiungerla a Copenaghen, e alla fine lavorare negli studio di Henning Larsen e poi in quello di Jorn Utzon ".

In che anno si laurea?
"Nel 1969. Ero uno dei pochi che non voleva fare carriera universitaria ma costruire. Fui considerato un traditore ideologico".

In che senso?
"Si pensava che l'architetto dovesse essere testimone della crisi. In linea con l'idea della morte dell'arte. Non credevo a quelle stronzate e sostenevo che se intraprendi una professione devi anche dimostrare cosa sai fare".

Cos'è per lei l'architettura?
"Non lo so, ogni volta mi trovo a dire una cosa differente. Però non può essere solo una struttura che funziona. Deve dare un'emozione. Essere il risultato di una passione".

Niente di razionale?
"La razionalità conta tanto quanto il caos".

Si spieghi.
"Senza il disordine non nasce niente. La disciplina, le scuole vanno bene. Ma fino a un certo punto. Poi ci sei tu e un oceano di passioni. Non c'è niente di romantico in ciò che dico. Ma devi seguire i flussi. Non sono mai stato il seguace di nessuno. Ho preso un po' da tutti. Come il surf. Vai sulle onde se ci sono le onde".

Qualche nome?
"Louis Kahn mi insegnò il passaggio di scala; da Wright ho appreso la varietà dei soggetti; da Le Corbusier l'aspetto scultoreo e plastico; da Prouvé il lavoro nel dettaglio. Ma non li ho sposati. Semmai li ho traditi".

E tra gli italiani?
"Ammirazione per Gio Ponti. Un dandy meraviglioso. Capace di passare, con la stessa naturalezza, dal cucchiaino alla città. E poi Libera, Terragni, Piacentini. Una generazione straordinaria".

Cosa è lo spazio per lei?
"Non è la cosa più importante. È un mito che l'architetto si occupi di spazi. Semmai è lo spazio che si occupa di te".

E la luce?
"Fondamentale. Non ci sarebbe architettura senza la luce che esalta i volumi e il colore".

Accosterebbe la luce al divino?
"No. Piuttosto la vedrei come una realizzazione dello spirituale. Il divino, o meglio il sacro, non mi coinvolge. Richiede una fede che non ho. La spiritualità è un'esperienza che anche un non credente può vivere. Ci deve essere qualcosa che superi il pragmatismo. Quando l'architettura riesce ad andare oltre le sue funzioni, allora si scopre lo spirituale".

Prima faceva l'elogio del disordine. Da dove le nasce?
"Da una forma di indisciplina cronica".

Come quella che esibì negli anni della contestazione?
"Me lo chiede come se abbia commesso chissà cosa".

Si dice che fosse tra i più determinati.
"Non ho mai preso in mano un bastone. I poliziotti ci scacciarono dall'università di Valle Giulia, protestammo, ci inseguirono manganellandoci senza pietà. Vedere quei vecchi celerini, spesso con la pancia, che arrancavano era uno spettacolo terribile. Ricordo che con le mie Clark ai piedi non facevo che scivolare. E pensavo: ma cosa cazzo si inseguono, cosa cazzo si picchiano. Avevo il cuore in gola e l'adrenalina che girava a mille".

Il bello della rivolta?
"Era un mondo che stava cambiando".

Pasolini pensò che stesse cambiando in peggio.
"E aveva torto. Diceva che eravamo borghesi e fighetti. Tra di noi c'era il proletariato che cresceva e, soprattutto, piccola borghesia. Ho polemizzato con lui".

Lo ha conosciuto?
"Non bene. Vivevamo nello stesso quartiere. Abitava nella stessa palazzina di Attilio Bertolucci. Una volta lo incrociai mentre, con la madre, andava da Caproni. Ricordo che facemmo una partita di pallone in un campetto di periferia. Vidi una figura nervosa, muscolosetta, dotata di un indiscutibile stile. Finalmente rilassata. Poi, nello spogliatoio, si mise a fare a "dito di ferro" con dei compagni di squadra. Gli piaceva la vigoria fisica e la sfida virile".

Politicamente che giudizio ne dà?
"Aveva posizioni apocalittiche. Diverse comunque dal mio modo di essere di sinistra".

Cosa intende per "mio modo"?
"Dopo tante "seghe" mentali, alla fine penso che la sinistra va giudicata a seconda di quanti "no" dice. Se pronuncia troppi "sì" occorre diffidare".

Si sente un uomo contro?
"Credo che esistono ancora le ingiustizie e che possono essere contrastate. L'infelicità fa male a tutti: sia a chi la subisce direttamente, sia a chi la vive di riflesso".

Però il peso è diverso. Come vive i suoi privilegi?
"Quali?"

È ricco, famoso e per giunta di sinistra.
"Frank Gary una volta mi disse: fai tutto quello che devi, e se hai successo non te ne vergognare. L'importante è che non venga dalle cattive azioni".

Ha mai progettato per un costruttore, un palazzinaro?
"Mai. Non è il mio mondo. Quasi tutto il lavoro, a parte qualche cliente privato, passa attraverso i concorsi".

Le capita di dire: ho sbagliato?
"Sono un accumulo di errori. Se non ci fosse Doriana, mia moglie, a ricordarmelo e a correggermi finirei per perdermi. Lei mi protegge da me stesso".

Si sente psicologicamente dipendente?
"Si dipende da chi si ama. Mia madre ha toccato i 97 anni e non riesco a immaginare di poter fare a meno della sua onesta durezza".

È sposato da quanto tempo?
"Con Doriana da 34 anni. Prima c'è stata un'altra moglie. E quattro figli equamente ripartiti".

Come sono i rapporti?
"Con uno non ci parliamo da anni. E lo considero una mia sconfitta. Con gli altri va bene. Elisa ha da poco scritto un libro. Generazionale. Credo parli anche di me. E, sospetto, non del tutto favorevolmente".

Teme il giudizio degli altri?
"Dovrei temere quello di Dio. Ma sono ateo. Preferisco che si parli bene di me. Non sono di quelli che dicono: purché se ne parli".

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Ritratto di  Luciana Castellina

Roberto "Freak" Antoni

Roberto "Freak" Antoni era un bardo, un cantante punk, uno dei simboli del rock 'demenziale' italiano, che ha sempre conservato la convinzione di meritare di più di quel che poi il mercato discografico ha riservato a questi “35 anni di grandi insuccessi”, come li definiva lui.
“Di questi anni ricordo grande sbattimento, la voglia di pretendere più considerazione da pubblico e critica, e una grande fatica per nuotare controcorrente”, confidava dopo il suo ultimo concerto con la band, gli Skiantos, a maggio 2012 a Bologna.
Da quel giorno Freak aveva iniziato una nuova sfida musicale, un progetto solista assieme alla pianista Alessandra Mostacci.
Ma Freak è stato anche attore con la partecipazione ad alcuni film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e uno scrittore, autore di 9 libri tra cui  Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti
Qui sotto, qualche frase famosa, qualche canzone e le tavole dei disegnatori che lo hanno apprezzato...
mentre per le foto ed altre notizie vi metto il link del bell'articolo di Luca Boschi Un saluto a Freak Antoni


Roberto Freak Antoni

di Marilena Nardi


Famosi i suoi aforismi, eccone qualcuno:

La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. 
Il sesso è peccato... farlo male.
Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare.

Toccatevi, perché l'amore è cieco.

 A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto.
Dio c'è ma ci odia!
Se uno si impegna, può stare male ovunque.
Fai bene a lasciarmi, anch'io fossi in me mi lascerei.
Nella vita è importante che gli altri ti vengano incontro, così sai da che parte spostarti.
Se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c'è ben poco da ridere.
Mangiate merda: miliardi di mosche non possono avere torto! 

Se c'è una cosa che non sopporto è la presunzione di chi crede di essere
migliore di me.


 Skiantos: "Sono un ribelle..."
Tiziano Riverso



 Pronto, passami la mamma
lo so che è ancora sveglia nella stanza
sono le quattro del mattino
avrei bisogno di parlarle un attimino

Sto bene, non è un incidente
guarda, mamma, non mi è successo niente
stanotte non torno li a dormire
resto fuori, non c'è niente da spiegare

Giuro, non è per farti male
dormo fuori, non farmela pesare
c'è un posto qui a casa degli amici
parla forte, non capisco cosa dici

Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Ci vediamo, torna pure a letto
domani arrivo, okay te lo prometto
e per favore stira la maglietta
c'è un concerto, mi serve quella rotta

Ricorda di comprarmi dei calzini
fai mettere le borchie ai pantaloni
ho il pullover e la giacca di pelle
non ho freddo e sono un ribelle

E va bene, non ho niente nella testa
può anche darsi, però adesso basta
sono un ribelle, l'ho deciso
e non m'importa di essere capito

3 volte: Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Sono un ribelle, mamma
Sono un ribelle, mamma


...1-2-6-9! Largo all'Avanguardia!
InkyJohn






Torno indietro?
Fabio Magnasciutti

Coro: mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine Non posso farci niente mi sento deficiente lo so che non conviene ma poi chi si trattiene Quelle alte 1 metro e 80 quelle basse 1 e 50 non esiste divisione quel che conta è il calore Le sbarbine sono bionde le sbarbine sono more le sbarbine sono tante le sbarbine in amore Mi piaccion le sbarbine anche se mi fan soffrire non c'ho mai niente da dire quel che voglio è solo amore Sono un tipo senza storia m'han fregato la memoria ma l'amore di una sbarba mi fa andare giù di testa .............(ripete ritornello)............ Le sbarbine son carine le sbarbine c'hanno gli occhi le sbarbine con i tacchi che mi mandano nei matti Mi piaccion le sbarbine lo so che non conviene mi piaccion le sbarbine io voglio starci assieme .........(ripete ritornello)...... Yes..!

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/S/testi_canzoni_skiantos_2411/testo_canzone_mi_piaccion_le_sbarbine_79377.html
Tutto su Skiantos: http://www.musictory.it/musica/Skiantos


rotten, eppur bisogna andar
Fabio Magnasciutti

Skianti -Mauro Biani


Freak - Gava





l'avanguardia è alternativa non fa sconti comitiva
l'avanguardia è molto dura e per questo fa paura
#pubblicodimerda

disegno di Andrea Pazienza


Skiantos - Io Sono Un Autonomo (1978)



http://www.freakantoni.it/
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Sulla sua vita ha scritto anche un fumetto, “Freak”, disegnato da Stefano Ianne

 Freak il fumetto

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Il Sanremo di Fazio, Serra e Piccolo non tocchi Freak Antoni, "
Il Fatto Quotidiano" 15 febbraio 2014
15 febbraio 2014 alle ore 8.53
Di Fulvio Abbate

Il Festival di Sanremo di Fabio Fazio, Michele Serra e Francesco Piccolo è bene - come si dice non senza fiammeggiante retorica - tenga giù le mani da Roberto Freak Antoni! Il ragazzo, il punk, il poeta, il front-man di un (nostro) sogno di ragazzi in rivolta, mai riconciliati con l’ordine naturale della conformità. Tantomeno quello socialdemocratico e post. Roberto, infatti, credeva nell’eversione poetica, ed è così morto senza mai scoprirsi affine al sistema, ai sistemi. Freak Antoni è stato il nostro Sid Vicious. Laggiù, nel Regno Unito, i Sex Pistols, qui, nel piazzale di casa nostra, anzi, a Bologna, sfolgoravano gli Skiantos, molto più di un gruppo musicale “di tendenza”, semmai uno stato d’animo, una barricata libertaria, un megafono mutante, un risotto che seppellisce.

“Rock demenziale”, situazionismo, mao-dadaismo, patafisica, così almeno secondo alcune definizioni abituali, buone, nel migliore dei casi, per “Muzak” o “Ciao 2001”. Rock, a suo modo, militante, festante, sfanculante, sbucato fuori da un’annata, il 1977, che sempre lì a Bologna, e non soltanto, donò al mondo l’assalto “alla vetrina della socialdemocrazia europea”, come d’altronde cantava un’altra (sempre nostra) voce poeticamente perfetta, profetica di quei giorni, Claudio Lolli: “… disoccupate le strade dai sogni e arruolatevi nella polizia, ci sarà il bisogno di partecipare, ed è questo il modo, al nostro progetto di democrazia”. Freak Antoni, cui dobbiamo alcune battute immense di saggezza perfino da adulto – “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”, “A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto”, “Dio c'è ma ci odia!”, “Si dice che una volta toccato ilfondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare”. - non siarruolerà mai nel contingente del conformismo commerciale, discografico, marchettaro, Roberto manterrà, infatti, il puntiglio della propria idea di sedizione poetica, d’altronde, uno che ha esordito cantando “mi piaccion le sbarbine”, ma soprattutto “Questa è avanguardia, pubblico di merda”, non lo ficchi dentro il canone spettacolare della quiete conformista dopo la tempesta della rivolta giovanile. Oh, intendiamoci, Freak Antoni, da vivo, a Sanremo ci sarebbe voluto tornare, due anni fa addirittura presentò un brano accompagnato al piano da Alessandra Mostacci, “Però quasi”, un’elegia melodica che taglia la testa al toro del fracasso, ossia dell’equivoco che un rocchettaro demenziale non possa custodire la misura del sentimento, la chiarezza struggente di un bisturi che mostri il cuore in ogni sua sezione, armonica, ritmica, elegiaca. Un amico comune, tra l’altro, mi ha raccontato che poco tempo addietro il collega e conterraneo Gianni Morandi gli aveva detto che lì, tra i fiori, lo ritenevano “vecchio”, “superato”. Impedire che Sanremo pianga le sue lacrime di caimano sull’incanto di un ragazzo eterno che ci ha fatto ballare e sorridere con la sua rivolta è l’unico vero omaggio che si possa donare a Roberto e a Freak Antoni. Dopo Marx, c’è Aprile. Non certo Serra. E neppure Fazio.

sabato 15 febbraio 2014

DODICI MATITE ALLEGRE PER MIKE


 Mostra : DODICI MATITE ALLEGRE 
 PER MIKE
Domenica 16 Febbraio 2014 a Sanremo, organizzata da Sanremo Promotion s.r.l. insieme al Cartoonist Giovanni Beduschi, ideatore e curatore della mostra,
ospiterà un evento unico al Palafiori , spazio espositivo ubicato nel cuore della città a due passi dal Teatro Ariston e dal centro storico di Sanremo.
Mostra umoristica eseguita da dodici cartoonists italiani che con la loro forma artistica hanno raccontato la figura del personaggio televisivo Mike Bongiorno.
C’è chi lo immagina impegnato a condurre una speciale puntata di Lascia o Raddoppia in Paradiso e chi lo raffigura accanto a Fiorello. Altri autori si sono invece concentrati sulla sua conduzione del Festival di Sanremo con Piero Chiambretti e Valeria Marini: il vignettista Giovanni Beduschi e Tiziano Riverso – brianzolo il primo e varesino il secondo – hanno chiesto ad alcuni colleghi di affidare al disegno il loro ricordo di Mike Bongiorno, scomparso nel 2009. "È il nostro modo di rendere omaggio a una persona che ha contribuito a scrivere la storia della televisione italiana”. Tutti i disegni, insieme alle testimonianze di giornalisti e amici di Mike, confluiranno in un libro pubblicato da Atene Edizioni e in una mostra" (Lucia Landoni – Giornalista di La Repubblica).
Ricordiamo Mike con i seguenti dodici autori: Franco Bacci di Pistoia, Giovanni Beduschi (curatore della mostra) di Bovisio Masciago (Mb), Aldo Bortolotti di Bergamo, Franco Buffarello di Genova, Athos Careghi di Milano, Roberto Giannotti di Savona, Marco Martellini di Rimini, Danilo Paparelli di Cuneo, Pierpaolo Perazzolli – EDYPerazz – di Mattarello (Tn), Tiziano Riverso (curatore catalogo e rapporti enti di Sanremo) di Busto Arsizio (Va), Giancarlo Sartore di Fontaniva (Pd) e Carlo Sterpone di Torino.
La Mostra avrà luogo presso il Palafiori di Sanremo , dal 16 al 22 Febbraio 2014, con apertura tutti i giorni. Inaugurazione è prevista Domenica 16 Febbraio alle ore 17.00 con presente l’autore e curatore della mostra Giovanni Beduschi e alcuni autori. Durante la cerimonia sarà presentato il libro Dodici Matite Allegre per Mike , edito dalla Atene Editrice, dove sono state raccolte le caricature esposte alla mostra e testi-ricordo delle persone che hanno conosciuto Mike Bongiorno. 

 
DODICI MATITE ALLEGRE PER MIKE
DODICI
MATITE 
ALLEGRE 
PER MIKE
Palafiori a Sanremo – Sanremo Promotion S.r.l
Corso Garibaldi – 18038 – Sanremo (Im)
Dal 16 al 22 Febbraio 2014
Ingresso Gratuito
Per informazioni sull’evento:
Sanremo Promotion s.r.l.
Cartoonist Giovanni Beduschi
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