dal Club Merd ... l'Italia è bella tutta
di Marco Presta e immagine di Portos
la
Seconda cartolina:
Tanti Saluti da Fiat
(Fabbrica Italiana Autentiche Tumulazioni)
Pomigliano D'Arco Lo stabilimento Fiat
di Pomigliano D'Arco
“Dopo Giovanna, la pulzella d’Orleans, ecco un altro membro della famiglia d’Arco destinato al martirio!”, queste le commoventi parole dell’archeologo Achille Speterchi, il più grande studioso del sito archeologico di Pomigliano D’Arco, pronunciate al momento del clamoroso ritrovamento.
Si tratta, ormai è appurato, della più grande necropoli industriale italiana, insieme a Termini Imerese, nella quale venivano sepolti, dopo essere stati imbalsamati e ricoperti di unguenti preziosi, i diritti dei lavoratori metalmeccanici. Sembra che Fiat fosse l’antica divinità cui venivano sacrificati gli operai a scopo propiziatorio, l’equivalente di Anubi, la divinità dell’Ade per gli egiziani. Fiat, infatti, sempre secondo lo Speterchi, significava Fabbrica Italiana Autentiche Tumulazioni. Entrare in questo stabilimento è un’esperienza unica e irripetibile, che milioni di turisti provano ogni anno. Gli adoratori di Fiat erano molto superstiziosi e temevano sopra ogni cosa gli spettri che si aggiravano nello stabilimento, primo tra tutti quello della cassa integrazione. Secondo una teoria dell’antropologo norvegese Kurt Strapponen, gli adoratori di Fiat, spaventati dai movimenti tellurici della grande glaciazione economica di inizio terzo millennio, decisero di emigrare e di andare a costruire nuove necropoli a Est, ad esempio in Serbia. Per avvicinarsi nel modo giusto a questo incredibile stabilimento, bisogna conoscere a fondo le tradizioni del luogo e di chi lo abitava. Pare, per dirne una, che l’invocazione rituale dei grandi sacerdoti Fiat, riferendosi ai posti di lavoro, fosse “Taglia… taglia… taglia!” e che propria da questo derivi il nome ITALIA (inizialmente ITAGLIA) dato alla nostra Penisola. Quando Markionn, il semidio in maglioncino figlio di Zeus e di ‘Ndrocchia, non riusciva a ottenere il ripetersi annuale del miracolo della rottamazione, simile per certi aspetti allo scioglimento del sangue di S. Gennaro e necessario a propiziare la raccolta della grana nei campi, allora minacciava “Il Grande Licenziamento”, una cerimonia oscura e spaventosa che, in genere, misticamente, riusciva a far riapparire la rottamazione. Il solo modo, infatti, per fermare gli orribili sacrifici umani di Fiat, era che nell’enorme cratere che sorgeva vicino allo stabilimento, definito “Bilancio”, venissero versate di frequente ingenti quantità di denaro pubblico. Entrando in questa città dei morti ( o “dell’anima de li morti”, come la chiamavano gli operai), seguendo le indicazioni di abili guide, ci si troverà di fronte all’imponente catena di montaggio, dalla quale uscivano dei totem mostruosi, denominati Fiat Multipla e Fiat Punto, il cui significato metaforico era quello di far comprendere quanto la morte sia un viaggio senza ritorno, spesso per problemi al carburatore. Dopo Stonehenge in Inghilterra, il sito di Pomigliano D’Arco è uno dei luoghi più evocativi e misteriosi che si possano visitare nella vecchia Europa, a poca distanza dal golfo di Napoli e dalla costiera amalfitana. Possiamo ancora godere del grande fascino di questo incredibile sito archeologico, grazie a una curiosa, inspiegabile circostanza: a differenza di quanto accaduto per molte opere d’arte italiane, quadri, sculture e parti di costruzioni razziate in passato da inglesi e francesi e trasportate nei loro musei, tutto ciò che riguarda il culto di Fiat non sembra interessare all’estero, “non ha mercato”, come dicono i tombaroli. Tra i molti souvenir che il turista potrà acquistare nei pressi della necropoli c’è il famoso Naso di Lapo, una divinità minore del Pantheon Fiat, simbolo d’ottusa opulenza nonchè lasciapassare indispensabile per poter essere traghettati, a bordo di una Panda, attraverso il fiume infernale verso il Paradiso (artificiale, naturalmente)
Marco Presta
Per l'occasione nuovo logo del Club Merd
Una splendida vignetta per l'editoriale "Cartelle sporche: una tombola inguaia Fini"
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