Post in continua crescita ... si allungherà per tutto il giorno ...
EARTH DAY 2010
OGGI E' LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA
AUGURI !
Pubblicato da uber
Etichette: ambiente, inquinamento, TERRA
http://www.bloggersunite.org/event/earth-day-2010
Lino Giusti &Roberto Mangosi
Vedi 'o mare ...
Stavo per cimentarmi sul tema di oggi "Giornata della terra" quando la mia attenzione è stata attratta dal titolo in prima pagina de "il Fatto Quotidiano": "SUD, LA GRANDE DISCARICA", dove il sottotitolo recita : Il veleno della camorra inquina mezza Campania. La magistratura dichiara il "disastro ambientale". Allora mi sono ricordato che un po' di tempo fa feci una vignetta per un concorso sul tema "La Costituzione" e mio malgrado presi come esempio questa regione martoriata per descrivere l'art.9. Non me ne vogliano gli amici campani, la ripropongo oggi, in occasione di questa giornata, poichè secondo il mio modesto parere è, purtroppo ancora attualissima.
Paride Puglia PUNCH
Non riduciamola così!
PV
dal mio album:
Stefano "Kaneda" Gargano
Carlo Lenotti
MauroPat
Giovanni Angeli da Il riso degli angeli di Giovanni Angeli. Corriere Della Sera
Mancava ancora all'appello Maria Sereni
TUTTI GIU' PER TERRA!!!
Pubblicato da NICO PILLININI
MAX
G8 AMBIENTE A SIRACUSA
In otto per salvare il pianeta..pochini direi!
Pubblicato da totocali
giovedì 22 aprile 2010
mercoledì 21 aprile 2010
Scandalo in chiesa: i preti e la pedofilia (vignette dal mondo)
Scandalo in chiesa ... il papa messo in croce ...
la cosa è gravissima... ed i tentativi di insabbiamento dei casi da parte della chiesa, vengono alla luce, con grande forza da più parti del mondo.
Pedophilia Scandals
By Frederick Deligne - AOL.fr
Pat Bagley, Salt Lake Tribune, Utah
E-mail Pat. Visit Pat's site.
Paedophile priest scandal
By: Peray
Thailand
I pastori ...lupi
The Shepherd
By: Olle Johansson
Sweden
(Traduzione =Il pastore :
non ti preoccupare ...
Mi prendo cura dei miei agnelli)
Pope pulling down a blind
By: Riber HanssonSweden
Visit Riber's Site. E-Mail Riber.
E' molto sbagliato calare tendine sugli avvenimenti...
Hansel and Gretel Meet the Church
By: Bill Schorr
Cagle Cartoons
Simanca Osmani, Brazil
Purtroppo non sono favole... questi orchi vivono tra noi...
Kids Speak up to Priests
By Angel Boligan - Cagle Cartoons, El Universal, Mexico City
Angel Boligan, El Universal, Mexico City, Mexico, caglecartoons.com
Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria,
E-mail Petar.
Testimoni urlate la verità...
Gerald Scarfe / The Times
Peter Brookes /The Times
Cartoon by Morten Morland
Morten Morland/The Times
La chiesa deve fare qualcosa di più che chiedere scusa...
NOTA:
Attenzione ammonisce Daril Cagle è facile diventare famosi disegnando il papa ....
Daryl Cagle, MSNBC.com
Visit Daryl
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Notizie correlate:
Lo scandalo della pedofilia si allarga
e mette sotto pressione il Papa
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la cosa è gravissima... ed i tentativi di insabbiamento dei casi da parte della chiesa, vengono alla luce, con grande forza da più parti del mondo.
Pedophilia Scandals
By Frederick Deligne - AOL.fr
Pat Bagley, Salt Lake Tribune, Utah
E-mail Pat. Visit Pat's site.
Paedophile priest scandal
By: Peray
Thailand
I pastori ...lupi
The Shepherd
By: Olle Johansson
Sweden
(Traduzione =Il pastore :
non ti preoccupare ...
Mi prendo cura dei miei agnelli)
Pope pulling down a blind
By: Riber HanssonSweden
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E' molto sbagliato calare tendine sugli avvenimenti...
Hansel and Gretel Meet the Church
By: Bill Schorr
Cagle Cartoons
Simanca Osmani, Brazil
Purtroppo non sono favole... questi orchi vivono tra noi...
Kids Speak up to Priests
By Angel Boligan - Cagle Cartoons, El Universal, Mexico City
Angel Boligan, El Universal, Mexico City, Mexico, caglecartoons.com
Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria,
E-mail Petar.
Testimoni urlate la verità...
Gerald Scarfe / The Times
Peter Brookes /The Times
Cartoon by Morten Morland
Morten Morland/The Times
La chiesa deve fare qualcosa di più che chiedere scusa...
NOTA:
Attenzione ammonisce Daril Cagle è facile diventare famosi disegnando il papa ....
"Si può essere un famoso fumettista politico se si
impara a disegnare il Papa:
come Pinocchio ... non vedente o col paraocchi .... in veste di diavolo....
come un nazista ... che scivola sul preservativo! ... ma il top è ...il Papa con coristi sotto la sua gonna!!"
Daryl Cagle, MSNBC.com
Visit Daryl
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Notizie correlate:
Lo scandalo della pedofilia si allarga
e mette sotto pressione il Papa
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La comunione di Berlusconi.
Post modificato 22/04/10 09.00
Il prete che ha dato la “comunione ” a Berlusconi, durante i funerali di Vianello, ha tristemente spiegato che quello non era certo il momento adatto per litigare e mandare via UNO che si era avvicinato all’altare.
"ritratto di devoto"
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Eucarestia ai divorziati (Vaticano)
Comunionem ad personam (alberto cane blog)
Comunione a Berlusconi,imbarazzo in Cei (La Stampa)
Berlusconi, la comunione ed il pubblico scandalo (La Stampa)
Il prete che ha dato la “comunione ” a Berlusconi, durante i funerali di Vianello, ha tristemente spiegato che quello non era certo il momento adatto per litigare e mandare via UNO che si era avvicinato all’altare.
"ritratto di devoto"
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Comunione e separazione
Massimo Gramellini (La Stampa)
Molti divorziati devoti che non possono ricevere la comunione hanno osservato con stupore la foto che ritraeva il presidente del Consiglio con un’ostia in bocca durante i funerali di Raimondo Vianello. Quell’uomo, han ragionato gli esclusi, ha un divorzio alle spalle e un altro in arrivo: come ha potuto accostarsi al sacramento? Esiste forse un lodo divino che anche in questo campo gli consente ciò che è vietato ai comuni mortali? Oppure il generoso avvocato Mills ha testimoniato sotto giuramento di essere lui il marito di tutte le mogli, comprese quelle off-shore, restituendolo a una dimensione di virginea purezza?
A mettere un po’ d’ordine in questo guazzabuglio ci ha pensato monsignor Fisichella, assolvendo il premier con formula piena: «Solo al fedele separato e risposato è vietato comunicarsi, poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Ma il presidente, essendosi separato dalla seconda moglie, è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». Quindi, se un divorziato si risposa con successo, nel senso che col secondo coniuge trova finalmente il suo equilibrio, la comunione non gliela si può dare. Se invece ridivorzia, allora potrà di nuovo avvicinarsi all’altare perché «è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». In teoria uno potrebbe passare da un matrimonio all’altro senza mai smettere di comunicarsi, purché abbia cura di farlo negli intervalli. Che destino, quell’uomo: qualunque cosa faccia ha sempre bisogno di un’interpretazione autentica che gli fornisca una scappatoia. E la trova, sempre.
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Notizie correlate:Eucarestia ai divorziati (Vaticano)
Comunionem ad personam (alberto cane blog)
Comunione a Berlusconi,imbarazzo in Cei (La Stampa)
Berlusconi, la comunione ed il pubblico scandalo (La Stampa)
lunedì 19 aprile 2010
Doverosi chiarimenti.
Il post è stato modificato (aggiunto vignette)
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Perché B. vuole azzittire Saviano?
di Loris MAZZETTI (Fatto Quotidiano )
Lo scrittore spiega la forza della parola
Gomorra, il libro di Roberto Saviano, è stato accusato da Silvio Berlusconi di essere "supporto promozionale alle cosche". Non c’è mai limite all’indecenza, soprattutto quando certe parole escono dalla bocca di una delle massime istituzioni del nostro Paese. Non è la prima volta che il presidente del Consiglio si esprime contro chi scrive di criminalità organizzata. La volta scorsa fu a novembre, sempre in occasione del processo del suo amico Marcello Dell’Utri: allora disse che dovevano essere "strozzati" tutti quelli che hanno fatto la "Piovra" e che scrivono libri su Cosa Nostra perché "ci hanno fatto conoscere nel mondo per la mafia". Il giorno in cui il pm chiede per Dell’Utri una condanna a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il premier se la prende con un grande scrittore che da quattro anni vive sotto scorta.
Roberto Saviano ha un’unica responsabilità: quello di aver illuminato i fatti, di aver fatto conoscere all’Italia e al mondo i casalesi, di aver acceso la luce sulla camorra. Sono convinto che tanti magistrati, soprattutto quelli che stanno in prima linea, la pensano diversamente da Berlusconi, perché quella luce serve anche a loro. Ha scritto Giuseppe Fava: "Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo". Conosco Saviano da anni. E’ forte. Ha la capacità di usare la parola come un’arma in grado di combattere la criminalità organizzata, non credo di averla riscontrata in nessun altro scrittore o giornalista. Questo ha portato Roberto Saviano ad essere considerato un uomo a rischio della propria vita, condannato dai Casalesi, dai camorristi dello stesso paese dove lui è nato e vissuto fino agli anni del liceo, è anche la sua forza e la sua grande difesa.
Per la stragrande maggioranza delle persone lui è il nuovo eroe, è il moderno Lancillotto, il cavaliere della Tavola Rotonda della giustizia e dell’onore che combatte contro gli usurpatori e i tiranni a difesa del popolo oppresso dalla camorra; per altri invece è quello che ha infangato la sua terra e che non doveva raccontare quella criminalità. L’accusa di fare cattiva pubblicità all’Italia è infamante non solo per Saviano ma per tutti quei giovani che continuano a vivere nei luoghi della camorra e a lottare quotidianamente nella terra con più morti ammazzati d’Europa e come ha scritto Saviano: "Nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale".
L’intervista che segue è tratta dal nostro incontro in occasione della scrittura de La macchina delle bugie.
Roberto ho la sensazione che la tua sia diventata una missione.
Forse sì. Io ritengo la responsabilità della parola quasi sacra. So bene che uno scrittore non dovrebbe prendersi troppo sul serio, ma a me sono accadute cose che non mi permettono questo distacco. Mi sono reso conto che la parola che sono riuscito a usare, una volta superata una certa linea d’ombra, una volta uscita dagli ambiti soliti degli addetti ai lavori, ha ottenuto un effetto impensabile, quasi miracoloso: è diventata strumento per altre persone per conoscere la realtà della camorra o per farla conoscere. La mia parola ha consentito ad altri di tirare fuori la voce.
Lo hai detto anche nell’intervista che ti fece Enzo Biagi che è stata la rabbia che ti ha spinto a scrivere Gomorra, cito testualmente: "Era tanta la rabbia da far stringere i pugni persino quando scrivevi...".
Sì. Può sembrare questa un’immagine romantica, ma in realtà è proprio così. Mi trovai con un mio vecchio amico e ci dicemmo che la rabbia era così tanta che bisognava scrivere sulla tastiera del computer con le nocche. Lo giuro, l’immagine mi era venuta in mente dopo aver seguito la faida di Scampia, ero stato sul luogo dell’omicidio di Attilio Romanò, era gennaio 2005, e questo ragazzo innocente era stato freddato nel negozio dove lavorava, il corpo crivellato di colpi e sangue dappertutto. Quanto tornai a casa cominciai a battere sulla tastiera solo con la mano destra, mentre la sinistra, senza accorgermene, era chiusa a pugno, sino quasi a farmi male. Questo mi colpì. Non solo ero disgustato dall’omicidio, ero anche terribilmente arrabbiato perché per i media nazionali quella vittima apparteneva ai soldati di camorra: morire in una certa terra significava essere colpevoli in partenza. La rabbia è vera, nasce dentro di me. È stato sicuramente il primo motore che mi ha portato a scrivere.
Sei considerato uno dei più grandi esperti di camorra, tieni conferenze anche agli addetti ai lavori, nel tuo intimo esiste una ricetta su cosa bisognerebbe fare?
Veramente non so dove iniziare. Sicuramente so che dal momento in cui blindi i subappalti, l’attenzione nazionale diventa costante, permetti ai giudici di lavorare in maniera concreta, smetti di dare strumenti soltanto per la repressione, quei poteri criminali cominciano a inciampare, a cadere, a sentirsi stretti, ad avere il fiato sul collo. Faccio un esempio: il voto di scambio è fondamentale. Il problema non è arrestare chi lo compra con 50 euro, quello non si farà prendere mai. Non si dovrebbe far sentire il voto così inutile perché, chi lo vende per 50 euro, lo considera una cosa priva di valore. Pensa che chiunque venga eletto, farà soltanto i propri affari o gli affari di chi lo vuole mettere lì, tanto vale guadagnare un cellulare, 50 euro, una bolletta pagata. Bisogna partire da questo, invece di reprimere o arrestare chi accetta i 50 euro. A questa persona bisognerebbe fargli capire con azioni concrete che tutto sta cambiando, e che non è solo retorica quando si diceva che "il principio primo della democrazia è la partecipazione". Oggi è esattamente il contrario: che governi la destra o la sinistra, secondo la percezione dominante tanto è la stessa cosa, tutti sono ladri, pensano solo al proprio tornaconto. In certe zone dell’Italia bisognerebbe mantenere i fari accesi, bisognerebbe illuminare quelle terre. La criminalità organizzata ha bisogno invece di silenzio per poter fare i propri affari. Credo che una grande responsabilità ce l’abbiano i mezzi d’informazione, in particolare la televisione, che per illuminare fa ben poco.
Non pensi che questo dipenda anche dal fatto che la mafia sta all’interno dell’economia e quindi riesce in qualche modo a controllare tutto?
Sì. Alla fine tutti i media si accorgono delle mafie esclusivamente quando ci sono gravi attentati, molti morti, due giorni in prima pagina poi il silenzio. È veramente assurdo. Le mafie in Italia hanno ucciso 10 mila persone, una cifra maggiore dei morti della striscia di Gaza. La guerra tra palestinesi e israeliani da vent’anni apre i telegiornali di tutto il mondo. Le mafie hanno ucciso più di qualsiasi organizzazione terroristica. Da noi il terrorismo, durante gli anni di piombo, ha fatto 600 morti, quanti in due anni a Napoli. Questi dati ci fanno capire la disattenzione, la miopia che c’è stata da parte dell’informazione televisiva su un fenomeno che già di per sé non è locale e che ha tutte le premesse per essere un problema e uno scandalo internazionale. Perché non si è parlato delle mafie per quello che sono? Io mi sono dato delle risposte. Non c’è assolutamente censura, c’è indifferenza, sono fatti considerati locali, per le persone che vivono al Nord sono avvenimenti lontani, mentre al Sud non si comprano i giornali nazionali. La televisione non racconta le vere storie di mafia e quando le racconta lo fa in maniera folkloristica.
C’è una frase di Dalla Chiesa che mi ha sempre colpito: "Lo Stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore".
È una frase fondamentale, perché è la prima cosa che le mafie fanno, oggi anche ad altissimo livello e non solo con i disperati dei quartieri disagiati. Il racket è una fornitura di servizi ineccepibile, pagarlo in molte realtà significa che i camion ti arrivano puntuali, che le banche ti aiutano. Le mafie diventano il garante per far avere prestiti alle imprese, che non ci siano furti nei cantieri. Pagare l’estorsione significa comprare un pacchetto di servizi. La frase del generale Dalla Chiesa oggi ha più valore di quando l’ha pronunciata, ed è fondamentale per capire che cosa sono le organizzazioni criminali, che spesso si sostituiscono all’inefficienza della burocrazia dello Stato, grazie ai contatti con i comuni, ai loro uomini nei municipi, tra i vigili urbani. Questa loro tecnica l’hanno portata anche nell’Est Europa, diventando il passepartout anche per le imprese sane, come è avvenuto in Macedonia, in Ungheria, in Albania.
Di cosa hanno bisogno i giovani delle tue terre, delle terre di camorra, mafia, ’ndrangheta?
Due cose: la prima, che sento molto mia, di non essere costretti ad emigrare. L’emigrazione deve essere una scelta, una possibilità per specializzarsi, per migliorarsi, non una necessità, una costrizione. Spesso in queste terre restano quelli che non hanno avuto le qualità per emigrare. O quelli che lo pensano di se stessi. Non deve più essere così. Dal Sud ogni anno emigra la quasi totalità di laureati. La seconda, di poter vivere in una realtà in cui il proprio talento sia spendibile, basta ascoltare qualsiasi ragazzo, che sia chimico o carpentiere, che lavori a Londra o ad Oxford o a Ferrara, che è stato scelto perché bravo, che ha avuto l’occasione di poter mostrare quello che vale. Nel Sud, invece, il talento non basta, deve sempre esserci la protezione, la mediazione, bisogna accontentarsi e poi implorare, il lavoro diventa un privilegio che ti è stato dato, e in cambio devi tacere e accettare quello che ti viene detto. Il lavoro deve essere un diritto e non un privilegio e se quel giovane decide di rimanere al Sud non deve sentirsi uno sconfitto, un fallito.
Hai mai pensato di andare via, di andare all’estero?
Sì. L’ho pensato tantissime volte. Non l’ho fatto finora perché mi sembrava un tradimento. Diceva Paolo Borsellino: "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio. O si fanno la guerra o si mettono d’accordo".
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Come ha detto Silvio...
ZARATHUSTRA http://www.cosiparlozarathustra.it/
Il rogo di Gomorra
(La Stampa)
MASSIMO GRAMELLINI
Sono d’accordo con l’Amato Premier. La mafia italiana è appena la sesta nel mondo (il prossimo anno non parteciperà neanche alla Champions), la sua fama è tutta colpa di «Gomorra». Che in realtà parla di camorra ed è pubblicato dalla casa editrice dell’Amato. Ma sono quisquilie. Piuttosto: perché fermarsi a Saviano, dico io. Si chiami il ministro fuochista Calderoli e gli si commissioni un bel falò per buttarci dentro altri libri disfattisti. Comincerei dai «Promessi sposi»: tutti quei bravacci e signorotti arroganti, che agli stranieri suggeriscono l’immagine fasulla di un Paese senza regole, dove la prepotenza e la furbizia prevalgono sul diritto. E «Il fu Mattia Pascal»? Vogliamo continuare a diffondere la favola negativa dell’uomo che cerca un legittimo impedimento per potersi fare i fatti suoi? Nel fuoco, insieme con «La coscienza di Zeno», un inetto che non riesce nemmeno a liberarsi del vizio del fumo, quanto di più diseducativo per una gioventù che ha bisogno di modelli positivi come il vincitore di «Amici».
Porrei quindi rimedio alla leggerezza sconsiderata del «Gattopardo». «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Hai trovato la formula segreta del potere e la spiattelli in giro così? In America nessun romanzo ha mai raccontato la ricetta della Coca-Cola. Nel fuoco anche Tomasi di Lampedusa: con quel cognome da nobile sarà di sicuro comunista. E poi «Il nome della rosa». Morti e sesso torbido in un monastero. Di questi tempi! Il nome della Rosa è Pantera. Il resto al rogo. Su con quelle fiamme e linea alla pubblicità.
Chiarimenti
PV Una Vignetta di PV
Schizofrenie
Paride Puglia PUNCH
LA CLASSIFICA
di Gianni Allegra L'Asino
EX LIBRIS
Dopo le critiche di Berlusconi al libro di Saviano "Gomorra" previsto un restiling, se non del contenuto, almeno della copertina.
Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, camorra, libertà di stampa, mafie
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Perché B. vuole azzittire Saviano?
di Loris MAZZETTI (Fatto Quotidiano )
Lo scrittore spiega la forza della parola
Gomorra, il libro di Roberto Saviano, è stato accusato da Silvio Berlusconi di essere "supporto promozionale alle cosche". Non c’è mai limite all’indecenza, soprattutto quando certe parole escono dalla bocca di una delle massime istituzioni del nostro Paese. Non è la prima volta che il presidente del Consiglio si esprime contro chi scrive di criminalità organizzata. La volta scorsa fu a novembre, sempre in occasione del processo del suo amico Marcello Dell’Utri: allora disse che dovevano essere "strozzati" tutti quelli che hanno fatto la "Piovra" e che scrivono libri su Cosa Nostra perché "ci hanno fatto conoscere nel mondo per la mafia". Il giorno in cui il pm chiede per Dell’Utri una condanna a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il premier se la prende con un grande scrittore che da quattro anni vive sotto scorta.
Roberto Saviano ha un’unica responsabilità: quello di aver illuminato i fatti, di aver fatto conoscere all’Italia e al mondo i casalesi, di aver acceso la luce sulla camorra. Sono convinto che tanti magistrati, soprattutto quelli che stanno in prima linea, la pensano diversamente da Berlusconi, perché quella luce serve anche a loro. Ha scritto Giuseppe Fava: "Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo". Conosco Saviano da anni. E’ forte. Ha la capacità di usare la parola come un’arma in grado di combattere la criminalità organizzata, non credo di averla riscontrata in nessun altro scrittore o giornalista. Questo ha portato Roberto Saviano ad essere considerato un uomo a rischio della propria vita, condannato dai Casalesi, dai camorristi dello stesso paese dove lui è nato e vissuto fino agli anni del liceo, è anche la sua forza e la sua grande difesa.
Per la stragrande maggioranza delle persone lui è il nuovo eroe, è il moderno Lancillotto, il cavaliere della Tavola Rotonda della giustizia e dell’onore che combatte contro gli usurpatori e i tiranni a difesa del popolo oppresso dalla camorra; per altri invece è quello che ha infangato la sua terra e che non doveva raccontare quella criminalità. L’accusa di fare cattiva pubblicità all’Italia è infamante non solo per Saviano ma per tutti quei giovani che continuano a vivere nei luoghi della camorra e a lottare quotidianamente nella terra con più morti ammazzati d’Europa e come ha scritto Saviano: "Nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale".
L’intervista che segue è tratta dal nostro incontro in occasione della scrittura de La macchina delle bugie.
Roberto ho la sensazione che la tua sia diventata una missione.
Forse sì. Io ritengo la responsabilità della parola quasi sacra. So bene che uno scrittore non dovrebbe prendersi troppo sul serio, ma a me sono accadute cose che non mi permettono questo distacco. Mi sono reso conto che la parola che sono riuscito a usare, una volta superata una certa linea d’ombra, una volta uscita dagli ambiti soliti degli addetti ai lavori, ha ottenuto un effetto impensabile, quasi miracoloso: è diventata strumento per altre persone per conoscere la realtà della camorra o per farla conoscere. La mia parola ha consentito ad altri di tirare fuori la voce.
Lo hai detto anche nell’intervista che ti fece Enzo Biagi che è stata la rabbia che ti ha spinto a scrivere Gomorra, cito testualmente: "Era tanta la rabbia da far stringere i pugni persino quando scrivevi...".
Sì. Può sembrare questa un’immagine romantica, ma in realtà è proprio così. Mi trovai con un mio vecchio amico e ci dicemmo che la rabbia era così tanta che bisognava scrivere sulla tastiera del computer con le nocche. Lo giuro, l’immagine mi era venuta in mente dopo aver seguito la faida di Scampia, ero stato sul luogo dell’omicidio di Attilio Romanò, era gennaio 2005, e questo ragazzo innocente era stato freddato nel negozio dove lavorava, il corpo crivellato di colpi e sangue dappertutto. Quanto tornai a casa cominciai a battere sulla tastiera solo con la mano destra, mentre la sinistra, senza accorgermene, era chiusa a pugno, sino quasi a farmi male. Questo mi colpì. Non solo ero disgustato dall’omicidio, ero anche terribilmente arrabbiato perché per i media nazionali quella vittima apparteneva ai soldati di camorra: morire in una certa terra significava essere colpevoli in partenza. La rabbia è vera, nasce dentro di me. È stato sicuramente il primo motore che mi ha portato a scrivere.
Sei considerato uno dei più grandi esperti di camorra, tieni conferenze anche agli addetti ai lavori, nel tuo intimo esiste una ricetta su cosa bisognerebbe fare?
Veramente non so dove iniziare. Sicuramente so che dal momento in cui blindi i subappalti, l’attenzione nazionale diventa costante, permetti ai giudici di lavorare in maniera concreta, smetti di dare strumenti soltanto per la repressione, quei poteri criminali cominciano a inciampare, a cadere, a sentirsi stretti, ad avere il fiato sul collo. Faccio un esempio: il voto di scambio è fondamentale. Il problema non è arrestare chi lo compra con 50 euro, quello non si farà prendere mai. Non si dovrebbe far sentire il voto così inutile perché, chi lo vende per 50 euro, lo considera una cosa priva di valore. Pensa che chiunque venga eletto, farà soltanto i propri affari o gli affari di chi lo vuole mettere lì, tanto vale guadagnare un cellulare, 50 euro, una bolletta pagata. Bisogna partire da questo, invece di reprimere o arrestare chi accetta i 50 euro. A questa persona bisognerebbe fargli capire con azioni concrete che tutto sta cambiando, e che non è solo retorica quando si diceva che "il principio primo della democrazia è la partecipazione". Oggi è esattamente il contrario: che governi la destra o la sinistra, secondo la percezione dominante tanto è la stessa cosa, tutti sono ladri, pensano solo al proprio tornaconto. In certe zone dell’Italia bisognerebbe mantenere i fari accesi, bisognerebbe illuminare quelle terre. La criminalità organizzata ha bisogno invece di silenzio per poter fare i propri affari. Credo che una grande responsabilità ce l’abbiano i mezzi d’informazione, in particolare la televisione, che per illuminare fa ben poco.
Non pensi che questo dipenda anche dal fatto che la mafia sta all’interno dell’economia e quindi riesce in qualche modo a controllare tutto?
Sì. Alla fine tutti i media si accorgono delle mafie esclusivamente quando ci sono gravi attentati, molti morti, due giorni in prima pagina poi il silenzio. È veramente assurdo. Le mafie in Italia hanno ucciso 10 mila persone, una cifra maggiore dei morti della striscia di Gaza. La guerra tra palestinesi e israeliani da vent’anni apre i telegiornali di tutto il mondo. Le mafie hanno ucciso più di qualsiasi organizzazione terroristica. Da noi il terrorismo, durante gli anni di piombo, ha fatto 600 morti, quanti in due anni a Napoli. Questi dati ci fanno capire la disattenzione, la miopia che c’è stata da parte dell’informazione televisiva su un fenomeno che già di per sé non è locale e che ha tutte le premesse per essere un problema e uno scandalo internazionale. Perché non si è parlato delle mafie per quello che sono? Io mi sono dato delle risposte. Non c’è assolutamente censura, c’è indifferenza, sono fatti considerati locali, per le persone che vivono al Nord sono avvenimenti lontani, mentre al Sud non si comprano i giornali nazionali. La televisione non racconta le vere storie di mafia e quando le racconta lo fa in maniera folkloristica.
C’è una frase di Dalla Chiesa che mi ha sempre colpito: "Lo Stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore".
È una frase fondamentale, perché è la prima cosa che le mafie fanno, oggi anche ad altissimo livello e non solo con i disperati dei quartieri disagiati. Il racket è una fornitura di servizi ineccepibile, pagarlo in molte realtà significa che i camion ti arrivano puntuali, che le banche ti aiutano. Le mafie diventano il garante per far avere prestiti alle imprese, che non ci siano furti nei cantieri. Pagare l’estorsione significa comprare un pacchetto di servizi. La frase del generale Dalla Chiesa oggi ha più valore di quando l’ha pronunciata, ed è fondamentale per capire che cosa sono le organizzazioni criminali, che spesso si sostituiscono all’inefficienza della burocrazia dello Stato, grazie ai contatti con i comuni, ai loro uomini nei municipi, tra i vigili urbani. Questa loro tecnica l’hanno portata anche nell’Est Europa, diventando il passepartout anche per le imprese sane, come è avvenuto in Macedonia, in Ungheria, in Albania.
Di cosa hanno bisogno i giovani delle tue terre, delle terre di camorra, mafia, ’ndrangheta?
Due cose: la prima, che sento molto mia, di non essere costretti ad emigrare. L’emigrazione deve essere una scelta, una possibilità per specializzarsi, per migliorarsi, non una necessità, una costrizione. Spesso in queste terre restano quelli che non hanno avuto le qualità per emigrare. O quelli che lo pensano di se stessi. Non deve più essere così. Dal Sud ogni anno emigra la quasi totalità di laureati. La seconda, di poter vivere in una realtà in cui il proprio talento sia spendibile, basta ascoltare qualsiasi ragazzo, che sia chimico o carpentiere, che lavori a Londra o ad Oxford o a Ferrara, che è stato scelto perché bravo, che ha avuto l’occasione di poter mostrare quello che vale. Nel Sud, invece, il talento non basta, deve sempre esserci la protezione, la mediazione, bisogna accontentarsi e poi implorare, il lavoro diventa un privilegio che ti è stato dato, e in cambio devi tacere e accettare quello che ti viene detto. Il lavoro deve essere un diritto e non un privilegio e se quel giovane decide di rimanere al Sud non deve sentirsi uno sconfitto, un fallito.
Hai mai pensato di andare via, di andare all’estero?
Sì. L’ho pensato tantissime volte. Non l’ho fatto finora perché mi sembrava un tradimento. Diceva Paolo Borsellino: "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio. O si fanno la guerra o si mettono d’accordo".
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Come ha detto Silvio...
ZARATHUSTRA http://www.cosiparlozarathustra.it/
Il rogo di Gomorra
(La Stampa)
MASSIMO GRAMELLINI
Sono d’accordo con l’Amato Premier. La mafia italiana è appena la sesta nel mondo (il prossimo anno non parteciperà neanche alla Champions), la sua fama è tutta colpa di «Gomorra». Che in realtà parla di camorra ed è pubblicato dalla casa editrice dell’Amato. Ma sono quisquilie. Piuttosto: perché fermarsi a Saviano, dico io. Si chiami il ministro fuochista Calderoli e gli si commissioni un bel falò per buttarci dentro altri libri disfattisti. Comincerei dai «Promessi sposi»: tutti quei bravacci e signorotti arroganti, che agli stranieri suggeriscono l’immagine fasulla di un Paese senza regole, dove la prepotenza e la furbizia prevalgono sul diritto. E «Il fu Mattia Pascal»? Vogliamo continuare a diffondere la favola negativa dell’uomo che cerca un legittimo impedimento per potersi fare i fatti suoi? Nel fuoco, insieme con «La coscienza di Zeno», un inetto che non riesce nemmeno a liberarsi del vizio del fumo, quanto di più diseducativo per una gioventù che ha bisogno di modelli positivi come il vincitore di «Amici».
Porrei quindi rimedio alla leggerezza sconsiderata del «Gattopardo». «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Hai trovato la formula segreta del potere e la spiattelli in giro così? In America nessun romanzo ha mai raccontato la ricetta della Coca-Cola. Nel fuoco anche Tomasi di Lampedusa: con quel cognome da nobile sarà di sicuro comunista. E poi «Il nome della rosa». Morti e sesso torbido in un monastero. Di questi tempi! Il nome della Rosa è Pantera. Il resto al rogo. Su con quelle fiamme e linea alla pubblicità.
Chiarimenti
PV Una Vignetta di PV
Schizofrenie
Paride Puglia PUNCH
Saviano e la Mondadori
Sabato in un articolo su Repubblica Roberto Saviano rispondeva a Silvio Berlusconi che aveva accusato "Gomorra" di far solo pubblicità alla malavita organizzata. Ieri sempre sullo stesso quotidiano Marina Berlusconi era intervenuta in difesa del padre con cui si dichiarava pienamente d'accordo. Nella stessa pagina era ben visibile la pubblicità di "Gomorra". Pubblicità pagata dalla Mondadori, casa editrice del libro, di cui Marina Berlusconi è presidente.
C'è ancora qualcuno che ha il coraggio di affermare che è normale questo nostro Paese?
E oggi ancora su Repubblica, Ricky Cavallero, direttore generale di Libri Trade Mondadori, a cui è venuta la cagarella per la paura di perdere un autore dalle uova d'oro, dà il pieno appoggio allo scrittore.
Alberto alberto cane blog
LA CLASSIFICA
di Gianni Allegra L'Asino
EX LIBRIS
Dopo le critiche di Berlusconi al libro di Saviano "Gomorra" previsto un restiling, se non del contenuto, almeno della copertina.
Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, camorra, libertà di stampa, mafie
Semipresidenzialismo alla francese
Si parla di riforme istituzionali ... a Berlusconi piace il modello francese ...
PORTOS Comic strip
Si vede già col parrucchino....
ASSOLUTI D'ITALIA
Continua la partita tra Fini che propone il doppio turno e Berlusconi che insiste: "Presidenzialismo alla francese si ma corretto all'italiana".
Pubblicato da uber Uber Humour
Etichette: berlusconi, italia, politica, riforme costituzionali
Lino Giusti & Roberto Mangosi www.crepapelle.net
Avrà sogni di gloria alla Napoleone?
MONSIEUR LE SEMIPRESIDENT
di Rocco Grieco
Stilisti istituzionali
Pubblicato da Mauro Patorno
o alla De Gaulle?
Giannelli http://www.corriere.it/
Semipresidenzialismo all'italiana
Pubblicato da EbEr
Franco Stivali
oppure molto più terreni ...al modello Sarkozy ... pardon alla modella Carla Bruni?
nico pillinini
Forattini invece lo pensa così:
26 Marzo 2010
Berlusconi e il presidenzialismo
Giorgio Forattini - Home page UFFICIALE
comunque sia è sempre un gran brutto pasticciaccio... speriamo bene!
PASTICCIO PRESIDENZIALISTA
di Ro Marcenaro L'Asino
PS:
dal Dizionario delle riforme(La Stampa) di MICHELE AINIS SEMIPRESIDENZIALISMO È il modello inventato in Francia da De Gaulle, e poi esportato per esempio in Portogallo. Un’aquila a due teste, perché il Capo dello Stato viene eletto a suffragio universale, può sciogliere le Camere, decide la politica estera, promuove i referendum, ha poteri speciali durante le situazioni di crisi. Per converso il Primo ministro guida il potere esecutivo, ma per restare in sella deve conservare la fiducia del Parlamento. Un guaio, quando quest’ultimo esprime maggioranze antagoniste rispetto a quella incarnata dal Capo dello Stato (in Francia è successo per un tempo complessivo di 9 anni); anche perché, con un esecutivo frazionato e un legislativo sotto tiro, la separazione dei poteri diventa piuttosto commistione, se non confusione dei poteri. Sarà per questo che in Italia il semipresidenzialismo raccoglie così tanti tifosi.
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