A parlare in prima persona, infatti, è un narratore diverso per ogni racconto.
Che si tratti di animali, come la civetta, il delfino, la farfalla, o di luoghi, come il ponte, la piazza, la spiaggia, o di personaggi, come il marinaio, il pittore, il direttore d’orchestra, o d’altro ancora, il lettore ha la possibilità di conoscere i loro pensieri e le loro storie, specchiandosi nelle loro vite e nei loro sentimenti fra sogno e realtà.
In anteprima due racconti
Pagine vive
Ogni sera ti siedi davanti a me e mi guardi con sgomento. Solo per un istante. Poi per te divento una sfida. Sono la pagina bianca, vuota, senza parole. E tu vuoi riempirmi. Ce la farai anche oggi, ma fino all’ultimo non sai come. Mi osservi, ti pare impossibile avere la meglio su di me.
Mi affronti.
Cominci a scrivere una frase con un bel suono, qualcosa che rievochi immagini vissute o desiderate o sognate o temute. E vai avanti.
Creato il primo pensiero, la scrittura fluisce da sola, come se vivesse di vita propria, e tu respiri con lei.
Ad esempio, scrivi “Ogni sera ti siedi davanti a me e mi guardi con sgomento”. Potresti proseguire descrivendo un uomo e una donna, l’uno di fronte all’altra, senza fiato, sopraffatti da un desiderio che li spaventa. Oppure raccontare di un nipote che si specchia nel volto del nonno e vede se stesso, ma segnato da un tempo non ha ancora vissuto.
Invece, scegli di parlare di me, e così facendo mi riempi. E ora non narri più di una pagina bianca, vuota, senza parole, perché ce se sono già duecento, e non ti fermi.
Stendi la storia di una pagina piena, colma del tuo desiderio di scrivere nonostante lo sgomento. E non è più la mia storia, ma la tua: la storia di una scrittrice che ha bisogno ogni sera di essere se stessa, dipanandosi in frasi armoniose, una dopo l’altra.
Ed ora ti senti viva. Ora che hai affollato di vita il mio spazio.
La Pagina
Il canto della civetta
I miei occhi fanno paura. E chi prova sgomento nel vederli non ha coscienza del perché. Pensa di averne timore perché sono grandi o perché sono gialli. Non è così. I miei occhi incutono paura perché li tengo fissi dentro a quelli di chi mi osserva.
Anche gli umani s’inquietano quando li guardo dritti in faccia, restando immobile.
Quasi tutti.
Qualcuno, però, si ferma e sostiene il mio esame con rispetto, come fosse una creatura alata della notte. Allora so di potermi fidare. Chi ha il coraggio e la lealtà di ricambiare il mio sguardo probabilmente sa anche volare nelle tenebre, come me.
Per merito dei miei occhi vedo nell’oscurità e mi dirigo senza errore verso la meta. Mentre quei pochi umani, grazie all’amore per la magia della notte, scoprono universi interi con la fantasia e li esplorano volando di sogno in sogno. E quando tornano sulla Terra sanno scrutare dentro se stessi con quella franchezza con la quale ricambiano il mio sguardo. E impavidi affrontano il giorno.
Con il capo sotto l’ala riposo, mentre loro popolano di vita le ore che li separano dalla libertà di essere se stessi nel semplice gesto di alzare il volto verso le stelle e pensare “Tutto mio… tutto mio”, sentendolo cantare dalla mia voce.
La Civetta
http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/il-canto-della-civetta.html
Anna Laura Folena, giornalista di origini toscvenete, è laureata in Lettere Moderne con il massimo dei voti e la lode all'Università di Padova, con una tesi in stilistica e metrica italiana, dalla quale è nato il saggio Simmetria e circolarità nella metrica del secondo Saba, pubblicato in "Studi novecenteschi" (Giardini editori e stampatori in Pisa, XVIII, numero 41, giugno 1991). Per anni è stata free-lance, dividendosi tra carta stampata, conduzioni televisive e radiofoniche. Attualmente si occupa prevalentemente di relazioni esterne e uffici stampa. Appassionata di ludo-linguistica ( nickname= Il Gabbiano, ALF), usa le parole per lavorare, per giocare e per scrivere libri , come la raccolta di raccolti ironici, Ma quando arrivano gli elefanti? (2007, Giacomuzzi Editore).
Il canto della civetta è la conferma che anche la prosa può essere poesia.
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