mercoledì 16 aprile 2014

Il Pulitzer 2014 a Kevin Siers

Fonte Bado's blog


 

Vincitore del Premio Pulitzer 2014 Kevin Siers cartoonist del The Charlotte Observer
Premio assegnato a Siers  per il suo pensiero provocatore e vignette disegnate con spirito acuto, audace ed originale stile artistico .
Finalisti con Kevin, David Horsey e Pat Bagle.
















Editorial Cartooning
For a distinguished cartoon or portfolio of cartoons, characterized by originality, editorial effectiveness, quality of drawing and pictorial effect, published as a still drawing, animation or both, Ten thousand dollars ($10,000).
Awarded to Kevin Siers of The Charlotte Observer for his thought provoking cartoons drawn with a sharp wit and bold artistic style.

 
 Finalist
David Horsey of Los Angeles Times
For his wide ranging cartoons that blend skillful caricature with irreverence, causing readers both to laugh and think.
Pat Bagley of The Salt Lake Tribune
For his adroit use of images and words that cut to the core of often emotional issues for his readership.
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 Links

lunedì 14 aprile 2014

The Queen

La sovrana Elisabetta della Gran Bretagna, insieme al marito Filippo duca di Edimburgo, è atterrata in tarda mattinata  il 3 aprile all'aeroporto di Ciampino. Visita breve, neanche 24 ore: prima la colazione privata al Quirinale con Napolitano, poi l'appuntamento con il pontefice in Vaticano.


Elisabeth reçue en toute simplicité chez François


Et de cinq ! Le 3 avril, Elisabeth II rendait visite au pape François au Vatican. C'est le cinquième souverain pontife que rencontre la reine d'Angleterre – sept papes différents se sont succédé depuis sa naissance, en 1926 –, privilège dont peu de souverains ou de présidents peuvent se targuer. Selon les services du Vatican, l'entretien a duré "une vingtaine de minutes". 

Dans une robe couleur lilas, avec chapeau assorti, la reine a offert à François un panier de fruits et légumes issus du jardin royal, ainsi qu'une bouteille de whisky. Elle a reçu en échange une sphère surmontée d'une croix d'argent, cadeau destiné au prince George, enfant de Kate et William. 

Mais cette "visite privée", volontairement sans protocole (le couple royal anglais, sortant d'un déjeuner avec le président italien, s'est excusé pour les vingt minutes de retard), n'était pas dénuée de symboles. Il s'agit bien sûr de la première rencontre entre une reine britannique et un pape argentin, trente ans après la guerre des Malouines, qui avait opposé les deux pays. Et Elisabeth est toujours le "gouverneur suprême" de l'Eglise anglicane, indépendante du Saint-Siège, même si les relations entre le Royaume-Uni et le Vatican sont au beau fixe depuis de longues années. 
Dessin de Burki
(fonte)


blind date
fabiomagnasciutti


la rivoluzione di francesco, su repubblica.va
 fabiomagnasciutti


imbarass
Gava



La regina Elisabetta
La regina Elisabetta in visita al Colle, dopo l’incontro tra Napolitano e Berlusconi
Natangelo


Giorgio Forattini



god-save-de-qui-e-de-qua
Ieri la visita di Elisabetta a Giorgio.
Mauro Biani

Ritratto di Eugenio Scalfari

Il 6 aprile su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli per festeggiare i 90 anni
di Eugenio Scalfari



"Fra tutti gli animali l'uomo è il solo 

che conosce l'invecchiamento 
e scoprendo la morte fa di tutto per allontanarla, 
attraverso il ricordo"





Scalfari: "Ho inseguito l'ideale di perfezione, ma la verità è che danziamo sul caos"

Il fondatore di "Repubblica" compie oggi novant'anni. Ci confessa ricordi, paure, desideri. E affronta nuove sfide intellettuali
di ANTONIO GNOLI
I dati anagrafici sono la sola cosa che non possiamo travisare: "Sono nato il 6 aprile del 1924". Oggi compie novant'anni. Ragguardevole età che Eugenio Scalfari soppesa con affetto e disincanto: "Non c'è modo di chiedersi quanto tempo ci resta. Bisogna vivere come se fosse sempre l'ultimo giorno pieno", aggiunge. Osservo le mani venate di azzurro e l'ampia poltrona che avvolge il corpo magro. La mansarda dove sostiamo, all'ultimo piano di un attico non distante dal Pantheon, è carica di libri. È un pomeriggio romano. Lieve. Che si smorza nel sole barocco: "Vorrei che tu vedessi la terrazza. Le città osservate dall'alto sono come gli amori visti da lontano, hanno meno difetti". Mi viene da pensare che in quelle parole si nasconda un lato romantico. Una moltitudine di emozioni. Mi sorprende l'energia. E la pienezza dei giorni di cui parla: "Vivono di una densità diversa rispetto al passato e sono trafitti da pensieri ulteriori", precisa, con un velo di sorriso.

LO SPECIALE I 90 anni di Eugenio Scalfari

Quali pensieri?
"Intorno alle condizioni del tuo corpo. Lentezza, fragilità e quella sensazione che il tempo non lavori più a tuo favore".

Ma non necessariamente contro.
"No, infatti. Siamo animali simbolici e desideranti: costruiamo mondi, relazioni. Viviamo di immaginazione e di futuro. Ma c'è sempre un limite: un segno ineludibile. Un calcio in faccia alla realtà. Ho letto, da qualche parte, che l'esistenza della morte ci obbliga a non essere perfetti".

Hai mai teso alla perfezione?

"È un'ideale. O almeno così per lungo tempo l'ho pensata. La verità è che danziamo dentro il caos".

Cercando un senso e un ordine?
"Cercando, certo. Ma dubito che la perfezione sia di questo mondo".

Le tue incursioni nel cristianesimo e nella fede farebbero pensare a un bisogno di chiarezza ulteriore.

"Fa parte del bagaglio di un buon laico interrogarsi sulle grandi questioni che sono teologiche ma anche filosofiche. Resto un non credente".

E questo papa?
"Questo papa cosa?".

Così diverso.
"È la Chiesa che ti sorprende".

Monarchia seria.
"Le istituzioni vere, forti, collaudate sanno forse reagire meglio alla crisi dei tempi".

Cosa ti sorprende?
"L'assoluta singolarità. Sembra un uomo estraneo a ogni gesto ieratico".

Ed è un bene?
"La forma è importante. Ma lui ha ridato sostanza al gesto. Con semplicità. Qualche tempo fa ero ricoverato per una polmonite. Verso la fine della mia degenza mi annunciano una sua telefonata: c'è il papa in linea, mi dice l'infermiera. Non so come l'abbia saputo. Prendo la chiamata. Mi chiede: come sta? Rispondo: molto meglio. Lei non ha risposto, replica. Avverte dolori? Ha la tosse? Come si sente? No, no, sto bene, dico io, apprensivo. Allora auguri. E mette giù il telefono".

Sbrigativo ma efficace.
"È la naturalezza della sua parola e del comportamento che mi colpiscono. Insieme alla dolcezza e alla partecipazione all'altro".

È stato così con qualche altro papa?
"Non ne ho conosciuti molti. Ma li ho criticati quasi tutti. In particolare Pio XII. Ora che mi ci fai pensare ricordo un'udienza pubblica cui fui ammesso con mia madre. Avevo quattordici anni. Poco dopo ci saremmo trasferiti da Roma a Sanremo".

Che anno era?

"Il 1938. Mio padre fu chiamato a dirigere il Casinò della città. Era avvocato. Ma gli piacevano le donne e un po' le carte. Io fui iscritto al liceo Cassini. Arrivando dal Mamiani temevo che non mi sarei adattato facilmente".

Alludi a un certo provincialismo.
"I piccoli centri sono così. Mi avevano soprannominato "Napoli". Agli occhi della classe incarnavo il meridionale. Tra l'altro non ero mai stato a Napoli".

Una forma di razzismo?
"Blando, goliardico. Ma anche fastidioso. Smisero alla fine del primo trimestre. Nel frattempo si era formato un gruppo di studenti animato dagli stessi interessi culturali. Nella classe c'era Italo Calvino. Diventammo compagni di banco. Entrambi ci mettemmo a capo di questo gruppo. Ne sollecitammo gli aspetti più originali, le curiosità più riposte, le letture meno convenzionali. Italo disse che tutto quello che ci stava capitando accadeva nel nome di Atena, la dea dell'intelligenza e della Polis".

Il mondo greco contro quello romano vagheggiato dal fascismo?
"Eravamo studenti e non c'era un contrasto così netto. Ma ci sembrava di aver costruito una cultura parallela e autonoma rispetto a quella sviluppata dal fascismo".

Ma tu eri fascista?
"Convinto, e quando nell'inverno del 1943 il vicesegretario del partito Carlo Sforza mi cacciò dai Guf caddi, per alcuni giorni, in una specie di depressione".

Non riesco a immaginarti affranto.
"Era accaduto tutto in un attimo. Sforza mi contestò violentemente alcuni articoli che avevo scritto per Roma fascista. Mi strappò le mostrine e mentre mi sollevava da terra tenendomi per il bavero della divisa gli guardavo atterrito i polsi delle mani: tanto grandi da sembrare le cosce di un uomo. Ad ogni modo fu così che cominciai a rendermi conto che un'altra società era possibile. E che gli anni del liceo e le amicizie strette allora non erano passati invano".

Come spieghi quel mondo parallelo di interessi e letture che poco avevano a che fare con il fascismo?

"Negli ultimi anni in cui ho diretto Repubblica e in quelli successivi ho molto intensificato la mia ricerca letteraria, filosofica e religiosa. All'inizio qualcuno si sorprendeva di questi miei interessi in un certo senso lontani dal giornalismo. Dimenticando così che le mie prime letture furono ampiamente letterarie e filosofiche. Ricordo la mia prima lettura al liceo: Il discorso sul metodo di Cartesio. La chiarezza espositiva del testo, unita all'idea che il pensiero ha bisogno di regole, mi formò nel profondo. Tanto è vero che il mio approdo successivo all'Illuminismo non sarebbe stato così convinto senza Cartesio".

In questi anni il tuo entusiasmo per il secolo dei Lumi si è un po' raffreddato. Hai spinto in primo piano figure come Montaigne che relativizza la ragione, o come Nietzsche che la distrugge. Sei giunto alla conclusione che il mondo non era solo progresso e felicità?
"Sai, non è che gli illuministi, a parte qualche incallito materialista, fossero tutti beatamente rivolti alle sorti progressive della ragione. Diderot era ben conscio delle trasformazioni e della crisi del proprio secolo. E lo stesso Voltaire non fu da meno. Per non parlare della sensibilità protoromantica di Rousseau".

Insomma non fu solo il secolo dell'ottimismo?
"È così. Poi, sai, nell'intraprendere il lungo viaggio nella modernità, ero consapevole che il quadro mentale che si delinea da Montaigne in poi è mosso, frastagliato, insidioso e perfino contraddittorio. Accennavi a Nietzsche. Non mi sento nicciano. Ma so anche che se vuoi occuparti di filosofia - ossia di una delle forme supreme dei modi del pensare - non puoi prescinderne".

In che senso?
"Con lui si conclude la lunga epoca della modernità. Non è un fatto trascurabile. Mi colpiva che Nietzsche - nei primi giorni della sua follia, quando gli amici lo andavano a trovare a Torino - avesse accanto al letto gli Essais di Montaigne. Cioè la riflessione con cui ha inizio il viaggio nella modernità".

Perché sostieni che quel viaggio si conclude con Nietzsche?
"Perché dopo di lui non si può più pensare e scrivere di filosofia in modo sistematico. Non esiste più un centro da cui si irradia tutto il resto. La perdita della centralità dell'uomo comporta l'infinita moltiplicazione dei centri".

Quindi ciascuno diventa centrale a se stesso?
"Gottfried Benn - che fu un ufficiale medico ma soprattutto un saggista di talento - fa un'osservazione interessante: ho capito perché Nietzsche scrive per aforismi. Chi non vede più connessione può procedere solo per episodi. E noi, aggiungo io, presi singolarmente siamo degli episodi. Io sono il centro della mia periferia che è, a sua volta, la mia circonferenza. Nietzsche comprese che i grandi sistemi filosofici erano tramontati".

Tutto questo non crea smarrimento?
"Cambia il quadro mentale, si modificano i punti di riferimento. Non puoi più oggi metterti a scrivere Il discorso sul metodo come fece Cartesio. Sarebbe ridicolo".

Devi mettere in gioco te stesso?
"Devi farlo: ogni riflessione che riguarda il mondo ti interpella in prima persona. E non solo perché Freud ha scoperto l'inconscio, ma perché la vita - la tua vita e quella degli altri - si è letteralmente scomposta. Lo capì benissimo Rilke quando scrisse il primo grande romanzo dell'ultima modernità: I quaderni di Malte Laurids Brigge".

Un romanzo sovrastato dall'idea della morte e del ricordo.

"Fra tutti gli animali l'uomo è il solo che conosce l'invecchiamento e scoprendo la morte fa di tutto per allontanarla, attraverso il ricordo".

Lasciare di sé una traccia?
"Per questo leggiamo Omero da tremila anni e Shakespeare da cinquecento. Ma anche il ciabattino del vicolo accanto vuole fare delle belle scarpe, non solo per lasciar prosperare la sua bottega ma perché così forse sarà ricordato".

È un trauma così forte essere dimenticati?

"In qualunque forma si presenti non amiamo l'abbandono. L'oblio esiste. E la traccia serve a combatterlo, a rinviarlo. Quello che abbiamo fatto di importante desideriamo che resti".

Sei molto narciso?
"L'ho anche scritto".

E vanitoso?
"È un sentimento che mi infastidisce. I nostri tempi sono dominati dalla vanità, come trastullo infantile. Ma essa è anche la forma più ridicola dell'ambizione. Che invece, entro certi limiti, è un tratto sano e importante del carattere".

Importante per il successo?

"Più che per il successo tout court, per il modo in cui lo persegui e lo ottieni. E soprattutto in vista di cosa".

Il potere ha bisogno della saggezza?

"Senza un po' di saggezza si finisce dritti nella tragedia scespiriana".

E il tuo potere come lo giudichi?
"Noto in me una forte componente "paterna". Capisco che la definizione è insolita. Ma credo mi corrisponda. Del resto, è il tratto del narciso: consapevole che solo amando gli altri può essere a sua volta amato".

La tua vita è stata governata dal "due"?
"Che cosa intendi?".

È un numero che ricorre spesso: due sono i giornali che hai fondato e diretto, due figlie, due mogli, due le grandi esperienze culturali che hai condotto. Mi fermo qui.

"Molte delle cose che elenchi sono legate al caso. Però è vero, sento che un "doppio" c'è in me. Mi piace immaginarlo legato ai desideri. Essi misurano la mia vitalità".

Ma anche le tue contraddizioni?
"Indubbiamente. Si può desiderare il bene del prossimo e avere cupidigia di potere, di femmine, di ricchezza. Non è il mio caso per fortuna".

E i tuoi desideri come sono?
"I desideri sono la sola cosa che la vecchiaia non ridimensiona. Per quanto mi riguarda sono stato un uomo plurimo e i miei desideri notevoli e spesso contraddittori. Ho dovuto conciliarli tra dolori e felicità".

Il desiderio allontana la morte?

"Per il fatto stesso di impegnare il futuro l'allontana. Ma anche quello che realizzi ti distanzia da essa".

È la società con i suoi meccanismi celebrativi?

"La festa e i riconoscimenti appartengono alla nostra antropologia. Perfino i miei novant'anni non sfuggono a questo impianto".

Non temi la monumentalizzazione?
"Dici l'eccesso di retorica?".

Sì.
"Certe cose mi imbarazzano e la pomposità, francamente, non mi piace. Ma non vorrei neppure che tutto si risolva in una malinconica ballata. Se è vero che uno dei modi per esorcizzare la morte è, come ti dicevo, nella traccia che lasci, questa la trovi anche quando si celebra un anno tondo e importante come i novanta".

Ti fa paura la morte?
"No, temo la sofferenza. Ma so che la morte è il nostro orizzonte. Ogni vera storia umana dovrebbe cominciare da qui, dalla fine".

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Ritratto di  Luciana Castellina


domenica 13 aprile 2014

Quarantasette dappertutto.

 Quarantasette dappertutto.

di Federica Pareschi
O donna che stamattina camminavi davanti a me: bionda platino arruffata, giubbottino nero in pelle a giro vita, leggins elasticizzati a 4500 denari, calzino a pois e tacco a spillo.
 Tu avevi un sedere normale e di questo ti do merito, i leggins fin lì potevano pure. 
Ma figlia cara, ho pensato, se ti ritrovi due gambe talmente storte che in mezzo ci passano le culone che i leggins non possono metterli (a volte li mettono ma s'aprirebbe un altro mondo). 
Figlia mia, pensavo, un pantalone normale e avresti portato benissimo i tuoi venticinque anni. E siccome quel sedere normale mi dava comunque un certo fastidio - chi ha tutto, chi ha troppo, chi niente - ho allungato il passo e t'ho superata. 
Mi sei passata vicino alla fermata del bus e ho capito che più o meno si doveva essere coetanee: io quarantasette dappertutto, tu venticinque al sedere e novantadue in volto. 
E allora mi sono pentita dei cattivi pensieri avuti prima di vederti in viso che non sta bene mancar di rispetto ai più grandi d'età. Nemmeno col pensiero. 
Amen.



*

sabato 12 aprile 2014

Antonio Antunes

Antonio Antunes con la caricatura di Antonio De Silva

"Non sono niente. Non sarò mai niente non posso voglio essere qualsiasi cosa. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo." Fernando Pessoa.


"Antonio Antunes è un mito… simpatico e bravissimo come pochi.
E' lui la mente del WPC."
Marilena Nardi

 Antonio Antunes ( Vila Franca de Xira , 1953) è uno straordinario artista portoghese, e cinquantadue delle sue caricature sono state realizzate in marmo bianco e nero (tagliate con il fascio laser) ) , ed incorporate in pietra beige , figure importanti della storia del secolo XX del Portogallo ,  nei corridoi della Metropolitana di Lisbona , dove migliaia di persone passano ed ogni giorno le ammirano. 
Questo disegni dice António - in pietra - sono stati una sfida straordinaria.  "È stato un avventura per le dimensioni delle opere , i materiali utilizzati , e stabilire una comunicazione con il pubblico .Per me è un tributo" ha aggiunto Antonio " ad importanti figure della cultura, della scienza , della politica, dello sport del Portogallo . Qui vediamo , per esempio , caricature simpatiche di scrittori come José Saramago , Eca de Queiroz , Breyner Sophia de Melo , Fernando Pessoa , e António Lobo Antunes ; Bordalo fumettisti come Rafael Pinheiro , João Abel Stuart Carvalhais e Manta ; attori António Silva , Vasco Santana e Beatriz Costa ; musicisti Carlos Paredes e Maria João Pires ; lo scultore Leopoldo de Almeida , il Premio Nobel per la Medicina Egas Moniz ; calciatore Eusebio ... e tanti altri personaggi che hanno segnato la storia del Portogallo."
"Naturalmente" ha aggiunto António " non c'è stato un  criterio di selezione. Molti diranno che ci sono ottime figure incluse , e altri si rammaricheranno di figure escluse . Sono consapevole che in questo senso è molto difficile trovare un consenso."
António Antunes ha pubblicato i suoi primi disegni a Lisbona per il quotidiano Repubblica nel 1974.  Nello stesso anno ha iniziato a lavorare nel Expresso settimanale, dove continua a pubblicare le sue opere attualmente. 40 anni di professione sono una lunga storia come un artista fumettista , ha vinto numerosi premi  internazionali in Canada , Francia , Italia, Svezia e Portogallo.
 E' il direttore, ma è forse meglio dire creatore del World Press Cartoon, il premio internazionale più importante per le vignette edite su stampa.
"Questa è un'esperienza doppiamente gratificante per me: in primo luogo è un passo importante nella mia carriera ed in secondo luogo , si tratta di un grande passo per il riconoscimento del fumetto come categoria artistica , in grado di liberarsi della maledizione di arte minore.


Antonio Antunes comparte el gesto con la caricatura del actor Vasco Santana
foto Francisco Punal Suárez


Rafael Bordalo Pinheiro - caricaturista

Raul Solnado - actor

Joao Villaret - actor

La pianista Maria João Pires,
admirada por el caricaturista Boligán y Sandra su esposa


  "I disegni in pietra sono tagliati al laser, con il nero e marmo bianco intarsiato di pietra LIOZ. Ma è così luminoso che le persone pensano che siano di plastica." Ha detto l'artista in un'intervista al quotidiano portoghese Público.  

Ecco alcune caricature che sono state pubblicate sul giornale Expresso :


 metodo ortodosso

Tempesta



Turismo





Made in Síria 8 dicembre 2012



 Presepio portoghese
22 dicembre 2012 www.expresso.pt
Um presépio português



João Paulo II, 1992
Questa vignetta è stata tra tutte quelle disegnate
da Antonio la più criticata. Erano i tempi delle polemiche dei preservativi e l'Aids.



O *................. Homem das Neves
Aumentar o salário mínimo é estragar a vida aos pobres.
João César das Neves
Comentário: Como se pode ver por este cartoon, em Portugal,
quem diz a verdade é troglodita. As pessoas modernas vivem de ilusões.












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Metropolitano de Lisboa,


António Antunes published his first cartoons in the Lisbon daily 'Republic' in March 1974. Later that year, he joined the weekly paper «Express» where he continues to publish his works. His received awards include: Grand Prix of 20th International Salon of Cartoons (Montreal, Canada, 1983), 1st Prize for Cartoon Editorial of the 23rd International Salon of Cartoons (Montreal, Canada, 1986), Grand Prix of Honor 15th Festival du dessin Humoristique (Anglet, France, 1993), Award of Excellence - Best Newspaper DFernando Pessoa, Amália, Eusébio e Zé Povinho presentes na estação de Metro do Aeroportoesign, SND - Stockholm, Sweden (1995) Premio Internazionale Satira Politica (ex-aequo, Forte dei Marmi, Italy, 2002), Grand Prix Stuart Carvalhais (Lisbon, Portugal, 2005) and the Prix Internationale Presse (Saint-Just-le-Martel, France, 2010). He has held solo artist exhibitions in Portugal, France, Spain, Brazil, Germany and Luxembourg. He has been jury member at Cartoons Salons in Portugal, Brazil and Greece. António is also dedicated to graphic design, sculpture, medals and he is the author of the artistic animation of Lisbon Airport Metro station, opened in 2012, consisting of caricatures of leading figures in the city, made of embodied stone. He chaired the jury of the ninth edition of the World Press Cartoon, the Salon of which he is the director since its founding in 2005.

LINK:
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L'articolo integrale di Francisco Punal Suarez

LAS CARICATURAS DE MÁRMOL DE ANTONIO ANTUNES
de Francisco Punal Suarez
El lanzamiento del libro “Caricaturas do Metro Aeropuerto”, de António Antunes (Vila Franca de Xira, 1953) , el próximo 25 de enero a las 18,30 horas, en el Museo Bordalo Pinheiro, de Lisboa (Campo Grande 382), es una gran noticia editorial que permitirá conocer el extraordinario trabajo de este artista portugués, con sus cincuenta y dos caricaturas en mármol negro y blanco (cortadas con rayo laser) ), e incrustadas en piedra de color beis, de figuras trascendentales de la historia del siglo XX de Portugal, y ubicadas en los pasillos del Metro de Lisboa, donde miles de personas las aprecian cada día.

Realizar este trabajo –expresó António- de diseños de piedra ha sido un reto extraordinario, fuera de las páginas de los diarios, donde usualmente publico mis dibujos. Ha sido una aventura emocionante por el tamaño de las obras, por los materiales empleados, y por la comunicación que se establece con el público.

Para mi es un homenaje –añadió Antonio – a figuras importantes de la cultura, de la ciencia, la política, y el deporte de este país. Aquí podemos apreciar, por ejemplo, caricaturas simpáticas de escritores como José Saramago, Eça de Queirós, Sophia de Melo Breyner, Fernando Pessoa, e António Lobo Antunes; caricaturistas como Rafael Bordalo Pinheiro, Stuart Carvalhais e João Abel Manta; los actores António Silva, Vasco Santana y Beatriz Costa; los músicos Carlos Paredes y Maria João Pires; el escultor Leopoldo de Almeida, el Premio Nobel de Medicina, Egas Moniz; el futbolista Eusebio…y otras muchas personalidades que han marcado la historia de Portugal.

Claro que nunca se consigue –dijo António- un criterio único en esta selección. Muchos dirán que hay figuras muy bien incluidas, y otras que faltan y que deberían estar. Estoy consciente de que a ese respecto es muy difícil encontrar un consenso.

António Antunes publicó sus primeros dibujos en el diario lisboeta República, en 1974. Ese mismo año comenzó a trabajar en el semanario Expresso, donde continúa publicando sus obras actualmente.

Artista plástico de profesión y con una larga trayectoria como caricaturista, ha obtenido numerosos premios internacionales en salones de humor gráfico celebrados en Canadá, Francia, Italia, Suecia, y Portugal, entre otros países. Es director del Salón World Press Cartoon.

Esta experiencia es doblemente gratificante para mi: por un lado es una paso importante en mi carrera y, por otro, es un gran paso para el reconocimiento de la caricatura como categoría artística, capaz de liberarse del anatema de arte menor – finalizó.
Con la edición de este libro, queda recogida esta meritoria tarea artística que engrandece la historia de la caricatura portuguesa.
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L'articolo per Artefacto n 45

Uno de los más importantes premios de humor y caricatura que hay en el mundo, es sin duda alguna, el World Press Cartoon, que es el realidad el premio al dibujo de prensa. El creador de este premio es el portugués Antonio Antunes y aquí una crónica sobre este importante evento mundial.
Entrevista: Abida VENTURA
EL ÓSCAR de la caricatura
La falta de una plataforma de reconocimiento para el dibujo en prensa escrita incitó al caricaturista portugués Antonio Antunes a crear un concurso en el que se reconociera a aquellos que con sus trazos impregnan humor a las páginas de los diarios. Así nació en 2005 el World
Press Cartoon (WPC), cuyo prestigio lo ha convertido en “el Oscar de la caricatura”.
El certamen premia en tres cateogrías (caricatura, diseño de humor y humor editorial) a los mejores dibujos periodísticos aparecidos en publicaciones de todo el7 mundo. “Es un salón de prestigio que otorga premios a los grandes profesionales de la caricatura”, dice en entrevista Antonio Antunes, fundador de este concurso que cada año congrega a cientos de dibujantes
de diversos países.
“La entrega de los premios es como la del Oscar, una ceremonia con música; se llama al palco al dibujante para que agradezca a su familia, a su perro...”, bromea Antunes.
La gala de entrega de los premios, que se celebra en la ciudad portuguesa de Sintra, situada a poco kilometros de Lisboa, se convierte en todo un suceso: “es como en Hollywood, aunque más pobre”, dice el también cartonista del semanario Expresso de Lisboa.
Cada año hay grandes temas. En 2010 destacaron los dibujos referentes a Wikileaks y a la pedofilia en la Iglesia católica, explica Antunes. Entre ellos, un retrato de Julian Assange, creado por el caricaturista Ángel Boligán, colaborador de esta casa editorial, con el que obtuvo el segundo lugar en la categoría Caricatura. Para este año, apuesta Antunes, lo más
satirizado será la crisis norteamericana y europea. “Es lo que todos diarios hablan y
dicen. Todo mundo está informado de eso”, dice.
World Press Cartoon reúne desde hace seis años a los artistas que con humor
retratan a cualquier personaje público o le dan vida a situaciones que merecen ser
contadas de forma particular. “Brasil e Irán son los países que más participan. México
participa poco pero sus trabajos son de gran calidad”, destaca Antunes.
Asegura que México es el único país que hasta ahora ha obtenido dos veces el gran
premio. Ángel Boligán, en 2006, y Rogelio Naranjo, en 2008.
“Irán es un país que participa mucho, aunque sólo es dibujo social porque la
caricatura política está prohibida. Irán ha ganado dos premios y varias menciones
honoríficas”, dice.
Para Antunes, World Press Cartoon es más8 que un concurso de caricatura: “es una
fábrica de hacer amigos. Cada uno hace su trabajo en su sitio y esto permite crear lazos
muy fuertes”.

Escultura satirizada
Colaborador en el semanario Expresso de Lisboa, del Courrier International, Antonio
Antunes (Vila Franca de Xira, Lisboa, 1953) se inicia en el humor gráfico en el periódico
República cuando tenía 19 años. Artista plástico de profesión y con una larga trayectoria como cartonista, Antunes confiesa que desea regresar a los orígenes de su formación: la escultura. Oficio que conjuga con la caricatura en un proyecto que actualmente prepara. Se trata de
caricaturas en gran formato de personalidades de Lisboa labradas en piedra, que se exhibirán de manera permanente en el metro del aeropuerto de Lisboa.
“Será una especie de bienvenida a los
visitantes de la ciudad. La idea es que
cuando las personas pasen por la estación,
haya un diálogo con la caricatura”, asegura
el artista.
“Personalidades de Lisboa del siglo XX”, título del proyecto, se inaugurará en marzo
del 2012 e incluirá a 45 personalidades de esa ciudad portuguesa. Entre ellos escritores, pintores, científicos, músicos, deportistas, una lista de la que destaca el Nobel de Literatura 1998, José Saramago, y el destacado escritor y poeta Fernando Pessoa.
A la par de este proyecto, Antunes busca que la exposición de los trabajos premiados en el World Press Cartoon, que cada año se exhiben en el Museo de Arte Moderno de Sintra, itinere por varios países, tal como se hace con el World Press Photo.
Los miembros del jurado internacional junto al creador.
Caracterizado por premiar sólo a los trabajos en medios impresos, Antonio
Antunes asegura que no descarta incluir en un futuro a los medios virtuales. Por ahora
no se hace porque es difícil investigar si el dibujo ha sido publicado, confiesa el creador. “No tengo nada en contra de internet, pero a veces no hay manera de investigar si es verdad que el dibujo ha sido publicado o no”, confiesa.
La experiencia hace tomar precauciones, afirma. “En una edición pasada
reconocimos a un chico que no publicó. Es como un desprestigio para el certamen y
hay que recuperar otra vez la confianza de los seguidores, esto es un certamen serio”,
afirma el ganador del Premio Internacional de Sátira Política 2002, en Italia.
Sin embargo, no descarta que en un futuro se establezca una categoría en la que se premie los dibujos publicados en periódicos digitales: “tendremos que correr el riesgo,
porque internet continúa creciendo”, dice.
(Tomado de El Universal)

venerdì 11 aprile 2014

Foggia: Federica e le sue marachelle



Le strisce di

FEDERICA E LE SUE MARACHELLE
di Umberto Romaniello


Inaugurazione sabato 12 aprile, ore 11.00

Biblioteca Provinciale di Foggia “La Magna Capitana”

La S.V. è invitata all'inaugurazione


La Sezione Immagini&Suoni della Biblioteca Provinciale di Foggia “La Magna Capitana” ospiterà  le tavole di Umberto Romaniello, l’illustratore e vignettista satirico foggiano che sabato 12 Aprile - alle ore 11 - inaugurerà nella sala espositiva di Viale Michelangelo una personale con le strisce del suo nuovo e simpatico fumetto. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 30 Aprile.

Nata dalla fantasia e dalla matita dell’autore, Federica è la simpatica protagonista dell'omonima striscia a fumetti ideata, scritta e disegnata nel 2013 da Umberto Romaniello osservando le marachelle quotidiane della sua bella bimba, Federica per l’appunto.
Federica è una bimba di cinque anni tanto graziosa, vezzosa quanto basta e dalla curiosità spesso disarmante. Appartiene ai piccoli ma ragiona da grande e le sue birichinate ne disegnano il tratto della sua già spiccata personalità.
Tanto intrepida e strafottente quanto tenera e coccolona, ha paura dei moscerini ma per i suoi ideali affronterebbe persino un leone affamato. Detesta il formaggio, ne sentirebbe l’odore persino se ermeticamente sigillato in una cassetta di zinco.
Insomma, una bella bimbetta ed una fonte inesauribile di avventure. Visto con i suoi occhi, il mondo sarebbe sicuramente più entusiasmante.


Federica e le sue marachelle sostengono il lavoro di Emergency.
Il gruppo Emergency di Foggia sarà presente con un banchetto informativo e di raccolta fondi per tutta la durata dell’esposizione.


BIOGRAFIA
Umberto Romaniello è illustratore e vignettista satirico.
Collabora ed ha collaborato in passato con diversi quotidiani nazionali e riviste umoristiche. Tra i tanti il Riso degli Angeli (Corriere della Sera), Inserto Satirico, Mamma!, l’Asino di Ro Marcenaro, Buduàr, Nonsai, Acidus, il Blog di Sabina Guzzanti, Liberazione, il Fatto Quotidiano (Misfatto), il Vernacoliere, Ruvido, Pubblico (Yanez), Repubblica Bari, Sel TV, Casa Editrice Mammeonline, Servizio Civile Magazine, oltre a numerosi altri siti satirici sparsi per la rete ed alcune testate locali.

Le strisce di Federica sono pubblicate da Buduàr , mensile gratuito online di umorismo e cultura umoristica e da Echino Giornale Bambino, Casa Editrice Mammeonline.


Per ulteriori informazioni:

Umberto Romaniello
mail: uromaniello@hotmail.it
http://lemarachelledifederica.blogspot.it
https://www.facebook.com/marachelledifederica

Biblioteca Provinciale di Foggia "La Magna Capitana"
Sezione Immagini & Suoni - Tel. 0881.791635
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Umberto Romaniello

I secessionisti ed il carro armato

A) Il carro armato


Marilena Nardi



PORTOS / Franco Portinari



giovedì 3 aprile 2014
IL CARROCCIO ARMATO
Arrestati a Padova 24 secessionisti veneti che si preparavano ad una azione rivoluzionaria "armati" di un Tank artigianale. La replica di Piazza San Marco del '97 può far sorridere ma a forza di prove in costume prima o poi si rischia di arrivare allo spettacolo.





Bricolage a casa loro
#stateserenissimi. Secessionisti veneti: 24 arresti. “Trattavano acquisto armi”. Sequestrato anche carro armato artigianale attrezzato con un cannoncino. L’ira di Bossi e di Salvini: “Arresti bluff”.
Mauro Biani



Ultimo tanko
Massimo Gramellini
Il trattore truccato da carro armato. E poi, chissà, i forconi truccati da fucili e le mucche da portaerei. Il rischio, con i secessionisti veneti, non è di farne dei martiri, ma di consegnare problemi reali e giganteschi a una parata di macchiette. La lista dei nostri guai è stranota. Altrettanto nota, ma forse meno meditata, è la lista di coloro che intendono risolverli con ricette strampalate e atteggiamenti grotteschi. Uno legge le biografie e le parole dei «terroristi» e pensa: dopo avere assaggiato e sputato la politica a fumetti della Lega, davvero il ceto medio impoverito e arrabbiato del Nordest immagina di affidare la propria riscossa a persone che al massimo avrebbero potuto fare le comparse in un film del colonnello Rambaldo Buttiglione? E i tantissimi giovani laureati e disoccupati che comprensibilmente votano per i Cinquestelle non meriterebbero un movimento politico più trasparente e un portavoce meno approssimativo di Beppe Grillo? E il senso di legalità e giustizia sociale che anima il popolo della sinistra può identificarsi in una conventicola di intellettuali che da decenni dice di no a qualsiasi tentativo di cambiare questo sistema sclerotico e oggi si stringe come una vecchia cintura di castità intorno al povero Tsipras?

Chi sperava che il dilettantismo folcloristico di Berlusconi fosse stata una parentesi deve ricredersi: in Italia la politica continua a essere considerata una cosa talmente poco seria che persino i tentativi di golpe si delegano ai pagliacci.


SERGIO STAINO




VAURO


VAURO



Tiziano Riverso


Krancic


Secessionisti


Secesiùn Teste di CarroMoise


Produzione in larga scala
Vukic



Mario Airaghi


Come si fa davvero un carro armato
Makkox


B)   Salvini






Il disagio
 Salvini in Tanko.
Mauro Biani

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Nota
22 marzo 2014, ore 17,20

Il referendum veneto per l’indipendenza da Roma

Di Ferdinando Camon

Il referendum on-line svoltosi nel Veneto per l’indipendenza della regione ha dato risultati che stupiscono la nazione, ma che erano largamente prevedibili. Han votato in 2 milioni 360 mila e 235, i sì sono stati l’89 %. A Treviso era pronto un palco, dal quale il promotore Gianluca Busato aspettava le conclusioni per “dichiarare l’indipendenza”. Lo ha fatto. Dritto in piedi, ha scandito: “Lo Stato dominante italiano non ha mai chiesto al popolo veneto di esprimere la propria volontà… e nemmeno l’appartenenza alla comunità europea… In nome di San Marco e dela democrasia, noi oggi decretiamo decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto e ne decretiamo decadute le magistrature politiche dichiarando l’indipendenza del popolo veneto. Qui proclamiamo la Repubblica Veneta”. È il sogno della Lega? Ma no: la Lega c’è ancora, il governatore della regione è un leghista, ma la Lega chiede e dice che sta per ottenere il federalismo. Questo referendum vuole l’indipendenza. C’entra la Crimea? C’entra, ma gli indipendentisti vogliono di più: dicono che la Crimea s’è data alla Russia, loro non vogliono darsi a nessuno. Il Veneto è una regione diversa e separata dall’Italia, e vuole una storia diversa e separata? Sarebbe grave, proprio ora che stiamo preparando le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, che fu combattuta e vinta proprio qui. Ma la ragione di questa richiesta d’indipendenza non è razziale, storica, culturale. Sta tutta in una frasetta che l’organizzatore del referendum (figlio comunque della originaria Lega, la Liga Veneta, quella che Bossi ha fagocitato nella Lega Nord e poi distrutta) butta lì: “Paghiamo 70 miliardi di tasse e ce ne ritornano 50, quindi ce ne rubano 20, più altri 10 che ci scaricano addosso come quota-parte regionale del debito nazionale”. Questo lamento del Veneto è antico e non è una protesta soltanto verso Roma. Il Veneto è circondato da regioni che hanno tutte un trattamento fiscale più vantaggioso. Soprattutto l’Alto Adige. I sindaci del Veneto lamentano che per ogni 100 euro di tasse che danno a Roma ne ritornano 75, mentre Bolzano per ogni 100 euro gliene ritornano 120. Sono cifre ballerine, che nessun sindaco o governatore ha mai precisato. Neanche Roma. Certo però che il divario c’è. È per questo divario, patito come un furto, che i leghisti parlano di “Roma ladrona”. Non amano la nazione e non amano la capitale. E non amano la politica e i partiti politici. I veneti votano in percentuale alta, certo, ma han sempre votato in senso anti-nazionale. Per mezzo secolo han votato Dc, ed era un modo di non votare per la politica, ma per qualcosa che sta al di sopra della politica, e che dà garanzie morali che la politica non dà. Poi son passati a votare Lega, e non era un voto pro-nazione ma anti-nazione, anti-Roma, anti-Parlamento. Adesso, con questa consultazione, si pronunciano per l’indipendenza. L’han votata. Possono averla? Ma no: è stoppata dalla Costituzione. Allora, operazione inutile? Nient’affatto: tanto è vero che tutti i giornali ne parlano, anche quelli stranieri. Il disagio di fondo c’è ed è grande: i rapporti regione-Stato son diversi da regione a regione, furono impostati nel dopoguerra e andrebbero reimpostati. Non è una questione di razza. Di storia. Di autonomia. D’indipendenza. È una questione di soldi. Di schei.