Visualizzazione post con etichetta Rasori A.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Rasori A.. Mostra tutti i post

mercoledì 15 agosto 2018

Catastrofe a Genova: crolla il ponte Morandi

"Acqua che non si aspetta altro che benedetta, 
 Acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale, 
 Acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte".

(F. De Andrè)




Ponte Morandi a Genova. Solo una questione di tempo.
Marilena Nardi



Ci son passato poche volte, l'ultima, però, non tanto tempo fa, ma è tutto il giorno che non riesco a non pensare che all'orrore che ti avvolge, all'angoscia che ti attanaglia, al vuoto che ti inghiotte, mentre il terreno svanisce da sotto la tua vettura, l'orizzonte scompare all'improvviso e di tutti i tuoi sogni, i tuoi progetti, le tue speranze in una frazione di secondo rimane solo un remoto barlume di possibilità.

(Augusto Rasori)




#Genova #crollo Fino a qui. Per @ilmanifesto
Mauro Biani



Cemento tarmato.
 Le tarme divorano ponti e maglioni. 
I buchi dei primi lasciano voragini di dolore.
 Non rammendabili.

(Ivano Sartori)






Genova, Italy    Paolo Lombardi
.
14 Aug 2018


Antonio Brencich, il docente di Ingegneria dell’università di Genova da anni era critico del ponte Morandi, e che da ieri è estesamente citato da giornali e televisioni, ha dato delle interviste al Corriere della Sera e all’edizione locale genovese di Repubblica. Brencich ha detto che i problemi del ponte sono gli stessi degli altri due costruiti con la stessa struttura negli anni Sessanta, sulla baia di Maracaibo in Venezuela e in Libia. Quello in Venezuela crollò dopo essere stato urtato da una petroliera nel 1964: «Morandi non mise in conto che una nave potesse sbagliare campata. Due anni dopo una petroliera si incastrò sotto la più bassa. Ci furono sette morti. Era un ingegnere di grandi intuizioni ma senza grande pratica di calcolo», ha spiegato Brancich
«Quel tipo di ponte, a cavalletto bilanciato, ha un’estrema vulnerabilità al degrado» ha detto Brencich, spiegando che «Morandi aveva sbagliato il calcolo della “deformazione viscosa”, quello che succede alle strutture in cemento armato nel tempo».
(fonte)




di Pietro Vanessi


Italian Bridge Collapse    Pete Kreiner
At least 35 persons have died because of a bridge collapse in Italy.
15 Aug 2018


MANUTENZIONE
Nei primi concitati resoconti sul crollo del ponte Morandi a Genova, è venuta fuori una parola che, a mio parere, è la chiave di volta dell'immane disastro: manutenzione. Si è parlato di manutenzione tardiva, insufficiente, mancata e via aggettivando. Dal che mi è parso di capire che le opere pubbliche, siano esse grandi, medie o modeste, prima si fanno e poi si abbandonano a se stesse come figli illegittimi. Controllare che siano sicure e stiano in piedi è faccenda che non interessa. Nessuno ci guadagna. Né le amministrazioni delle infrastrutture, né gli enti locali, né i governi, né le imprese costruttrici.
La manutenzione non fa girare dei bei pacchi di denaro, non crea appalti e subappalti, non fa pubblicità ai politici che possono vantarsene. È solo atto dovuto, sterile dovere istituzionale che non produce visibilità. Quando un ponte collassa o un paese smotta senza neanche l’alibi di un terremoto è solo una grana. Che i responsabili cercano di scrollarsi di dosso dando la colpa al passato, a chi non c’è più, bene che vada a chi ha preso i soldi ed è scappato con il malloppo. È sempre stato così, in Italia. Sarà sempre così. Sepolto un disastro se ne farà un altro. Perché costruzioni e ricostruzioni rendono, mentre la manutenzione è solo un noioso e poco redditizio intermezzo.
(Ivano Sartori)




Giannelli



Favoletta
No, non sono di sinistra, sono solo un vignettaro che ha la sensazione di ritrovarsi nella "terra di mezzo"; e nella società dei consumi, è disdicevole se non peggio, sic! Mentre facevo la vigna, senza sapere nulla o quasi dei risvolti tecnici e politici della cosa, mi chiedevo...perché? Che significa? E' giusto fare la somma dei morti? Quanti sono. due, tre, undici, cento? Una "favoletta", cosa??? [...]
Paride Puglia



Lo stellone
E' chiaro che la tragedia del Ponte Morandi non è una fatalità.
Era un evento che si cercava di allontanare con interventi di manutenzione evidentemente meno costosi di quanto si sarebbe dovuto fare da tempo e cioè la sua demolizione. Costi che ora si dovrà sostenere ugualmente aggravati dalla grave perdita di vite umane.
Un pericolo reale che per la somma di irresponsabilità, superficialità, connivenze, ahimè tipicamente italiana, si è "sperato" di esorcizzare confidando nella fortuna.
Gianfranco Uber



Riccardo Mannelli


Chiedete a Brooklyn
 Dello scarno comunicato che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di dedicare al viadotticidio di Genova colpisce anzitutto l’assenza di umanità. Neanche un pensiero per le vittime, una frasetta raccattabile dal prontuario delle condoglianze. Viviamo tempi truci, dove ogni manifestazione di gentilezza è considerata sintomo di ipocrisia o, peggio, di cultura. Ma si pensava che i morti godessero ancora di un regime di extraterritorialità, tale da non rendere l’omaggio nei loro confronti un’ammissione di debolezza. Ebbene, si pensava male.
Quanto al linguaggio scelto dall’anonimo estensore, il quale non ha altre colpe se non quella di avere seguito un copione prefissato dai superiori, appare irto di «solette», «carri-ponte» ed espressioni decodificabili solo dagli addetti ai lavori.

  Come se una tragedia di queste proporzioni fosse da derubricare a disputa tra ingegneri e non riguardasse i milioni di utenti che ogni giorno versano un obolo ai caselli di Autostrade per solcare arcobaleni di calcestruzzo affacciati sul vuoto. Ma l’aspetto più triste rimane il rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità, che nella patria dei paraculi è una specie di riflesso spontaneo. Ci viene fatto sapere che il viadotto era «sottoposto a costante attività di vigilanza» (e meno male), però anche che la sua costruzione «risaliva agli anni 60». Come se un bollettino medico sollevasse il chirurgo dall’errore adducendo l’età del paziente. Tanto più che il ponte di Brooklyn di anni ne ha 135 e resta al suo posto senza bisogno di troppi comunicati.
Massimo Gramellini



Genova
Fulvio Fontana



Italia: la tragedia del viadotto di Genova.
Plantu


talking without speaking
hearing without listening
Magnasciutti



Un grande abbraccio a Genova ed una preghiera alle vittime ed ai feriti.

Fany

-------------------------------
Genova risolve il problema del traffico
copertina della Domenica del Corriere 1 marzo 1964

domenica 18 dicembre 2016

Così Gentiloni

Holiday's Premier
Portos

Ch’al cor Gentiloni ratto s’apprende
15 dicembre 2016
di: Nadia Redoglia

Ché tanto gentile e tanto onesto pare. E’ una persona bella  che dà per li occhi una dolcezza al core. Peccato per quella vita nova che nova lo è per niente, per non parlare dello stil novo ridotto a frusto e malamente rattoppato. In 70 anni di repubblica abbiamo dovuto, infatti, ricorrere a ben 64 capi di governo e conseguenti giravolte ministeriali. Sarà (inquietante) avvisaglia d’instabilità istituzionale, tenuto conto che manco i condomini, nella loro millesimale ferocia da potere,  riescono a cambiare in così breve tempo i loro amministratori condominiali? Domanda che si fila nessuno.
Ed è perciò che questa volta, per la prima volta, manco s’è ricorso alla ministeriale giravolta. C’è stata giusto una sgrullatina, come usano dir a Pontassieve (feudo assurto temporaneamente a cattività avignonese). Un po’ come dire che ormai s’è nemmeno più degni d’esser presi per i fondelli  in modo serio: una bischerata raffazzonata è più che sufficiente…
Quando non si pretendono risposte o, peggio, manco più si pongono domande se non quelle indotte  con risposte già pilotate,  si corre il rischio d’essere chiamati prima coglioni  e subito dopo accozzaglia di coglioni…


L'ITALIA COTTA A FUOCO LENTO
Dopo il mischiotto il governo è formato.
Se non è zuppa, l'è pan bagnato !
Roberto Mangosi


Giannelli




Blowing in the uaind

Guardate questo video :)
https://www.youtube.com/watch?v=5Jh6pa4Xn2w
 — con Augusto Rasori


venerdì 15 luglio 2016

Nizza

Il post è stato modificato il 16 /07/2016

Nice

Plantu


FRANCIA SOTTO ATTACCO
Camion sulla folla Nizza
Spari all'impazzata, 84 morti
Europa.
Sul lungomare, alle 22.45 erano in corso festeggiamenti per la festa del 14 luglio, la presa della Bastiglia (considerata l’inizio della rivoluzione francese, 1789).
Testimoni riferiscono che gli spari contro la folla sono partiti da un camion che correva all'impazzata'. Ucciso l'autista, un complice sarebbe in fuga.
Site*, sostenitori Isis celebrano il massacro



73 morti a soli 260 km. e non è ancora finita e il dolore è talmente forte che sembra quasi di sentire le urla e gli spari e l'odore del sangue e della polvere da sparo...
Augusto Rasori



LA CATTIVA INFORMAZIONE PROVOCA DANNI
no comment
Gianfranco Uber


tu che guidi un camion
sai un sacco di cose
sai mettere la seconda la terza eccetera
non è una cosa banale
c'è molto prima di questo
sei un essere sapiente
se volevi unirti al tuo dio, ecco: non esiste
non esiste
il tuo il mio
sei una massa di cellule inerti, ora
non puoi scoparti nessuna vergine
sei concime
hai solo interrotto vite
baci
speranze
altro
e mi sorprendo a pregare perché tu lo comprenda
ma non puoi
tu non esisti
non esisti più
fabio magnasciutti

fleurs
Magnasciutti 


Nizza
CeciGian

Attentat Nice
Bado


C’è un’inevitabile prossimità d’affetti: i familiari, gli amici più stretti. Ma oltre non so mettere confini. Si parla dei morti ancora senza nome, a Nizza, e un giornalista ha appena detto in tv: non si sa se ci sono italiani, ancora non si sa se e quando potremo tirare un sospiro di sollievo. Ci ho provato a pensare al signor Rossi sotto le ruote di quel camion: è orribile. Ma – lo confesso – provo lo stesso strazio per Monsieur Dupont, Herr Muller o Mr Smith. Le vittime - credo e sento - non hanno passaporto.
Paolo Pernigotti


#PrayForNice
Romaniello






Senza parole ...
Gio
www.caricaturegio.altervista.it




à mes collègues dessinateurs, à Plantu, à Louison, on est pas OBLIGÉS de faire un dessin quand il y a eu un attentatPhil Umbdenstock


Ancora una volta a testimoniare la barbarie ...
Tiziano Riverso




Après les crayons, les tours Eiffel, les drapeaux tricolores, les Manneken-Pis, les Tintin, on dessine quoi des camions, des palmiers, des feux d'artifice ? On ne dessine rien. On ferme sa gueule.Pierre Ballouhey


Allons enfants de la patrie...
Fulvio Fontana


15 luglio 2016 - All'indomani dell'attentato di Nizza, Hollende pronuncia un discorso in cui richiama i Francesi all'unità.
© Milko Dalla Battista


Steve Breen


La paura non deve sopraffare l'intelligenza, la razionalità, diceva l'ambasciatrice francese Catherine Colonna poche ore prima dell'attentato di Nizza. Nel cortile di palazzo Farnese storica sede dell'ambasciata francese, la banda dei carabinieri suonava l'Inno di Mameli e la Marsigliese per la festa della Bastiglia. Fuori i controlli di sicurezza francesi con la polizia e i militari italiani schierati a protezione dell'ingresso. Che la Francia sia nel mirino è un'ossessione quotidiana, fuori e dentro il Paese. Chi sono gli attentatori di Nizza? Lupi solitari, esponenti di un terrorismo che si è radicalizzato in solitario sul web, oppure membri addestrati di cellule jihadiste legate all'Isis come quelli che hanno già colpito a Parigi con la strage del Bataclan? [...]



*= Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web.

lunedì 25 aprile 2016

25 Aprile





Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.
Ungaretti, Per i morti della resistenza
- buon 25 Aprile -




Costituzione Italiana
Marilena Nardi

Un 25 aprile particolare, quest’anno. Festeggeremo la Liberazione col pensiero ai tanti che si sacrificarono per donarcela, 71 anni fa. E pensando a loro ci chiediamo se ne saremo all’altezza, ora che sempre più seri pericoli incombono su di noi italiani, vecchi e nuovi, con la democrazia sempre più ristretta e svuotata, a favore di lobby e comitati d’affari. Nemmeno l’Europa, che 70 anni fa seppe risorgere dalle macerie belliche, ora riesce più ad essere un orizzonte di speranza.
Eppure… eppure non possiamo starcene a guardare. Il Fiore del Partigiano ci ricorda che il futuro è nelle nostre mani: facciamo le scelte giuste, non più rimandabili.
Ottobre non è lontano e dobbiamo prepararci a dar battaglia sui referendum contro la “DEFORMA” costituzionale. È il clima culturale che va cambiato, come abbiamo fatto nel 2011 coi referendum sui beni comuni, vincendo contro i sabotaggi delle potenti lobby avversarie (che ci fecero votare a metà giugno, ad esempio, per segarci le gambe). Anche per difendere quel risultato, che oggi vogliono cancellare aggirando la legge, dobbiamo tornare a farci sentire.

Una volta di più, quindi, rinnovo l'invito: se ancora non l'hai fatto, iscriviti all'ANPI. È una voce unitaria nella battaglia per i supremi interessi comuni. Informati, leggi (anche) il Fiore.

Ciao e buon 25 aprile

Rocco



-Vediamo...Art.1 della costituzione?
- Difendila?!
Fogliazza




La riforma del Senato, strappo alla Costituzione

14 Aprile 2016

25 aprile
Tiziano Riverso



25 aprile 2016 - Festa della Liberazione.
© Milko Dalla Battista



25 Aprile
Mauro Biani


Liberazione
Cecigian


CeciGian



25 aprile 2016
Gianfalco



Liberazione
Giulio Laurenzi



Airaghi


Liberazione e Marò
Rasori + Sommacal

Liberazione
Pietro Vanessi


to it
fabio magnasciutti


I walk the linefabio magnasciutti

*

venerdì 22 aprile 2016

Referendum: non c'è il quorum!





lunedì 18 aprile 2016
TUTTO GAS
Esito scontato di un Referendum male impostato che si sapeva avrebbe sommato ai fisiologici astensionisti anche i dubbiosi sull'abbandono di una fonte energetica e gli allarmati per la minacciata perdita di posti di lavoro.
Fermo il diritto di non votare resta lo scandaloso invito all'astensione da parte del Presidente del Consiglio e, peggio, da un ex Presidente della Repubblica.
Gianfranco Uber




Referendum bestiale


Premessa. Mi sono concessa un periodo di decontaminazione da umano essere oggi affetto da politically correct, sottoinsieme del movimento decadentista/nichilista cui ormai apparteniamo noi umani emersi più o meno negli anni 50/60 del secolo scorso e gli umani “emergenti” a far capo dagli inizi del secolo in corso. Per circa 15 giorni sono stata esclusivamente a contatto con gli altri animali (ancora) in perfetta sintonia, per sensibilità d’equilibrio con la natura delle cose e con l’ambiente di cui fanno parte integrante -seppur in afrore di pericolosa precarietà- che noi umani abbiamo perduto.