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mercoledì 27 maggio 2020

Covid e censura, denuncia di Elchicotriste

Shameful management of the spanish government  Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The shameful management of the spanish government in the sanitary crisis of covid-19 brought us to be world nº1 in rate of death and contamination per million inhabitants. Also nº 1 in the world for rate of sanitary workers infected. Ignoring WHO warnings til 9th march to allow massive parades for political reasons, buying disfunctional material to non approved enterprises, monitorising social media and censoring profiles of journalists critical with their scandals and silencing and firing authorities ready to report their reckless management.
Gestione vergognosa del governo spagnolo  Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
La vergognosa gestione del governo spagnolo nella crisi sanitaria di covid-19 ci ha portato ad essere il numero 1 al mondo in termini di mortalità e contaminazione per milione di abitanti. Anche nº 1 al mondo per tasso di operatori sanitari infetti. Ignorando gli avvertimenti dell'OMS fino al 9 marzo per consentire enormi parate per motivi politici, acquistare materiale disfunzionale per le imprese non approvate, monitorare i social media e censurare i profili dei giornalisti critici con i loro scandali e silenziare e licenziare le autorità pronte a denunciare la loro gestione sconsiderata.
27 maggio 2020



Manipulated press  Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The governments are censoring "non subventioned" press on TV, radio and social media.
14 Apr 2020




Non dormire. Non perdere la tua capacità di indignarti, il tuo spirito critico, non smettere di denunciare tutto ciò che stanno facendo, instancabilmente, informare, condividere, resistere.
La premessa è che se una rana viene improvvisamente messa in acqua bollente, salterà, ma se la rana viene messa in acqua tiepida che viene lentamente portata a ebollizione, non percepirà il pericolo e si cucinerà a morte.
La storia è spesso usata come metafora dell'incapacità o della riluttanza delle persone a reagire o essere consapevoli delle minacce sinistre che si presentano gradualmente anziché improvvisamente ".
Elchicotriste con questo disegno trovato sul web spiega la situazione che sta vivendo.





I got this notification in my mail this morning, I don't know or they never specified the content they talk about being against their norms since I've been blocked for 7 days, I wasn't posting contents since a week agor after they blocked me. My old profile with more than 12 years old has been literally deleted if you try the access, from PC or mobile phone. I had been posting lots of cartoons and newspaper links, related to the terrible gestion of the sanitary system that our new socio-communist government has done. I was being harrassed by chavists some days before. Now when I click to try to get it back they ask me for a document (which they already have), but when I upload again my DNI for identification they block the access anyway. The old profile "Miguel Villalba Sánchez" has been literally deleted, disappeared, and the page of "Elchicotriste" keeps online but I can't manage it anymore or access to it: my artist page was depending on my leading profile "Miguel Villalba Sánchez", so I don't have access to it anymore. I'm not the first one, not the last of the profiles with a certain amount of followers which is suffering of this totalitarian censorship abuse. 2 months ago Zuckerberg signed an agreement with Newtral, and Madito (maldito bulo), two organisms depending on spanish government to monitorise social media, censoring critic contents about the gestion of the new minoritie's coalition government of Pedro Sánchez (socialist) and Pablo Iglesias (communist).They are now in full process of Macarthism, censoring and eliminating dissident profiles, just like they do in the chavist Venezuela or the Castrist Cuba, but in the heart of europe. This is terrifying. Please denounce and report this dangerous lack of freedom of expression which is worringly increasing in the last times, conveniently manipulated and hidden behind a theoretical state of allarm which the government use to eliminate their critics. Thank you! (Elchicotriste)

Miguel Villalba Sánchez, aka “elchicotriste” (Tarragona 1972), cartoonist and clinical psychologist. He has published in several newspapers around the world such as universal post (Sunderland,UK), Il Tempo (Italy), El Triangle (Spain), Le Monde (France), France Ouest (France), Cartoon Movement (Netherlands). Currently onTottarragona.cat (Spain), “Notícies Tarragona”,TV3 (catalan TV) or “Siné Mensuel” (France) among others.
He has received several prizes such as “Fundació Victor Mora”comic award, “SOS Racisme”,”comicstrip contest Barcelona”, “Canadian Committee for World Press Freedom- UNESCO”, Digital data (Colombia) etc. Member of CARTOONING FOR PEACE, founder of the NGO “CARTOONISTS WITHOUT BORDERS” and of the comic fanzine DELIRÓPOLIS Surrealismo y Arte secuencial” (www.deliropolis.com), also coordinator of the “COMICART WEEK” in Tarragona.


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Purtroppo non solo in Spagna, ma in tutto il mondo c'è censura.
Riporto due articoli molto interessanti pubblicati il 3 maggio scorso in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa.

Perché la pandemia sta minacciando la libertà di stampa in tutto il mondo
È in pericolo fra ritorsioni, attacchi e censure governative. L’allarme è stato lanciato da diverse organizzazioni internazionali: nel “new normal” non devono rientrare anche le limitazioni al ruolo dei giornalisti

Tre giornalisti su quattro hanno affrontato restrizioni ufficiali, ostruzioni o intimidazioni durante la copertura della Covid-19. Questo è il dato più importante che emerge da un sondaggio condotto dall’Ifj (International Federation of Journalists) su oltre 1300 giornalisti in prima linea in 77 paesi in occasione della giornata internazionale per la libertà di stampa. Un’analisi che ha visto concordare gli intervistati in “un peggioramento delle condizioni” dei loro media nei rispettivi paesi.
Eppure, ricevere tempestivamente le informazioni con dati precisi e puntuali significa compiere le giuste decisioni e avere un’opinione pubblica informata: il tutto allo scopo di contrastare la diffusione del virus, ridurre il contagio e vincere. Ma, se già all’inizio della pandemia, in Cina la censura ha avuto la meglio – non a caso vari post che criticavano le autorità sono spariti dai social network e alcuni citizen journalist sono stati direttamente censurati – anche nel resto del mondo, evidentemente, le cose non stanno andando meglio. Anzi.

Sergei Satsuk, in Bielorussia, rischia dieci anni di carcere per un editoriale che metteva in dubbio i dati ufficiali sui casi di contagio nel paese. Dina Zelenskaya, giornalista televisiva di Espresso Tv in Ucraina, ha subito un’aggressione mentre faceva un servizio sui ristoratori e le regole da rispettare durante il lockdown. In Venezuela, i giornalisti Darvinson Rojas di Tw e Beatríz Rodríguez di Verdad de Vargas sono stati arrestati per avere documentato casi positivi a Caracas. In totale, il 24 per cento degli intervistati dall’Ifj dichiara di avere difficoltà a reperire fonti indipendenti, il 3 per cento di essere stato aggredito e il 2 per cento denunciato.

I dati fanno preoccupare perché mostrano una tendenza globale. E, anche se in Europa la situazione appare più sotto controllo, non bisogna abbassare la guardia, considerati anche gli episodi avvenuti in Spagna e Belgio. Volendo categorizzarli, i tipi di attacchi alla libertà di stampa durante la pandemia possono essere suddivisi in cinque aree: un uso improprio della legislazione di emergenza, una repressione delle segnalazioni “non patriottiche”, restrizioni sui viaggi e sugli accrediti stampa, l’abuso delle leggi sulla disinformazione e un attacco ai whistleblowers, scrive Meera Selva sul sito del Reuters Institute for the Study of Journalism. Eppure, come sostiene Pierre Haski su France Inter “un’informazione libera e affidabile è indispensabile per superare questa prova”.

Perché la pandemia sta minacciando la libertà di stampa in tutto il mondo
È in pericolo fra ritorsioni, attacchi e censure governative. L’allarme è stato lanciato da diverse organizzazioni internazionali: nel “new normal” non devono rientrare anche le limitazioni al ruolo dei giornalisti

Tre giornalisti su quattro hanno affrontato restrizioni ufficiali, ostruzioni o intimidazioni durante la copertura della Covid-19. Questo è il dato più importante che emerge da un sondaggio condotto dall’Ifj (International Federation of Journalists) su oltre 1300 giornalisti in prima linea in 77 paesi in occasione della giornata internazionale per la libertà di stampa. Un’analisi che ha visto concordare gli intervistati in “un peggioramento delle condizioni” dei loro media nei rispettivi paesi.

Eppure, ricevere tempestivamente le informazioni con dati precisi e puntuali significa compiere le giuste decisioni e avere un’opinione pubblica informata: il tutto allo scopo di contrastare la diffusione del virus, ridurre il contagio e vincere. Ma, se già all’inizio della pandemia, in Cina la censura ha avuto la meglio – non a caso vari post che criticavano le autorità sono spariti dai social network e alcuni citizen journalist sono stati direttamente censurati – anche nel resto del mondo, evidentemente, le cose non stanno andando meglio. Anzi.

Un paradosso – ma soprattutto una necessità – di cui si erano subito accorte nove associazioni (Ifj compresa) che, difendendo da sempre questo diritto, hanno scritto, lo scorso 25 marzo, una lettera a difesa della libertà di stampa indirizzata alle istituzioni europee con l’obiettivo di contrastare i ricorrenti attacchi in Europa. “Scriviamo perché siamo profondamente preoccupati dalle azioni dei governi, che si approfittano della pandemia da Covid-19 per punire i media indipendenti e introdurre restrizioni al margine di manovra degli stessi”, precisavano. Con il timore che esempi di restrizioni da paesi più autoritari arrivino a infettare anche le democrazie liberali.

Una minaccia globale
[...]




La libertà di stampa non può cadere vittima del Covid-19
L’intervento e l’appello del Ceo della Thomson Reuters Foundation nel World Press Freedom Day
di Antonio Zappulla*
Mentre il mondo cerca di far fronte alla velocità e alle dimensioni della devastazione provocata dal Covid-19, la necessità di accedere a informazioni fidate, accurate e indipendenti è più intensa che mai. Con tassi mondiali di mortalità che non sembrano voler rallentare, un’economia mondiale sbalzata dal suo asse e la società in una situazione di stallo, questa è un’emergenza che non ha precedenti. Lo faremmo con gli occhi bendati. Ogni giorno che passa ci costa migliaia di vite. Ma senza la libera e vitale circolazione delle informazioni – insegnamenti appresi da altri paesi, avvertimenti dei medici, perizie degli scienziati, comunicazioni di orientamento al pubblico – non siamo nemmeno in grado di lottare.

La presenza di media liberi e vitali è più importante che mai. Eppure, uno degli effetti catastrofici di questa crisi è che sta spianando la strada alla repressione della libertà di stampa in tutto il mondo. Sembra che stia emergendo uno schema pericoloso: alcuni governi approfittano sempre più della pandemia per adottare misure di severità via via crescente, che impongono limitazioni alla copertura giornalistica. A breve termine tali misure sono estremamente dannose. Ma le conseguenze a lungo termine della soppressione del giornalismo indipendente potrebbero erodere in modo significativo le libertà civili.

Perché si sta verificando tutto ciò? Esistono tre ragioni principali alla base della limitazione della libertà di stampa diretta dallo stato. La prima: alcuni governi, mossi dalla disperazione, stanno intervenendo soprattutto per contrastare la rapida diffusione di informazioni fuorvianti, alimentata dall’elevata fiducia riposta nei social media e da una maggior sete di notizie. Ma le misure adottate da questi paesi – persino da nazioni democratiche che finora hanno sostenuto la prosperità e la diversità dei media – non conoscono precedenti. Solo un mese fa, il governo del Sudafrica ha varato una nuova legge che criminalizza la disinformazione sul Covid-19, sanzionandola con pene detentive. Questa mossa ha destato la preoccupazione delle organizzazioni mondiali di difesa della libertà di stampa, tra cui il Committee to Protect Journalists, che fa notare che, per contrastare la minaccia della disinformazione, il governo dovrebbe concentrarsi esso stesso sulla comunicazione di informazioni affidabili, invece di aprire la strada alla censura della stampa.

Nel Regno Unito, la forte reazione del governo a determinate coperture mediatiche che criticavano la sua gestione della crisi, ha indotto Richard Horton, direttore della rivista medica The Lancet ad accusare il governo di «riscrivere deliberatamente la storia, con la sua continua campagna di disinformazione sul Covid-19». Nel frattempo, il primo ministro Narendra Modi ha presentato una serie di richieste che incoraggiano le principali agenzie di stampa indiane a pubblicare «storie positive e ispiratrici» sulla risposta del governo alla pandemia, citando la necessità di respingere le «dicerie» e la «negatività».

La seconda ragione per limitare la libertà di stampa è quella di sopprimere attivamente le notizie che potrebbero far sollevare critiche alle politiche e alla leadership in risposta alla crisi. Il Presidente Trump ha attirato le critiche delle organizzazioni per la libertà di stampa dopo aver biasimato apertamente i giornalisti che pongono domande sulla sua gestione della crisi durante le conferenze stampa. In Serbia è stato segnalato che alcuni giornalisti sono stati arrestati per avere pubblicato servizi sulle carenze di attrezzature mediche, mentre in Slovenia e nella Repubblica Ceca ai giornalisti viene impedito di partecipare alle conferenze stampa. Nel frattempo, a marzo l’Egitto ha espulso Ruth Michaelson del Guardian a causa del suo articolo sullo studio di un team di specialisti di malattie infettive che metteva in dubbio il numero ufficiale di casi di coronavirus nel paese. Analogamente, ad aprile l’Iran ha revocato la licenza dell’agenzia di stampa Reuters per aver segnalato una discrepanza tra le cifre ufficiali e quelle effettive del coronavirus. La sospensione è stata in seguito revocata.

Infine, nei paesi in cui la libertà di stampa si trova già sotto attacco, l’intervento di controllo delle informazioni per il «bene pubblico» viene attualmente sfruttato per acquisire maggior potere politico. Solo tre settimane fa, il parlamento ungherese ha varato una legge che autorizza il Primo Ministro Viktor Orbán a governare per decreto, assegnandogli poteri d’emergenza senza precedenti, apparentemente fino al termine della pandemia. Chiunque diffonde «informazioni false» rischia una condanna a cinque anni di reclusione. Le misure hanno attirato le dure critiche della Commissione in data europea, e tredici Stati membri dell’UE hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che esprime grave preoccupazione in merito al potenziale impatto sui diritti e sulle libertà fondamentali.

Lo stato di emergenza recentemente dichiarato dalla Giordania attribuisce al Primo Ministro Omar Razzaz il potere di «monitorare il contenuto di giornali, annunci e di ogni altro metodo di comunicazione prima della pubblicazione, e di censurare e chiudere qualsiasi agenzia senza
giustificazione», oltre che di imporre numerose altre limitazioni ai diritti fondamentali. La violazione della legge può essere sanzionata anche con pene detentive.

La Cina intanto insiste che grazie alle sue misure autoritarie – tra cui la revoca dei visti di un ampio numero di giornalisti internazionali – è riuscita a controllare il virus. Questa tesi è difficile da contestare in mancanza di notizie da parte della stampa libera. (La giornalista freelance Li Zehua, una delle prime a coprire la pandemia, è scomparsa).

Dagli arresti in Venezuela e Turchia al decreto di emergenza della Romania che consente alle autorità di chiudere siti web ed eliminare i contenuti considerati «fake news», fino alla Russia, dove nuove leggi vengono utilizzate per censurare i servizi sulla pandemia: la legge viene trasformata in un’arma contro la libertà di stampa, e i giornalisti vengono azzittiti. Se ignorate, le conseguenze reali e devastanti per il libero accesso alle informazioni saranno durature e catastrofiche.

Thomson Reuters Foundation utilizza il potere del giornalismo insieme a quello della legge per difendere e promuovere la libertà di stampa, il vero fondamento della democrazia. La nostra risposta più immediata alla pandemia comprende la collaborazione con organizzazioni partner – tra cui il World Economic Forum, il Global Fund, Google e l’OCSE – al fine di valutare le capacità giornalistiche nei paesi su cui incombe la pandemia. Il Covid-19 ha fatto molte vittime. Ma non possiamo permettere che tra le vittime della pandemia ci sia anche la libertà di stampa.

*Ceo della Thomson Reuters Foundation

martedì 24 marzo 2020

Nasrin Sotoudeh ha annunciato l’inizio di uno sciopero della fame. Liberatela!

Libertà!Libertà! Liberta!
© Gio/Mariagrazia Quaranta

By Amnesty
Aggiornato il 19 marzo 2020 – Nasrin Sotoudeh, la nota avvocata iraniana per i diritti umani  è stata condannata a 33 anni di carcere e a 148 frustate.
La condanna è stata confermata in appello.
Dovrà trascorrere in carcere almeno 12 anni in base all’articolo 134 del codice penale che prevede, in caso di condanna per tre o più reati, di scontare quella più lunga imposta per la più grave delle imputazioni. In più, è previsto che debba scontare fino in fondo una condanna a cinque anni inflittale in un altro processo nel 2016.
Le accuse contro di lei sono la conseguenza del suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani, inclusa la suadifesa delle donne che protestano contro l’obbligo di indossare il velo in Iran e la sua pubblica opposizione alla pena di morte.
A seguito della grande mobilitazione online e delle decine di migliaia di firme già raccolte, il marito di Nasrin ci ha mandato questo messaggio:
Cari amici, attivisti e soci di Amnesty International, tutto ciò che ognuno di voi sta facendo in diversi paesi a sostegno di Nasrin Sotoudeh, dalle campagne alle manifestazioni, e le vostre immediate reazioni contro l’atroce condanna che le è stata inflitta hanno suscitato l’attenzione del mondo intero sul caso, al punto che il giudice è stato costretto a dire assurdità ai giornalisti e a smentire la sentenza. Grazie a voi Nasrin e la sua crudele condanna sono diventati oggetto di preoccupazione internazionale. Vi ringraziamo per tutti gli sforzi e i sacrifici che state facendo e ci congratuliamo con voi e con i difensori dei diritti umani di tutto il mondo per la solidarietà in favore delle vittime di violazioni” Reza Khandanm, marito di Nasrin Sotoudeh
A seguito dell’emergenza Covid-19 in Iran, Nasrin ha annunciato l’inizio di uno sciopero della fame per chiedere il rilascio di tutti prigionieri politici in Iran, una decisione presa per i timori che la sicurezza dei detenuti potrebbe essere messa a repentaglio dall’epidemia che sta travolgendo il sistema sanitario iraniano.
Nasrin è una prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente!

Amnesty International raccoglie le firme per la liberazione di Nasrin!

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Ti potrebbe interessare anche:

Appello per Nasrin Sotoudeh

mercoledì 19 febbraio 2020

Concorso: 20th World Press Freedom International Editorial Cartoon Competition - Canada



20th World Press Freedom International Editorial Cartoon Competition - Canada


Here are the rules and regulations: 

1. The theme for the 20th International Editorial Cartoon Competition is:

Pulling the plug on social media

giovedì 6 febbraio 2020

A sostegno di Vasco Gargalo


Satire and freedom of expression abused again    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
This is becoming unbearable. We should start protesting against sionist fascism before is too late for freedom of expression. Ça devient trop. On devrait faire quelquechose pour se manifester contre le fascisme sioniste avant que ça soit trop tard pour la liberté d'expression. Some colleagues have been brutally accused of antisemitism for using metaphores (Cartooning tool) disliked by israeli government. First Antunez in NY Times, now Gargalo, Who's next?

... e sì, non mi interessano i premi, i festival, i boicottaggi o la censura ... è sottostanziale per proteggere la nostra professione ed è necessario alzare la voce per combattere per la libertà di espressione e contro ogni tipo di minaccia politica o ricatto professionale. Se stiamo zitti mentre vediamo i nostri colleghi attaccati, condannati all'ostracismo e allo stigma per aver osato trattare determinati argomenti, allora facciamo parte del problema e non rispettiamo abbastanza la nostra professione. Molti di noi ora Antunes o Gargalo o chiunque sarà il prossimo, sappiamo che accusare perfettamente quei professionisti dell'antisemitismo è pura diffamazione nel tentativo di mettere a tacere qualsiasi prospettiva legittima di alcuni argomenti che vogliono essere imposti come un tabù, in questo caso il genocidio in corso in Palestina. Non dimenticare mai, il sionismo non è semitismo. Dixit. Questo è un segno di solidarietà per il mio collega Vasco Gargalo . Non sei solo.
Elchicotriste

by DNA
Dessins antisémites : la Ville de Strasbourg et Courrier international retirent son prix à Gargalo
La Ville de Strasbourg et l’hebdomadaire Courrier international ont « fermement » condamné les dessins antisémites du dessinateur portugais Vasco Gargalo, qui avait reçu le prix du public de « Plumes libres pour la démocratie », lors du Forum mondial de la démocratie, en novembre dernier à Strasbourg. La Ville et l’hebdomadaire indiquent qu’ils « viennent de découvrir » ces dessins, « et notamment celui caricaturant Benyamin Netanyahou "enterrant" les Palestiniens dans un four crématoire, surmonté de la sinistre inscription d’Auschwitz "Arbeit macht frei"».

Ils condamnent un « amalgame odieux consistant à utiliser la représentation de la Shoah pour illustrer la politique du gouvernement israélien ». « Il va sans dire que si [nous avions] eu connaissance [de ces] productions antisémites, aucun de ces dessins n’aurait fait l’objet d’une publication ou d’une participation à un prix », souligne le communiqué commun. En conséquence, par fidélité « aux valeurs des droits de l’homme et de la démocratie », la Ville de Strasbourg et Courrier International « considèrent aujourd’hui que Vasco Gargalo ne mérite plus de se prévaloir d’un Prix qui promeut ces mêmes valeurs, qu’il a transgressées ».

Vasco Gargalo est un caricaturiste régulièrement publié dans des journaux européens. Il a reçu son prix à Strasbourg un dessin rendant hommage à Marielle Franco, élue brésilienne engagée contre le racisme, l’homophobie et les violences policières, assassinée en mars 2018.




mercoledì 23 ottobre 2019

Cartoon Movement bloccato in Cina, Iran Russia e Turchia.


Cartoon Movement blocked in China, Iran, Russia and Turkey

If you can read this post, you are part of the diminishing group that enjoys free access to the Internet (or using a VPN). An old saying about cartoonists states that a good cartoon always needs to piss off someone.

We tend to agree, and it seems we are doing a good job pissing off those in power, especially those despots who fear a few lines will make them lose their power. How do we know this? Cartoon Movement is currently blocked in China, Iran, Russia and Turkey

Cartoon Movement bloccato in Cina, Iran, Russia e Turchia

Se puoi leggere questo post, fai parte del gruppo sempre più piccolo che gode di un accesso gratuito a Internet (o utilizzando una VPN). Un vecchio detto sui disegnatori satirici afferma che una buona vignetta deve sempre far incazzare qualcuno.
Tendiamo ad essere d'accordo, e sembra che stiamo facendo un buon lavoro per far incazzare chi è al potere, specialmente quei despoti che temono che alcune linee li faranno perdere il loro potere. Come facciamo a saperlo? Cartoon Movement è attualmente bloccato in Cina, Iran Russia e Turchia.


Gravissima la denuncia di Tjeerd Royaards.
Condivido l'articolo di denuncia dal loro blog mettendo la traduzione in italiano.
Cartoon Movement per chi ancora non lo conoscesse è direi la più importante piattaforma europea di vignette politiche.
Qui il loro sito : https://www.cartoonmovement.com/


Cartoon Movement è un'azienda che offre una piattaforma online globale per cartoons e fumetti politici.  Con sede a L'Aia, nei Paesi Bassi, Cartoon Movement riceve tra le 60 e le 100 vignette ogni giorno da oltre 220 fumettisti freelance in oltre 80 paesi. Wikipedia (inglese)
Cartoon Movement è iniziato nel 2010 quando i fondatori del movimento VJ Thomas Loudon e Arend Jan van den Beld hanno iniziato a lavorare con il fumettista editoriale Tjeerd Royaards per promuovere il cartoon politico come stile fondamentale del giornalismo e per sostenere la libertà di stampa e i diritti dei fumettisti editoriali.
Uno dei progetti iniziali di Cartoon Movement è stato una serie di cartoon di Royaards, Matt Bors e altri sulle condizioni ad Haiti dopo il terremoto di Haiti del 2010 . Il lavoro è stato sottoscritto da una sovvenzione del governo olandese.
Il movimento Occupy fu un altro progetto iniziale e Cartoon Movement ricevette vignette editoriali da fonti Occupy in tutto il mondo.
Cartoon Movement supporta Cartoonists Rights Network, l' educazione internazionale e sui diritti umani nelle scuole.

venerdì 14 giugno 2019

Il New York Time contro i cartoonist

Dopo la decisione del New York Time di sopprimere le vignette politiche sulla sua edizione internazionale, da tutto il mondo dei cartoonist si è levata una grande disapprovazione e preoccupazione.
Qui sotto alcune delle tantissime vignette sull'argomento:

 New York Times against cartoonists..! Part two


This cartoon is for all my friends - political cartoonists in New York Times..! Kao što znate ukinuli su političku karikaturu u New York Timesu ..! Terrible!
Nikola Listes


Shame! No more political cartoons on The New York Times: the scissors of the censorship attack the freedom of expression and humour!
(cartoonmovement.com)
Marco De Angelis


Joep Bertrams




NYT new logo
Gio
www.caricaturegio.altervista.it




The newest edition of Counterpoint is out which includes a special cartoon I created to answer the cartoon killers at the New York Times.
Please sign up! It's free and it supports cartoons while others are determined to vanquish them. https://news.yourcounterpoint.com
Here's the cartoons:
https://mailchi.mp/yourcounterpoint/edition-no-208639?e=7140c0e275&fbclid=IwAR0n1dIrqh3bhCbCeuDzyfh9guPu8yTo7g-4ME7vFqFzWJe9SodA290GChQ
Kal




‏نیویورک تایمز بخاطر چاپ این کارتون ترامپ و ناتانیاهو (کارتون از انتونیو انتونس) به چاپ کارتونهای سیاسی پایان داد !
‏اونا هم کارتون موهون دارن !!!
Firoozeh Mozaffari



ALL THE NEWS THAT FIT'S TO PRINT
Il più autorevole quotidiano americano non pubblicherà più cartoons editoriali. La decisione presa dopo che una vignetta, critica nei confronti del Presidente israeliano Netanyahu, è stata accusata di antisionismo.
Il New York Times scopre ora che, in ossequio al proprio motto, non vale la pena pubblicare satira,  d'ora in poi solo del vecchio e sano umorismo.
Gianfranco Uber



Il cane guida
Al New York Times privato dei cartoons editoriali mancherà qualcosa.
Anche se spesso o proprio perchè in contrasto con la linea politica di un giornale la vera satira è un indispensabile cane da guardia della libera informazione.
L'alternativa è dotarsi di un cane guida.
Gianfranco Uber

We deplore the disappearance of the press cartoon in the NY Times!.
FadiToOn 2019
https://www.chappatte.com/en/the-end-of-political-cartoons-at-the-new-york-times/?fbclid=IwAR1IJL0qPlF5bi1FCwT-CxYJ6gKZHjO-7dTFUdT0GVPcCkbUETcu3G4ZYFI




:::||| The end of Humor! |||:::
............................................
The New York Times cuts all political cartoons
https://www.cartoonmovement.com/cartoon/58308
Cartoon by : Javad Takjoo


LE NEW YORK TIMES renonce à publier des caricatures.
Plantu


LIBERTÉ D’EXPRESSION : Après la décision du NEW YORK TIMES de ne plus publier de dessins de presse,  voici le dessin publié à la Une du journal LE MONDE de ce jeudi 13 juin.
Plantu
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Da AAEC

This time the "failing New York Times" really is failing, big time

Editorial cartoonists across America and the world have consistently, uniformly and vigorously defended the ideal of a free press from the attacks of tyrants, dictators and twittering demagogues. But now cartoonists are united in their outrage as it has become apparent this week that The New York Times has indeed sadly failed. Monday, the Times announced it would no longer publish in-house editorial cartoons in its editions, ending their regular publication of the work of internationally acclaimed cartoonist Patrick Chappatte.

This decision comes weeks after the Times was burned by their own editorial negligence in running a syndicated cartoon that was widely condemned as being anti-Semitic. Doubling down on this clumsiness in response to the resultant furor, the Times announced that they would no longer run syndicated editorial cartoons. Their decision now to not run in-house cartoons as well only adds to that ham-handedness, blaming the medium of cartoons for what resulted from their own lack of editorial oversight.

In a statement defending their action, the Times said they “plan to continue investing in forms of Opinion journalism, including visual journalism, that express nuance, complexity and strong voice …” From this description, it seems the type of “visual journalism” the Times envisions has more to do with storytelling than with expressing strong opinions.

The best editorial cartoons are not celebrated for their nuance. It is their clarity and pointedness, the sharpness of their satire, that make them such powerful vehicles for expressing opinion. There is no “on the other hand” in an editorial cartoon. This power, understandably, makes editors nervous, but to completely discontinue their use is letting anxiety slide into cowardice. With their decision to end using editorial cartoons, the Gray Lady, as the Times has been called, has become even more gray and dingy. And the environment for free expression and the free exchange of ideas has become even more bleak.

The Board of the Association of American Editorial Cartoonists

Kevin Siers, President

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Agencia AJN.- Il quotidiano New York Times ha riferito che smetterà di pubblicare fumetti politici nelle sue edizioni della sua edizione internazionale, secondo la radio pubblica israeliana Kan, sul suo sito web.
Si noti che settimane fa il giornale si è scusato pubblicamente dopo una pubblicazione in cui ha visto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano, Binyamin Netanyahu, caricaturali come un cane di lazzarillo.
James Bennet, direttore del New York Times, ha affermato che per un anno il giornale ha pianificato di fermare i cartoni animati nella sua edizione internazionale. Nell'annuncio fatto ieri, Bennet ha chiarito che cesseranno dal primo luglio.
Patrick Chappatte, uno dei principali cartoonist del giornale, ha scritto sul suo sito web che la decisione era direttamente correlata alla rappresentazione grafica di Trump e Netanyahu, che ha causato così tante polemiche.
Sebbene abbia condannato la pubblicazione dello stesso, ha espresso il suo timore che i media siano stati infranti dopo pressioni politiche e critiche nei social network.
"Negli ultimi anni alcuni dei migliori fumettisti hanno perso il lavoro perché i loro redattori hanno considerato le loro opere troppo critiche nei confronti del presidente Trump", ha detto il cartoonist, "Forse dovremmo iniziare a preoccuparci".

mercoledì 12 giugno 2019

Chappatte: la fine del disegno politico sul New York Times

Un eccellente articolo del famoso disegnatore Chappatte riguardo la decisione presa dal New York Times di sospendere la pubblicazione delle vignette politiche.

Dal sito di Chappatte:

The end of political cartoons at The New York Times
All my professional life, I have been driven by the conviction that the unique freedom of political cartooning entails a great sense of responsibility.
In 20-plus years of delivering a twice-weekly cartoon for the International Herald Tribune first, and then The New York Times, and after receiving three OPC awards in that category, I thought the case for political cartoons had been made (in a newspaper that was notoriously reluctant to the form in past history.) But something happened. In April 2019, a Netanyahu caricature from syndication reprinted in the international editions triggered widespread outrage, a Times apology and the termination of syndicated cartoons. Last week, my employers told me they’ll be ending in-house political cartoons as well by July. I’m putting down my pen, with a sigh: that’s a lot of years of work undone by a single cartoon – not even mine – that should never have run in the best newspaper of the world.
I’m afraid this is not just about cartoons, but about journalism and opinion in general. We are in a world where moralistic mobs gather on social media and rise like a storm, falling upon newsrooms in an overwhelming blow. This requires immediate counter-measures by publishers, leaving no room for ponderation or meaningful discussions. Twitter is a place for furor, not debate. The most outraged voices tend to define the conversation, and the angry crowd follows in.
Over the last years, with the Cartooning for Peace Foundation we established with French cartoonist Plantu and the late Kofi Annan – a great defender of cartoons – or on the board of the Association of American Editorial Cartoonists, I have consistently warned about the dangers of those sudden (and often organized) backlashes that carry everything in their path. If cartoons are a prime target it’s because of their nature and exposure: they are an encapsulated opinion, a visual shortcut with an unmatched capacity to touch the mind. That’s their strength, and their vulnerability. They might also be a revealor of something deeper. More than often, the real target, behind the cartoon, is the media that published it.

“Political cartoons were born with democracy.
And they are challenged when freedom is.“
In 1995, at twenty-something, I moved to New York with a crazy dream: I would convince the New York Times to have political cartoons. An art director told me: “We never had political cartoons and we will never have any.“ But I was stubborn. For years, I did illustrations for NYT Opinion and the Book Review, then I persuaded the Paris-based International Herald Tribune (a NYT-Washington Post joint venture) to hire an in-house editorial cartoonist. By 2013, when the NYT had fully incorporated the IHT, there I was: featured on the NYT website, on its social media and in its international print editions. In 2018, we started translating my cartoons on the NYT Chinese and Spanish websites. The U.S. paper edition remained the last frontier. Gone out the door, I had come back through the window. And proven that art director wrong: The New York Times did have in-house political cartoons. For a while in history, they dared.

Along with The Economist, featuring the excellent Kal, The New York Times was one of the last venues for international political cartooning – for a U.S. newspaper aiming to have a meaningful impact worldwide, it made sense. Cartoons can jump over borders. Who will show the emperor Erdogan that he has no clothes, when Turkish cartoonists can’t do it ? – one of them, our friend Musa Kart, is now in jail. Cartoonists from Venezuela, Nicaragua and Russia were forced into exile. Over the last years, some of the very best cartoonists in the U.S., like Nick Anderson and Rob Rogers, lost their positions because their publishers found their work too critical of Trump. Maybe we should start worrying. And pushing back. Political cartoons were born with democracy. And they are challenged when freedom is.


“The power of images
has never been so big.“
Curiously, I remain positive. This is the era of images. In a world of short attention span, their power has never been so big. Out there is a whole world of possibilities, not only in editorial cartooning, still or animated, but also in new fields like on-stage illustrated presentations and long-form comics reportage – of which I have been a proponent for the last 25 years. (I’m happy, by the way, to have opened the door for the genre at the NYT with the “Inside Death Row“ series in 2016. The following year, another series about Syrian refugees by Jake Halpern and Michael Sloan got the NYT a Pulitzer prize.) It’s also a time where the media need to renew themselves and reach out to new audiences. And stop being afraid of the angry mob. In the insane world we live in, the art of the visual commentary is needed more than ever. And so is humor.
Patrick Chappatte
June 10, 2019


Cartoon published on the front page of the NYT website on January 8, 2015, after the Charlie Hebdo attacks.
See an archive of Chappatte’s cartoons for the NYT here.
His comics journalism series inside death row here.



lunedì 13 maggio 2019

Luc Descheemaeker vince il 19° Cartoon Contest in difesa della libertà di stampa - Canada

Gran Premio-Luc Descheemaeker Belgio-


Luc Descheemaeker vince il 19° Cartoon Contest in difesa della libertà di stampa.

Di Francisco Punal Suarez

A questo evento, organizzato in Canada, hanno aderito 370 vignette di autori provenienti da 29 paesi, a tema: "Open season on journalists".


 "Nel mio cartoon premiato si vede la mutazione di Trump in uno squalo, dove le esche all'amo sono i mezzi di comunicazione.  Ho fatto un mix digitale.  Ogni conferenza stampa del presidente americano è una battaglia tra lui e i media. Con il suo comportamento quotidiano su Twitter dà la sensazione di essere il migliore, l'unico che dice la verità. Comportamento tipico del narcisista" - afferma l'artista belga  Luc Descheemaeker, conosciuto come O Sekoer.

Per questo cartoonist, la convocazione del Comitato canadese per la libertà di stampa nel mondo, organizzata dal disegnatore Guy Badeaux (Bado) con il sostegno del National Press Club di Ottawa, è stata una nuova opportunità per affrontare il comportamento di questo politico, che è stato fonte d' ispirazione fin dal primo giorno della sua elezione, e con cui ha vinto un primo premio  al World Press Cartoon dello scorso anno, tra gli altri riconoscimenti.

Il Comitato canadese per la libertà di stampa ha tra le sue funzioni il monitoraggio delle questioni relative alla libertà di stampa, la denuncia delle violazioni e la difesa dei giornalisti a livello nazionale e globale. Il Comitato è stato costituito come organizzazione senza scopo di lucro nel 2008 con la missione di continuare a celebrare la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa il 3 maggio e difendere la libertà di espressione.  Una delle sue attività è lo svolgimento di questo concorso di satira politica, per lottare attivamente per questo diritto dell'umanità, che oggi viene represso nei modi più brutali e sottili.

L'organizzazione "Reporter Senza Frontiere" ha denunciato che il 2018 è stato uno degli anni peggiori, per il numero di giornalisti uccisi durante lo svolgimento del loro lavoro, con un totale di 80, e circa la metà di loro sono stati uccisi in paesi non in guerra.  Il brutale assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi presso il consolato del suo paese a Istanbul, in Turchia, mentre gestisce un documento, per mano dei frontmen della monarchia che soffre la sua nazione, ha evidenziato la determinazione sfrenata dei nemici della libertà di stampa. Il suo assassinio è stato l'epicentro del tema dell'evento di quest'anno.  Dal 2009 sono stati uccisi 702 giornalisti.

Secondo Premio-Bruce MacKinnon Canada

Il disegnatore canadese Bruce MacKinnon ha vinto il secondo premio con un disegno che si riferisce metaforicamente al crimine e alla scomparsa di Khashoggi, mostrando il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammad Bin Salman, che mangia una coscia da un uccello e mostrando una gabbia vuota che porta il nome di libertà di stampa.

Terzo Premio-Gustavo Caballero Talavera (Guffo) México 

Il terzo premio è andato al disegnatore messicano Gustavo Caballero Talavera (Guffo), con un cartoon che riflette il "comportamento" di un microfono giornalistico.

Sono stati assegnati anche premi di eccellenza: Musa Gumus, Turchia; Sergii Riabokon, Ucraina; James Silk, USA; Darío Castillejos, Messico; Niels Bo Bo Bo Bojesen, Danimarca; Chip Bok, USA; Hicabi Demirci, Kaan Saatci e Musa Gumus, Turchia; Alfredo Martirena Hernandez, Cuba.  Uno di loro, l'italiano Marco de Angelis, con il suo disegno voleva denunciare l'ingiusta prigione subita in Turchia dal disegnatore Musa Kart, condannato nel 2016 a 9 mesi, e ora a un anno e 16 giorni, per aver denunciato l'arbitrarietà del regime di Erdogan.

Sergii Riabokon - Premio Especial Ucraina 
Niels Bo Bojesen - Premio Especial Danimarca -

Premio Especial, Dario Castillejos, México
PREMIO Especial Marco de Angelis, Italia

 Guy Badeaux (Bado), organizzatore del concorso

Guy Badeaux (Bado), nato a Montreal nel 1949, è il disegnatore editoriale del quotidiano francofono "Le Droit" di Ottawa dal maggio 1981. Vincitore del Premio Nazionale della Stampa nel 1991, è membro del gruppo "Cartooning for Peace", nonché tesoriere dell'Associazione dei Cartoonist canadesi.

Dal 2002, è stato presidente della giuria del concorso di cartoni animati del Comitato canadese per il World Press Freedom a Ottawa. È stato anche redattore dei primi 22 numeri di "Portfolio: i migliori cartoon editoriali dell'anno in Canada".

I lettori di tutto il mondo possono vedere i cartoni animati pluripremiati delle precedenti edizioni di questo concorso su questo sito web:

http://www.ccwpf-cclpm.ca/cartoon-contest/




mercoledì 1 maggio 2019

Tempi duri per la satira: New York Times chiede scusa per una vignetta.

Un Donald Trump cieco con la kippà in testa trascinato da un cane bassotto dal volto di Beniamin Netanyahu: questa vignetta, di Antonio Antunes,  è stata pubblicata da un giornale democratico, da sempre molto attento alla realtà della comunità ebraica americana come il New York Times, nella sua edizione internazionale cartacea. E come era inevitabile sta scuotendo l’opinione pubblica americana.
Dopo una prima dichiarazione in cui ammetteva che non fosse giusto “pubblicare una vignetta dai toni antisemiti”, senza però chiedere scusa, il giornale ha pubblicato un Tweet di scuse in cui promette, sulla scia dell’imbarazzo, «cambiamenti significativi nel suo processo decisionale». «Siamo profondamente dispiaciuti per la pubblicazione di un fumetto politico antisemita giovedì scorso nell’edizione stampata del The New York Times che circola al di fuori degli Stati Uniti, e ci impegniamo a fare in modo che nulla di simile accada ancora.




Sono allibita. Questa è una vignetta di satira politica, ma sicuramente non è assolutamente offensiva ed antisemita.
Esprimo la mia solidarietà ad Antonio!

António rejeita críticas de antissemitismo

“É uma crítica à política de Israel, que tem uma conduta criminosa na Palestina, ao arrepio da ONU, e não aos judeus”, argumenta António. A Casa Branca e várias associações judaicas norte-americanas criticaram o cartoon, acusando-o de ser antissemita. O “The New York Times” pediu desculpas publicamente

Expresso

António, o premiado cartunista que assina o cartoon do Expresso, rejeita as críticas de antissemitismo feitas pelos leitores norte-americanos a um trabalho seu publicado a 19 de abril neste semanário e na semana passada replicado na edição internacional do "The New York Times".

"A leitura que fiz é a de que a política de Benjamin Netanyahu, quer pela aproximação de eleições, quer por estar protegido por Donald Trump, que mudou a embaixada para Jerusalém reconhecendo a cidade como capital, e que permitiu primeiro a anexação dos Montes Golã e depois da Cisjordânia e mais anexações na Faixa de Gaza, o que significa um enterro do Acordo de Oslo, representa um aumento da violência verbal, física e política. É uma política cega que ignora os interesses dos palestinianos. E Donald Trump é um cego que vai atrás. A estrela de David [símbolo judaico] é um auxiliar de identificação de uma figura [Netanyahu] que não é muito conhecida em Portugal", explicou o cartunista ao Expresso.

O cartoon em causa mostra Donald Trump cego a ser guiado por um cão guia com a cara de Benjamin Netanyahu e uma trela com a estrela de David. Tanto a Casa Branca como várias associações judaicas norte-americanas criticaram o cartoon, acusando-o de ser antissemita, obrigando o "The New York Times" a pedir desculpas publicamente. "É uma crítica à política de Israel, que tem uma conduta criminosa na Palestina, ao arrepio da ONU, e não aos judeus". explica o colaborador do Expresso.



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Nota:
Metto un'altra vignetta che nel 2011 fu accusata di antisemitismo con tantissime polemiche.
Qui l'articolo https://www.jpost.com/International/UNs-Richard-Falk-under-fire-for-anti-Semitic-cartoon



domenica 28 aprile 2019

Free Musa Kart

Free Musa Kart
Marco De Angelis


Il disegnatore turco Musa Kart di nuovo ingiustamente in prigione! Invochiamo la libertà di satira e di stampa in Turchia! #FreeMusaKart
FREE MUSA KART!
Turkish cartoonist Musa Kart and his former colleagues from the Cumhuriyet newspaper have been in prison since 25 April 2019 (https://bit.ly/2LcsXtg; Twitter FR; Facebook).
After having already served a 9-month sentence in 2016 for being unjustly convicted of association with a terrorist organization, he will now have to serve a new sentence of 1 year and 16 days.
We call for the solidarity of as many people as possible to get him out of prison, just like his colleagues.



Free Musa Kart
Ugo Sajini


Six anciens collaborateurs du quotidien d'opposition turc Cumhuriyet, dont le caricaturiste Musa Kart, sont retournés en prison jeudi après qu'un tribunal eut confirmé en appel leurs peines. #FreeMusaKart
Alf Alain Faillat



Turkish cartoonist Musa Kart returns to jail for 1 year and 16 days: https://www.cartooningforpeace.org/turkey-cumhuriyets-journalists-on-trial-including-cartoonist-musa-kart/?lang=en
#FreeMusaKart
Tjeerd Royaards


[CARTOONIST ALERT] press cartoonist #MusaKart returns to prison with some of his former colleagues from the newspaper #Cumhuriyet. #FreeMusaKart #MusaKart (link: https://bit.ly/2IWV1ya) bit.ly/2IWV1ya
Liza Donnelly



Freedom for Musa Kart    Anne Derenne
Freedom to cartoonist Musa Kart who has returned to jail in Turkey.
30 Apr 2019



Turkey: Cumhuriyet’s journalists on trial, including cartoonist Musa Kart

Context
This text was originally published by our colleagues from Cartoonists Rights Network International.
Cartoonist Must Kart’s trial on charges pertaining to terrorism commenced in Istanbul yesterday. Like all the co-accused from Cumhuriyet newspaper he read a prepared statement in his own defence. According to those there to hear them, Musa’s wry comments were greeted with laughter in the public gallery. He also showed some of his cartoons as evidence of his impartiality, something long-time readers of CRNI’s coverage will recognise.
We present his words in full below. In his jokes at the expense of the prosecutors and their witnesses as well as his allusions to the rhetorical stylings of President Erdoğan and spirited acclamations on cartooning as a vital means of communication it is clear that he is unbowed despite the ordeal he and his colleagues have suffered, recently declared a violation of international law.
Update 25/04/2019 : Musa Kart returns to prison
It is with great anger and sadness that Cartooning for Peace has just learned that Turkish cartoonist Musa Kart, and some of his former colleagues from the newspaper Cumhuriyet, are on their way to Kandira prison to serve their sentences. They surrendered to the police earlier in the day to avoid being taken by force.
Cartoonist Musa Kart was sentenced on appeal to a prison term of one year and sixteen days for association with a terrorist group.
Cartooning for Peace strongly denounces this decision and reaffirms its unfailing support for Musa Kart, his family and colleagues.
Cartooning for Peace invites every associations for the defense of journalism and Human Rights to join the solidarity movement to free Musa Kart and his colleagues.
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Turkish cartoonist Musa Kart




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