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giovedì 21 gennaio 2021

Cesare Maestri, il ragno delle Dolomiti

 

Addio, al "ragno delle Dolomiti"!
Umberto Rigotti


Addio, al "ragno delle Dolomiti"!

Cesare Maestri , uno dei migliori arrampicatori del mondo, è morto a 91 anni. Ad annunciarlo è stato il figlio Gian Maestri sulla sua pagina Facebook. Soprannominato «il Ragno delle Dolomiti», Maestri era una leggenda dell’alpinismo, protagonista di alcune imprese storiche, ma è stato anche partigiano, scrittore, maestro di sci. «Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita. Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene», ha scritto il figlio su Facebook. Maestri è stato il primo alpinista ad affrontare in discesa e in solitaria importanti vie dolomitiche estremamente difficili. Nella sua carriera ha affrontato 3.500 salite delle quali la maggior parte in solitaria.

Le imprese di Maestri iniziano nel 1951, con la salita in solitaria della via Detassis-Giordani al Croz dell’Altissimo. Quell’anno fu anche il primo a effettuare la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 è in solitaria la via Solleder sul Civetta. L’alpinista Marino Stenico, che assistette all’impresa, ne rimase impressionato: «Cesare arrampica con tanta naturalezza che guardandolo sembra tutto facile. Supera passaggi e strapiombi con la stessa disinvoltura di un ragno che si arrampica su un vetro», disse. La sua figura resta legata al Cerro Torre, in Patagonia, considerata tra le più ardue del pianeta. Nel 1959 Maestri raccontò di averla conquistata, anche se le prove del successo erano rimaste sepolte nella macchina fotografica, assieme al compagno di cordata Toni Egger travolto da una valanga durante la discesa nella tormenta.




Omaggio a Cesare Maestri.

Fabio Sironi 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=1161396000999956&set=a.135297426943157




Addio a Cesare Maestri, il "Ragno delle Dolomiti"...a lui la vetta più alta del paradiso! 

#CesareMaestri

Perazzolli


Intervista a Reinhold Messner: "Cesare Maestri è stato il miglior arrampicatore della sua epoca"

"La sua esclusione dalla spedizione al K2 nel 1954 fu un'ingiustizia"

Reinhold Messner, ha voglia di parlare di Cesare Maestri, morto ieri a 91 anni? I rapporti fra di voi non erano così sereni.

“Ma perché? Ho girato un film sulla sua ascensione al Cerro Torre del 1959, ho fatto tutto quel che è necessario fare. Ho detto che quell’anno non arrivò in cima, ma ho anche riconosciuto la sua grandezza, è stato il miglior arrampicatore della sua epoca. Ho ricordato anche l’ingiustizia della sua esclusione dalla spedizione italiana al K2 del 1954. Non è stato scelto da Ardito Desio senza alcuna ragione”.

Si inventarono un un’ulcera allo stomaco inesistente, per non portarlo in Pakistan.

“Secondo me così è nato quel Cesare arrabbiato, un po’ anarchico, in rivalità con Bonatti. La spedizione al K2, nonostante gli innegabili successi, ha portato con sé tutti questi problemi. I cinquant’anni di amarezze per Bonatti, l’affronto a Maestri lasciato a casa”.

E ancora Cassin, depennato con esami falsi per problemi di cuore che non c’erano.

“Certo, di lui si temeva che potesse poi usurpare la leadership di Desio. Ma in ogni caso per tutti loro significò negare una ribalta internazionale a cui avevano diritto. E Maestri la cercò poi con la spedizione al Cerro Torre”.

Quanto è contata per Maestri la formazione teatrale?

“Probabilmente molto, lui era un attore, magari non di primo piano, ma soprattutto un grande rocciatore. Certamente ha anche recitato, spesso telefonava alla Rai prima di una grande salita, arrampicare diventava per lui un palcoscenico. Ma questo non è negativo, era il suo stile. Non c’è nessuna colpa in questo, l’unica vicenda che ha lasciato in ombra è stata la prima salita al Cerro Torre. Ma io gli ho parlato, mentre ricostruivo la vicenda, lui è stato d’accordo con me. E credo sia morto in pace. Ma allora, nel 1959, nessuno al mondo, nessuno era in grado di salire quella via. Mancava la tecnologia e la tecnica. Era troppo lunga, era troppo pericolosa, era troppo difficile nella parte finale. Ma con tutto ciò, Cesare era un ottimo rocciatore. Lui ha fatto grandi ripetizioni dove altri non sarebbero mai riusciti a salire, ha fatto grandi prime ascensioni, è sceso senza la corda su difficoltà elevate, ha fatto ‘free solo’ prima che esistesse questo concetto. Io ho grandi rispetto per lui come arrampicatore”.

Lei ha ripetuto qualche sua via?

“Sì, ho fatto la sua via sulla “Parete rossa” della Roda di Vaèl. Molto tecnica, una gran via. Poi ne ho fatte altre, tutte grandi realizzazioni, nonostante l’uso dei chiodi ad espansione. E’ il periodo tra il 1956 e il 1965, un’epoca che precede la mia, quella contro la quale ho scritto il mio articolo “Assassinio dell’impossibile”, uscito nel 1968 sulla Rivista mensile del Cai. Ma non era certo un articolo contro Maestri. Io, quando ero molto giovane ero addirittura un suo fan. Poi, dopo la sua salita del Cerro Torre con il compressore, ho provato a capire che cosa era cambiato”.

Il compressore sul Cerro Torre, d’accordo, ma oggi in falesia, e non solo, si piantano gli spit con il trapano. Che differenza c’è?

“Questa è bella. Ero in Patagonia per girare il film – si intitola ‘Mythos: Cerro Torre’ ed è uscito finora in Francia e Germania – e ho parlato con un gaucho della salita del 1970, quella con il compressore. Volevo raccogliere più testimonianze possibili sulle spedizioni di Maestri in Patagonia. Lui mi ha risposto: ‘Sono tutti chiacchieroni, che oggi vengono con un trapano che pesa un chilo e pretendono di fare le vie in arrampicata libera. Cesare almeno ha tirato su un compressore da un quintale e mezzo. Quello sì che è un uomo, quello sì che ha coraggio. Era assolutamente a favore della salita di Maestri e io gli ho dovuto rispondere che ha ragione. Uno che prende con sé un trapano molto leggero, e con quello supera passaggi altrimenti impossibili, non ha il diritto di commentare negativamente l’alpinismo di Cesare Maestri”.

Leonardo Bizzaro

venerdì 25 maggio 2018

Torino: La Costituzione a colori. I primi 47 articoli illustrati e la sua storia attraverso il disegno satirico


Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte
ha il piacere di invitare la S.V. alla presentazione della mostra

La Costituzione a colori
I primi 47 articoli illustrati e la sua storia attraverso il disegno satirico

Intervengono

Mario Dogliani, professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università
di Torino
Dino Aloi, presidente Centro Studi Vivere dal Ridere
Claudio Mellana, vicepresidente Centro Studi Vivere dal Ridere

Giovedì 31 maggio 2018, ore 17.00
Palazzo Lascaris - Sala Viglione
via Alfieri 15, Torino

Ingresso libero fino a esaurimento posti
R.S.V.P. tel 011 5757.211 - 357 • rel.esterne@cr.piemonte.it


Art. 2
© Sironi





Torino, 17 maggio 2018


La Costituzione a Colori, a 70 anni dalla promulgazione
con articoli illustrati da disegnatori d’epoca e da vignettisti contemporanei


Giovedì 31 maggio alle 17 a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), il presidente del Consiglio regionale inaugura la mostra “La Costituzione a Colori, I primi 47 articoli illustrati e la sua storia attraverso il disegno satirico”.
Intervengono: Mario Dogliani, professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università di Torino, Dino Aloi e Claudio Mellana, presidente e vicepresidente del Centro Studi Vivere dal Ridere, curatori della mostra.

La mostra “La Costituzione a Colori” è un omaggio alla nostra Carta fondamentale, a settant’anni dalla sua promulgazione, articolata in due sezioni.

Nella prima parte vediamo una serie di disegni satirici e umoristici estrapolati dai giornali pubblicati in Italia tra il 1943 e il 1948 che illustrano il difficile cammino che portò alla promulgazione della Costituzione. Scorrendo le tavole ci troviamo davanti a grandi artisti come Giovannino Guareschi (di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla morte) che sulle pagine di Candido fu portavoce dell’anticomunismo ed altri, come il gruppo di Don Basilio, che sostenevano invece le ragioni del comunismo. Tra le vignette d’epoca più curiose spiccano quelle disegnate da Federico Fellini con una striscia di Giacomino e la testa di Giuseppe Garibaldi che, capovolta, diventa il volto di Stalin.

La seconda parte della mostra presenta invece i primi 47 articoli della Costituzione illustrati, con vignette inedite, da quattro disegnatori contemporanei: Fabio Sironi (Corriere della Sera), Lido Contemori (già collaboratore del gruppo Repubblica L’Espresso), Marco De Angelis (è stato vignettista de Il Popolo e collaboratore di Repubblica), Gianni Chiostri (ha disegnato per le pagine di Stampa e Avvenire). Questi artisti della matita hanno interpretato, con sensibilità e umorismo arricchiti da colori vivaci, i contenuti della nostra Carta costituzionale che riguardano i diritti e i doveri dei cittadini.
L’immagine simbolo della mostra e del catalogo (Il Pennino editore) illustra l’Articolo 2 sui diritti inviolabili: Arlecchino (il nord) e Pulcinella (il sud), ai lati del simbolo della Repubblica, si telefonano unendo così le due parti dell’Italia.


La mostra “La Costituzione a Colori” è aperta al pubblico a Palazzo Lascaris dal 31 maggio al 29 giugno 2018, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17. Ingresso gratuito.

Art. 17
©  Lido Contemori

Travaso 48 - Alcide De Gaspari
Travaso 48 - Nenni

Marforio 45 - re

Art.33 istruzione
© Marco De Angelis

Art. 29

© Chiostri
La mostra è un omaggio alla Costituzione italiana ed è articolata in due sezioni.
La parte iniziale presenta i primi 47 articoli illustrati da quattro assi della matita: Sironi, De Angelis, Chiostri e Contemori che hanno interpretato, con sensibilità e umorismo, i diritti e i doveri dei cittadini.
La seconda parte della mostra consiste in una serie di disegni satirici e umoristici sul tema della promulgazione della nostra Costituzione, estrapolati dai giornali pubblicati in Italia tra il 1943 e
il 1948.
La mostra è visitabile
dal 31 maggio al 29 giugno 2018
Galleria Carla Spagnuolo
Orari: lunedì-venerdi 9.00-17.00
www.cr.piemonte.it/mostre

lunedì 20 novembre 2017

MA COS'È QUESTA CARTA? di Dino Aloi



Dino Aloi


MA COS'È QUESTA CARTA?


 Appunti per un’indagine metodologica su caricatura, umorismo, satira e fumetto


copertina di "Ma cos'è questa carta?"

© Edizioni Il Pennino - Torino 2017
Via Monte Rosa 106 - 10154 Torino



Di prossima pubblicazione il libro "Ma cos'è questa carta?", una raccolta di tutti gli scritti di Dino Aloi realizzati in occasione di mostre, eventi, articoli e introduzioni di libri.
460 pagine che rappresentano la passione per la storia della satira e per l'umorismo.

In copertina: scritta su elaborazione grafica di testate di giornali (L'Asino,
Retro copertina: l'autore visto da Fabio Sironi

I dati contenuti sono davvero molti e spaziano nei vari capitoli da piccole indagini nel mondo del fumetto a introduzioni a iosa su argomenti molto diversi di cui mi sono occupato, per arrivare a profili di autori (che nella realtà andrebbero ad arricchire i 54 profili presentati nel libro Non se ne avvertiva il bisogno) per arrivare ad una serie di interviste ormai lontane nel tempo a giganti del disegno come Giorgio Cavallo, Franco Bruna, Karel Thole o Carlo Jacono.




vignetta di Dino Aloi


D'Alema - la mossa del cavallo
Franco Bruna




BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Dino Aloi (Torino 1964), giornalista-pubblicista iscritto all'Albo dal 1990, ha diretto vari periodici tra cui la rivista satirica Sbadiglio. Laureato in Lettere moderne, Semiologia, con una tesi sui meccanismi di comunicazione dell’umorismo e della satira. Vignettista e illustratore ha collaborato con La Gazzetta dello Sport, Radiocorriere TV, La Notte, La Gazzetta del Piemonte, Paese Sera, Il Travaso, Mondo B, Sport Sud, Missioni Consolata, Il Lunedì di Repubblica Meditime, Almanach Vermot ed altre. Ha realizzato vignette per la trasmissione Gran Premio in onda su Rai Uno in prima serata nel 1990. In totale ha pubblicato più di 4.000 vignette. Autore di testi per fumetti disegnati da Cesare Lo Monaco pubblicati sulle riviste Piccolo Missionario, Messaggero dei Ragazzi e il Corrierino dei Piccoli. Ha esposto in rassegne umoristiche di tutto il mondo, vincendo talvolta qualche riconoscimento. Tra gli altri Bordighera, Oldemburg (Germania), Haifa (Israele), Gallarate, Vercelli. Ha tenuto mostre personali a Saint Jean Cap Ferrat, St. Esteve, Laveno e Firenze. Suoi disegni sono esposti in permanenza in musei tedeschi, turchi, spagnoli, giapponesi e brasiliani. Curatore e coordinatore di antologie satiriche, come “Caro Giulio” (su Andreotti, 1987), “Un lavoro da ridere” (sulla Camera del Lavoro, Feltrinelli 1991), “Mal costume mezzo gaudio” (antologia di vignette di Giorgio Cavallo, 1992), “L'altra storia d'Italia” (1996). Con Silvia Jacovitti ha realizzato un'antologica dedicata alla figura del grande artista “Benito Jacovitti”. Ha curato poi, con Emilio Isca, un altro evento analogo, sull'artista francese “Raymond Peynet” (Peynet, tutto l'amore che c'è, 2001) mentre nel 2004 con Alberto Gedda e Gian Paolo Caprettini dà vita alla mostra “Una TV da Ridere”. Nello stesso anno con Aldo Mola realizza il volume “Giovanni Giolitti nella satira politica” e ancora nel 2005 organizza una grande antologica dedicata a “Bruno Bozzetto”. Con Paolo Moretti ha curato “Storia d’Italia nel pennino della satira” (2006) e “Ludere et ledere” (2007). Per la Regione Valle d’Aosta ha realizzato nel 2008 “Il Sorriso Graffiato” e nel 2009 “La Valle dei Fumetti” e per il comune di Sarezzo “Far West, si replica in Valtrompia” (2007). Ha diretto con Alessandro Prevosto il Museo del Sorriso di Bajardo (in Liguria). Con Claudio Mellana ha dato vita al Premio "Giorgio Cavallo" per la Satira e l'Umorismo e realizzato nel 2010 il dizionario “Umoristi in Piemonte”. Sempre nel 2010 in collaborazione con lo storico Aldo Mola e il collezionista Paolo Moretti realizza “Dalla Storia alla satira”. Nel 2011 per il Consiglio regionale del Piemonte organizza la mostra “La donna immaginata, l’immagine della donna”, nel 2012 “Da moneta unica a unica moneta”, esposizione internazionale sul tema dell’euro, nel 2013 “Casimiro Teja”, grande antologica sull’artista, e nel 2014 “Matite di Guerra”, una mostra sulla prima guerra mondiale con materiale preso da giornali italiani, francesi, inglesi, olandesi e tedeschi. Dal 1981 ha organizzato circa 300 esposizioni, pubblicato come editore (Il Pennino) 200 volumi e realizzato una ventina di libri per altri editori come esperto e storico della satira. Dal 2012 è il direttore responsabile del mensile on line Buduàr (www.buduar.it)