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domenica 10 aprile 2016

Emiliano Liuzzi



un piccolo omaggio a un grande giornalista
Marilena Nardi

Emiliano Liuzzi
E' morto improvvisamente nella notte. Aveva 46 anni e lascia due figli. Prima di approdare al Fatto, ha lavorato al Tirreno e al Corriere di Livorno.

Ciao Emiliano, il ricordo di Natangelo

venerdì 8 gennaio 2016

Premio Roberto Morrione 2016 (bando quinta edizione)


Il Premio è promosso dall’Associazione Amici di Roberto Morrione e finanzia la realizzazione di progetti di inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica, sociale o culturale dell’Italia, quali l’attività delle mafie e delle organizzazioni criminali, i traffici illegali (rifiuti tossici, armi, esseri umani, droghe, ecc.), le attività di corruzione e di intimidazione, l’attività di organizzazioni segrete o clandestine con progetti eversivi o terroristici, le violazioni dei diritti umani.
A partire dalla quinta edizione, il Premio si apre con decisione ai linguaggi polimediali e ai processi di comunicazione e di costruzione di senso caratteristici dell’era di internet. Per questa ragione, oltre ai consueti progetti di destinazione esplicitamente televisiva, ne verranno selezionati due – che definiamo “WebDoc” – ispirati ai modelli espositivi della cultura della rete.

A chi è rivolto


Il Premio è aperto a tutti coloro che non abbiano ancora compiuto 31 anni di età alle ore 24 del 20 Gennaio 2016, il momento della scadenza stabilita per l’invio del progetto al Premio. Possono partecipare anche gruppi di persone nel numero massimo di 3 componenti per ciascun progetto (in corso di produzione non possono essere aggiunti altri componenti al gruppo). Il limite di età indicato è da considerarsi per ciascun partecipante (in particolare: nessuno, nemmeno se parte di un gruppo, può superarlo). Si può partecipare singolarmente o in gruppo, ma non in più gruppi né associando la partecipazione singola a quella di gruppo.


domenica 26 ottobre 2014

Premio Morrione Bando IV Edizione


AGLI STATI GENERALI DELL’ANTIMAFIA IL LANCIO DEL
BANDO DELLA QUARTA EDIZIONE DEL
PREMIO GIORNALISTICO ROBERTO MORRIONE

Entro l’8 dicembre l’invio delle proposte di video-inchiesta degli under 31.

22 ottobre 2014 – Non poteva esserci occasione migliore degli Stati Generali dell’antimafia “ControMafie” in programma a Roma dal 23 al 26 ottobre per lanciare il nuovo bando del Premio Roberto Morrione rivolto a tutti i giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione con la passione per l’inchiesta televisiva.
Il Premio Roberto Morrione, arrivato alla sua quarta edizione, è una sezione del Premio Giornalistico televisivo Ilaria Alpi ed è dedicato alla memoria e all’impegno civile e professionale di Roberto Morrione, giornalista Rai, fondatore della rete allnews Rainews24 e di Libera Informazione, osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie.
E’ un’iniziativa unica nel suo genere perché non seleziona inchieste già realizzate, ma valuta e premia le più valide proposte progettuali di video-inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica, sociale o culturale dell’Italia e gli fornisce un contributo finanziario per la loro realizzazione. Il Premio ha l’obiettivo di promuovere, sostenere e incentivare il giornalismo investigativo di giovani giornalisti o aspiranti tali che, obbligatoriamente, non devono aver superato i 31 anni di età l’8 Dicembre 2014.
Tra tutti quelli inviati, nel rispetto delle modalità indicate nel sito www.premiorobertomorrione.it, verranno scelti 3 progetti e a ciascunoverrà assegnato un contributo in denaro di 3.000 euro da impiegare nello sviluppo e produzione di un’inchiesta di una durata massima di 20 minuti.

mercoledì 24 settembre 2014

Floris sostituisce la Gruber


martedì 23 settembre 2014
LASETTETE
Alzi un dito chi crede che l'indisposizione della Gruber non sia dovuta ad una sacrosanta arrabbiatura.
In effetti non si capiva la necessità di un talkshow analogo a "otto e mezzo" collocato a monte dello stesso e denominato con grande fantasia "diciannoveequaranta" anche se condotto dall'ormai famoso Giova.
Che la sostituzione della brava Lilli sia dovuta realmente alla sua indisposizione, o dal flop del nuovo programma di Floris o prevista in anticipo non è dato di sapere. 
UBER





MAZZO DI FLORIS
22 settembre 2014
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/tv/2014/09/22/tv-lilli-gruber-assente-floris-da-stasera-conduce-otto-e-mezzo_7d81e28c-b2e8-4743-a59c-c86191dfd231.html
Riproduzione vietata senza autorizzazione. Copyright PORTOSCOMIC.ORG
PORTOS / Franco Portinari




Giovanni Floris prende il posto di Lilli Gruber a Otto e mezzo e si ferma, almeno momentaneamente, l’avventura, partita non bene, di diciannovEquaranta.
«Per il protrarsi dell’assenza di Lilli Gruber - ha comunicato La7 -, da questa sera la conduzione di Otto e Mezzo sarà temporaneamente affidata a Giovanni Floris. La programmazione di diciannovEquaranta viene momentaneamente sospesa per consentire a Floris di condurre Otto e Mezzo. La decisione è stata presa dall’editore Urbano Cairo con il pieno accordo di Lilli Gruber, che tornerà quanto prima alla guida del suo programma». «Spero che ora finiscano le dietrologie dei giornali particolarmente sgradevoli quando si parla di un problema di salute», ha commentato Enrico Mentana nel TgLa7 della sera, riferendosi alle ricostruzioni giornalistiche che parlavano di dissapori tra Floris e Gruber e di contatti di quest’ultima con Rai3. (fonte)

giovedì 7 agosto 2014

Iran - Forte repressione contro la stampa libera


#freesaba http://ortakhaber.com/

Free Iranian journalist Saba Azarpeik
Frihet for iransk journalist Saba Azarpeik
İranlı gazeteci Seba bırakılsın

Firuz Kutal




[ACTU] Une journaliste culturelle iranienne condamnée à 2 ans de prison : http://bit.ly/1ojp3ao - Dessin de Mana Neyestani
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[NEWS] Iranian journalist sentenced to 2 years in prison : http://bit.ly/1qIoHPd - Cartoon by @Mana Neyestani
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La notizia

Iran, escalation della repressione: Amnesty International denuncia una nuova ondata di attacchi contro i giornalisti

CS116-31/07/2014
Secondo un documento diffuso oggi da Amnesty International, il forte aumento degli arresti, delle incriminazioni e delle condanne nei confronti dei giornalisti indipendenti in Iran è il segnale di quanto siano determinate le autorità di Teheran a stroncare le speranze di maggiore libertà generate dall'elezione del presidente Hassan Rouhani.

"Il modo in cui i giornalisti vengono trattati pone a rischio tutto ciò che loro dovrebbero fare. Negli ultimi mesi, chiunque sia stato sospettato di avere posizioni critiche nei confronti delle autorità ha rischiato sempre di più di essere arrestato e processato. In questo modo si è diffuso un intenso clima di paura, nel quale ogni espressione critica porta direttamente in prigione" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

"La politica di 'tolleranza zero' adottata dalle autorità nei confronti di tutto ciò che non rappresenti le idee e le voci dello stato significa che anche solo riferendo notizie si può finire in carcere" - ha sottolineato Sahraoui.

Negli ultimi mesi, l'ondata repressiva che si era intensificata all'indomani delle contestate elezioni presidenziali del 2009 ha conosciuti nuovi picchi. Le autorità paiono aver allargato il perimetro della repressione con l'intento di stroncare ogni aspirazione al cambiamento venutasi a creare con le promesse di maggiore libertà seguite all'elezione, nel 2013, del presidente Hassan Rouhani.

I giornalisti iraniani e i corrispondenti della stampa estera vanno incontro a minacce, intimidazioni, arresti e condanne a causa della loro legittima attività giornalistica. Altri operatori dei media, come i filmmaker, hanno subito provvedimenti giudiziari che hanno impedito loro di proseguire a lavorare.

Molte delle persone arrestate sono state accusate di reati previsti dal codice penale islamico e descritti in modo del tutto vago, come "diffusione di bugie", "diffusione di propaganda contro il sistema" o "procurare disagio nella mente dei cittadini".

Il risultato è la criminalizzazione di tutta una serie di attività pacifiche. Le autorità stanno inoltre ricorrendo a estenuanti durate dei processi, al rientro in carcere per terminare parti di pena non scontate e al rifiuto di permessi per motivi di salute per minacciare i giornalisti che osano criticarle.

"Queste disposizioni di legge eccessivamente ampie vengono usate come uno strumento per impedire ai giornalisti di fornire al mondo informazioni indipendenti sulla situazione sociale e politica in Iran" - ha commentato Sahraoui.

"Il sistema giudiziario gioca con la legge e usa la durata dei processi e la minaccia di tornare in carcere per scontare pene residue per spingere i giornalisti all'autocensura" - ha proseguito Sahraoui.

Jason Rezaian, corrispondente dall'Iran del Washington Post di doppia cittadinanza irano-statunitense, è stato arrestato il 22 luglio 2014 a Teheran insieme alla moglie, Yeganeh Salehi, giornalista del quotidiano emiratino The National. Tre giorni dopo il responsabile del potere giudiziario, Gholamhossein Esma'ili, ha confermato gli arresti annunciando ulteriori informazioni solo alla fine delle "indagini tecniche e degli interrogatori".  Non si hanno ulteriori informazioni sulla sorte dei due giornalisti.

Saba Azarpeik, una giornalista che collabora con diverse pubblicazioni riformiste di Teheran, è stata arrestata il 28 maggio 2014 e da allora è detenuta in una località sconosciuta. Il 21 e 22 luglio è stata portata di fronte alla sezione 26 del tribunale rivoluzionario della capitale per rispondere di "diffusione di bugie" e "diffusione di propaganda contro il sistema", per cui era stata già arrestata nel gennaio 2013.

Hossein Nourani Nejad, giornalista e membro del partito politico Fronte della partecipazione, rischia di trascorrere sei anni in carcere dopo che nel giugno 2014 un tribunale rivoluzionario di Teheran lo ha giudicato colpevole di "diffusione di propaganda contro il sistema" e di "riunione e collusione contro la sicurezza nazionale". Era stato arrestato il 21 aprile nella capitale e fino al processo era stato tenuto in isolamento nel carcere di Evin. Due mesi prima, era tornato dall'Australia, dove stava seguendo un corso post-laurea, per vedere per la prima volta suo figlio, appena nato. Era stato già arrestato nel 2009.

Il 27 luglio 2014 un altro giornalista, Serajeddin Mirdamadi, è stato condannato a sei anni di carcere per "diffusione di propaganda contro il sistema" e "riunione e collusione contro la sicurezza nazionale".

Negli ultimi mesi vari operatori dell'informazione sono stati richiamati in carcere per scontare residui di pene inflitte per reati previsti dalle generiche norme sulla sicurezza nazionale. Tra questi figurano Mahnaz Mohammadi, autrice di documentari e attivista per i diritti delle donne; Reyhaneh Tabatabaei, giornalista ed ex opinionista dei quotidiani Shargh e Bahar; Marzieh Rasouli, direttrice di alcune testate riformiste; e Sajadeh Arabsorkhi, giornalista.

"Il giornalismo indipendente non è un reato. Le autorità iraniane devono rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone arrestate e imprigionate negli ultimi mesi solo per aver esercitato in modo pacifico il loro legittimo diritto alla libertà d'espressione, di associazione e di riunione" - ha concluso Sahraoui.
fonte

Altri disegni



Stoning in Iran
Alfredo Sábat
Iran has a grim history of death by stoning. A cartoon for the publication Human Total: A Violence Prevention Learning Resource, a learning resource on the prevention of violence, published by ICAP. 21 May 2013

 
Breaking Free
Mohammad Saba'aneh
Journalists will always try to break free from any sort of control, and tell the stories that they want to tell. 15 Nov 2013


Reporting Is Resistance
Mike Flugennock
From police assaults on citizens photographing Occupy protests to Al Jazeera reporters' imprisonment by the Egyptian regime, journalists worldwide have endured escalating attacks by authoritarian regimes. It's gotten to the point where simply reporting the news is an act of resistance. 24 Jul 2014

lunedì 14 aprile 2014

Ritratto di Eugenio Scalfari

Il 6 aprile su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli per festeggiare i 90 anni
di Eugenio Scalfari



"Fra tutti gli animali l'uomo è il solo 

che conosce l'invecchiamento 
e scoprendo la morte fa di tutto per allontanarla, 
attraverso il ricordo"





Scalfari: "Ho inseguito l'ideale di perfezione, ma la verità è che danziamo sul caos"

Il fondatore di "Repubblica" compie oggi novant'anni. Ci confessa ricordi, paure, desideri. E affronta nuove sfide intellettuali
di ANTONIO GNOLI
I dati anagrafici sono la sola cosa che non possiamo travisare: "Sono nato il 6 aprile del 1924". Oggi compie novant'anni. Ragguardevole età che Eugenio Scalfari soppesa con affetto e disincanto: "Non c'è modo di chiedersi quanto tempo ci resta. Bisogna vivere come se fosse sempre l'ultimo giorno pieno", aggiunge. Osservo le mani venate di azzurro e l'ampia poltrona che avvolge il corpo magro. La mansarda dove sostiamo, all'ultimo piano di un attico non distante dal Pantheon, è carica di libri. È un pomeriggio romano. Lieve. Che si smorza nel sole barocco: "Vorrei che tu vedessi la terrazza. Le città osservate dall'alto sono come gli amori visti da lontano, hanno meno difetti". Mi viene da pensare che in quelle parole si nasconda un lato romantico. Una moltitudine di emozioni. Mi sorprende l'energia. E la pienezza dei giorni di cui parla: "Vivono di una densità diversa rispetto al passato e sono trafitti da pensieri ulteriori", precisa, con un velo di sorriso.

LO SPECIALE I 90 anni di Eugenio Scalfari

Quali pensieri?
"Intorno alle condizioni del tuo corpo. Lentezza, fragilità e quella sensazione che il tempo non lavori più a tuo favore".

Ma non necessariamente contro.
"No, infatti. Siamo animali simbolici e desideranti: costruiamo mondi, relazioni. Viviamo di immaginazione e di futuro. Ma c'è sempre un limite: un segno ineludibile. Un calcio in faccia alla realtà. Ho letto, da qualche parte, che l'esistenza della morte ci obbliga a non essere perfetti".

Hai mai teso alla perfezione?

"È un'ideale. O almeno così per lungo tempo l'ho pensata. La verità è che danziamo dentro il caos".

Cercando un senso e un ordine?
"Cercando, certo. Ma dubito che la perfezione sia di questo mondo".

Le tue incursioni nel cristianesimo e nella fede farebbero pensare a un bisogno di chiarezza ulteriore.

"Fa parte del bagaglio di un buon laico interrogarsi sulle grandi questioni che sono teologiche ma anche filosofiche. Resto un non credente".

E questo papa?
"Questo papa cosa?".

Così diverso.
"È la Chiesa che ti sorprende".

Monarchia seria.
"Le istituzioni vere, forti, collaudate sanno forse reagire meglio alla crisi dei tempi".

Cosa ti sorprende?
"L'assoluta singolarità. Sembra un uomo estraneo a ogni gesto ieratico".

Ed è un bene?
"La forma è importante. Ma lui ha ridato sostanza al gesto. Con semplicità. Qualche tempo fa ero ricoverato per una polmonite. Verso la fine della mia degenza mi annunciano una sua telefonata: c'è il papa in linea, mi dice l'infermiera. Non so come l'abbia saputo. Prendo la chiamata. Mi chiede: come sta? Rispondo: molto meglio. Lei non ha risposto, replica. Avverte dolori? Ha la tosse? Come si sente? No, no, sto bene, dico io, apprensivo. Allora auguri. E mette giù il telefono".

Sbrigativo ma efficace.
"È la naturalezza della sua parola e del comportamento che mi colpiscono. Insieme alla dolcezza e alla partecipazione all'altro".

È stato così con qualche altro papa?
"Non ne ho conosciuti molti. Ma li ho criticati quasi tutti. In particolare Pio XII. Ora che mi ci fai pensare ricordo un'udienza pubblica cui fui ammesso con mia madre. Avevo quattordici anni. Poco dopo ci saremmo trasferiti da Roma a Sanremo".

Che anno era?

"Il 1938. Mio padre fu chiamato a dirigere il Casinò della città. Era avvocato. Ma gli piacevano le donne e un po' le carte. Io fui iscritto al liceo Cassini. Arrivando dal Mamiani temevo che non mi sarei adattato facilmente".

Alludi a un certo provincialismo.
"I piccoli centri sono così. Mi avevano soprannominato "Napoli". Agli occhi della classe incarnavo il meridionale. Tra l'altro non ero mai stato a Napoli".

Una forma di razzismo?
"Blando, goliardico. Ma anche fastidioso. Smisero alla fine del primo trimestre. Nel frattempo si era formato un gruppo di studenti animato dagli stessi interessi culturali. Nella classe c'era Italo Calvino. Diventammo compagni di banco. Entrambi ci mettemmo a capo di questo gruppo. Ne sollecitammo gli aspetti più originali, le curiosità più riposte, le letture meno convenzionali. Italo disse che tutto quello che ci stava capitando accadeva nel nome di Atena, la dea dell'intelligenza e della Polis".

Il mondo greco contro quello romano vagheggiato dal fascismo?
"Eravamo studenti e non c'era un contrasto così netto. Ma ci sembrava di aver costruito una cultura parallela e autonoma rispetto a quella sviluppata dal fascismo".

Ma tu eri fascista?
"Convinto, e quando nell'inverno del 1943 il vicesegretario del partito Carlo Sforza mi cacciò dai Guf caddi, per alcuni giorni, in una specie di depressione".

Non riesco a immaginarti affranto.
"Era accaduto tutto in un attimo. Sforza mi contestò violentemente alcuni articoli che avevo scritto per Roma fascista. Mi strappò le mostrine e mentre mi sollevava da terra tenendomi per il bavero della divisa gli guardavo atterrito i polsi delle mani: tanto grandi da sembrare le cosce di un uomo. Ad ogni modo fu così che cominciai a rendermi conto che un'altra società era possibile. E che gli anni del liceo e le amicizie strette allora non erano passati invano".

Come spieghi quel mondo parallelo di interessi e letture che poco avevano a che fare con il fascismo?

"Negli ultimi anni in cui ho diretto Repubblica e in quelli successivi ho molto intensificato la mia ricerca letteraria, filosofica e religiosa. All'inizio qualcuno si sorprendeva di questi miei interessi in un certo senso lontani dal giornalismo. Dimenticando così che le mie prime letture furono ampiamente letterarie e filosofiche. Ricordo la mia prima lettura al liceo: Il discorso sul metodo di Cartesio. La chiarezza espositiva del testo, unita all'idea che il pensiero ha bisogno di regole, mi formò nel profondo. Tanto è vero che il mio approdo successivo all'Illuminismo non sarebbe stato così convinto senza Cartesio".

In questi anni il tuo entusiasmo per il secolo dei Lumi si è un po' raffreddato. Hai spinto in primo piano figure come Montaigne che relativizza la ragione, o come Nietzsche che la distrugge. Sei giunto alla conclusione che il mondo non era solo progresso e felicità?
"Sai, non è che gli illuministi, a parte qualche incallito materialista, fossero tutti beatamente rivolti alle sorti progressive della ragione. Diderot era ben conscio delle trasformazioni e della crisi del proprio secolo. E lo stesso Voltaire non fu da meno. Per non parlare della sensibilità protoromantica di Rousseau".

Insomma non fu solo il secolo dell'ottimismo?
"È così. Poi, sai, nell'intraprendere il lungo viaggio nella modernità, ero consapevole che il quadro mentale che si delinea da Montaigne in poi è mosso, frastagliato, insidioso e perfino contraddittorio. Accennavi a Nietzsche. Non mi sento nicciano. Ma so anche che se vuoi occuparti di filosofia - ossia di una delle forme supreme dei modi del pensare - non puoi prescinderne".

In che senso?
"Con lui si conclude la lunga epoca della modernità. Non è un fatto trascurabile. Mi colpiva che Nietzsche - nei primi giorni della sua follia, quando gli amici lo andavano a trovare a Torino - avesse accanto al letto gli Essais di Montaigne. Cioè la riflessione con cui ha inizio il viaggio nella modernità".

Perché sostieni che quel viaggio si conclude con Nietzsche?
"Perché dopo di lui non si può più pensare e scrivere di filosofia in modo sistematico. Non esiste più un centro da cui si irradia tutto il resto. La perdita della centralità dell'uomo comporta l'infinita moltiplicazione dei centri".

Quindi ciascuno diventa centrale a se stesso?
"Gottfried Benn - che fu un ufficiale medico ma soprattutto un saggista di talento - fa un'osservazione interessante: ho capito perché Nietzsche scrive per aforismi. Chi non vede più connessione può procedere solo per episodi. E noi, aggiungo io, presi singolarmente siamo degli episodi. Io sono il centro della mia periferia che è, a sua volta, la mia circonferenza. Nietzsche comprese che i grandi sistemi filosofici erano tramontati".

Tutto questo non crea smarrimento?
"Cambia il quadro mentale, si modificano i punti di riferimento. Non puoi più oggi metterti a scrivere Il discorso sul metodo come fece Cartesio. Sarebbe ridicolo".

Devi mettere in gioco te stesso?
"Devi farlo: ogni riflessione che riguarda il mondo ti interpella in prima persona. E non solo perché Freud ha scoperto l'inconscio, ma perché la vita - la tua vita e quella degli altri - si è letteralmente scomposta. Lo capì benissimo Rilke quando scrisse il primo grande romanzo dell'ultima modernità: I quaderni di Malte Laurids Brigge".

Un romanzo sovrastato dall'idea della morte e del ricordo.

"Fra tutti gli animali l'uomo è il solo che conosce l'invecchiamento e scoprendo la morte fa di tutto per allontanarla, attraverso il ricordo".

Lasciare di sé una traccia?
"Per questo leggiamo Omero da tremila anni e Shakespeare da cinquecento. Ma anche il ciabattino del vicolo accanto vuole fare delle belle scarpe, non solo per lasciar prosperare la sua bottega ma perché così forse sarà ricordato".

È un trauma così forte essere dimenticati?

"In qualunque forma si presenti non amiamo l'abbandono. L'oblio esiste. E la traccia serve a combatterlo, a rinviarlo. Quello che abbiamo fatto di importante desideriamo che resti".

Sei molto narciso?
"L'ho anche scritto".

E vanitoso?
"È un sentimento che mi infastidisce. I nostri tempi sono dominati dalla vanità, come trastullo infantile. Ma essa è anche la forma più ridicola dell'ambizione. Che invece, entro certi limiti, è un tratto sano e importante del carattere".

Importante per il successo?

"Più che per il successo tout court, per il modo in cui lo persegui e lo ottieni. E soprattutto in vista di cosa".

Il potere ha bisogno della saggezza?

"Senza un po' di saggezza si finisce dritti nella tragedia scespiriana".

E il tuo potere come lo giudichi?
"Noto in me una forte componente "paterna". Capisco che la definizione è insolita. Ma credo mi corrisponda. Del resto, è il tratto del narciso: consapevole che solo amando gli altri può essere a sua volta amato".

La tua vita è stata governata dal "due"?
"Che cosa intendi?".

È un numero che ricorre spesso: due sono i giornali che hai fondato e diretto, due figlie, due mogli, due le grandi esperienze culturali che hai condotto. Mi fermo qui.

"Molte delle cose che elenchi sono legate al caso. Però è vero, sento che un "doppio" c'è in me. Mi piace immaginarlo legato ai desideri. Essi misurano la mia vitalità".

Ma anche le tue contraddizioni?
"Indubbiamente. Si può desiderare il bene del prossimo e avere cupidigia di potere, di femmine, di ricchezza. Non è il mio caso per fortuna".

E i tuoi desideri come sono?
"I desideri sono la sola cosa che la vecchiaia non ridimensiona. Per quanto mi riguarda sono stato un uomo plurimo e i miei desideri notevoli e spesso contraddittori. Ho dovuto conciliarli tra dolori e felicità".

Il desiderio allontana la morte?

"Per il fatto stesso di impegnare il futuro l'allontana. Ma anche quello che realizzi ti distanzia da essa".

È la società con i suoi meccanismi celebrativi?

"La festa e i riconoscimenti appartengono alla nostra antropologia. Perfino i miei novant'anni non sfuggono a questo impianto".

Non temi la monumentalizzazione?
"Dici l'eccesso di retorica?".

Sì.
"Certe cose mi imbarazzano e la pomposità, francamente, non mi piace. Ma non vorrei neppure che tutto si risolva in una malinconica ballata. Se è vero che uno dei modi per esorcizzare la morte è, come ti dicevo, nella traccia che lasci, questa la trovi anche quando si celebra un anno tondo e importante come i novanta".

Ti fa paura la morte?
"No, temo la sofferenza. Ma so che la morte è il nostro orizzonte. Ogni vera storia umana dovrebbe cominciare da qui, dalla fine".

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Ritratto di  Luciana Castellina


martedì 21 gennaio 2014

Presentazione finalisti Terza edizione Premio TV Roberto Morrione

Premio Morrione: la grande passione per le inchieste conquista i giovani.
Ben 66 progetti hanno partecipato!
Il 30 gennaio la cerimonia di presentazione dei progetti finalisti



Premio                 3° edizione
Roberto Morrione

 
"Illuminare gli angoli bui del mondo"
Presentazione dei progetti finalisti della Terza edizione del Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione

Giovedì 30 Gennaio 2014 Ore 17.30
Roma Tempio di Adriano, Piazza di Pietra

                  Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Intervengono
Lidia Ravera, Assessore Cultura Regione Lazio
Marcella Sansoni, Presidente giuria Premio Morrione
Francesca Barzini (TG3), Alessandro Gaeta (TG1),
Mario Sanna (Rainews24) - tutor dei tre progetti finalisti
Gli Autori dei tre soggetti finalisti

Presenta
Marino Sinibaldi, Direttore Rai Radio3

a seguire
"Una questione di sguardo"
incontro con: Pietro Marcello, regista - Renato Farina, AD Eutelsat Italia
modera Stefano Lamorgese, giornalista Rainews24

Proiezioni delle inchieste vincitrici della 2° Edizione

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In collaborazione con: 
Articolo 21, Rai Teche, Regione Lazio, Assemblea Legislativa Emilia Romagna, Rai, Rainews 24, Raiwold, Eutelsat, Albaraka, Fnsi, UsigRai e Misteri di Italia   Liberainformazione.org, Scuola di giornalismo Lelio Basso, Tavola della Pace, UCSI, Premio città di Sasso Marconi, Gruppo dello Zuccherificio di Ravenna.

Media Partner:
 RaiNews24, Internazionale e Rai Radio 3





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Link:


mercoledì 20 novembre 2013

Premio Roberto Morrione - terza edizione





“Un buon giornalista è un buon discesista”
Lo diceva Roberto Morrione, storico giornalista della Rai, morto il 20 Maggio 2011.
I suoi amici amano ricordare questa frase perché rende bene l’idea che Morrione aveva di chi fa il giornalista, e il giornalista d’inchiesta in particolare. Deve puntare all'obiettivo con coraggio e determinazione, senza badare a quanto diventi ripido il percorso e scivolosa la neve. Con un fine chiarissimo: restituire un contesto alle notizie e fa comprendere i fatti, perché – sono ancora parole di Morrione – “Il pubblico ha sempre fame di buona informazione”.
Il Premio Roberto Morrione, nato per queste ragioni e per l’affetto che lega tuttora molti amici alla sua memoria, giunge quest’anno alla terza edizione.
È una sezione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi, ed è destinato ai giovani che vogliono misurarsi con la sfida dell’inchiesta giornalistica, che vogliono raccontare il nostro Paese, magari svelandone segreti e lati oscuri. Giovani, sì: perché il limite d’età per partecipare è di 31 anni, che non devono essere ancora compiuti alla scadenza del Bando di concorso, fissata al 15 Dicembre 2013.
Ma l’originalità del premio Roberto Morrione non si ferma qui.
Non è destinato - infatti - ai prodotti finiti, ma ai progetti. Sono proprio i progetti (circostanziati negli argomenti, precisi nei temi, definiti nei tempi e nei luoghi) che verranno selezionati dalla giuria, che ne valuterà il valore informativo, la fondatezza, la pianificazione, l’accuratezza.
Soltanto tre progetti passeranno la selezione.

giovedì 28 marzo 2013

Magdi Cristiano Allam lascia la chiesa


martedì 26 marzo 2013
MAGDI NON PIU' CRISTIANO
Domanda: ora gli toglieranno la scorta? Oppure...



Frator



Mario Bochicchio


Perché me ne vado da questa Chiesa debole con l'islam

Cinque anni dopo aver ricevuto il battesimo in San Pietro da Benedetto XVI, l'annuncio dell'addio: troppo relativismo
Magdi Cristiano Allam - Lun, 25/03/2013 - 07:55


Credo nel Gesù che ho amato sin da bambino, leggendolo nei Vangeli e vivificato da autentici testimoni - religiosi e laici cristiani - attraverso le loro opere buone, ma non credo più nella Chiesa. La mia conversione al cattolicesimo, avvenuta per mano di Benedetto XVI nella notte della Veglia Pasquale il 22 marzo 2008, la considero conclusa ora in concomitanza con la fine del suo papato.

Sono stati 5 anni di passione in cui ho toccato con mano la vicissitudine del vivere da cattolico salvaguardando nella verità e in libertà ciò che sostanzia l'essenza del mio essere persona come depositario di valori non negoziabili, di un'identità certa, di una civiltà di cui inorgoglirsi, di una missione che dà un senso alla vita.

La mia è una scelta estremamente sofferta, mentre guardo negli occhi Gesù e i tanti amici cattolici che proveranno amarezza e reagiranno con disapprovazione. C'è stata un'improvvisa accelerazione nel far maturare questa decisione di fronte alla realtà di due Papi, che per la prima volta nella Storia s'incontrano e si abbracciano, entrambi depositari di investitura divina, dal momento che il grande elettore è lo Spirito Santo che si manifesta attraverso i cardinali, entrambi successori di Pietro e vicari di Cristo anche a prescindere dalla decisione umana di dimettersi.

La Papalatria che ha infiammato l'euforia per Francesco I e ha rapidamente archiviato Benedetto XVI, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un quadro complessivo di incertezze e dubbi sulla Chiesa che ho descritto correttamente e schiettamente già nel mio «Grazie Gesù» del 2008 e in «Europa Cristiana Libera» del 2009.
Se proprio Benedetto XVI denunciando la «dittatura del relativismo» mi aveva attratto e affascinato, la verità è che la Chiesa è fisiologicamente relativista. Il suo essere contemporaneamente Magistero universale e Stato secolare, ha fatto sì che la Chiesa da sempre accoglie nel suo seno un'infinità di comunità, congregazioni, ideologie, interessi materiali che si traducono nel mettere insieme tutto e il contrario di tutto. Così come la Chiesa è fisiologicamente globalista fondandosi sulla comunione dei cattolici in tutto il mondo, come emerge chiaramente dal Conclave. Ciò fa sì che la Chiesa assume posizioni ideologicamente contrarie alla Nazione come identità e civiltà da preservare, predicando di fatto il superamento delle frontiere nazionali. Come conseguenza la Chiesa è fisiologicamente buonista, mettendo sullo stesso piano, se non addirittura anteponendo, il bene altrui rispetto al bene proprio, compromettendo dalla radice il concetto di bene comune. Infine prendo atto che la Chiesa è fisiologicamente tentata dal male, inteso come violazione della morale pubblica, dal momento che impone dei comportamenti che sono in conflitto con la natura umana, quali il celibato sacerdotale, l'astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, l'indissolubilità del matrimonio, in aggiunta alla tentazione del denaro.

Ciò che più di ogni altro fattore mi ha allontanato dalla Chiesa è il relativismo religioso e in particolare la legittimazione dell'islam come vera religione, di Allah come vero Dio, di Maometto come vero profeta, del Corano come testo sacro, delle moschee come luogo di culto. È una autentica follia suicida il fatto che Giovanni Paolo II si spinse fino a baciare il Corano il 14 maggio 1999, che Benedetto XVI pose la mano sul Corano pregando in direzione della Mecca all'interno della Moschea Blu di Istanbul il 30 novembre 2006, mentre Francesco I ha esordito esaltando i musulmani «che adorano Dio unico, vivente e misericordioso». Sono invece convinto che, pur nel rispetto dei musulmani depositari al pari di tutte le persone dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, l'islam sia un'ideologia intrinsecamente violenta così come è stata storicamente conflittuale al suo interno e bellicosa al suo esterno. Ancor di più sono sempre più convinto che l'Europa finirà per essere sottomessa all'islam, così come è già accaduto a partire dal Settimo secolo alle altre due sponde del Mediterraneo, se non avrà la lucidità e il coraggio di denunciare l'incompatibilità dell'islam con la nostra civiltà e i diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando il Corano per apologia dell'odio, della violenza e della morte nei confronti dei non musulmani, se non condannerà la sharia quale crimine contro l'umanità in quanto predica e pratica la violazione della sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà religiosa, infine se non bloccherà la diffusione delle moschee.
Sono contrario al globalismo che porta all'apertura incondizionata delle frontiere nazionali sulla base del principio che l'insieme dell'umanità deve concepirsi come fratelli e sorelle, che il mondo intero deve essere concepito come un'unica terra a disposizione di tutta l'umanità. Sono invece convinto che la popolazione autoctona debba legittimamente godere del diritto e del dovere di salvaguardare la propria civiltà e il proprio patrimonio.

Sono contrario al buonismo che porta la Chiesa a ergersi a massimo protettore degli immigrati, compresi - e soprattutto - i clandestini. Io sono per l'accoglienza con regole e la prima regola è che in Italia dobbiamo innanzitutto garantire il bene degli italiani, applicando correttamente l'esortazione di Gesù «ama il prossimo tuo così come ami te stesso».
Sono stati dei testimoni - coloro che fanno sì che la verità che affermano corrisponde alla fede in cui credono e si traduca nelle opere buone che compiono - a persuadermi della bontà, del fascino, della bellezza e della forza del cristianesimo come dimora naturale dei valori non negoziabili, dei binomi indissolubili di verità e libertà, fede e ragione, valori e regole. Ed è proprio nel momento in cui attorno a me viene sempre meno la presenza di testimoni autentici e credibili, in parallelo alla conoscenza approfondita del contesto cattolico di riferimento, che è vacillata la mia fede nella Chiesa.

Faccio questa scelta, nella sofferenza interiore e nella consapevolezza della disapprovazione che genererà nella patria del cattolicesimo, perché sento come imperativo il dovere morale di continuare ad essere coerente con me stesso e con gli altri nel nome del primato della verità e della libertà. Non mi sono mai rassegnato alla menzogna e non mi sono mai sottomesso alla paura. Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identificarmi orgogliosamente nel cristianesimo come la civiltà che più di altre avvicina l'uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo e che più di altre sostanzia l'essenza della nostra comune umanità. Continuerò a difendere laicamente i valori non negoziabili della sacralità della vita, della centralità della famiglia naturale, della dignità della persona, della libertà religiosa. Continuerò ad andare avanti con la schiena dritta e a testa alta per dare il mio contributo alla rinascita valoriale e identitaria degli italiani. Lo farò da uomo integro nell'integralità della mia umanità.
twitter@ioamolitalia.it





sabato 10 novembre 2012

Premio Roberto Morrione II edizione


Il bando

intenti

Il Premio dedicato a Roberto Morrione è una sezione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi e finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica sociale o culturale dell’Italia, quali l’attività delle mafie e delle organizzazioni criminali, l’esistenza di traffici illegali, come traffici di rifiuti tossici, di armi, di esseri umani, di droghe, ecc., le attività di corruzione e di intimidazione, l’esistenza di attività di organizzazioni segrete o clandestine con progetti eversivi o terroristici, nonché le violazioni dei diritti umani.

 

a chi è rivolto

Il Premio è aperto ai giovani che non abbiano compiuto 31 anni di età al momento della scadenza stabilita per l’invio del progetto al Premio.
I progetti devono essere inviati online secondo le modalità indicate nell'apposito form sul sito www.premiorobertomorrione.it. Il progetto dovrà contenere: scaletta di fattibilità, tema dell’inchiesta, fonti e i testimoni disposti a collaborare, luoghi e tempi in cui le successive riprese e interviste verranno realizzate.
Tra i progetti inviati al Premio, ne verranno scelti tre ai quali verrà assegnato ciascuno un contributo in denaro di 3.000 euro (da erogarsi per un terzo al momento della selezione e il resto alla consegna del filmato pronto per la messa in onda). I progetti scelti, nella fase di realizzazione delle video inchieste che dovrà durare quattro mesi, si avvarranno della supervisione e consulenza di un tutoraggio sia per le competenze giornalistiche che per quelle tecniche oltreché di un supporto di consulenza legale. Le video inchieste realizzate dovranno avere una durata massima di 25 minuti.
Qualora nel corso dei quattro mesi di attività produttiva si manifestino contrasti o conflitti o altri gravi incidenti che pregiudichino la realizzazione del lavoro, su segnalazione dei tutor ed a giudizio insindacabile della giuria, i finanziamenti potranno essere interrotti o revocati.

 

le scadenze

La data entro la quale dovranno essere spediti alla segreteria del Premio i progetti è il 15 dicembre 2012, ed i risultati verranno resi noti entro il 31 gennaio 2013.
La produzione delle video inchieste avverrà da febbraio a maggio 2013.

 

il Premio finale

La premiazione finale dei lavori prodotti avverrà all'interno del Premio Ilaria Alpi a Riccione. Il premio finale, ad insindacabile giudizio della giuria, consiste in un ulteriore premio in denaro di 3.000 euro per il primo classificato e di 1.000 euro ciascuno per gli altri due. Il primo classificato vedrà il suo prodotto messo in onda dalle reti Rai partner del Premio (Rainews24) secondo tempi e in fasce orarie da loro stabilite.
Gli autori delle video inchieste prodotte si impegnano a sottoscrivere apposita liberatoria per la pubblicazione delle stesse sia per quanto riguarda la programmazione televisiva per il primo classificato, sia per una diffusione internet mediante i canali utilizzati dal Premio Roberto Morrione.

Gli autori si impegnano altre sì a sottoscrivere apposita dichiarazione di manleva delle responsabilità rispetto al lavoro giornalistico svolto.

per partecipare

Per la partecipazione deve essere compilato il form presente sul sito www.premiorobertomorrione.it, incluso l’invio web del curriculum personale e una showreel video di massimo 3 minuti (non necessariamente inerente al progetto d’inchiesta proposto).

 

comitato promotore

Il Premio Roberto Morione è promosso da Piero Badaloni, Barbara Bastianelli, Giuliano Berretta, Francesco Cavalli, Giovanni Celsi, Vania De Luca, Giovanni De Mauro, Daniela De Robert, Norma Ferrara, Mara Filippi Morrione, Lorenzo Frigerio, Giuseppe Giulietti, Udo Gümpel, Albino Longhi, Massimo Manzoli, Elisa Marincola, Corradino Mineo, Gaia Morrione, Roberto Natale, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Ennio Remondino, Nino Rizzo Nervo, Paolo Ruffini, Marcella Sansoni, Barbara Scaramucci, Marino Sinibaldi, Maurizio Torrealta.

Il video che ha vinto l'edizione 2012




 Il Premio Roberto Morrione è stato vinto da Francesco De Augustinis con Il tabacco che uccide senza fumarlo incentrato sulla coltivazione del tabacco in Italia. Regioni come Umbria, Veneto, Campania, Toscana e Lazio hanno fatto di questa attività uno dei pilastri dell’agricoltura nazionale. Il reportage mostra come i nuovi sistemi della coltivazione, oggi industrializzata, abbiano introdotto dei cambiamenti che hanno comportato l’utilizzo di prodotti chimici nelle coltivazioni. (la motivazione)

I LINK:
http://www.premiorobertomorrione.it/index.html
http://www.ilariaalpi.it/

Ti potrebbe interessare:

Il Premio "Roberto Morrione"(con il ricordo di Roberto Morrione)



mercoledì 18 gennaio 2012

Siria: ucciso Gilles Jacquier.

Gilles Jacquier Il giornalista francese ucciso l'11 gennaio a Homs in Siria aveva vinto il Premio Ilaria Alpi due volte ... l'anno scorso con un documentario sulla fine della dittatura tunisina. 
 “La forza del nostro reportage – aveva detto  Gilles Jacquier, rispondendo a Tiziana Ferrario, conduttrice della serata finale del Premio Ilaria Alpi – è il fatto che siamo stati dentro gli avvenimenti”.


Gilles Jacquier Sofia Mamalinga - Cartoon Movement Another journalist killed in the name of journalism...


Gilles Jacquier the French journalist Kianoush Ramezani - Cartoon Movement for Gilles Jacquier the French journalist who has been killed in Syria

THE DANGEROUS JOB OF TELLING Gianfranco Uber  Homs - Syria - Gilles Jaquier is the first reporter killed in 2012. More than 100 reporters killed because of their work in 2011. 11 Jan 2012


Missed Calls By Osama Hajjaj, Abu Mahjoob Creative Productions

Syria Observers By Osama Hajjaj, Abu Mahjoob Creative Productions - 1/3/2012
(questa era stata disegnata qualche giorno prima).

Il video con cui ha vinto il premio Ilaria Alpi 2011


Michel Kichka  pubblicato su Arte Mondo arabo.Un dessin de Kichka pour Gilles Jacquier cette semaine sur Arte Monde-Arabe.
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Link:

martedì 27 dicembre 2011

Giorgio Bocca

Giorgio è stato un grande giornalista, un grande cronista e un grande scrittore. Non era un letterato ma uno scrittore sì, dei vezzi letterari non aveva bisogno, era la fantasia a muovergli la mano e la penna. Vedeva i fatti, i luoghi, i personaggi e li raccontava, ma la fantasia li associava ad altri personaggi, ad altri luoghi e ad altri fatti. Passava da un tempo ad un altro e da un luogo ad un altro luogo senza separarli neppure con un "a capo", neppure con un punto, al massimo una virgola. La fantasia fa di questi miracoli e lui, sotto la maschera del contadino e del provinciale, sentiva e raccontava l'avventura delle persone, poi all'improvviso alzava gli occhi verso il cielo e descriveva le stelle come intermezzo e poi tornava a raccontare la storia d'un bandito o d'un corruttore, d'un mondo dove i leoni avevano lasciato il posto alle volpi e alle faine.[...]
(Eugenio Scalfari)
Du’ parole in Bocca
Giorgio Bocca
Mauro Biani

“L'Italia l'è malada” (Giorgio Bocca)
 Martedì, 27 Dicembre 2011 di Nadia Redoglia 

Il Grande Vecchio che sapeva raccontare i natali di spiazzati e spiaggiati e narrarci quelli dei privilegiati non per dono divino, ma per furti con destrezza, è morto proprio nel giorno di Natale, questo Natale... Se n'è andato insieme ai morti da stufette mangia ossigeno (in questo Natale sono un casino: i termo succhiano troppo, così si supplisce), agli schiantati stradali ebbri (mica sobri) d'alcool a stomaci e cervelli vuoti (anche costoro, in 'sto Natale, si sono dati da fare) e agli assiderati o arsi vivi a seconda dei cartoni a disposizione: se insufficienti è buona la prima, se in soprannumero, accendendoli per scaldarsi, vale la seconda. Proprio non gliela fo ad accodarmi alla fila di quelli che pensano che morire nel giorno di Natale sia foriero di buon auspicio per ultraterreni "verdi pascoli". Giorgio Bocca (più di re Giorgio, Bocchino e Giorgino) apparteneva alla specie di quelli che hanno sempre lavorato a che i "verdi pascoli" fossero destinati (tutto l'anno) agli italiani vivi, seppur malati, più che ai morti.


Paride Puglia


Anagrammi
Stefano Bartezzaghi

PER IL PROVINCIALE GIORGIO BOCCA

La penna è indocile,  la voce è roca;
ci innalza la città, il borgo ci gioca.

  (25 dicembre 2011 - La Repubblica)


Pietro Vanessi



Io di Giorgio Bocca ricordo soprattutto una mattina di primavera del 1975. Avevo 13 anni. Lui 55. Venne alla mia scuola media, invitato da qualche prof, per il trentesimo della Liberazione. Ma ci parlò pochissimo della guerra. Ci raccontò invece come vedeva lui l’Italia di allora. La Dc, il compromesso storico, i poteri economici, l’influenza americana, quella vaticana. Almeno due o tre ore di conferenza, chiamiamola così, in cui non volava una mosca. Poi rispose alle domande di noi ragazzini, anche le più ingenue e sgangherate. Senza supponenza, trattandoci come adulti. Gli adulti di domani. Fu quella mattinata, uno dei viatici alla mia formazione civile e politica. Uno dei motivi per cui sono qui, adesso.

Quindi, grazie.


sono sempre i coccodrilli che restano
fabiomagnasciutti






Questa democrazia malata la dobbiamo pure a questa sinistra alla D’Alema che collabora da 15 anni con Berlusconi. Hanno capito che, se non partecipano in qualche modo alla sua greppia, non campano più. (Giorgio Bocca)


... bocca volat, scripta manent
Tullio Boi 


Il paese delle storie eterne
di Giorgio Bocca
Apri i giornali al mattino e sai già tutto: la noia spessa della società ladra. La scoperta che lo Stato è la vera banca dei ladroni(17 settembre 2010)
Il segreto di una lunga vita sta nel trovarla interessante non solo dopo le prime volte, ma sempre, anche dopo la centesima, nel conservare la curiosità dei bambini anche se gli anni passano. Le prime volte sono intense e memorabili: il primo amore ricordato per tutta la vita come l'unico, il più grande; il primo lutto familiare, la terribile scoperta che la morte non risparmia i cari, i più amati; il primo schiaffo ingiusto di tuo padre per un errore commesso da un altro; il primo desiderio sessuale. Anche la montagna della prima gita. Può essere una montagna qualsiasi, brulla, modesta, ma sognerai per tutta la vita la sua neve che si alzava sotto i tuoi sci, le curve che disegnavi come in una danza. 
Forse per conservare il piacere della prima volta vengono in nostro soccorso le abitudini che ci fanno desiderare come la prima volta la sigaretta di ogni giorno, il cognac di ogni dopo pranzo. I giovani pensano che la lode del tempo passato sia mancanza di fantasia, di desiderio del nuovo, di gioventù. Ma il suo nome giusto è che si è esaurito lo stupore della prima volta, dell'emozione della prima volta di un colpo di fucile, di un mare in tempesta, di un fulmine che ti esplode a un passo. 


Saper vivere, imparare a vivere è sapere che il mondo continua anche dopo la prima volta, che alla sorpresa dell'ignoto seguiranno quelle della conoscenza, delle sue complessità, dei suoi dubbi. Ma non è facile. La sorpresa della prima volta è vibrante, bruciante, forte, ha il segno dell'immortalità, il segno dell'evoluzione che non si ferma, della vita che continua. Solo le prime volte dei bambini possono far riscoprire ai vecchi il calore della vita che continua. La condanna a una vita fatta solo di seconde, di terze, di centesime volte, quella che a volte colpisce anche i paesi di lunga e ricca storia, anche come il nostro che più volte sono stati guida del mondo: la noia del risaputo e dell'inevitabile, la profondissima noia dei paesi dove il fare della minoranza al potere è rubare, ingannare, mentire.  
Apri i giornali al mattino e sai già tutto ciò che vi è scritto, la noia spessa della società ladra. Che cosa ha fatto il ministro dello Sviluppo economico? Ha sviluppato le ristrutturazioni dei suoi alloggi con i soldi degli impresari favoriti negli appalti. Che cosa può aver combinato il direttore delle opere pubbliche che decide i finanziamenti per la produzione di energie rinnovabili? Si è messo d'accordo con un noto faccendiere in odor di mafia e di massoneria deviata, un amico di "Cesare", del politico onnipotente, e a forza di faccende inconfessabili se non al magistrato ha fatto miliardi sui terremoti, sulle alluvioni e sulla siccità perché l'utile e il dilettevole della società ladra è far soldi con le imprese più facili, ultima quella di privatizzare l'acqua. 


Altro che sorpresa delle prime volte, questo è diventato il paese delle storie eterne, a ben vedere sempre la stessa, la scoperta che lo Stato è la vera banca dei ladroni, la grande cassaforte da cui possono tirar fuori i soldi a palate, ma che diciamo, a colline, a montagne con una facilità inaudita. Basta trovare o farsi trovare dal capo cordata, dal ducetto di turno, dall'uomo della fortuna, dall'incantatore e tutte le porte del tesoro si aprono, anche quelle delle sciagure e dei disastri nazionali e mondiali, come nella storia esemplare dei costruttori di alloggi che si felicitano l'un l'altro per gli ottimi affari che faranno sull'Abruzzo terremotato. 
La vita non è fatta così? La stagione giovanile delle prime volte emozionanti e poi le centinaia, le migliaia di seconde volte sicure come la morte, nella società ladrona.
da L'Espresso 



temi.repubblica.it

www.lastampa.it
GIORGIO BOCCA, GIORNALISTA ONESTO - Luca Boschi

Addio a Giorgio Bocca (Tribute Video)

martedì 22 novembre 2011

Il Premio "Roberto Morrione"

 

Premio Tv
per il giornalismo investigativo

Il Premio "Roberto Morrione" e’ rivolto ai giovani giornalisti, free lance, studenti, volontari dell'informazione ed ha l'obiettivo di promuovere, sostenere e incentivare concretamente la realizzazione di inchieste televisive di giornalismo investigativo nel nome di Roberto Morrione che, nella sua lunga carriera di giornalista, ha sostenuto con forza l'importanza dell'inchiesta per restituire un contesto alle notizie e far comprendere i fatti. I tutor dei finalisti saranno tre grandi giornalisti d’inchiesta:
Ennio Remondino,
Sigfrido Ranucci,
Maurizio Torrealta.
I progetti dovranno essere spediti alla segreteria del Premio entro il 15 dicembre 2011. Tra i progetti inviati al Premio, ne verranno scelti tre che potranno usufruire ciascuno di un contributo in denaro di 3.000 euro. Il primo classificato vedrà il suo prodotto messo in onda dalle reti Rai partner del Premio (Rainews).
L’inchiesta premiata sarà trasmessa da Rainews.
La premiazione si svolgerà durante le giornate del
'Premio Ilaria Alpi' a Riccione

il bando  http://www.premiorobertomorrione.it/bando.html




Note : uno stralcio delle parole di don Luigi Ciotti in ricordo del direttore giornalista  Roberto Morrione , venuto a mancare il 20 maggio 2011...

[...]Roberto, con quella sua lunga carriera alle spalle, le responsabilità che aveva ricoperto nel servizio pubblico, le importanti inchieste che aveva svolto, ci ha regalato in tutti questi anni la sua esperienza. Ha trasmesso a tanti giovani l’amore ma anche la responsabilità del giornalismo. Roberto credeva fino in fondo nella funzione sociale e civile di chi racconta e ragiona sui fatti, credeva che solo una democrazia consapevole, capace di raccontarsi con onestà, sia una democrazia sana, una democrazia viva. Aveva costruito “Libera Informazione”, creduto nell’importanza di una analisi puntuale, approfondita sulle mafie, la corruzione, le tante forme d’illegalità, sapendo bene che non dovrebbe esserci bisogno di mettere accanto alla parola “informazione” l’aggettivo “libera”. Perché l’informazione o è libera o, semplicemente, non è informazione: è propaganda, demagogia. Eppure sapeva, Roberto, che mai come in questi anni l’informazione corre il rischio di essere soffocata o asservita. Non accettava, Roberto, le parole troppo spesso imbrigliate, le penne opportunamente spuntate, le cronache monche o pilotate.
[...](continua)

 ... e il ricordo di Nadia Redoglia :

Il Maestro Morrione

Ti ho sempre chiamato "Direttore", anche quando tu, sorridendo, mi ricordavi che da RN 24 eri stato pensionato. Per me e per tutti coloro che hanno avuto il bene di ricevere i tuoi consigli, potevi solo proseguire a essere tale. Senza di te, direttamente e indirettamente, nessuno di noi avrebbe potuto trovare la strada giusta del Giornalismo.
20 maggio 2011 - Nadia Redoglia



Il Maestro MorrioneVe lo ricordate il “Robbertoooo” urlato gioiosamente, ma pur patriotticamente, dalla Sophia nazionale, agli Oscar? E’ così che io oggi vorrei sentirmi, prendendo a calci la sofferenza insopportabile. Fu Roberto Morrione, primo direttore, a creare la Rainews 24 che tutti conosciamo. Seppe farlo magistralmente, nonostante i soloni della comunicazione già più che mai apparentati con i conflittuali interessi di governo. Questi, convinti di levarselo di torno, lo confinarono lì, piccolo e semisconosciuto asteroide satellitare. Illusi ignoranti. Fu proprio da lì che il nostro Roberto seppe squarciare, per la prima volta nell’italica TV, il silenzio sulle indagini, le inchieste, i dossier della storia passata e presente. A differenza de “la storia siamo noi” sic et simpliciter, seppe rivelare che, sì, la storia siamo noi, ma solo se impariamo a conoscerla. Parlò per primo delle ecomafie per l’Italia dei veleni, in contemporanea con quelli bellici, italiani e internazionali, da uranio impoverito. Fu il solo che affrontò per primo l'odor di connivenza tra Stato e mafia, mandando in onda l'intervista a Paolo Borsellino. Così come non si tirò indietro nel dimostrare che i millantatori delle missioni di pace lanciavano il fosforo bianco, coadiuvati da ingordigie per l’oil for food e noncuranze irrispettose per le realtà di Nassiriya, Abu Ghraib, Guantanamo,  e tutte quelle tante che pretendevano umani diritti, portati avanti anche quando lo pensionarono  e  fino all’altro ieri…
Perdona Roberto il terreno egoismo, ma chi ha goduto del bene nell’averti Maestro, direttamente e indirettamente, non ce la fa a dirti “riposa in pace”. Ti vuole ancora accanto a sé per non sentirsi troppo solo a lottare per conquistarla. Ci stai, vero?
   


Ecco i finalisti del Premio Roberto Morrione
Martedì 31 Gennaio 2012, presso palazzo Valentini a Roma, si e svolta la presentazione dei progetti finalisti della prima edizione del Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione. La giuria presieduta da Albino Longhi e composta da: Piero Badaloni, Francesco Cavalli, Giovanni Celsi, Giuliano Berretta, Giovanni de Mauro, Daniela de Robert, Lorenzo Frigerio, Udo Gümpel, Elisa Marincola, Rita Mattei, Corradino Mineo, Mara Filippi Morrione, Gaia Morrione, Roberto Natale, Sandro Provvisionato, Sigfrido Ranucci, Ennio Remondino, Nino Rizzo Nervo, Paolo Ruffini, Barbara Scaramucci e Maurizio Torrealta, ha scelto i tre progetti finalisti del Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione, che verranno realizzati e trasmessi da Rainews24. I finalisti sono:
  • Felicia Buonomo e Elena Boromeo.
  • Tutor Maurizio Torrealta
  • tema: corruzione e politica.
Felicia Buonomo e Elena Boromeo hanno condotto numerose video inchieste sul mondo del lavoro e della società civile. Tra queste, un focus sui lavoratori precari dello spettacolo e sui lavoratori del Gruppo Fiat. Nell’ambito giudiziario, hanno seguito le tappe del processo Podlech, con un excursus sui desaparecidos nel Cile di Pinochet. Felicia Buonomo, nata a Desio (MI), laureata in Economia internazionale. Giornalista pubblicista da gennaio 2011. Collabora con la Gazzetta di Modena dal dicembre del 2008 e con Il Fattoquotidiano.it da marzo 2011. Elena Boromeo, nata a Ortona (CH), laureata in Lettere moderne. Giornalista pubblicista da novembre 2011. Corrispondente per l’Agenzia di stampa Dire da ottobre 2009 e collaboratrice per Il Fattoquotidiano.it da aprile 2011.
  • Francesco De Augustinis
  • Tutor Ennio Remondino
  • tema: inquinamento ambientale
Francesco de Augustinis realizza periodicamente servizi video e inchieste per il quotidiano di informazione web TuttOggi.info, la testata locale online più letta in Umbria, e, saltuariamente, minidocumentari: lavori e inchieste video in collaborazione con il service editoriale con sede a Spoleto CartaCantaPressService. Lavora presso la società di produzione televisiva in “crowdsourcing” TheBlogTv come community e project manager, e realizza servizi, interviste e montaggi video. Ha realizzato due cortometraggi, di cui uno premiato con il secondo premio al Concorso per sceneggiature a sfondo sociale “Who goes on scene?”. Frequenta il laboratorio di Giornalismo Multimediale, con realizzazione di servizi video, dell’Università di Perugia, organizzato in collaborazione con l’emittente locale Tef Channel.Francesco de Augustinis, nato e cresciuto in Umbria, ha vissuto e studiato a Perugia e a Roma, dove è rimasto a lavorare fino al 2010, anno in cui è di nuovo a Perugia come corrispondente freelance per alcune testate, prevalentemente web, in particolare Lettera43.it e TuttOggi.info. Si è laureato in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo alla Sapienza di Roma.Ha avuto esperienze di lavoro con l’Associated Press e con la Reuters Italia.
  • Rosario Sardella e Saul Caia
  • Tutor Fabrizio Feo
  • tema: traffico di rifiuti tossici connessi alla criminalità organizzata
Saul Caia ha realizzato un documentario approfondito sul tema dell’emigrazione italiana all’estero con “ItaloEmigranti”. Insieme a Rosario Sardella ha realizzato delle inchieste con Antonio Condorelli per SudPress, S Catania e il Corriere del Mezzogiorno.
Rosario Sardella laureato in Scienze della Comunicazione della facoltà di Catania. Ha collaborato con il freepress Sud e S Catania. Attualmente collabora con il Corriere del Mezzogiorno e Il quotidiano di Sicilia. Saul Caia laureato in Editoria, Media e Giornalismo ad Urbino, è co-fondatore del progetto ItaloEmigranti.com. Nel 2010 ha lavorato come stagista presso la Rai Corporation di New York, oggi collabora con il Corriere del Mezzogiorno e il mensile d’inchiesta S Catania.


Le premiazioni ufficiali durante il Premio Alpi a Riccione il 6-7-8 settembre 2012